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Quando Menelao sta per colpire Paride con la lancia prega Zeus di concedergli una vendetta116 verso chi gli ha fatto del male e di uccidere Paride sotto le proprie mani; Menelao richiama infine i valori della xeniva e della filovth", opposti al povlemo" kakov" che proprio Paride ha provocato117:

Zeu§ a[na, do;" teivsasqaiteivsasqaiteivsasqaiteivsasqai o{ me provtero" kavk je[orge di§on jAlevxandron, kai; ejmh/§" uJpo; cersi; davmasson o[fra tiı ejrrivgh/si kai; ojyivgonwn ajnqrwvpwn

xeinodovkon xeinodovkonxeinodovkon

xeinodovkon kaka; rJevxai, o{ ken filovthta filovthta filovthta filovthta paravsch/.

Zeus sovrano, fa che io punisca chi senza motivo mi offese, Alessandro divino, fallo cadere sotto i miei colpi,

in modo che anche fra i posteri abbia chiunque timore di fare del male al suo ospite, che gli abbia offerto amicizia

(Trad. di G. Cerri).

Non sarà un caso che, in alcuni dei principali episodi che seguono il rito di definizione dei patti e la violazione degli stessi, si trovi un’esposizione dettagliata, ovviamente in forma narrativa come compete al genere epico, delle modalità di contatto che possono condurrre a un richiamo di tali valori, tra guerrieri che si avvalgono delle armi non come strumenti di difesa o di offesa ma di scambio e definizione di identità culturale e funzionale. Non sarà un caso, in altre parole, che l’episodio di Glauco e Diomede e quello di Ettore e Aiace, legati tra loro dal racconto delle armi di Ereutalione, rammentino l’uno il valore sociale dell’istituzione della xeniva l’altro il valore, a connotazione un poco più privata, della filovth" e che tutti e due insieme ribadiscano l’importanza del sistema comportamentale del dono e dello scambio, nella difesa e definizione di tali istituzioni sociali fondate sui valori corrispondenti.

Proprio nel tentativo di analizzare e definire la funzione guerriera, Jean-Pierre Vernant notava, nell’introdurre un volume di sintesi degli studi avviati sul tema dell’identità e della funzione bellica nel mondo antico presso il Centre des Recherches comparées sur les sociétés

anciennes pubblicato nel 1968, come la relazione semantica tra due termini apparentemente

116

Cfr. G, 351-354 (do;" teivsasqai). Sulla relazione tra la vendetta privata e la guerra cfr. Glotz 1904, p. 92. Cfr. anche L’Introduzione di J.P. Vernant a Problèmes de la guerre 1968, pp. 10-11: “Il n’existe pas de frontière nette séparant la vengeance privée et la guerre au sens propre.(...)”La vendetta –peut écrire Glotz- est une guerre comme la guerre est une série indéfinie de vendette”. Il problema della riparazione è affrontato anche da Scheid-Tissinier 1994: cfr. le conclusioni a p. 294 “L’offense ou le meurtre sont en effet des éléments qui viennent rompre un équilibre qu’on pourrait qualifier de neutre, en ce qu’il permet aux membres d’une même communauté, aussi bien qu’à des individus qui appartiennent à des communautés différentes, de vivre côte à côte ou de se rencontrer pacifiquement. L’irruption de l’offense ou du meurtre introduit alors une rupture qu’il faut réparer. Le coupable a créé un déséquilibre entre lui et sa victime ou la famille de sa victime. Il s’est chargé d’une dette dont il devra obligatoirement s’acquitter en subissant la vengeance de la partie lésée ou en lui faisant accepter le versement d’une compensation”.

117

Cfr. G, 87: tou§ ei[neka nei§ko" o[rwren.Cfr. anche G, 100. Il povlemo" kakov" è espressamente opposto alla filovth": cfr. D, 15-16 e 82-84.

contrapposti, filiva e xeniva, sia caratterizzata da un’ambiguità che ben ricalca quella sottesa all’idea della guerra stessa118 e che Mauss aveva chiaramente individuato e delineato nel sistema del potlàc.

“Arès et Aphrodite, Polemos et Philia, Neikos et Harmonia, Éris et Érôs, peuvent ainsi apparaître (...) comme des couples de puissances opposées mais étroitement unies, présidant à ces institutions complémentaires que forment la guerre et le mariage aussi longtemps que la vengeance privée et l’échange des femmes s’exercent dans le même cadre de relations interfamiliares. Le don d’une fille est un moyen d’acquitter le prix du sang, la poiné. Le mariage met fin à la vendetta et transforme deux groupes ennemis en alliés unis par un pacte de paix privé: la philotès. La procedure de philotès repose sur l’échange solennel de serments entre les duex parties (...)”.

