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RISPOSTA AL RICHIAMO

SCENA 13: SEQUENZA B

RITROVARSI

Ci troviamo in Valtellina. Diego spunta in una piccola radura, davanti a lui, il ristorante: la base in pietra e il resto di un legno scurissimo, sembra quasi bruciato. Le finestre sono ornate da fiori colorati, il prato che lo circonda è verde e brillante, illuminato dal sole. Diego entra nella sala del ristorante e rintraccia una cameriera.

È giovane, sulla ventina, capelli chiari e occhi azzurri, porta la divisa da lavoro e i capelli raccolti sulla nuca.

DIEGO:

-Scusi? Si, sto cercando Angelo, mi hanno detto che lavora qui come aiuto cuoco.

CAMERIERA:

- Vado a vedere se è disponibile, si accomodi pure intanto. Lei è?-.

DIEGO:

- Mi chiamo Diego, gli dica soltanto questo, lui capirà-.

Diego si siede in uno dei pochi tavoli liberi, si guarda attorno: gruppetti di turisti, per la maggior parte stranieri, ridono e scherzano sorseggiando il loro bicchiere di vino.

È nervoso, non vede il suo amico da tanti anni, tamburella con le dita sul tavolo e si morsica continuamente il labbro.

Si avvicina un altro cameriere, è un ragazzo, abbastanza giovane anche lui. Capelli scuri, sguardo dolce.

CAMERIERE:

- Salve, ha già ordinato? Vuole che le porti il menù?-

DIEGO (con tono nervoso, quasi in modo scorbutico) :

- Non voglio niente! Mi scusi... non volevo essere scortese, sto aspettando una persona -.

Passa giusto qualche secondo, poi riappare la camereriera.

CAMERIERA:

- Angelo ha detto che può raggiungerlo fuori, sul retro -.

Diego si alza di scatto, esce dal locale dimenticando di congedarsi dalla giovane donna.

Angelo sta fumando una sigaretta, porta una maglietta bianca in tinta unita, un paio di jeans consumati, il grembiule da lavoro un po' sporco e le scarpe da trekking.

Magro, fisico asciutto, il viso abbronzato, zampe di gallina un po' più chiare in corrispondenza delle rughe attorno agli occhi scuri, impenetrabili.

Ha lo stesso sguardo rude e tenebroso di quando era ancora un ragazzo, eppure non appena vede il suo amico quasi si intenerisce, per poi riassumere la sua solita espressione dura.

ANGELO:

- Che ci fai qui? Vestito così poi!-.

Lancia un'occhiata ai mocassini di Diego, si lascia scappare una leggera risata.

DIEGO:

- Stavo andando a lavoro, ma non riuscivo a smettere di pensare a... beh, ci sono un po' di cose che devo raccontarti. Non sapevamo come rintracciarti, io e gli altri. Hai cambiato numero di telefono, nemmeno Franco ha il nuovo. Poi, mentre guidavo, ho pensato, ma certo, sua sorella Maddalena! Così l'ho chiamata, mi ha detto dove trovarti e son venuto di corsa... I mocassini non mi sono stati d'aiuto effettivamente. -.

ANGELO (scuotendo la testa, ironico):

- Mocassini... Insomma, che vuoi? Perchè sei venuto? -.

DIEGO:

-Tanto per cominciare, avevo voglia di vederti -.

ANGELO: - Io no -.

DIEGO:

- Vale anche per gli altri -.

ANGELO:

- Beh, la mia risposta non cambia. È da un anno che sto qui. Dopo aver girato parecchio ho finalmente trovato un posto che mi piace. Come vedi non era impossibile avere mie notizie. Il fatto è che nessuo di voi ci ha mai pensato davvero. Sono sparito, è vero, ma nessuno se n'è accorto -.

DIEGO:

- Dammi una sigaretta -.

ANGELO:

- Avevi smesso di fumare -.

