Meditazione Rilassam ento
H) Appendice C : DETTAGLI DELLE SCALE PSICOMETRICHE
H.1) SCALE PSICOMETRICHE DI TRATTO
H1.1) INTERACTION ANXIOUSNESS SCALE – IAS e AUDIENCE ANXIOUSNESS SCALE - AAS, di Leary, 1983
Descrizione e particolarità d'impiego
La IAS e l’AAS sono state create per la valutazione di due tipi di ansia sociale: rispetto agli altri strumenti di questo tipo, infatti, misurano tanto i sentimenti di ansia che il comportamento ansioso. L’Autore è partito dalla constatazione che una persona che ha sentimenti di ansia può interagire socialmente nonostante il malessere ed il disagio. Questi due strumenti si basano sull’assunto che l’ansia sociale è un’esperienza di ansia che deriva dalla sensazione di essere giudicato in una situazione di interazione sociale. Essi misurano due tipi di ansia sociale, l’ansia da interazione (IAS), relativa alle risposte sociali necessarie in funzione del comportamento altrui, e l’ansia da pubblico (AAS), che si manifesta quando la risposta sociale non è in rapporto al comportamento altrui. I due strumenti possono essere usati sia separatamente che assieme.
Le due scale sono indicate come strumenti di screening.
Periodo valutato
Data la natura di questi disturbi, il periodo di riferimento è la vita intera.
Struttura
La IAS è composta da 15 item e la AAS da 12.
Punteggio
Ciascun item è valutato su di una scala a 5 punti in cui 1 corrisponde a: “Non è caratteristico per me o falso” e 5 a: “Caratteristico per me o vero”.
Nella IAS, gli item 3, 6, 10 e 15 hanno un punteggio inverso rispetto agli altri; nell’AAS gli item con punteggio invertito sono il 2 e l’8. Punteggi elevati sono espressione di maggiore ansia.
Affidabilità e validità
I due strumenti hanno dimostrato un’eccellente consistenza interna ed una notevole validità. Hanno un’elevata correlazione con altri strumenti che valutano la fobia sociale e con il giudizio clinico. I punteggi sono relativamente indipendenti dalla desiderabilità sociale.
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H1.2) COPE , di Carver et al, 1989 Il Coping e lo Stress
“Coping” significa, letteralmente, “far fronte, tener testa (con successo)”.
Nel suo significato originale, il coping deve essere inteso come la normale modalità di risposta ai problemi normali, comuni, della vita. In un’ottica più limitata, quando si parla di coping ci si riferisce al comportamento che le persone mettono in atto per evitare di essere danneggiate psicologicamente da esperienze sociali problematiche. Poiché l’attenzione è generalmente focalizzata su condizioni potenzialmente pericolose, sullo stress, le scienze sociali hanno finito per delegare i problemi e lo studio del coping alla psichiatria e alla psicologia. Questo ha portato a considerare il coping come un meccanismo di difesa altamente individualizzato contro le minacce, gli stress, che emergono in specifiche situazioni personali.
Molti ritengono che lo stress sia un evento imprevisto che capita loro, un qualcosa di diverso dal solito, per lo più con connotazioni negative; altri pensano invece che lo stress sia ciò che accade loro a livello fisico, psichico o comportamentale (come palpitazioni, ansia, mangiarsi le unghie, ecc.) in conseguenza di un evento di tal genere. In effetti, tanto gli eventi che le nostre risposte ad essi fanno parte dello stress, ma sono soltanto degli aspetti parziali, non ne costituiscono l’essenza; l’aspetto costitutivo, fondante, dello stress è il modo in cui noi viviamo nella nostra mente gli eventi della nostra vita, le situazioni nelle quali veniamo a trovarci.
Quando ci capita qualcosa, automaticamente noi valutiamo mentalmente la situazione e decidiamo se questa rappresenta o meno una minaccia al nostro equilibrio, in che modo dobbiamo confrontarci con essa, con quali mezzi, con quali strumenti: se il risultato di quest’analisi è che, a nostro avviso, la situazione supera le nostre capacità di farvi fronte, allora la etichettiamo come “stressante” e reagiamo con la classica “risposta allo stress”.
