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Il santuario in località Fornace

II. I santuari suburbani

II.2 Altino

II.2.1 Il santuario in località Fornace

Il centro cultuale è stato individuato in area suburbana, in una frazione dell’attuale città di Altino detta “Fornace”, a Sud-Est dei limiti noti della città romana. Il santuario occupava la sommità di un dosso lungo la sponda sinistra del ramo del fiume Dese, oggi denominato Santa Maria, che ora

93 Tirelli in Atti di Perugia 2000, p.474, note 12-13 e nota 15. 94 Tirelli in Atti di Perugia 2000, p.474, nota 20.

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come allora va a sfociare in laguna e presso il cui sbocco è stato anche localizzato un porto di età romana.95

L’individuazione del luogo di culto preromano avvenne alla fine del Novecento, quando iniziarono i lavori di ristrutturazione di due edifici ottocenteschi che avrebbero ospitato la nuova sede del Museo Archeologico Nazionale di Altino (Fig. 46). Le operazioni preliminari portarono al fortuito rinvenimento, nel settore più settentrionale dell’area, di una frammentaria iscrizione su supporto marmoreo con chiaro riferimento a Giove, importante per conoscere l’esito romano di questo luogo di culto.96 Si rinvennero poi delle sottofondazioni probabilmente riferibili a un edificio porticato di vaste proporzioni di età augustea (Fig. 46, n.7), a Sud delle quali è stato trovato un pozzo defunzionalizzato in antico (Fig. 46, n.8). La funzione cultuale di quest’ultimo è parsa confermata dal rinvenimento di un nucleo di materiali votivi e di numerose monete bronzee, gettati al suo interno al momento dell’abbandono, che hanno permesso quindi di datare questo momento, al più tardi, all’età adrianea, risalendo la moneta più recente al 125-128 d.C.

I resti preromani affiorarono a ridosso del fabbricato meridionale e hanno mostrato come il luogo di culto fosse dotato di un impianto strutturale di notevoli dimensioni già nel corso del V secolo a.C. Questo è parso organizzato in un’estesa area centrale nettamente delimitata e costituita da un ampio podio sabbioso sul quale si trovavano, accanto a numerose evidenze riferibili alle fondazioni di strutture lignee in alzato, i resti pluristratificati di due estesi roghi, cui fanno riscontro, a Nord, a Est e a Sud, ampi settori occupati dai residui delle attività a essi collegate. Tale complesso santuariale è risultato sottoposto, nel suo lungo arco di vita, a

95 Tirelli in Atti di Perugia 2000, p.477, nota 28.

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una serie di riedificazioni documentate dalle evidenze di interventi preceduti da sistematici spianamenti areali. Caratteristica comune a tutte le fasi è sembrata, oltre al rispetto del medesimo orientamento, la presenza costante dell’estesa area cortilizia, cui fu aggiunto l’edificio porticato nel corso dell’età augustea. Le indagini effettuate hanno così consentito di ricostruire un assetto strutturale in cui la parte disposta a Nord vede un succedersi di piani di calpestio, sui quali si depositano i relativi livelli di uso (Fig. 46, n.1), mentre quella a Sud presenta una serie di accumuli di falde di terreno in scarico, connotati da una precisa costante di ceneri e frustoli di carbone e da una stretta associazione di ossa di animali con materiali votivi principalmente in bronzo (Fig. 46, n.2).97

Per le prime fasi di vita del santuario, databili fra la fine del VI a.C. e l’inizio del V secolo a.C., è stata ipotizzata, per via indiretta, la presenza di un edificio o di una sorta di recinto costruito in materiale non deperibile in base al rinvenimento di materiali riferibili al crollo dell’alzato di un muro e reimpiegati per il rifacimento del piano di calpestio.98 Sono poi stati trovati i resti di una struttura muraria che segna il limite settentrionale del piano di calpestio e consistente in un taglio di fondazione al quale si allinea, lungo il lato Nord, una sequenza di buche di palo, e lungo il lato Sud, un riempimento di sabbia e ghiaia pressata (Fig. 46, 3).99 Sul piano a Sud della fondazione sono stati trovati dei frammenti di tegole in crollo, che hanno fatto ipotizzare che a Nord di tale muro vi fosse costruito un edificio. All’interno dei livelli di fondazione del muro sono stati trovati materiali ceramici che ne hanno permesso una datazione al pieno III secolo a.C.100 Il degrado di tale struttura, all’interno della cui trincea si è rinvenuto un

97 Tirelli-Cipriano in Orizzonti del sacro 2001, p.39.

98 Tirelli-Cipriano in Orizzonti del sacro 2001, p.40, nota 15. 99 Tirelli-Cipriano in Orizzonti del sacro 2001, p.41, nota 25. 100 Tirelli-Cipriano in Orizzonti del sacro 2001, p.41.

