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Capitolo 1. La metodologia della ricerca

1.1. Scelte metodologiche

Dato il carattere esplorativo della ricerca, abbiamo deciso di improntare l’indagine su un approccio prevalentemente qualitativo, perché capace di restituire una rappresentazione adeguata della complessità delle dinamiche educative che abbiamo scelto di investigare:

La ricerca qualitativa è particolarmente rilevante per la sua sensibilità riguardo le esperienze soggettive dei partecipanti e l’organizzazione degli specifici contesti educativi (Sorzio, 2015, p. 23).

Le componenti soggettivo-relazionali e le componenti contestuali sono, infatti, intrecciate in una relazione di forte reciprocità che richiede una particolare attenzione tanto agli aspetti individuali di coloro che agiscono nel determinato contesto di riferimento, quanto agli aspetti socio-culturali, legislativi e istituzionali.

Per bilanciare una trama di dati tanto eterogenei senza l’utilizzo esclusivo di strumenti standardizzati, Elgin (1996) propone il concetto di equilibrio

riflessivo, un criterio di razionalità che dia attendibilità e valore ai risultati

ottenuti dalle “procedure imperfette” della ricerca qualitativa: le modalità di ragionamento sistematicamente coerente, critico e aperto a potenziali revisioni e ridefinizioni dell’orientamento e del percorso della ricerca sono le strategie euristiche che permettono di osservare ed indagare situazioni socio-educative “problematiche” e di produrre giudizi ponderati logici e convincenti. Da questi giudizi può potenzialmente prendere forma un ulteriore problema (Dewey, 1933) che, a sua volta può essere la ragione di un nuovo percorso di ricerca, avviando così un processo circolare in cui

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l’indagine nasce da un giudizio e termina con un giudizio; un giudizio che, quindi, è tanto conclusione quanto nuovo inizio. L’intero processo di ricerca può essere, infatti, interpretato come un processo di valutazione in cui, considerando che la percezione del problema tende a prefigurare l’idea delle possibili soluzioni riscontrabili, ogni assunzione di dati, fatta per verificare le ipotesi formulate – in base al problema rilevato –, contiene le dimensioni della valutazione critica e costante (Lucisano, Salerni, 2016). Nell’elaborazione del disegno di ricerca, dunque, le finalità che ci poniamo non solo conducono alla scelta di un determinato percorso, ma esercitano su di esso una funzione regolativa continua, vincolando sia gli aspetti pratico- metodologici quali la sostenibilità, l’economicità, i tempi, sia le questioni etiche, quali l’integrità, la coerenza, la correttezza del ricercatore (Giovannini, 2012; Lucisano e Salerini, 2002).

Nell’indagine esplorativa di contesti e dinamiche socio-educativi condotta, questo processo di costruzione di conoscenza in perenne evoluzione è da tenera in stretta considerazione, soprattutto nell’analisi dei dati: è indispensabile maturare e mantenere viva la consapevolezza che i risultati raggiunti sono, in certa misura, limitati all’hic et nunc, vincolati dalla contingenza delle circostanze epistemiche che si affrontano.

La ricerca qualitativa è un processo inferenziale complesso per lo studio intensivo e approfondito dei processi di partecipazione e di cambiamento personale che avvengono nei contesti educativi specifici. (Sorzio, 2015, p. 16)

Abbiamo, quindi, scelto questo approccio senza la pretesa di poter generalizzare i risultati all’intera popolazione, ma con l’obiettivo di offrire un quadro il più possibile dettagliato di un fenomeno che, inserito nel suo

contesto educativo specifico di appartenenza, si renda osservabile e

conoscibile specialmente attraverso il punto di vista dei partecipanti alla ricerca (Mantovani, 1995). Ciò non esclude, però, l’utilizzo anche di strumenti quantitativi – quali, in questo caso, il questionario –, ma

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determina l’impossibilità di garantire un totale controllo e un’assoluta replicabilità dei risultati (Lucisano, Salerni, 2016). Ovviamente questo non si traduce in rinuncia al rigore scientifico e alla sistematicità del percorso, ma può rispondere all’esigenza di esplorare dinamiche socio-educative – specialmente se connesse al campo della pedagogia e della didattica speciale per l’inclusione – che, per loro propria natura, non riuscirebbero ad essere indagate solo attraverso il metodo quantitativo-sperimentale data la loro estrema complessità e multidimensionalità (Caronia, 2011; Mortari, 2007; Mantovani, 1995). L’utilizzo di metodi di indagine misti secondo una prospettiva “integrata” permette, insomma, di riuscire a legare le parti, riconoscere le relazioni e individuare le interdipendenze, secondo una logica

della connessione (Mortari, 2007).

Su queste premesse, possiamo anche affermare che l’indagine svolta è una

ricerca descrittiva, che punta all’interpretazione di eventi, situazioni, atteggiamenti, opinioni, tendenze, sviluppi attraverso un pertinente e controllato rilievo di dati direttamente presenti al ricercatore (De

Bartolomeis, 1993, p.120): in relazione alla percezione dell’esistenza di un problema, si sviluppa così un disegno d’indagine che, attraverso l’ordinata scelta di strumenti e la sistematica raccolta di dati, si propone di delineare e di decodificare alcune delle caratteristiche e degli aspetti specifici di uno specifico fenomeno. Il carattere socio-educativo dell’indagine condotta ha reso, data l’estrema ricchezza di variabili che connotano specialmente le componenti di interazione umana, l’impostazione della ricerca particolarmente insidiosa, pretendendo dai ricercatori tanto flessibilità e adattabilità, quanto coerenza e rigore (Baldacci, 2010). È stato indispensabile, in questo processo, ricordare che il ricercatore non è

spettatore disinteressato, ma è attore dinamicamente impegnato a

fronteggiare i problemi educativi. La scelta del metodo, così come inteso da Dewey (1933; 1939), ossia indissolubilmente legato al problema, agli

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strumenti e ai fini della ricerca, evolve da queste considerazioni preliminari

con l’obiettivo di riuscire a raccogliere impressioni, rappresentazioni individuali o collettive di specifici fatti ed esperienze e di trasformare, attraverso pensiero riflessivo, una situazione in cui si è fatta esperienza di

un dubbio, di un’oscurità, di un conflitto, o un disturbo […], in una situazione chiara, coerente, risolta, armoniosa (Dewey, 1933, p. 172).

Proprio per tentare di raggiungere questa “chiarezza”, abbiamo scelto, come precedentemente accennato, di utilizzare, insieme a strumenti qualitativi, uno strumento quantitativo. Si tratta quindi di una procedura integrata (mixed-method) nella quale, come sostengono Cottini e Morganti (2015), il

tentativo di perseguire forme di conoscenza considerando e manipolando fattori e variabili, che è tipico degli approcci quantitativi, e l’auspicata comprensione delle ragioni di ogni soggetto in funzione dell’assunzione di decisioni, che contraddistingue gli approcci qualitativi, rappresentano due possibili vie di accesso al reale, da usare in modo interscambiabile o [come

nel nostro caso] combinato (Cottini, Morganti, 2015, p. 118).