Va da sé che ciascuno vede le situazioni da un punto di vista soggettivo, in funzione della
sua personalità e delle sue peculiari capacità di reazione, per cui lo stesso evento può risultare stressante per alcuni, ma non per altri. Per lo stesso motivo, anche la risposta sarà diversa da un individuo all’altro.
È bene precisare che le situazioni che noi definiamo stressanti non sono necessariamente tutte negative dato che anche situazioni positive possono essere vissute come stressanti perché non ci sentiamo del tutto capaci di farvi fronte.
Rispondendo abitualmente in maniera negativa rischiamo di compromettere la nostra salute ed il nostro benessere; è necessario, perciò, imparare a gestire lo stress in maniera più efficiente e positiva, e questo lo possiamo fare solo se siamo in grado di capire noi stessi e le nostre modalità di reazione alle situazioni stressanti, ma anche e soprattutto se siamo capaci di capire che cos’è, nella
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sua sostanza, il “coping” ed impariamo ad usarlo nella maniera più adeguata.
Il coping, è semplicemente un modo per interrompere il ciclo dello stress bloccando la risposta allo
stress. Poiché numerosi sono gli strumenti, le vie, i metodi attraverso cui è possibile affrontare le
situazioni stressanti, il coping può essere definito in termini di strategie o di tattiche, di risposte, di conoscenze o di comportamenti e se ne può prendere coscienza attraverso l’introspezione (eventi interni) o l’osservazione (comportamento visibile).
In un’ottica cognitivo-relazionale, il coping può essere definito come l’insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali per far fronte a specifiche esigenze esterne ed interne che sono vissute come imposizioni o come superiori alle risorse del soggetto (Lazarus, 1991). Nella sua concettualizzazione dobbiamo tenere presenti alcuni aspetti importanti:
che il prerequisito essenziale perché prenda avvio il processo di coping è la valutazione cognitiva di essere in presenza di una situazione cui non è possibile sottrarsi;
che è sempre necessario fare uno sforzo per affrontare la situazione, anche se non è indispensabile il raggiungimento del pieno successo;
che lo sforzo non deve necessariamente esprimersi in un comportamento visibile, ma può essere anche diretto agli aspetti cognitivi;
le risorse (personali e sociali) per il coping (coraggio, ottimismo, coerenza, supporto sociale, eccetera) sono una premessa importante per lo svolgimento (e l’esito) del processo di coping.
Non esiste un modo “giusto” per fronteggiare una determinata situazione: il modo “giusto” è quello che ciascuno di noi ritiene sia la strategia migliore per quella specifica situazione, in quel momento ed in funzione del proprio “stile” personale di coping. Come vedremo tra poco, esistono stili diversi di coping e nessuno è peggiore degli altri; le diverse strategie spesso vengono variamente associate per affrontare specifiche situazioni di stress oppure vengono impiegate in momenti diversi, vuoi per far fronte all’evolversi della situazione, vuoi per l’inefficacia delle strategie adottate in prima istanza.
Gli strumenti di valutazione del Coping
Lo sviluppo degli strumenti è basato, in parte su assunti teorici ed in parte sull’osservazione pratica, ma un adeguato equilibrio non è stato ancora raggiunto.
In particolare ci concentreremo sullo strumento ideato da Carver et al., perchè è quello che è stato utilizzato nella nostra ricerca.
