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Per pianificare l'adattamento di Semplice, oltre alla mia personale interpretazione del romanzo, mi sono basata sui consigli che mi ha fornito lo scrittore, Giorgio Terruzzi.

Dopo un lungo confronto durato qualche mese, durante il quale ci siamo sentiti sporadicamente ma in maniera costante, cercando di trovare un punto di incontro valido per entrambi, siamo riusciti ad arrivare all'impostazione generale di un'ipotetica sceneggiatura.

Innanzitutto, vista l'enorme quantità di personaggi presenti (tra i quali, i sei protagonisti maschili con le rispettive compagne e ulteriori personaggi secondari), abbiamo stabilito che il primo passaggio da mettere in pratica sarebbe stata l'identificazione di quali era necessario mantenere e quali, al contrario, ridurre o eliminare del tutto.

La scelta più drastica è ricaduta sulla decisione di condensare due dei protagonisti, eliminando il personaggio di Mario e trasferendo alcune delle sue caratteristiche su quello di Diego.

Al contrario, dato che il romanzo è stato scritto adottando il punto di vista di Franco, ma nella sceneggiatura verranno eliminati molti flashback soggettivi e alcuni commenti o giudizi dell'allenatore sui ragazzi, per fare in modo che il suo personaggio non perda importanza sopratutto da un punto di vista testimoniale, ho deciso di inserire la sua voce over sopratutto con funzione esplicativa in alcuni momenti chiave (mi è quindi servita come collante fra i diversi salti temporali) e, inoltre, di renderlo più decisivo in alcune situazioni: ad esempio, nella scena inerente l'episodio che si svolge in Valtellina, dopo il

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funerale di Alex, si è stabilito di rendere la sua presenza più forte e decisiva nell'aiutare i ragazzi a uscire dal loro tunnel di perdizione.

Inoltre, dato che abbiamo eliminato parecchi personaggi secondari, fra i quali alcune fidanzate dei protagonisti, ho avuto modo di valorizzare ulteriormente il personaggio di Marta, in modo tale che emerga la sua personalità forte e non figuri solamente quale “vittima”, alla luce degli ultimi avvenimenti che l'hanno resa tale, a causa della sua relazione con l'uomo violenti che l'ha costretta sul letto di ospedale.

Ho valorizzato anche la sua relazione con Alex e il rapporto contraddittorio con alcuni membri della squadra, nonché i suoi migliori amici.

Data la necessità di una semplificazione, abbiamo lavorato anche alla costruzione del racconto, modificando l'ordine delle scene.

Terruzzi mi ha proposto di eliminare il racconto di Diego sull'incontro con la sorella di Angelo e di rappresentarlo direttamente in azione nel viaggio da Milano a Champoluc. Inoltre mi ha consigliato di unificare i vari incontri dei protagonisti con Marta durante il suo ricovero, riducendoli a uno soltanto, nel quale prende parola Tommaso per spiegarle le decisioni prese per dare una mano.

Abbiamo anche eliminato il flashback esplicativo su come Franco ricominciò a lavorare come allenatore, inserendo il racconto di quel momento nel dialogo iniziale con Luciano; abbiamo ridotto notevolmente i flashback riassuntivi della crescita dei ragazzi, inserendo i punti chiave nei vari dialoghi e lasciando principalmente quelli riguardanti Alex, che credevo meritasse una maggiore attenzione.

Infine abbiamo cancellato completamente le scene svolte a Roma durante i suoi allenamenti e le partite con la squadra della nazionale. Abbiamo, in altri termini, reso più

compatta e serrata la struttura drammaturgica.

Allo stesso tempo, data l'enorme quantità di scene ridotte o eliminate, ne abbiamo dovuto inserire qualcuna di raccordo, ad esempio, prima di vedere Angelo direttamente ad Alghero, abbiamo aggiunto una sequenza che racconti del suo viaggio segreto immediatamente posteriore al suo incontro con Diego.

