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Scelta di specie adatte a condizioni di carenza idrica

Nel documento RISPARMIO IDRICO IN AGRICOLTURA (pagine 60-63)

Nelle aree caratterizzate da limitata disponibilità idriche, il risparmio può anche essere conseguito attraverso la scelta della specie, della cultivar, dell’epoca di semina, della densità delle piante, della forma di allevamento, della concimazione. La scelta della specie da coltivare coinvolge due aspetti fondamentali:

a)il periodo in cui si compie il ciclo colturale; b)la resistenza alla siccità.

Negli ambienti a clima mediterraneo, come quelli italiani, le colture erbacee più indicate sono quelle a ciclo autunno-primaverile, periodo in cui la disponibilità di acqua di pioggia è massima e la domanda evapotraspirativa dell’ambiente è minima. Nell’ambito di queste colture, inoltre, è possibile scegliere cultivar arido-resistenti in relazione anche all’ampiezza del ciclo colturale; negli ambienti dell’Italia meridionale ed insulare, cultivar precoci di frumento riescono, ad esempio, a sfuggire in parte alla siccità della tarda primavera dando così risultati produttivi migliori rispetto alle cultivar tardive. Le colture erbacee a ciclo primaverile-estivo, che meglio utilizzano le risorse idriche, sono quelle ad apparato radicale espanso e profondo, come sorgo, tabacco, cotone, girasole, etc…Per queste colture, inoltre, compatibilmente con l’andamento termometrico e con le specifiche esigenze termiche, risulta utile anticipare quanto più possibile l’epoca di semina o di trapianto.

Per quanto riguarda la resistenza alla scarsità di disponibilità idrica, vengono riportate le seguenti indicazioni orientative (CNR, 2007): a) frumenti: i duri più resistenti dei teneri; i precoci più dei tardivi; b) orzi: più resistenti dei frumenti; c) avene: le varietà precoci più resistenti delle tardive; d) legumi, in ordine decrescente di resistenza: fava, lupino bianco, lenticchia, cece, pisello; e) erbai: veccia, favetta, fieno greco, più resistenti del trifoglio incarnato; f) prati, in ordine decrescente di resistenza: sulla, medica, lupinella, trifoglio pratense; g) patate: le colture vernine-primaverili più resistenti di quelle primaverili-estive; h) lino da seme più resistente del tabacco leggero; i) senape nera più resistente di colza e ravizzone; l) girasole più resistente del ricino e quest’ultimo più del cotone.

Le specie arboree che si adattano meglio a condizioni di scarsità sono quelle caratterizzate da apparato radicale espanso e profondo, capaci di esplorare un notevole volume di terreno e di attingere acqua dagli strati profondi. Tipiche piante arboree di ambienti ad estate caldo-arida sono l’olivo, la vite, il mandorlo, il fico, il carrubo, il fico d’India, ecc., specie che, pur avvantaggiandosi di abbondanti disponibilità idriche, in situazioni di scarsità permanente o di siccità, oltre a sopravvivere, riescono a fornire discrete produzioni (Figura 3.4).

Figura 3.4 Specie arboree adatte a condizioni di carenza idrica (Opuntia Ficus Indica e olivo)

Considerando che, entro certi limiti, l’evapotraspirazione aumenta all’aumentare della superficie fogliare per unità di superficie del terreno, un’altra tipica tecnica di aridocoltura consiste nel limitare la densità di piante per unità di superficie. Al diminuire della densità, infatti, aumenta per ciascuna pianta il volume di terreno da esplorare e di conseguenza la quantità di acqua disponibile. Per le colture arboree, al fine di contenere i consumi idrici, assume particolare importanza la forma dell’allevamento; per la vite, ad esempio, è noto che l’evapotraspirazione diminuisce passando dalla forma di allevamento a tendone a quella ad alberello. Riguardo l’epoca di semina ottimale, questa dovrebbe coincidere con uno stato idrico del terreno idoneo per preparare un buon letto di semina, al fine di consentire un’elevata germinazione del seme. Generalmente, qualora sia possibile l’anticipo dell’epoca di semina, le colture, interessando con il loro ciclo colturale

un periodo più ampio della stagione delle piogge, riescono ad utilizzare meglio le risorse idriche naturali.

In assenza di irrigazione, la concimazione, rispetto ad altre tecniche colturali, influenza le produzioni in modo più evidente ed immediato. In genere gli elementi più carenti negli ambienti aridi sono il fosforo e l’azoto; per tale ragione la concimazione fosfatica si dimostra efficace per i suoi effetti positivi sull’accrescimento delle radici e quindi sulla resistenza alla siccità. La scarsa disponibilità di azoto nei terreni degli ambienti aridi è legata al basso contenuto di sostanza organica. Gli effetti della concimazione azotata in aridocoltura sono molto evidenti anche se la dose tecnica ottimale varia in relazione al contenuto di azoto del terreno ed all’andamento pluviometrico. A tal riguardo risultati produttivi ottenuti in Puglia e Basilicata su coltura di frumento evidenziano che la dose ottimale di azoto aumenta passando da annate più siccitose ad annate più piovose, soprattutto nel periodo primaverile. La concimazione è quindi un mezzo agronomico capace di valorizzare le risorse idriche naturali.

Nel caso di limitata disponibilità idrica, risulterebbe conveniente utilizzare le risorse per irrigare quelle colture che, nelle specifiche condizioni ambientali, ricevono maggior beneficio dall'irrigazione in termini produttivi ed economici. Questa scelta risulta spesso difficile, in particolare per le colture arboree, per le quali sarebbe necessario effettuare attendibili previsioni dell’andamento a lungo termine del mercato, ma in generale anche per la difficoltà di modificare ed adeguare abitudini e capacità.

In alcune situazioni il valore dell'incremento produttivo dovuto all'irrigazione risulta inferiore al costo dell'esercizio irriguo; indagini sperimentali hanno evidenziato che, in alcune aree della Pianura Padana, l'incremento medio della resa che può essere conseguito con l'irrigazione del mais da granella è dell'ordine di 30 quintali per ettaro; pertanto l'incremento del valore economico della resa dovuto all'irrigazione é inferiore a circa 500 € per ettaro mentre il costo di esercizio dell'irrigazione può in alcuni casi superare tale valore. Poiché questo uso dell’acqua rientra tra quelli non ragionevoli la stima, a livello comprensoriale, dell’indice “Irrigation Sagacity” (IS), può evidenziare una bassa efficienza dell’uso dell’acqua.

3.4 CRITERI DI IRRIGAZIONE AZIENDALE BASATI SU TECNICHE DI

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