“Aussi la guerre n’apparaît-elle comme le type d’institution qui régit les rapports de force entre états, mais comme un aspect, parmi d’autres, des échanges

interfamiliaux, une des formes que revêt le commerce entre groupes humains, à la fois associés et opposés 119”.

a) Lo scambio di armi tra Glauco e Diomede

É stato recentemente argomentato120 che l’ajristiva di Diomede può a buon diritto essere esaminata come paradigma narrativo di un comportamento guerriero ed essere assunta come base per una riflessione a carattere generale: Diomede diviene un buon modello per le aristocrazie guerriere dell’età della piena e totale fruizione dell’epica arcaica. Ai fini del nostro ragionamento assume un valore esemplare il fatto che l’ajristiva di Diomede, che si apre con l’uccisione simultanea di Ideo e Fegeo ed è conclusa, iperbolicamente, dal ferimento di Ares, trovi il proprio reale compimento in un’appendice sui generis, nel duello mancato tra l’eroe che ha reso vulnerabile il demone stesso della guerra e un nemico senza dubbio inferiore sul piano

118

Sulle metafore erotiche utilizzate per descrivere le dinamiche interpersonali che regolano il duello, “pour dire que le combat à mort s’apparente au rendez-vous amoreux d’un homme et d’une femme”, cfr. Monsacré 1984, pp. 63 ss.

119

Cfr. J.P.Vernant Introduction a Problèmes de la guerre 1968, pp. 11-13 120

delle capacità e del valore in battaglia121 ma legato a Diomede da un rapporto antico e sacro. Il culmine del mancato duello è, come è noto, uno scambio di panoplia che vede l’acquisizione da parte di Diomede di un’armatura tutta d’oro al posto della propria, di bronzo.

Può risultare interessante una riflessione sul valore che assume la scelta di dedicare un’ampia sezione narrativa, collocata immediatamente dopo l’ajristiva di Diomede, all’incontro tra l’eroe e il licio Glauco e di focalizzare l’attenzione sulle dinamiche che si instaurano tra i due, dal copioso scambio verbale di racconti genealogici fino all’effettivo scambio delle armi, tanto materiale e concreto da meritare un commento del poeta stesso sull’assenza di senno di Glauco che accetta di scambiare un’armatura d’oro con una di bronzo122.

La formula introduttiva oiJ d jo{te dh; scedo;n h\san ejp jajllhvloisin ijovnte" segnala immediatamente un innalzarsi della tensione comunicativa e, al contempo, pone questo incontro -o scontro mancato- a fianco dei principali incontri-scontri dell’Iliade, ci consente di attribuirgli uno statuto privilegiato non solo a livello formale o narrativo ma anche sostanziale123; il fatto di essere collocato in appendice all’ajristiva di Diomede, posizione inversa rispetto a quella incipitaria ma altrettanto notevole e marcata124, ci autorizza a leggerlo non tanto e non solo come un pretesto per rammentare la forza dei legami di ospitalità, alternativa e ulteriore alla guerra in quanto scontro, ma anche in stretta relazione con il motivo dell’ajristeuvein per come esso emerge da uno dei più estesi e completi modelli che l’Iliade fornisce di tale norma di vita e d’azione.

É certo un pretesto dovuto alla coerenza narrativa il fatto che Diomede si rivolga a Glauco dicendo di non averlo mai visto prima in campo e ne chieda la stirpe per assicurarsi che non si tratti di un dio. Tutt’altro che casuale e pretestuoso il fatto che da questa domanda scaturiscano gli sviluppi concettuali e fattuali ben noti. Lo scontro tra Diomede e chiunque

121

Ciò per Krischer costituisce già di per sé un valido motivo perché tale duello non possa effettivamente svolgersi ma debba trovare uno sviluppo alternativo al combattimento. Cfr. T. Krischer,

Arcieri nell’epica omerica. Armi, comportamenti, valori in Omero 1998, p. 97.