Descrizione e modalità d'impiego del COPE
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risoluzione del problema) ed emotion-focused (cioè il coping che si concentra sulle emoziono che il problema suscita), e convinti che entrambi i tipi di coping dovrebbero essere suddivisi in una serie di distinte modalità di risolvere i problemi o di modulare le emozioni, gli autori (1989) hanno messo a punto, attraverso una serie di tappe evolutive, il COPE, uno strumento composto da 60 item che fanno riferimento a 15 scale (ogni scala è composta da 4 item) ottenute mediante una serie di analisi fattoriali su campioni diversi. Delle 15 scale, ce ne sono cinque che sono sotto categorie del coping incentrato sul problema (problem-focused) e altre cinque di quello incentrato sulle emozioni (emotion-focused); le ultime 3 esprimono stili di coping che potrebbero essere in talune circostanze maladattativi.
Nel 1997 lo stesso Carver ha messo a punto una versione abbreviata dello strumento, il Brief COPE, che comprende solo 28 item, ottenuti per analisi fattoriale.
Nel nostro studio abbiamo utilizzato la versione con 60 item, e 15 sottoscale.
Per le sue caratteristiche, ben si presta per ricerche tese a chiarire in maniera più approfondita la possibile influenza degli aspetti della personalità sull’adattamento, poiché alcuni tratti di personalità sono più legati alla tendenza del soggetto a seguire determinate strategie (come, ad esempio, l’ottimismo), mentre altri sembrano essere più indipendenti (ad esempio, lo stile vigilante e quello evitante).
Periodo valutato
Il COPE è concepito come uno strumento di misura capace di valutare più sottili differenze individuali di coping e si è dimostrato capace di bilanciare la tendenza generale del soggetto (come reagirebbe se...) con la risposta attuale alla situazione stressante (come ha reagito nella specifica situazione di stress).
La COPE e la Brief COPE possono essere usate in tre contesti:
per esplorare lo stile di coping dei soggetti, cioè la modalità con cui essi tendono generalmente a rispondere alle situazioni stressanti (versione “dispositional”);
per valutare come i soggetti hanno risposto allo stress in un periodo di tempo determinato del passato (versione “situational-past”);
per valutare la risposta in un periodo di tempo recente, da un certo momento ad oggi (versione “situational-actual”).
Per utilizzarle nei tre contesti è necessario soltanto modificare la forma verbale: quella “dispositional” usa il tempo presente, quella “situational-past” il tempo passato e la versione “situational-actual” il presente progressivo o il passato prossimo. In questa sede riportiamo, per entrambe le scale, la versione “dispositional”.
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Indicazioni
La scala si propone di valutare le caratteristiche del coping dei soggetti, normali o affetti da patologie diverse, somatiche e psichiche.
Impiego per valutazioni ripetute
La scala non è stata concepita per valutazioni ripetute, anche se la sua somministrazione può essere riproposta a varia distanza di tempo.
Struttura
Il COPE è composto da 15 scale, ognuna composta da 4 item, mentre il Brief COPE è composto da 14 scale di due item ciascuna. Per calcolare il punteggio delle scale dei due strumenti è necessario fare riferimento alla tabella 6, nella quale sono riportati gli item che compongo le diverse scale.
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Tabella 6 : Le sottoscale del COPE: in grigio scuro sono evidenziate le sottoscale problem-focused
coping, in grigio chiaro quelle emotion- focused coping, e in bianco quelle riferiti a coping potenzialmente maladattativi.
Sottoscale Item del COPE che
compongono la sottoscala
Spiegazione del costrutto indagato
1. Reinterpretazione positiva e crescita 1, 29, 38, 59 Elaborare l'esperienza critica in termini positivi o di crescita umana
2. Disimpegno mentale 2, 16, 31, 43 Distrarsi dallo stress cercando in tutti i modi di non pensarci: implica ad es. dormire più a lungo, immergersi nella televisione, sognare a occhi aperti ecc.