A causa dei numerosi flashback, ma anche di momenti importanti e decisivi per lo sviluppo della storia, non è stato facile individuare la scansione in tre atti, sopratutto per quanto riguarda il primo turning point. Ritengo che il primo atto sia abbastanza breve (così come il terzo atto, quindi, l'introduzione e lo scioglimento), come accade spesso in un racconto di tipo classico, e si concluda con la partenza di Luciano per Alghero, poiché è in quel momento che tutti decidono di darsi da fare per aiutare Marta ma, in qualche modo, anche se stessi, per superare quel blocco emotivo causato dalla perdita di Alex e poter finalmente andare avanti. Ho stabilito di far terminare il secondo atto nel momento in cui, parallelamente, da un lato cominciano i lavori nella casa di Marta e, dall'altro, Alfredo viene dimesso dall'ospedale, accompagnato e aiutato da Angelo. I motivi sono duplici. Da una parte, concretamente parlando, hanno trovato una soluzione per risistemare la situazione di Marta: la casa viene ristrutturata e presto lei e sua figlia potranno tornare alla normalità. Inoltre, Angelo ha fatto quanto poteva: si è assicurato del fatto che Alfredo segua le dovute cure psichiatriche e ha trovato un lavoro ad Alghero, in modo tale da poter stare vicino a Marta e a sua figlia. D'altro canto, emotivamente parlando, i quattro ragazzi hanno finalmente avuto il coraggio di affrontare i loro fantasmi: la lunga nuotata liberatoria di Diego, paragonabile a quella compiuta dopo il funerale di Alex, termina con la sua figura immobile e sospesa nell'acqua,

ma stavolta è sorridente, consapevole.

Diego e Angelo si sono ritrovati e hanno chiarito le loro incomprensioni; tutti, infine, aiutando Marta hanno avuto modo di guardarsi dentro e accettare il loro passato, evitando di scappare ancora una volta. All'inizio di quello che ho individuato come il terzo atto, infatti, vediamo Luciano, Tommaso e Diego correre attraverso i vari scorci di Alghero finché esausti, una volta tornati alla base, si scambiano delle occhiate complici, di intesa: sono soddisfatti dei risultati ottenuti e hanno ritrovato definitivamente la loro amicizia. Infine, nelle scene conclusive vediamo la chiusura della cantina di Milano (un altro tassello del loro passato che viene lasciato andare) e il ritrovo di tutti e cinque gli amici durante la partita contro gli Amatori Alghero dove, finalmente, anche Angelo si ricongiunge agli altri. La trama rientra pertanto nella tipologia “di maturazione” poiché lo stesso oggetto valore si può identificare come l'accettazione del lutto, la comprensione dei propri limiti e blocchi emotivi che hanno influito nella loro crescita e nello sviluppo della loro personalità. Quindi, se da una parte l'obiettivo da raggiungere è aiutare Marta nel suo momento di difficoltà, dall'altra il vero conflitto è quello che stanno vivendo interiormente.

Oltre alla voce over di Franco con funzione testimoniale e unificante rispetto ai numerosi salti temporali, abbiamo stabilito di utilizzare nella stessa direzione la fotografia dei cinque amici scattata durante uno dei loro allenamenti di rugby, come immagine ricorrente nel corso del film, usata per approfondire e legare determinate situazioni. Abbiamo infatti cercato di “sfruttare” quest'immagine inserendola in vari momenti della narrazione, come un'immagine-simbolo, un escamotage per ripercorrere dei momenti del passato e inserire il racconto di eventi necessari per la comprensione del presente, attirando l'attenzione sulla foto e facendo in modo che, mentre i personaggi commentano e ricordano determinate

situazioni guardando quell'immagine, riempiano dei “vuoti” narrativi, informando lo spettatore tramite semplici dialoghi ed evitando così i numerosi flashback presenti nel romanzo.

Quindi, abbiamo pensato di cominciare la sceneggiatura nel seguente modo:

Dettaglio su una mano che tiene ben salda una fotografia rappresentante i cinque amici in posa, vestiti con la divisa da rugby. Una voce off afferma: - Grazie capitano -.

La mano lascia cadere la fotografia.

Si scoprirà, in un secondo momento, che la scena in questione è un momento tratto dal funerale di Alex.

Successivamente, abbiamo pensato di inserire gli eventuali titoli di testa.

SOGGETTO

Il campo da rugby fa da sfondo a una storia che parla di forti sentimenti, un'amicizia fraterna che va oltre le origini, le difficoltà della vita, persino oltre la morte.