122

Il passo è da sempre ampiamente dibattuto poiché si tratta di un’intrusione d’autore unica nei due poemi. Il carattere iperbolicamente squilibrato, totalmente favorevole a Diomede, della “monetizzazione” dello scambio in questione ha sempre sconcertato gli esegeti. Uno dei contributi specifici più recenti è quello di Donlan 1989, pp. 1-15: lo studioso americano ritiene che l’interevento diretto del poeta sia il segnale scherzoso di un compiacimento per l’intelligenza del Greco che, pur nel contesto pacifico garantito dal legame di ospitalità, riesce, astutamente, a conquistare una vittoria simbolica sul licio Glauco, che, quasi gettato in stato confusionale da Diomede, si presterebbe a uno scambio paradossalmente ineguale. Donlan nota, del resto, come nei tre episodi di scambio di doni che vedono protagonisti Oineo e Bellerofonte, Glauco e Diomede e Ettore e Aiace, il dono del troiano sia sempre più consistente e ipotizza che ciò avvenga per sottolineare sempre la superiorità militare dei Greci. A favore di una lettura della battuta finale dell’episodio di Glauco e Diomede come paradosso umoristico, proporzionato allo squilibrio paradossale dello scambio, abbandonando per un poco i toni del racconto epico e senza che ciò incida sui ruoli e sui caratteri dei personaggi, si pone Kirk 1990, pp. 190- 191. E’ certo, tuttavia, che il commento, quasi ammiccante, ha il potere di evidenziare la superiorità oggettiva del greco sul suo nemico persino nel momento in cui l’ostilità è superata dal riconoscimento dell’antico legame: è interessante e assai emblematica la ripresa del motivo da parte di un poeta satirico latino come Orazio in questi termini: si disparibus bellum incidat, ut Diomedi cum Lycio Glauco,

discedat pigrior, ultro muneribus missis (Orazio, Satire I, 7, 16-18).

123

Il particolare peso attribuito ai due contendenti e al loro incontro è sottolineato anche dal verso 119, interamente composto da nome e discendenza paterna di Glauco e dal nome del padre di Diomede (la struttura del verso è equilibratamente chiastica). Il dato avvicina questo episodio, insieme ad altre incontrovertibili analogie, all’incontro tra Achille ed Enea (U, 158 ss.).

124

Tra l’altro l’episodio, che ha l’aria di un segmento narrativo autonomo inserito tra i versi 116-118 che descrivono la partenza di Ettore verso la città e i versi 237 ss. , perfettamente consequenziali, in cui Ettore arriva alle porte Scee, è collocato poco prima del colloquio tra Ettore e Andromaca, episodio in cui si coglie il lato più puro e immediato della reciprocità, quello meno codificato e più universale.

altro, palesemente impari a meno che non si tratti di un dio, non può aver luogo: non ci sarà scambio di colpi né morte per il meno forte ma allo scambio di colpi si sostituisce, in un primo momento, quello di parole -introdotto dal verso formulare oiJ d jo{te dh; scedo;n h\san ejp jajllhvloisin ijovnte"125

- e, in secondo luogo, quello di oggetti materiali ed è interessante sottolineare come proprio dalle conseguenze dello scambio di parole scaturisca la proposta di Diomede sull’opportunità di scambiarsi la panoplia.

Glauco conclude il suo racconto genealogico con il verso formulare aije;n ajristeuvein kai; uJpeivrocon e[mmenai a[llwn126

. Ciò è molto significativo: riconoscere un legame di ospitalità come cogente e accettarne l’obbligo nel tempo rinunciando di buon grado a fare

guerra (nel senso di perseguire la distruzione fisica dell’altro o accettare quella di sé stesso,

consapevoli del fatto che tale distruzione non è un annientamento poiché genera il klevoı che garantisce il recupero della memoria) fa parte del comportamento descritto dal significante ajristeuvein. Agire in modo eccellente implica anche un senso della generosità127

che spazia dal concedere al nemico una morte gloriosa senza esclusione di colpi al donare una parte di sé e della propria ricchezza in cambio.

L’interesse che i dati linguistici suscitano, nella direzione di un’analisi semantica del testo che su tali dati si fondi, è particolarmente forte nell’episodio di Glauco e Diomede: l’enfasi sul dato dello scambio è intensa e affidata in larga parte proprio all’uso insistito o raro di certi significanti. Mi riferisco in particolare all’insistenza sulle forme di ajllhvlwn 128e all’uso esclusivo qui del verbo ajmeivbw alla forma attiva applicato a uno scambio di oggetti129 .

