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Scelta delle priorità e pianificazione della conservazione

La scelta delle priorità in fatto di conservazione a favore delle quali investire fondi e sforzi costituisce un aspetto fondamentale nel settore della conservazione. Nella conservazione sul campo, le priorità sono spesso classificate in base alle zone o in base alle specie. Gli approcci basati sulle zone propongono di norma zone specifiche per azioni diverse di conservazione sulla base di caratteristiche quali:

- la prevenzione di estinzioni di specie. Ad esempio, l'associazione Alliance for Zero Extinction (AZE), riunisce dozzine di organizzazioni non governative che stanno lavorando per salvare siti che contengono praticamente l'intera popolazione di una specie fortemente minacciata di estinzione o minacciata di estinzione. In effetti, la perdita di questi siti significherebbe l'estinzione di una specie;

- ricchezza complessiva delle specie. Il concetto di "hotspot della biodiversità" è stato introdotto per la prima volta nel 1988 e da allora è stato utilizzato per delimitare parti del mondo che presentano una biodiversità eccezionalmente ricca, solitamente descritta in termini di numeri e diversità di specie. Sono stati definiti trentaquattro hotspot;

- numeri di specie endemiche. Uno dei primi programmi di definizione delle priorità che ha cercato di individuare zone del pianeta per un'azione di conservazione mirata ha riguardato l'individuazione di zone popolate da uccelli endemici all'inizio degli anni '90. Zone importanti per gli uccelli sono state successivamente definite su scala più ridotta in maniera da individuare siti specifici per sostenere la conservazione.

Rappresentatività. Un ultimo esempio di definizione di priorità a livello geografico piuttosto che tassonomico è una selezione basata su ecoregioni. Questo approccio cerca di conservare gli esempi più eccezionali di tutti i principali tipi di habitat, non soltanto quelli contenenti specie con caratteristiche particolari (come quelli fortemente minacciati e/o localizzati). Ciascuno di questi approcci geografici riflette una visione particolare di quello che dovrebbe essere l'obiettivo dell'azione di conservazione. Alcuni sono ambiziosi e cercano di garantire la conservazione della biodiversità attuale, mentre altri cercano di promuovere azioni nei casi più urgenti, evitando le estinzioni.

Direttiva UE sui giardini zoologici - Documento sulle buone pratiche - Allegati P a g i n a | 18 Il medesimo approccio si dimostra valido anche nel determinare le priorità delle specie. Innanzitutto, è importante stabilire il tipo di specie sul quale si dovrebbe concentrare il programma di conservazione. In alcuni casi, la scelta è un particolare gruppo tassonomico e vi sono numerose organizzazioni dedicate a gruppi specifici, ad esempio, di mammiferi, vegetali e invertebrati. Anche se l'approccio di Alliance for Zero Extinction di cui sopra si rivolge a particolari siti d'azione, tali siti sono individuati sulla base del fatto che sono i luoghi più importanti al mondo per alcune delle specie più minacciate di estinzione: salvaguardarli significherà molto ai fini della prevenzione delle estinzioni di specie particolarmente prossime all'estinzione.

Un terzo esempio di un approccio di conservazione basato sulle specie consiste nel focalizzare l'azione e l'attenzione sullo spettro più ampio della diversità evolutiva che è anch'esso minacciato di estinzione. Queste specie sono note come evolutivamente distinte e globalmente minacciate di estinzione.

L'approccio selezionato riflette gli interessi particolari di coloro che creano il programma di conservazione. È comunque presente anche una componente pratica: determinare mediante un'attenta analisi ciò che è fattibile in termini di azioni necessarie per affrontare le minacce e di risorse (denaro e persone) disponibili. I giardini zoologici dispongono di numerose opzioni a seconda della misura in cui essi intendono: lavorare nel contesto di partenariati o autonomamente; gestire i propri programmi o sostenere progetti di altre organizzazioni; e adottare un approccio basato sulle specie o contribuire in maniera più ampia ad obiettivi legati agli habitat o ad altri obiettivi di conservazione.

Le organizzazioni vogliono spendere i loro soldi nel modo più saggio possibile. Per conseguire questo obiettivo, di recente l'efficacia in termini di costi di alcuni progetti è stata analizzata dal Possingham Lab (Università del Queensland, in Australia). Tale laboratorio ha ideato un protocollo per la definizione della priorità dei progetti (PPP) che viene applicato con successo alla pianificazione della conservazione in Nuova Zelanda. La portata dell'applicazione di tale protocollo non è ancora chiara.

Pianificazione della conservazione. Alcuni aspetti da considerare durante la pianificazione di un programma di conservazione e di ciò che serve per assicurarne la riuscita sono stati esaminati dal Cambridge Conservation Forum (CCF) e dal Conservation Measures Partnership (CMP). Questi organismi hanno adottato approcci diversi, tuttavia incoraggiano a riflettere sul ruolo della ricerca, sulla gestione e su altri fattori dell'efficacia della conservazione (CCF: cfr. figura 1) e sugli aspetti da considerare durante la pianificazione di un progetto per garantirgli le migliori possibilità di riuscita (CMP: cfr. figura 2).