Semplice è un romanzo che tratta valori fondamentali, racconta di un legame che si

mantiene nonostante il tempo, il silenzio e gli ostacoli che si è costretti ad affrontare; il senso di squadra e la passione per uno sport che, a volte, ti salva la vita.

Infine, il dolore che si prova quando una persona cara viene a mancare da un momento all'altro.

Nonostante i protagonisti siano dei rugbisti e parte delle loro vicende si svolgano all'interno del campo, durante gli allenamenti e le partite di squadra, chiunque può immedesimarsi nei valori universali che ho sopracitato.

Fisicamente, Alex è il il più alto della squadra e porta un folto cespuglio di capelli castani. Caratterialmente serio, diligente e concentrato, dentro e fuori dal campo.

Oltre al rugby, la sua passione più grande è il mare e, precisamente, le immersioni.

Così, dopo aver frequentato dei corsi e ottenuto vari diplomi da sub, compiuti i diciotto anni ogni estate si trasferiva per un mese in un villaggio turistico, dove insegnava a usare le bombole.

La sua relazione con Marta cominciò quando erano molto giovani, diciassette anni entrambi. Il loro rapporto si basava su una reciproca autonomia, lei lasciava i giusti spazi a entrambi per fare in modo che potessero coltivare i propri interessi, ma condividevano la

stessa passione per le immersioni. Alta, capelli ricci e corvini. Carattere deciso, ambiziosa e con un gran senso dell'umorismo. Aveva un rapporto complicato con il resto della squadra, spesso in mezzo a loro si sentiva un pesce fuor d'acqua a causa delle loro battute talvolta troppo spinte e dei modi di fare un po' esagerati, contrastanti con il suo carattere da ragazza per bene ed educata. L'unico che la guardava con ammirazione era Angelo, alcuni credevano che ne fosse addirittura innamorato, ma lui negava, sostenendo che la sua amicizia con Alex veniva prima di qualsiasi possibile ragazza.

Luciano è biondo, un tempo portava i capelli lunghi, ora invece molto corti, quasi rasati. Fisico svelto e atletico, molto riflessivo, dolce nei modi e nelle espressioni.

La sua vita, adesso, è interamente concentrata su lavoro e famiglia: sposa Lucia dopo un lungo fidanzamento cominciato in terza liceo e proseguito in maniera naturale fino al matrimonio. Lei è mora, minuta, di poche parole, con una personalità concreta, caratterialmente pacata ma decisa.

Poco prima del matrimonio, Luciano aveva messo su una falegnameria.

Dopo il diploma allo scientifico, infatti, aveva cominciato a fare pratica in una segheria e, in seguito, era riuscito a rilevare il laboratorio.

Angelo è leggermente più basso rispetto ad Alex, comunque fisicamente prestante, porta un lungo ciuffo nero sul viso. Proviene da una famiglia molto complicata: il padre continuamente dentro e fuori galera per furti e truffe. Il suo unico lavoro onesto si svolgeva in un mercato ortofrutticolo, nel quale si occupava di scaricare le cassette all'alba, insieme ad Angelo. Una decina di fratelli e una madre morta di parto quando aveva soltanto

dieci anni. Se non si fosse appassionato al rugby, sicuramente avrebbe preso una brutta strada anche lui, come il padre.

Diego, capelli scuri e corti, lineamenti delicati, fisico snello e scattante.

Cinico per certi aspetti, apparentemente matierialista, ma estremamente altruista per molti altri. Dopo il liceo scientifico si era laureato in odontoiatria per poi diventare un dentista affermato.

Con Angelo erano compagni di banco fin dalle elementari e, nonostante le diversità, soprattutto per quanto riguarda le origini e la famiglia di provenienza, la loro amicizia era forte e sincera.

Tommaso è fisicamente basso e compatto. Solare e socievole, dalla battuta sempre pronta e con una sonora e coinvolgente risata.

Dopo aver abbandonato l'università trova lavoro come agente immobiliare.

Rimasto single, vive con Ana, una signora colombiana che, oltre a occuparsi delle faccende domestiche, è per lui un punto di appoggio come amica e confidente.

Franco, il loro allenatore, rappresenta per i ragazzi un punto di riferimento per la loro crescita personale oltre che sportiva. Passa dall'essere una spalla nel momento del bisogno, consolandoli e dandogli dei affettuosi consigli, al rimproverarli e punirli quando necessario. Nonostante il passare degli anni e le diverse strade che ognuno ha intrapreso, ha manutenuto i contatti tutti, tranne che con Angelo - l'unico ad essere completamente scomparso - ed è ancora una sorta di padre adottivo per loro.

