III. I santuari extraurbani
III.1 San Pietro Montagnon
E’ il più antico fra i santuari paleoveneti, le cui più remote testimonianze di frequentazione risalgono all’VIII secolo a.C. Il luogo di culto fiorì presso le sorgenti termali nell’area di Montegrotto, alle pendici dei Colli Euganei, in una zona a circa dieci chilometri a Sud-Ovest di Padova (Fig. 1). Tra le molte sorgenti della zona, le più importanti sono quelle che in epoca romana avevano nome di Fons Aponi: queste sono costituite da tre gruppi disposti da Nord a Sud, lungo il versante orientale dei Colli. Il nucleo santuariale occupava il ramo sorgivo centrale, in una zona in cui le acque termali formavano un laghetto, del quale resta traccia nei terreni più bassi e paludosi e in depositi ora coperti da terreni alluvionali di formazione non molto antica. In epoca romana, attorno a questo lago, sorgevano sontuosi stabilimenti balneari, le vestigia dei quali sono sparse nel territorio. Questo è l’unico santuario veneto di cui, oltre la stipe preromana, si conosca anche la tradizione letteraria greco-romana, nella quale si legge come fosse uso lanciare nel lago le offerte per la divinità e come l’intera zona fosse considerata sede di buoni e importanti presagi, oltre che ritenuta ottima per le virtù sanatorie delle sue acque.108
Nessuno pensò mai che la frequentazione di tale area potesse risalire più addietro nel tempo fintanto che, nella seconda metà dell’Ottocento, non vennero effettuati degli scavi da parte del proprietario di un terreno in cui in precedenza erano avvenuti dei ritrovamenti fortuiti. Venne così alla luce
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una grande quantità di materiale, tutto disposto con una certa regolarità intorno alle sorgenti termali, di cui venne raccolta solo la parte meglio conservata, mentre il resto venne sotterrato nuovamente. Furono così catalogati diversi vasi in ceramica e un numero inferiore di oggetti in bronzo.109 I vasi sono di dimensioni ridotte, quasi miniaturistiche (Fig. 53); i materiali in bronzo sono invece costituti da oggetti di ornamento personale, bronzetti di piccole dimensioni rappresentanti cavalli, due statuine equestri molto rozze, due figure umane “pure rozzissime”110 e una gamba e un braccio umani (Fig. 54). Successivamente, saggi regolari eseguiti attorno al settore già indagato accertarono l’esistenza di un antico bacino termale lacustre, usato come deposito sacrale e testimoniato da uno strato, di circa 50 centimetri lungo i margini, di argilla essiccata e ricca di depositi minerali tipici delle acque termali della zona. Le ricerche portarono anche alla rilevante conclusione che i donari stavano disposti regolarmente soltanto all’interno del sedimento lacustre; inoltre, studiando i tipi di terreni limitrofi, furono anche tracciati dei limiti approssimativi per l’antico lago. Il poco materiale rinvenuto durante questi saggi è andato disperso interamente.
Il secondo massiccio ritrovamento di materiale votivo avvenne nel corso di scavi sistematici eseguiti all’inizio del Novecento da Alfonso Alfonsi per conto dell’allora Soprintendente alle Antichità delle Venezie, il Prof. Pellegrini. Nella zona precedentemente indagata si rinvennero fortuitamente vasi e frammenti fittili analoghi a quelli già raccolti. Fu così messo in luce un tratto del margine e del fondo del lago e provata la sua effettiva estensione, più ampia di quanto già immaginato. Il numero dei materiali raccolti fu molto ingente, si raccolsero infatti migliaia di vasetti
109 Fra i vasi più piccoli, la forma che domina è a ciotola e fra i più grandi quella a coppa e a calice. Inoltre,
uno dei vasi reca un’iscrizione in lingua veneta, interpretata come recante una menzione di un’offerta propiziatoria di vino donata alla fonte. Cordenons 1897, pp.198-212.
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in terracotta pressoché integri, tutti ammassati ordinatamente lungo il margine del bacino, come a formarne l’argine; insieme a questi si registrò un’enorme quantità di frammenti degli stessi, tale da far pensare che in origine i vasi fossero “tre volte tanti”.111 Mischiati insieme a questi si trovarono un certo numero di bronzi votivi, carboni, ossa di animali domestici e frammenti di corna di cervo. In più, si rinvennero anche alcuni cavallini in bronzo, figure umane in bronzo, una gamba umana in terracotta, due piccole asce ad alette e alcuni anellini. Numerose furono anche le lamine in bronzo che non si riuscì a raccogliere, a causa delle condizioni del terreno e della loro conservazione. In quello che doveva essere il centro dell’antico lago, in corrispondenza di una sorgiva di acqua dolce, si rinvennero poi sei pali in quercia piantati nel fondo, il cui scopo poteva essere quello di essere il sostegno per qualcosa, forse un’edicola. Lo strato alluvionale sopra il deposito lacustre ha restituito frammenti di tegole, ceramica e vetri risalenti all’età romana, insieme ad alcune monete, fatto che attesta una frequentazione della zona almeno fino a questo periodo.112 Al momento dei lavori, venne elaborata la teoria secondo la quale i materiali raccolti avrebbero costituito un nucleo distinto da quello rinvenuto nel corso degli scavi precedenti e più di uno sarebbero i laghetti che costituivano questo luogo sacro. Tale affermazione deriverebbe dal fatto che, nel secondo laghetto, sarebbero stati ritrovati resti di piccole conchiglie palustri, la cui presenza è appurabile sino ai 40°, e dalla presenza di un dosso roccioso sul fondo del bacino, che ha fatto pensare a due laghetti vicini. Sarebbe stata immaginata, quindi, la presenza di un lago di acqua calda termale, quello rinvenuto nel corso dei primi scavi, e un altro
111 Maioli-Mastrocinque 1992, p.36.
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a temperatura non molto elevata, dato l’afflusso della polla di acqua dolce e fredda.113
Il complesso dei materiali conservati comprende dunque essenzialmente vasellame e bronzetti.
Tra i bronzi si distinguono alcune serie tipologiche principali: figure di cavalli, riprodotti maggiormente in posizione stante (Fig. 55 a); statuine di cavaliere (Fig. 55 b); devoti, maschi e femmine, e guerrieri. Le statuine rivelano una sostanziale uniformità sia per quanto riguarda una generale schematizzazione sia nel procedimento della lavorazione. Tra i cavalieri ne emerge in particolare uno rappresentato nudo e itifallico, probabilmente con una lancia nella mano destra alzata. Tra i cavalli si distingue invece l’unico esemplare decorato con linee incise che presenta una resa del corpo tale da distinguerlo chiaramente dagli altri esemplari (Fig. 56). L’inizio dell’offerta di guerrieri a cavallo è datato almeno alla seconda metà del VII secolo a.C.;114 la fine invece viene attribuita al IV-III secolo a.C., in base a un unico frammento di statuina, realizzato in argilla cinerognola.115
I materiali votivi ceramici, invece, sono rappresentati soprattutto dalle classi delle tazze e dei calici, la maggior parte di dimensioni miniaturistiche, la cui offerta iniziò, al più tardi all’inizio del VII secolo a.C. e durò fino al IV-III secolo a.C.116