La presenza del verso formulare che contiene l’infinito attivo della forma verbale che significa la modalità di vita e d’azione di un ajristeuv" assume anch’essa un peso particolare in un’ottica attenta a valorizzare il motivo dello scambio e in particolare dello scambio di armi in relazione all’agire dell’eroe. Il fatto che la formula aije;n ajristeuvein kai; uJpeivrocon e[mmenai a[llwn ricorra qui e soltanto al verso 784 di L appare tutt’altro che irrilevante. Stupisce il fatto che sia Kirk130 che Hainsworth131 si limitino sostanzialmente a rilevare la corrispondenza formale che lega i due passi, visto il peso che il verso formulare riveste nel processo di comprensione dell’identità guerriera ma anche relativamente alle peculiarità del personaggio di Achille e delle vicende connesse alla sua persona e alle sue armi.

Le corrispondenze tra l’episodio di Glauco e Diomede e la vicenda delle armi di Achille sono innegabili e senz’altro degne di nota. In entrambi i casi si tratta di una raccomandazione del padre al figlio, in entrambi i casi tale raccomandazione è evocata, da Glauco stesso e dal racconto di Nestore nel caso di Achille, prima di un episodio che vede le armi protagoniste di un movimento dall’eroe che ne è legittimo possessore a un altro guerriero.

Passare le armi, si tratti di un dono o di uno scambio o di una concessione in extremis come nel caso di Achille, è un gesto che conserva un forte valore simbolico oltre che intrinseco: passare la panoplia, una sorta di doppio del guerriero sul campo di battaglia132 è

125

Cfr. Kirk 1990, p. 171 (ad VI, 121): “Is a standard verse which here merely repeats the sense of sunivthn; its main function is to introduce the subsequent verse of address”.

126

Z, 208 = L, 784. 127

Il tratto della generosità si lega strattamente al problema della sovranità: il prestigio di un re in quanto “chef de guerre” dipende dalla propria ricchezza e generosità ed è ciò che permette al re di beneficiare di una particolare preminenza tra i suoi pari. Cfr. Marrucci 2005, pp. 88 ss.

128

Z, 215-236. Cfr. Cap. I, 1 pp. 23-24. 129

Cfr. Scheid-Tissinier 1994, p. 38: “Le processus tout à fait exceptionnel qui préside à cet exchange, explique peut-être le recours à l’actif ajmeivbw propre à soulignenr la simultanéité des deux gestes”. 130

Cfr. Kirk 1990, p. 187. 131

Hainsworth 1993, p. 307. 132

Sull’irriconoscibilità del guerriero armato in campo cfr. Hainsworth 1993, p. 308 ad XI, 798: il rimando è alla teichoscopia (G, 166 ss.).

passare la parte fondamentale della propria identità guerriera. É un gesto che può essere giustificato solo da situazioni particolari133.

Nell’episodio narrato da Nestore, Achille riceve da Peleo il consiglio ben noto mentre Menezio riserva a Patroclo un altro tipo di raccomandazione, che trova il proprio fondamento da un lato nella forza del legame reciproco che vincola i due eJtai§roi in guerra dall’altro nella polarità, spesso enunciata e argomentata nel poema, tra guerra e parola: solo Achille è pollo;n ajmeivnwn quanto a forza e furore bellico (bivh/) ed è uJpevrtero" per stirpe (geneh§/) ma Patroclo è più grande d’età ed ha dalla sua la possibilità di dare consigli espressi con parole adeguate (pukino;n e[po"). La coppia di eroi si compensa, rappresenta la sintesi e l’equilibrio ideale tra pensiero/parola adeguato e azione bellica valorosa richiesta a un eroe completo e maturo come Odisseo, boulav" t jejxavrcwn ajgaqa;" povlemovn te koruvsson134.

La dialettica tra azione e parola, nella forma in cui viene evocata in questo episodio -e del resto in altri come vedremo in seguito- assume un peso particolare in relazione alla complessità della dinamica del passaggio dell’armatura: alle parole di Patroclo è affidato l’intento persuasivo sulla volontà di Achille di concedere (il verbo è significativamente divdwmi) al compagno di vestire le proprie armi così come lo scambio di parole, nella forma di racconti genealogici, tra Glauco e Diomede prefigura la virtualità dello scambio e ne genera l’effettiva prassi. La bivh ostentata con sarcasmo e sicurezza da Diomede di fronte a Glauco, la forza distruttiva che Diomede ha manifestato e realizzato nella sua ultra-umana ajristiva si stempera nei toni patetici con cui il licio paragona la stirpe umana alle foglie135 e si converte, d’altro canto, nel potere persuasivo delle parole di Diomede che conducono Glauco a prestarsi a uno scambio folle dal punto di vista puramente materiale. Il tono retorico di Glauco e, a maggior ragione, il contenuto stesso dell sue parole sembrano costituire un commento sapiente allo spirito di rassegnazione dinanzi al destino di morte certa cui Glauco va incontro affrontando l’invincibile Diomede; la generalizzazione del tema, e quindi anche l’evocazione implicita della morte come certezza anche per lo stesso Diomede, ha il potere di elevare tale rassegnazione a un grado di universalità che ha decretato l’enorme fortuna poetica del motivo136.