Figura 1. Misurazione della riuscita della conservazione (adattato da CCF, 2008)

Direttiva UE sui giardini zoologici - Documento sulle buone pratiche - Allegati P a g i n a | 19 Figura 2. Ciclo di gestione di standard aperti (adattato da Open Standards for the Practice of Conservation, Conservation Measures Partnership, 2013)

Il sottocomitato per la pianificazione della conservazione delle specie dell'IUCN promuove un'attenta pianificazione per le specie in conformità con gli orientamenti dell'SSC (IUCN SSC 2008). Cerca di produrre strategie che siano state sviluppate in collaborazione con tutti coloro che nutrono preoccupazioni o interesse nei confronti di una specie o un gruppo di specie. Ciò può includere funzionari governativi, cacciatori, comunità locali, ricercatori e gruppi che si occupano di fauna selvatica. Il primo passo consiste nel produrre un esame dello stato che viene discusso, riesaminato secondo quanto necessario e concordato.

Successivamente i partecipanti (o i portatori di interessi) sviluppano una visione a lungo termine per la specie (o il gruppo di specie) dalla quale è possibile desumere finalità, obiettivi e azioni. Complessivamente, il processo di pianificazione consente una valutazione dettagliata delle misure pratiche che devono essere prese per realizzare gli obiettivi a lungo termine e la visione.

Direttiva UE sui giardini zoologici - Documento sulle buone pratiche - Allegati P a g i n a | 20 Spesso i giardini zoologici hanno un interesse particolare allo sviluppo di programmi che coinvolgono in qualche modo le loro collezioni in cattività. Ciò può esplicitarsi direttamente, attraverso l'uso di esemplari nel contesto di programmi di allevamento, oppure indirettamente agendo da ambasciatori ed erogando istruzione. La commissione per la sopravvivenza delle specie dell'IUCN sta elaborando nuovi orientamenti sulla gestione ex situ di popolazioni. Tale progetto di orientamenti20 propone un processo in cinque fasi per stabilire se una popolazione in cattività è utile e, in tal caso, quale forma dovrebbe assumere la sua partecipazione. Tali fasi sono descritte nella figura che segue.

Figura 3. Componenti della strategia per la conservazione delle specie IUCN/SSC (adattata da IUCN SSC 2008)

Processo decisionale in cinque fasi per decidere quando la gestione ex situ rappresenta uno strumento di conservazione appropriato:

- FASE 1. Redigere un esame dello stato della specie, compresa un'analisi delle minacce;

- FASE 2. Definire il ruolo o i ruoli che la gestione ex situ può avere nel contesto della conservazione complessiva della specie;

- FASE 3. Determinare le caratteristiche e le dimensioni della popolazione ex situ necessaria per soddisfare il ruolo o i ruoli di conservazione individuati;

- FASE 4. Definire le risorse e le competenze necessarie affinché il programma di gestione ex situ soddisfi il suo ruolo o i suoi ruoli e valutare la fattibilità e i rischi;

- FASE 5. Prendere una decisione informata (ad esempio utilizzando le informazioni raccolte di cui sopra) e trasparente (ossia dimostrando come e perché è stata presa la decisione).

È inoltre essenziale che i giardini zoologici decidano attentamente i programmi di conservazione ex situ ai quali intendono partecipare. Il gruppo di specialisti per la pianificazione della conservazione (CPSG)

20 Tali orientamenti dovrebbero essere resi disponibili durante il 2014. Nel frattempo, ulteriori informazioni sono disponibili in Traylor-Holzer et al. (2013).

Direttiva UE sui giardini zoologici - Documento sulle buone pratiche - Allegati P a g i n a | 21 dell'IUCN "promuove contributi della comunità che si occupa di allevamento per fini di conservazione", tra le altre attività, intraprendendo analisi della popolazione (ossia analisi della vitalità della popolazione [PVA] e analisi della vitalità dell'habitat e della popolazione [PHVAs]) attraverso software specializzati quali Vortex.

Tale attività è seguita dallo sviluppo di piani e raccomandazioni per la conservazione delle specie che collegano le popolazioni in cattività e allo stato selvatico. Il CBSG intraprende inoltre processi legati al piano di gestione e valutazione della conservazione (CAMP) finalizzati a dare priorità alle attività di ricerca e gestione richieste dalle diverse specie.

Riferimento. Traylor-Holzer, K, Leus, K e McGowan, PJK (2013), Integrating Assessment of Ex Situ Management Options into Species Conservation Planning. WAZA Magazine 14: 6-9.

Redatto dall'autore in collaborazione con: Philip McGowan (Task force della Commissione per la sopravvivenza delle specie dell'IUCN sulla pianificazione strategica per la conservazione delle specie).