3. Focalizzazione ed espressione delle emozioni
3, 17, 28, 46 Cercare di capire le proprie emozioni, esprimerle e dare sfogo ai propri sentimenti 4. Uso del supporto sociale
strumentale
4, 14, 30, 45 Ricerca di informazioni, consigli e assistenza
5. Affrontare operativamente 5, 25, 47, 58 Intraprendere qualche tipo di azione per poter eliminare il problema o attutirne gli effetti
6. Negazione 6, 27, 40, 57 Rifiutare l'esistenza della situazione critica, tentare di agire come se lo stress non esistesse
7. Religione 7, 18, 48, 60 Cercare aiuto e conforto nella religione
8. Umorismo 8, 20, 36, 50 Prendersi gioco della situazione, riderci sopra
9. Disimpegno comportamentale 9, 24, 37, 51 É una condizione di helplessness, per cui si riducono gli sforzi per trattare la situazione critica e si abbandonano i tentativi di risoluzione
10. Trattenersi 10, 22, 41, 49 Aspettare l'occasione propizia per affrontare lo stress, trattenersi dall'agire
impulsivamente
11. Uso del supporto sociale emotivo 11, 23, 34, 52 Ricerca di comprensione, del supporto morale, di rassicurazione
12. Uso di sostanze 12, 26, 35, 53 Usare alchool o droghe per tollerare lo stress
13. Accettazione 13, 21, 44, 5 Accettazione della situazione e/o della propria incapacità nell'affrontarla
14. Soppressione di attività interferenti 15, 33, 42, 55 Mettere da parte ogni altra attività, evitare la distrazione per poter affrontare meglio il problema
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15. Pianificazione 19, 32, 39, 56 Riflettere, elaborare, pianificare strategie per risolvere il problema
Punteggio
Gli item sono valutati su di una scala a 4 punti, da 1 (abitualmente non faccio assolutamente questo) a 4 (abitualmente faccio proprio così). Un punteggio totale non ha senso, mentre viene calcolato il punteggio delle singole scale per cui si ottiene un “profilo” del coping del soggetto.
Affidabilità e validità
Le caratteristiche psicometriche delle scale che compongono tanto il COPE che il Brief- COPE sono risultate soddisfacenti ed anche la validità è stata documentata (Carver e Scheier,1993) .
H1.3)TRIDIMENSIONAL PERSONALITY INVENTORY – TPQ, di Cloninger, 1987 Teoria, descrizione e particolarità di impiego
Nel 1987 Cloninger, ha proposto un metodo sistematico per la descrizione clinica e la classificazione delle diverse caratteristiche, normali ed abnormi, di personalità, basato su di una teoria biosociale generale della personalità (Cloninger, 1987a). Il modello originale descriveva tre dimensioni della personalità, geneticamente indipendenti l’una dall’altra ed in relazione ad uno specifico substrato neurochimico.
Ognuna delle tre dimensioni indagate è composta da quattro dimensioni bipolari di secondo ordine, illustrate nella tabella che segue :
Tabella 7: Descrizione delle dimensioni del TPQ Dimensioni di primo ordine Sistema neurotrasmettitoriale collegato Comportamenti collegati a questa dimensione Dimensioni di secondo ordine Novelty Seeking, ricerca della novità sistema dopaminergico responsabile dell’attività esploratoria, dell’impulsività decisionale, della scarsa resistenza alle frustrazioni NS1 - eccitabilità esploratoria/rigidità stoica, NS2 - impulsività/riflessione, NS3 stravaganza/riservatezza, NS4 - disordine/irreggimentazione
65 Harm Avoidance, evitamento del danno sistema serotoninergico rappresenta la tendenza all’inibizione del comportamento (ad esempio, l’angoscia pessimistica nell’anticipazione dei problemi futuri), i comportamenti passivi di evitamento, come la paura dell’ignoto, la scarsa resistenza agli stress fisici
HA1 - ansia
anticipatoria/ottimismo disinibito,
HA2 – paura
dell’incertezza/sicurezza, HA3 - diffidenza verso gli estranei/socievolezza, HA4 - affaticabilità e astenia/energia. Reward Dependence , dipendenza dal rinforzo sistema noradrenergico caratterizzata da comportamenti abitudinari, tendenza al sentimentalismo, eccessivo attaccamento sociale, dipendenza dall’approvazione RD1- sentimentalismo/ insensibilità, RD2 - ostinazione/indecisione, RD3 - attaccamento/distacco, RD4 - dipendenza/indipendenza.