La genealogia è la storia di ogni individuo e, come ogni storia, ha lo statuto ideale per un’esposizione formale. Ogni genealogia è la testimonianza personale che ciascuno conserva dell’ambivalenza tragica del destino umano: si muore ma si è parte di un sistema più imponente e dilatato rispetto alla vita del singolo, si partecipa a un ciclo che virtualmente non ha fine, si è protagonisti attivi di un passaggio di consegne, prima nel riceverle poi nel darle, che ha il potere di trascendere l’umana finitezza. Sarà proprio l’esposizione della genealogia di Glauco, per contrasto, a scongiurare lo scontro che lo avrebbe visto certamente soccombere.

É Diomede a proporre lo scambio paradossalmente ineguale e a sé favorevole, e lo fa insistendo su tre elementi fondamentali: il legame di ospitalità e gli antichi doni tra Oineo e Bellerofonte, il valore bellico dell’avversario che, come Diomede stesso, continuerà a uccidere e spogliare molti nemici e, infine, ciò che gli altri diranno vedendo i due eroi vestiti l’uno delle armi dell’altro137. 133 Cfr. X, 381. 134 B, 273. 135

Il paragone torna anche a F, 464-466, questa volta nella contrapposizione tra mortali e immortali. Anche altrove nei poemi le moltitudini umane, siano schiere di armati o schiave operose, sono assmilate alle foglie: cfr. B, 468; i, 51 e h, 106.

136

Cfr. Mimnermo, Fr. 2 West citato da Simonide, Fr. 8 West (non è certa l’attribuzione del frammento elegiaco a Simonide di Ceo piuttosto che a Simonide di Amorgo: West sceglie il primo ma avanza il beneficio del dubbio); cfr. anche i versi orfici attribuiti al mitico cantore Museo (fr. 25 Kinkel = B5

Diels-Kranz) e il passo di Aristofane, Uccelli, 685 in cui il motivo è ormai ridotto a luogo comune

dell’umanità effimera. 137

L’enfasi esclusiva sul dato della xeniva nella lettura e interpretazione di questo episodio, che costituisce un unicum nel poema, richiede un ridimensionamento: tale è, certo, il motore e la ragione dello scambio ma la dinamica comunicativa tra i due, per come il poeta ce la presenta, connotandola in termini di paradigmaticità poichè si tratta dell’ajristeuv" per eccellenza Diomede, non si esaurisce nel riconoscimento del legame e nel conseguente scambio. Nell’episodio entrano in gioco esplicitamente i valori-cardine della vita dell’eroe: la legittimazione del valore individuale attraverso l’esposizione genealogica, il tema dell’ ajristeuvein e il nodo centrale di quella che Dodds ha individuato come civiltà della vergogna, il problema, cioè, di ciò che gli altri vedono, da cui traggono elementi di verità e di giudizio138 e che infine raccontano, in pratica il motivo del klevo".

Non sarebbe corretto sottovalutare i segnali linguistici che il testo ci fornisce direttamente né certe corrispondenze che tali segnali richiamano: senza addentrarci -non è tra le finalità di questo lavoro- in un’analisi di stampo letterario che attribuisca un valore narrativo e ideologico alla corrispondenza tra lo scambio di Glauco e Diomede e il passaggio delle armi di Achille a Patroclo, dobbiamo tuttavia rilevare il fatto che l’episodio dello scambio, generalmente riconosciuto come inorganico rispetto al segmento di testo in cui è inserito e, comunque, assai nettamente delimitato e autonomo139, fornisce elementi di riflessione nuovi e dotati di un alto grado di complessità in termini di relazioni sociali, relativamente all’etica che governa le relazioni reciproche tra guerrieri dell’Iliade. Più semplicemente, non possiamo negare che il legame che emerge tra ajristeuvein/ ajristiva e passaggio delle armi da un guerriero a un altro sia fortemente connotato dal punto di vista linguistico e venga ad assumere un peso notevole