L'elemento che funziona da connettore tra i diversi salti temporali tra presente e passato della narrazione, oltre alla voce narrante di Franco con funzione testimoniale ed esplicativa, è rappresentato da una vecchia fotografia di squadra risalente agli anni della loro gioventù, che viene ripresa per la prima volta all'inizio del film e poi nuovamente in seguito, più volte, quando la macchina da presa, con uno zoom su uno dei personaggi ritratti, introduce un flashback che si concentra principalmente su uno di loro.

Ha una funzione simbolica ma è anche un escamotage per ripercorrere dei momenti del passato dei protagonisti, attirando l'attenzione sulla foto e facendo in modo che, mentre i personaggi commentano e ricordano determinate situazioni guardando quell'immagine, riempiano dei “vuoti” narrativi, informando il pubblico tramite i dialoghi.

Dopo la scomparsa di Alex, il loro capitano, nonché punto di riferimento costante, Luciano, Diego, Tommaso e Angelo devono fare i conti con il senso di vuoto causato dalla perdita, che ha sconvolto le loro vite fino a costringerli ad allontanarsi, convinti che scappare sia l'unico modo per evitare il dolore.

A distanza di anni, però, una serie di eventi che fanno capo a una lettera di Marta, li porterà a ritrovarsi faccia a faccia con i loro fantasmi e il senso di colpa verso chi ha dovuto affrontare il lutto senza l'appoggio che meritava.

L'incidente scatenante è costituito, come lo stesso Luciano lascia intendere, da una “rassegna gli eventi” che, messi insieme, vengono vissuti come un segno del destino che porterà gli storici amici ad affrontare il trauma della morte di Alex.

Si riferisce infatti al tic di Michelino, identico a quello che Alex compiva durante le partite di rugby, un dito che segue il profilo del viso fino a sfiorare le labbra, compiuto anche da Michelino durante un suo allenamento e che ha riportato Luciano a sprofondare tra i suoi ricordi; la email di Marta nella quale, dopo anni di assoluto silenzio, si fa sentire con la scusa di una particolare richiesta: restituirle il furgone con il quale lei e Alex viaggiavano per le loro escursioni da sub; il riavvicinamento inaspettato che quest'ultimo evento ha scatenato nei suoi ex compagni di squadra, incuriositi da questa particolare richiesta di Marta e uniti, dopo tanti anni, nel desiderio di aiutarla.

Luciano interpreta questa catena come “un appello”, un richiamo del destino verso un capitolo incompleto della loro vita, da chiudere e sul quale mettere un punto definitivo.

La storia si svolge tra Milano e Alghero, cittadina in cui si è trasferita Marta e dove ha messo su famiglia con un altro uomo, dal quale ha avuto una figlia, Anita.

Gli squilibri mentali di Alfredo, suo marito, le hanno causato dei grossi danni sia fisici che psicologici, costringendola su un letto di ospedale senza più un soldo, né una casa.

I cinque protagonisti, sentendosi in qualche modo ancora legati all'ex fidanzata storica del loro amico defunto, e sopratutto in colpa per non aver fatto abbastanza per aiutarla e starle vicino dopo la perdita, decidono di rendersi utili aiutando lei e sua figlia a uscire da questa difficile situazione. Tutti offrono una quota economica per poter ristrutturare la casa di Marta, alcuni anche le proprie abilità professionali: Luciano è un falegname, quindi può dare una mano soprattutto nella ricostruzione degli interni, Tommaso è un agente immobiliare con ottime qualità comunicative, utile nel trattare con il proprietario di casa a cui Marta deve parecchi soldi per l'afftitto, oltre a quelli relativi al danno subito dall'incidente causato da suo marito. Angelo, dal canto suo, si reca da Alfredo, nella clinica

psichiatrica nella quale è in riabilitazione. Segue così la sua guarigione, assicurandosi che non rappresenti più un pericolo per Marta e sua figlia.

È in questo momento che i protagonisti scopriranno fino in fondo cosa significhi essere una squadra, anche fuori dal campo.