Per valutare le caratteristiche (normali ed abnormi) di personalità secondo il suo modello, Cloninger ha messo a punto il Tridimensional Personality Questionnaire – TPQ (Cloninger 1987), uno strumento di autovalutazione composto da 100 item valutati su una scala dicotoma (vero/falso) di cui, però, ne vengono presi in considerazione 98 perché due - il 61o ed il 71o - sono stati eliminati dalla computazione dei punteggi anche se sono stati mantenuti nello strumento per non alterare la sequenza degli item per le elaborazioni e l’archiviazione con il computer.
Gli studi normativi effettuati sul TPQ, oltre a confermare la struttura del temperamento proposta da Cloninger, sembravano indicare la presenza di una quarta dimensione distinta, indicata come Persistence (P) (Persistenza), ritenuta inizialmente una componente della RD e valutata in termini di “perseveranza nonostante la fatica e la frustrazione”, ma che, successivamente, si è dimostrata una dimensione indipendente. Essa però non viene valutata nel TPQ.
Le tre dimensioni originali (NS, HA e RD) e la Persistenza sono state considerate tratti temperamentali e tratti caratteriali.
Periodo valutato
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Indicazioni
La scala consente la valutazione della personalità e dei disturbi della personalità della popolazione generale e dei pazienti psichiatrici.
Impiego per valutazioni ripetute
La scala non si presta per la valutazione ripetuta dei tratti di personalità che sono, per definizione, stabili e costanti.
Punteggi
Essendo la valutazione degli item di tipo dicotomo (vero/falso), il punteggio è 1/0 per gli item positivi e 0/1 per quelli negativi.
I punteggi grezzi vengono trasformati in punteggi standardizzati T che consentono di tracciare un profilo di personalità. Per ogni tratto temperamentale e caratteriale e per le relative subscale sono predisposte, sulla base di un campione normativo, i punteggi T e quelli percentili corrispondenti ai rispettivi punteggi grezzi.
A scopo interpretativo, per i punteggi percentili sono indicati i seguenti punti di cutoff: - Molto basso: 0 - 16,7% - Basso: 17 - 33% - Medio: 34 - 66,7% - Alto: 67 - 83,3% - Molto alto 84 - 100%. Affidabilità e validità
Le caratteristiche psicometriche della scala (validità, affidabilità, consistenza interna, ecc.) si sono dimostrate di buon livello.
H1.4)MINDFULNESS AWARENESS ATTENTION SCALE - MAAS, di Brown, 2003 Descrizione e particolarità d'impiego: una scala per valutare la capacità di Mindfulness
Questa scala è stata ideata dallo stesso Brown per tentare di valutare nel soggetto la capacità di mindfulness, costrutto da lui stesso ideato. Esso riguarda la capacità di essere presenti consapevolmente alla propria esperienza momento per momento.
Questo è indagato tra semplici attività della vita quotidiana.
Periodo valutato
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vita quotidiana. Questa scala è stata utilizzata per misurare una caratteristica di tratto, ma può venire utilizzata anche in studi che valutano come questa caratteristica cambi nel tempo (facendo di essa una misura di stato).
Struttura
La MAAS è composta da 15 item.
Punteggio
Ciascun item è valutato su di una scala a 6 punti in cui 1 corrisponde a: “Quasi sempre” e 6 a: “Quasi mai”.
Non si deve invertire nessun item. Punteggi elevati sono espressione di maggiore abilità di mindfulness.
Affidabilità e validità
Lo strumento si è dimostrato valido e affidabile, ma non esiste una taratura in Italiano. Infatti la scala somministrata ai soggetti è stata gentilmente tradotta dalla Dott. ssa Tiziana Pennato, del Dipartimento di Psicologia Clinica dell'Università di Pisa.
