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CAMPO LUNGO sulla tribuna: CARRELLATA in avanti sulla figura intera di un uomo in piedi, il capo chino coperto dalle mani, piange sommessamente (Luciano).

È ormai un adulto, sono passati parecchi anni ma siamo ancora una volta all'interno del campo da rugby. Stavolta non indossa la divisa, è in borghese: jeans, maglietta semplice in tinta unita e scarpe da tennis.

I suoi capelli adesso sono corti, quasi rasati.

La carrellata su Luciano si rivela essere una SOGGETTIVA di Franco che, dopo essersi avvicinato ulteriormente, fa il suo ingresso nell'inquadratura.

Gli appoggia una mano sulla schiena ricurva.

FRANCO: - Cos'è? -

LUCIANO:

- Vieni, ti faccio vedere! -

Indica Michelino, suo figlio si sta allenando insieme al resto dei bambini che indossano il caschetto protettivo e la divisa della squadra: under 8.

Corre come tutti gli altri, cade, si rialza, riprende a correre in modo confuso scordinato.

FRANCO: - Allora? -

LUCIANO:

- Aspetta ancora un po', guarda!-

Ancora una volta non succede niente, niente di particolare.

LUCIANO:

- Senti Franco, ti giuro che prima l'ha fatto! Il gesto di Alex: il dito sulla fronte che poi scende e passa sul naso, segue il profilo e si ferma sulle labbra. Ricordi? -

FRANCO:

- D'accordo, andiamo a berci una birra -.

Interno cantina.

Nel fondo dell'officina di Franco si trova una botola incastrata nel pavimento, collegata a una scala stretta e ripida attraverso la quale si giunge in una piccola ma accogliente cantina dal muro in mattoni, soffitto a volta, pavimento in cotto.

Vicino al piano cottura c'è un tavolo in legno, al di là del quale si trovano giusto tre fornelli alimentati da bombole a gas, una dispensa pensile e una serie di ripiani.

Infine, un televisore, delle panche dei vecchi tram sulle quali sedersi e tre tavoli in legno da utilizzare quando il numero delle persone aumenta.

Luciano e Franco sono seduti attorno al bancone, davanti a loro sono posizionate due birre.

FRANCO:

- Vedi, Luciano, per colpa tua ho ripreso a fare conti con i ricordi pure io -

LUCIANO:

- Beh, mi dispiace. Buon divertimento -.

FRANCO:

- Ma si, con Alex trovo sempre il modo per sentirmi bene. Mi assale una sorta di malinconia confortante -.

Pensieroso si avvicina a una fotografia incorniciata e appesa alla parete (corrisponde allo scatto rappresentante il soggetto ricorrente dei ragazzi in posa, riportato nella scena di apertura).

Si volta nuovamente verso Luciano e indica la foto tamburellandoci sopra con il dito.

- Quel dito che premeva sulle labbra l'ho notato per la prima volta il giorno in cui ho ripreso ad allenare. Avevo smesso da due anni, per via di un'ernia, ma anche del lavoro all'officina. La verità è che a me fare l'elettrauto annoiava, non ero per niente felice, lavoravo con una sorta di pigrizia passiva, sempre gli stessi gesti automatici, tiravo avanti per inerzia. Ero sempre distratto dal chiodo fisso del rugby e poi, lo sai, in realtà a me piace cucinare -.

Ritorna a sedere davanti al bancone, butta giù un sorso di birra, poi continua:

- Alex si è presentato in officina il giorno dopo il primo allenamento. Mi studiava, voleva sapere come avrei affrontato il nostro primo campionato insieme. Il giorno seguente eccovi qui, anche voi.

Breve pausa.

- Qualcuno ha notizie di Marta? -.

LUCIANO:

- Le ho io, mi ha scritto due giorni fa. Vuole indietro il furgone -.

FRANCO: - Come mai? -.

LUCIANO:

- Non so. È un po' strano ineffetti, nessuno ha più notizie di lei da... Beh, si, da dopo il funerale. Sua madre ci ha detto che adesso vive in Sardegna e che si è rifatta una vita: ha un marito e una figlia, Anita. Comunque glielo riporto io se riesco a liberarmi per un paio di giorni. È fermo da parecchio, parcheggiato nel cortile di Tommaso. Magari riesce a farlo arrivare da te, in officina, così gli dai un'occhiata -.

FRANCO:

- Hai avvisato gli altri? -.

LUCIANO:

- Lo dico a Tommaso appena torno a casa e anche a Diego... Con Angelo non parla più nessuno da mesi, non sappiamo nemmeno dove sia -.

FRANCO:

- Proprio lui, dovrebbe essere messo al corrente. Lui che per Marta aveva una cotta.

LUCIANO:

- Una cotta? Angelo ne era innamorato!-.

FRANCO:

- Ma smettila! Se Alex potesse sentirti... -.

Breve pausa, i due si scambiano un'occhiata di intesa, malinconica.

FRANCO:

- Comunque non lo avrebbe mai ammesso, Marta era il grande amore di Alex e per lui, anzi, per tutti voi, è sempre stato la colonna portante del gruppo. L'amicizia prima di qualsiasi altra cosa, no?

Ancora uno zoom sulla foto incorniciata, fino a restringersi ulteriormente sul volto di Alex. Fondu

SCENA 3

UN VERO TALENTO

DETTAGLIO su una maglia che porta il numero 8, in seguito l'inquadratura si allarga su un PRIMO PIANO di Alex fino ad arrivare progressivamente a un TOTALE su un campo da rugby: amichevole under 18 contro la squadra del Rovigo.

A pochi minuti dalla fine sono sotto di tre punti.

L'ala del Rovigo intercetta il pallone e parte per raggiungere la meta, la loro squadra viene colta in controtempo.

Alex lo insegue, comincia a correre e prova a raggiungerlo tagliando il campo.

Si lancia in un disperato tuffo orizzontale con il braccio proteso in un allungamento estremo. Con la punta delle dita sfiora la punta della scarpa destra dell'altro: il piede sospeso viene dirottato e va a colpire il polpaccio sinistro facendolo inciampare su se

stesso e cadere in avanti. Finiscono fuori campo insieme, rimessa per loro.

Alex si tira su, si sistema la fascia attorno alla testa e si passa il dito sulle labbra (il tic compiuto dal figlio di Luciano durante gli allenamenti).

SCENA 5

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