Marta, che in passato era quasi temuta dai ragazzi come un possibile ostacolo tra loro e Alex e, quindi, considerata come una probabile causa di un suo allontanamento, è adesso motivo di riavvicinamento.

Mentre in passato era stata una tragedia ad allontanarli, stavolta rafforzerà il loro legame.

TRATTAMENTO

Una mano tiene ben salda una fotografia rappresentante i cinque amici in posa, indossano la divisa da rugby. Una voce off afferma:

- Grazie capitano -.

Poi la fotografia viene lasciata cadere.

* * *

Alex, Luciano, Diego, Tommaso e Angelo indossano la divisa sportiva, corrono con un ritmo costante, provengono da strade diverse ma si ricongiungono in un unico gruppo omogeneo.

Alex apre le pista, subito dopo lo seguono gli altri.

Sguardo concentrato, caratterialmente forte e diligente, dentro e fuori dal campo. È il più alto della squadra e porta un folto cespuglio di capelli castani.

Luciano gli sta alle costole, riesce facilmente a reggere il passo grazie al suo fisico svelto e atletico. È biondo, capelli lunghi raccolti da una fascia posizionata sulla fronte, ormai umida a causa del sudore grondante. È il più riflessivo della squadra, dolce nei modi e nelle espressioni.

Angelo è leggermente più basso rispetto ad Alex ma comunque fisicamente prestante, porta un lungo ciuffo nero sul viso. Il suo passato complicato e una famiglia dalla storia toccante

lo hanno reso un po' rude, quasi tenebroso. È molto protettivo nei confronti dei compagni che considera come la sua vera famiglia.

Diego ha un fisico snello e scattante, capelli molto corti e altrettanto scuri, lineamenti delicati. Cinico per certi aspetti, apparentemente matierialista, ma estremamente altruista per molti altri.

Con Angelo erano compagni di banco fin dalle elementari e, nonostante le diversità, soprattutto per quanto riguarda le origini e la famiglia di provenienza, la loro amicizia era forte e sincera.

Tommaso, basso ma compatto, il viso dai caratteri marcati, sguardo vispo ed espressivo. Simpatico, solare e dalla risata contagiosa.

Corrono uno di fianco all'altro e proseguono finché non giungono nel campo da rugby. Qui Franco, il loro allenatore, nonché punto di riferimento costante per la loro crescita personale oltre che sportiva, li raggiunge con una polaroid in mano.

Gesticolando li incita a riunirsi al centro. Scatta quindi una fotografia sui ragazzi in posa, rappresentante il soggetto riportato nella scena iniziale.

* * *

Luciano è ormai un adulto, sono passati parecchi anni ma siamo ancora una volta all'interno del campo da rugby.

Stavolta non indossa la divisa, è vestito in borghese: jeans, maglietta semplice in tinta unita e scarpe da tennis. È in piedi vicino alla tribuna, con il capo chino coperto dalle mani,

mentre piange sommessamente. I suoi capelli adesso sono corti, quasi rasati.

Franco gli appoggia una mano sulla schiena ricurva, rassicurandolo, è sempre pronto a supportare i suoi ragazzi - ora adulti - a dar loro dei consigli, consolarli ma anche rimproverarli e punirli quando necessario. Ancora oggi, infatti, rappresenta per loro una sorta di padre adottivo, nonostante il passare del tempo e le diverse strade che ognuno ha intrapreso.

Dopo un breve scambio di battute Luciano gli confida il motivo del suo disagio: il gesto del figlio Michelino - un dito che viene distrattamente passato sui lineamenti del viso, partendo dalla fronte, seguendo il profilo del naso fino a raggiungere le labbra - compiuto durante l'allenamento, riconducibile a quello identico ripetuto, quasi fosse un tic, da Alex.

La vita di Luciano, adesso, è interamente concentrata su lavoro e famiglia: ha sposato Lucia dopo un lungo fidanzamento cominciato in terza liceo e proseguito fino al matrimonio. Lei è mora, minuta, con una personalità concreta, pacata ma decisa.

Una volta ottenuto il diploma allo scientifico, Luciano aveva cominciato a fare pratica in una segheria e, in seguito, era riuscito a rilevare il laboratorio di falegnameria.

Ci troviamo all'interno della cantina: nel fondo dell'officina di Franco, nella quale lavora

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