• Non ci sono risultati.

Ruolo delle espressioni delle emozioni positive nella percezione sociale

Gli stereotipi possono essere moderati da fattori psicologico-sociali, come ad esempio i comportamenti stereotipici o stereotipati, legati al ruolo sociale di genere, soprattutto femminile. Uno di questi comportamenti stereotipati è il sorriso. Sorridere fa riferimento all’espressione di emozioni positive, ma è anche un segnale sociale (Mehu et al., 2007). È un indicatore affiliativo, un segnale di fiducia, intenzione collaborativa e simpatia. Le persone sorridenti sono percepite come più: felici (Otta et al., 1994), attraenti (Hess, Beaupré, e Cheung, 2002; Matsumoto e Kuodh, 1993), piacevoli (Palmer e Simmons, 1995), amichevoli, ed infondono soddisfazione e sicurezza nella relazione (Miles, 2009). Molte di queste sono caratteristiche stereotipate maggiormente associate alle donne. La ricerca ha trovato che le donne in genere sorridono più spesso degli uomini in diversi ambiti della vita sociale (Hall, 1984, 1985). La teoria del ruolo sociale (Eagly, Wood, e Diekman, 2000) fornisce una spiegazione del perché ci si potrebbe aspettare che uomini e donne sentano e mostrino emozioni diverse a gradi diversi (Grossman e Wood, 1993). Soprattutto, per quanto riguarda le maggiori espressioni del sorriso da parte delle donne, possono essere dovute alla posizione di inferiorità di queste ultime nella società, dunque, come atteggiamento di sottomissione e di comunicazione di intenzione alla collaborazione. Le donne sarebbero state educate sin dall’infanzia a essere più compiacenti nei riguardi degli altri. Tale compiacenza potrebbe però essere anche espressione di una migliore relazione con l’altro, dunque, il sorriso come un atteggiamento di recettività e affiliazione (Bonaiuto e Maricchiolo, 2009).

In particolare, poiché le donne tendono a essere associate a caratteristiche communal più degli uomini, e poiché ci si aspetta di avere uno scambio sociale positivo con chi è portatore di tali tratti, c’è anche l’aspettativa che le donne mostrino espressioni positive, dunque sorridenti, in misura maggiore rispetto agli uomini. Viceversa, poiché gli uomini tendono a essere associati a tratti agentic o strumentali, ci si aspetta che essi si impegnino maggiormente in manifestazioni espressive di maggiore concentrazione e serietà, dunque espressioni neutre e non sorridenti (espressioni più serie e meno frivole) rispetto alle donne. Ad esempio, in uno studio, Hugenberg e Sczesny (2006) hanno ipotizzato che lo stereotipo per cui le donne mostrano la felicità più degli uomini facilita la percezione di emozioni congruenti con lo stereotipo (Plant, Kling e Smith, 2004), vale a dire

49

dell’espressione della felicità sui volti femminili. Viceversa, poiché la rabbia è controproducente delle donne, vale a dire contro-stereotipica, può portare a una valutazione relativamente negativa dei volti femminili che riportano tali espressioni. Lo studio rivela che, in un compito di categorizzazione dei volti mostranti felicità o rabbia, i volti felici vengono categorizzati più velocemente ed accuratamente su volti target femminili piuttosto che maschili e l’inverso per la rabbia (Hugenberg e Sczesny, 2006). La congruenza tra emozione espressa attraverso il volto e lo stereotipo di genere migliora dunque il riconoscimento dell’emozione che sta dietro l’espressione non verbale. Ci si potrebbe aspettare quindi che la congruenza tra emozioni espresse dal volto e stereotipi di genere legate ai ruoli sociali non solo incida sulla riconoscibilità delle emozioni provate dall’emittente, ma anche sulla percezione sociale dell’emittente stesso. In uno studio datato nel 1987 (Deutsh et al.,1987), i giovani autori hanno mostrato che l’assenza di sorrisi ha un impatto maggiore sulla percezione delle donne rispetto alla percezione degli uomini. Quando non sorridevano, le donne erano percepite come meno felici, meno spensierate e meno rilassate degli uomini. Inoltre, le donne non sorridenti erano considerate meno felici, meno calde, meno rilassate e meno spensierate rispetto alla media attribuita alle donne, mentre gli uomini sorridenti erano valutati in modo più favorevole su quei tratti rispetto alla media attribuita agli uomini. Questi risultati suggeriscono che a uomini e donne vengono applicati standard diversi nella percezione di stati. Se le donne non riescono a eseguire un comportamento non verbale espressivo e caldo, saranno percepite in modo meno corrispondente con quei tratti rispetto agli uomini. Si potrebbe ipotizzare quindi che non solo le percezioni di tratti psicologico-sociali, ma anche valutazioni e intenzioni comportamentali discriminatorie possano essere influenzate dall’assenza/presenza del sorriso nei volti femminili. I volti femminili dunque potrebbero essere penalizzati dall’assenza di sorriso, con la conseguenza di ricevere giudizi più negativi e al contrario, la sua presenza potrebbe favorire una valutazione positiva, il «W-A-W» effect.