DIEGO:

- E adesso riprendo! Comunque non fare la vittima, sparire in quel modo, anche tu...-.

ANGELO:

- Ti ho odiato per come ti stavi comportando. 143

Non capivo il perché di tante cose, la tua smania di successo, il denaro ostentato, sembrava ti importasse soltanto di te stesso. Abbiamo continuato a frequentarci per un po' dopo... Beh, dopo la morte di Alex. Ma la tua testa era da un'altra parte. Pensavo: è possibile che sia diventato così stronzo? Sempre a fare battutitine indisponenti, a evitare di dare risposte. Poi ho realizzato cosa stava succedendo a te, perché stava succedendo qualcosa del genere anche a me. Luciano? Idem, così anche gli altri. Mi son reso conto del fatto che tutti, in fondo, ci stavamo comportando nello stesso modo: dopo aver passato quei giorni insieme, in Valtellina, abbiamo capito che frequentarci assiduamente come se niente fosse successo, ci portava soltanto soltanto a soffrire di più e a pensare continuamente ad Alex. Così, a poco a poco, quasi inconsciamente, ci stavano allontanando. Ognuno pensava a se stesso, a come andare avanti. Ho capito che la tua Porsche, i soldi, le donne tanto belle quanto stupide, sai? Di quelle

che non fanno domande... tutto questo contorno scintillante era il tuo modo per stare in piedi, per ritrovare il tuo equilibrio senza di noi. A quel punto dovevo trovare il mio -.

DIEGO:

- L'hai trovato? -.

ANGELO:

- Tanto per cominciare, ho smesso di scommettere, di giocare a carte, di fare a botte con chiunque, tanto per sfogare la rabbia. D'altronde, lo sai, Alex era l'unico che riusciva a rimettermi in riga e poi, tutto ad un tratto, Alex non c'era più. Ho ripreso a comportarmi come un'idiota, ma non serviva Alex per capire che stavo distruggendo me stesso. Ho cominciato smettendo di bere e ho cercato qualche lavoretto onesto per mantenermi mentre viaggiavo da una parte all'altra. Adesso tocca a te, dimmi un po'.

La m.d.p si allontana gradualmente da i due. Musica over in crescendo. Diego e Angelo continuano a parlare ma non si sentono i loro dialoghi. CAMPO LUNGO sul paesaggio di Champoluc.

CONCLUSIONI FINALI

Amo la scrittura sotto tutte le sue diverse forme: romanzi, articoli giornalistici, semplici recensioni di libri o film sui social media, ma amo anche il mondo del cinema e tutto ciò che si trova dietro la cinepresa. Così, fin dai primi corsi della triennale, ho subito pensato che avrei potuto canalizzare le mie diverse passioni in un unico mestiere della sceneggiatura.

Dietro un impegno di questo calibro, però, si nasconde un grande studio che, nel mio caso, si è basato sull'analisi delle teorie e delle tecniche dell'adattamento e della sceneggiatura cinematografica.

Ho trovato molto interessante il fenomeno della trasposizione poiché mette a dura prova l'adattatore: deve fare i conti non soltanto con la sua fantasia, ma anche con quella dello scrittore, trovare un compromesso che gli permetta di appropriarsi di una storia scritta da un'altra persona, spesso e volentieri senza tradire per lo meno il messaggio che quest'ultima voleva trasmettere (anche se, come ho avuto modo di specificare nella parte teorica, può accadere che si modifichi l'epilogo stesso della narrazione o venga invertita l'importanza di una tematica rispetto ad un'altra e, quindi, il senso stesso del romanzo).

Ho deciso di prendere come testo di partenza un romanzo di uno scrittore italiano poiché ritenevo che potesse essere un'esperienza ulteriormente interessante, per me, confrontarmi con lui, venire a conoscenza del background della storia e delle motivazioni che l'hanno spinto a scriverla.

Infine, per valutare insieme un'idea e una strategia di adattamento in vista di un'ipotetica sceneggiatura.

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