• Non ci sono risultati.

I prossimi capitoli verteranno sul tema del viaggio e del turismo dal punto di vista femminile, concentrandosi sulla storia delle prime viaggiatrici sino ai fenomeni che coinvolgono le turiste di oggi. Per chiarezza stilistica e soprattutto di contenuto, alla luce anche di quanto sino ad ora si è affrontato, si ritiene necessario soffermarsi brevemente sul significato dei termini “turista” e “viaggiatore” (o viaggiatrice). Tra gli stessi studiosi vi sono due diverse filoni di pensiero in merito alla distinzione tra questi due concetti.

La prima corrente sostiene che una divergenza di significato in realtà non esista e che oggigiorno sia abusata ed utilizzata impropriamente. Partendo dalla definizione di “viaggiatore”, inteso come colui che si sposta con un mezzo di trasporto da un luogo di partenza ad un luogo di arrivo, sorge spontaneo pensare che anche il turista sia a tutti gli effetti un viaggiatore poiché anche nel suo caso è implicato lo spostamento da un bacino di domanda turistica ad una destinazione con una specifica offerta8. Questa linea di pensiero, quindi, ritiene che non vi sia una separazione tra i due concetti e che, di fatto, quello di “turista” inglobi quello di “viaggiatore” (Canestrini, 2001). Ciò perché entrambi sono soggetti in movimento al di fuori della propria sede abituale (Perussia, 1985). La distinguibilità tra i due termini è priva di fondamenti scientifici ed è motivata solo dal desiderio di mantenere nel concetto di viaggio il valore di discriminante sociale e culturale, differenziandolo dalle più comuni esperienze del turista di massa (Dell’Agnese, 2005).

Alcuni studiosi sostengono che addirittura questi due aspetti non solo non siano in contrapposizione ma che la comprensione del senso psicologico dell’uno permetta la comprensione del senso psicologico dell’altro (Perussia, 1985).

                                                                                                               

Le emblematiche parole di Tiziano Terzani, scrittore e giornalista italiano, ben spiegano l’opinione abbracciata dai sostenitori della seconda corrente di pensiero. Alla domanda su quale sia la differenza tra viaggiatore e turista, egli rispose:

Il turismo consuma tutto. L’industria turistica è orribile non solo per fenomeni come la pedofilia e il mercato del sesso, ma perché ha creato una mentalità da prostituzione. Si vende tutto di un luogo e delle persone che lo abitano pur di fare soldi. Come è accaduto della mia città, Firenze, trasformata in un’enorme bottega. Il turista scende da un aereo con l’aria condizionata e viene prelevato da un autobus con l’aria condizionata. Negli alberghi trova la cucina internazionale che è uguale dappertutto e si lava con un sapone che è lo stesso a Roma e a Timbuktu. […]. Per tornare viaggiatori bisognerebbe ritornare a essere come gli unici veri viaggiatori: i pellegrini. Solo così è possibile salvare il turismo e le sue destinazioni […]. Il pellegrino è uno che ha rispetto, che venera il posto in cui va. Per questo bisogna darsi tempo. Chi pensa di fare tutto in tre giorni, visitando ogni ora qualcosa, ha finito di vivere il viaggio, non può mai lasciarsi andare. Si dovrebbe poi viaggiare alla ricerca di qualcosa. Ci può essere chi è mosso dal desiderio di conoscere un posto dove si coltiva la barbabietola in modo diverso. E’ già qualcosa, è una ragione per viaggiare. Bisogna prepararsi alla scoperta, leggere qualcosa di bello, ritrovare la poesia del viaggio9.

Questa descrizione racchiude l’idea del turista moderno, senza distinzione alcuna tra uomo e donna poiché si tratta di un fenomeno che coinvolge entrambi i generi, ossia di una sorta di “viaggiatore (e viaggiatrice) senza qualità” che si sposta fisicamente da un luogo ad un altro ma le cui motivazioni al viaggio e il cui modo di affrontarlo, nulla hanno a che vedere con l’approccio del “vero” viaggiatore. Quest’ultimo è attivo, curioso, desideroso di approfondire la cultura e i mondi con cui entra in contatto; contrariamente, il turista è passivo, annoiato, frettoloso e superficiale. Altro elemento di distinzione è il tempo: il viaggiatore si lascia trasportare dalla lentezza, entra nel “Flow” o “stato di flusso” di cui si è precedentemente trattato, s’immerge completamente nella dimensione spaziale e temporale della destinazione a differenza del turista affrettato che non ha modo di approfondire ciò che guarda. Per quest’ultimo vige la legge del tutto e subito, conta più la quantità della qualità. Il viaggiatore mette in gioco se stesso, la sua cultura e la sua provenienza, il turista, invece, vuole conferme, ricerca l’universale validità dei valori della sua società                                                                                                                

9 Intervista rilasciata da Tiziano Terzani a LifeGate (www.lifegate.it/persone/stile-di-

36  

d’appartenenza. E’ mosso da motivazioni diverse, si sposta per elevare il proprio status sociale, desidera realizzare le sue fantasie e dimostrare, se non addirittura ostentare, la sua superiorità culturale (Roselli, turismo.it, gennaio 2001). Il turista sarebbe colui che, a differenza del viaggiatore, si mette in movimento senza le adeguate strutture di conoscenza (Dell’Agnese, 2005). Questa è una distinzione che vede contrapporre prevalentemente l’eroe viaggiatore tipico dell’Ottocento con il turista moderno. Una sorta di visione eroica e antieroica di una persona che viaggia e che nel tempo è cambiata e si è modificata a seconda dell’evoluzione storica e culturale (Canestrini, 2001).

Alla luce di ciò, si rivela difficile fare una reale distinzione dei due termini poiché il confine tra essi è molto sottile, si presta a fusioni ed interpretazioni ed è nebuloso.

Per chiarezza stilistica, si tiene a precisare che nel II capitolo, si utilizzerà il termine “viaggiatrice” per indicare la donna che nella storia, specialmente quella ottocentesca, partiva alla ricerca di nuove terre e di opportunità di riscatto sociale. Mentre nel III capitolo, relativo all’analisi di alcuni fenomeni attuali, si utilizzeranno principalmente la parola “turista” poiché meglio si addice a livello terminologico alla tipologia di tema trattato, essendo riferito a fenomeni attuali, e il termine “viaggiatrice” come sinonimo per ragioni stilistiche.

Questo primo capitolo ha avuto la funzione di delineare e analizzare il viaggio nelle sue diverse componenti, soffermandosi con particolare attenzione sulle implicazioni socio-culturali e personali che esso apporta negli individui. Il viaggio come strumento di ricerca di sé e come mezzo di formazione delle identità, interessa indistintamente i due generi, per tale motivo è stato affrontato nelle sue linee più generali con l’obiettivo di introdurre lo studio di fenomeni passati e attuali in un’ottica prettamente di genere. Si tratta di un’applicazione di questi aspetti teorici sul viaggio a casi concreti che interessano il mondo femminile.

Nello specifico, si analizzeranno le vicissitudini e le difficoltà delle prime viaggiatrici nella storia in modo da comprendere con più chiarezza le origini di alcuni fenomeni di attualità come il turismo

sessuale femminile, quello lesbico e quello delle donne single. Casi interessanti da esplorare dal punto di vista sociologico, valutando come concretamente il viaggio agisca da agente trasformatore a più livelli, da quello geografico a quello antropologico, senza trascurare la prospettiva economica e di marketing.

II CAPITOLO

RACCONTI DI VIAGGIATRICI