2.1 Il sorriso come moderatore del W-A-W effect

Sulla base di tali ipotesi, abbiamo svolto uno studio (Maricchiolo, Brizi, e Krys, 2018) con gli obiettivi di studiare l’impatto del sorriso e del genere sulle dimensioni di

50

percezione sociale e intenzioni comportamentali discriminatorie, esaminare le differenze nei giudizi sociali sulla base di volti sorridenti maschili e femminili e, in particolare, testare l’effetto del sorriso sul «W-A-W» effect cioè che le donne ricevono giudizi più positivi degli uomini se sorridono. L’ipotesi principale era che il sorriso aumenti l'effetto «W-A-W» nella formazione delle impressioni.

Utilizzando una metodologia simile allo studio cross-cultural (Krys, et al., 2017) che verrà presentato più avanti (paragrafo 3.1), ma condotto precedentemente a questo, è stato chiesto ad un campione di circa duecento soggetti italiani di diverse età di guardare una serie di foto riproducenti volti maschili e femminili, sorridenti e non sorridenti, e per ciascuna foto sono stati misurati la percezione sociale in termini di socievolezza, competenza (Cuddy et al., 2008) e moralità (Brambilla, Rusconi, Sacchi, e Cherubini, 2011) e un outcome comportamentale: la probabilità di assumere le persone delle foto stimolo per un posto di lavoro.

Dai risultati emerge che il sorriso influenza le percezioni sociali, facendo valutare le persone sorridenti in modo più favorevole e il genere della persona osservata influenza l’impressione che gli altri si fanno di lui/lei: le donne sono valutate meglio (W-A-W

effect), sia dagli uomini che dalle donne. Inoltre, il sorriso modera il W-A-W effect:

quando vengono giudicate in foto, le donne sorridenti sono valutate più positivamente, in termini di competenza, degli uomini sorridenti e non sorridenti e hanno una probabilità più alta di essere assunte; mentre le donne non sorridenti sono giudicate in modo peggiore, in termini di moralità e socievolezza degli uomini sia sorridenti che non sorridenti e hanno una probabilità minore di essere assunte.

Il sorriso dunque, come segnale affiliativo, potrebbe migliorare le buone impressioni delle donne rispetto agli uomini, ma la sua assenza peggiorerebbe di più la valutazione delle donne. La donna sorridente è in linea con lo stereotipo di genere legata al ruolo sociale, secondo cui le donne devono essere amichevoli, collaborative, affiliative, ben disposte. Pertanto, la donna non sorridente è un contro-stereotipo, meno accettato, giudicato negativamente, che la rende vittima di una discriminazione: meno probabilità di assunzione al lavoro. Si conferma qui l’ipotesi che l’effetto «W-A-W» può essere meglio descritto come l’effetto «women-are-wonderful-when»: le donne sono meravigliose quando i comportamenti assunti dalle donne sono coerenti con lo stereotipo di genere

51

legato ai ruoli sociali. In caso di violazione dello stereotipo (assenza di sorriso) «women-

are-not-wonderful».