H1.5)STATE and TRAIT ANXIETY INVENTORY forma Y – STAI Y, di Spielberger, 1970
La distinzione fra i concetti di ansia “tratto” e di ansia “stato” è stata introdotta da Cattel e Scheier (1961) ed ulteriormente elaborata da Spielberger e collaboratori nello sviluppo della loro scala di autovalutazione, la State-Trait Anxiety Inventory - STAI (1970).
L'ansia di tratto
L’ansia-tratto può essere considerata una caratteristica relativamente stabile della personalità, un atteggiamento comportamentale, che riflette la modalità con cui il soggetto tende a percepire come pericolosi o minacciosi stimoli e situazioni ambientali. I soggetti con elevata ansia-tratto mostrano una più marcata reattività ad un numero maggiore di stimoli e sono caratterizzati, secondo Cattel e Scheier, da elevato “arousal”, debolezza dell’Io, tendenza alla sensitività ed alla colpa; sarebbero, in definitiva, coloro che un tempo erano inquadrati nella cosiddetta “nevrosi d’ansia”. Queste caratteristiche sembrano indicare una sorta di predisposizione all’ansia, nel senso che i soggetti con elevata ansia-tratto hanno maggiore probabilità, rispetto agli altri, di presentare ansia-stato in circostanze a basso potenziale “ansiogeno” e/o, a parità di stimoli, di sperimentare livelli più elevati di ansia-stato. Per i soggetti con elevata ansia-tratto, quella ansiosa è la modalità abituale di risposta agli stimoli ed alle situazioni ambientali, mentre per gli altri è una modalità eccezionale.
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Descrizione della STAI
Lo strumento più noto e più diffuso in questo campo è lo State-Trait Anxiety Inventory - STAI di Spielberger e collaboratori (1970) che si articola in due sub-scale, la STAI T-Anxiety Scale (o Forma X-2) e la STAI S-Anxiety Scale (o Forma X-1) , che esplorano, rispettivamente, l’ansia- tratto e l’ansia-stato. Nel 1983, sulla base dell’esperienza acquisita in oltre 10 anni di impiego, è stata pubblicata una revisione dello STAI, la Form Y, capace di distinguere in maniera più netta i due tipi di ansia.
È evidente che, nella distinzione tra ansia-tratto ed ansia-stato, è fondamentale la precisa definizione del periodo di tempo esplorato poiché è inevitabile che, quanto più è ampio il periodo di tempo a cui il soggetto deve fare riferimento, tanto maggiore è la probabilità di valutare un tratto. Non meno importante è, tuttavia, anche il problema psicolinguistico, poiché la modalità con cui è posta la domanda ed i termini usati possono influenzare anche pesantemente la risposta ponendo (o, meglio, accentuando) i problemi di affidabilità, sensibilità e validità che questi strumenti spesso pongono.
Periodo valutato
Il periodo di riferimento è la vita intera, dato che valuta una caratteristica di tratto.
Struttura
Le due sub-scale sono composte ciascuna da 20 item. Gli item sono valutati in base ad una scala a 4 punti (da 1 a 4) corrispondenti a “Quasi mai, Qualche volta, Spesso e Quasi sempre”.
Impiego per valutazioni ripetute
La scala non si presta per la valutazione ripetuta. Per questo c'è la STAI X-1.
Punteggi
Ciascun item è valutato su di una scala a 4 punti in cui 1 corrisponde a: “Quasi mai” e 4 a: “ Quasi sempre”. Gli item 1, 3, 6, 7, 9, 13, 14, 16, 19 devono essere invertiti.
I punteggi grezzi vengono effettuati a facendo una semplice somma dei punteggi dei singoli item. Punteggi elevati sono espressione di maggiore ansia.
Affidabilità e validità
Sulla base dell’esperienza raccolta in oltre 10 anni di applicazione, la Form X fu sottoposta ad una radicale revisione, nel corso della quale circa il 30% degli item venne sostituito; la revisione ha portato ad un miglioramento delle capacità psicometriche (validità, affidabilità, consistenza interna,
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