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frammento della cornice superiore modanata di un pilastrino a cuscino,101 è datato allo scorcio del II secolo a.C. e segna la fase finale della vita del santuario.

Tra gli ex voto particolarmente significativi si ricordano alcune lamine bronzee raffiguranti guerrieri in armamento oplitico, che rimandano all’orizzonte atestino, e una, senza puntuali confronti, riportante un cavaliere incedente a cavallo, con elmo con ampio cimiero e lancia brandita in alto nella mano destra (Fig. 47). Numerose sono le lamine che riportano raffigurazioni femminili, isolate o inserite in teorie di più personaggi e vestite in abbigliamento tipico delle rappresentazioni di donne paleovenete: veste corta e svasata, stivali corti o calzari, cinturone a losanga, ampio mantello che copre la testa.

Si annota anche un tipo di deposito caratterizzato da un’associazione di ex voto particolarmente rilevante: si tratta di una concentrazione di

anathemata di importazione, in particolare dall’area egea e da quella

etrusca.102 Il rinvenimento più degno di nota è un bronzetto che raffigura un arciere, trovato in associazione con un bronzetto di tipo Marzabotto che rientra in una produzione che conosce ampia diffusione in ambito etrusco- padano (Fig. 48).103 La ricchezza di tale deposito è stata ulteriormente sottolineata dalla presenza di oggetti di intrinseco valore rituale, tra i quali si ricorda un astuccio in lamina bronzea ripiegata con foro per affissione contenente un aes rude. Si ricorda poi il ritrovamento di alcuni frammenti di vasi attici a figure rosse legati a tipologie potorie,104 un ex voto

101 Questo rinvenimento è parso essere un indicatore di una delle modalità in cui venivano offerti ed

esposti i votivi, mediante l’utilizzo di questo particolare tipo di supporto.

102 Tirelli in Atti di Perugia 2000, p.478.

103 Tirelli-Cipriano in Orizzonti del sacro 2001, p.40. 104 Tirelli in Atti di Perugia 2000, p.478, note 42 e 43.

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anatomico riproducente un arto inferiore umano, a fusione piena, e una lamina riproducente occhi.

Rilevante è anche una campionatura di bronzetti raffiguranti guerrieri a riposo o in assalto, nudi e schematici, riconducibili a produzioni locali: in particolare, un cavaliere a cavallo, riconducibile all’ambiente patavino (Fig. 49) e altre figure accostabili al tipo lagoliano del guerriero a riposo, con braccio destro alzato e mano forata destinata a sorreggere la lancia in posizione verticale, e al tipo patavino del guerriero in assalto, con una delle due braccia forate per l’inserimento della lancia orizzontale (Fig. 50). Accanto a questi esemplari di produzione locale si annota un nucleo di bronzetti di guerrieri celtici (Fig. 51).

Merita una menzione particolare il bronzetto raffigurante un arciere, prodotto di alta qualità di un’officina etrusca attiva nel V secolo a.C. (Fig. 52).105 La figura è rappresentata nell’atto di incordare l’arco e indossa, al di sopra di una corta tunica, una corazza di tipo greco che presenta particolari nella lavorazione rimandanti a una tipologia nota da una serie di bronzi etruschi. Il suo armamento è completato dai gambali e dalla faretra stretta sotto il braccio sinistro. Indossa poi un elmo conformato a forma di rapace, ricreato secondo uno schema iconografico qui leggibile come il risultato di una rielaborazione locale di ambito etrusco. Grazie a questo particolare tipo di elmo, che ripropone fedelmente il tipo dell’elmo frigio, e al modo in cui sono lavorati i particolari dell’armamento che indossa, è sembrato indubbio riconoscervi Paride, qui nello schema iconografico più diffuso che lo vede in veste di arciere. La conformazione del manufatto e alcuni particolari nella sua fattura mettono in evidenza come questo sia stato trasformato in ex voto a sé stante solo in un secondo momento. Si

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notano, infatti, sotto i piedi, le appendici forate per il fissaggio su un qualche tipo di supporto e inoltre, si vedono evidenti tracce di usura sulle spalle. È stato così ipotizzato che avesse l’originaria funzione di presa di coperchio di cista oppure, vista la lieve incurvatura interna della figura in corrispondenza del fianco sinistro, che fosse un’applique di ansa di un cratere in bronzo.106

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