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Schemi di supporto

Nel documento www.sfi.it Registrazione: ISSN 1128-9082 (pagine 79-87)

Pierluigi Morini gli Alunni della Classe III D

3. Schemi di supporto

3.1 - Saggio su Freud, 1965;

L’ermeneutica di Paul Ricoeur,

L’interpretazione della realtà nel simbolo

La psicoanalisi di Freud, per Ricoeur, è un realismo dell’inconscio, un’impresa di decifrazione della realtà interna

che stabilisce scientificamente i rapporti temporali tra gli elementi che la compongono. Interpretazione

In primo luogo Ricoeur intende per ermeneutica, la scienza dell’interpretazione dei testi scritti. In questo saggio il suo interesse si focalizza in modo particolare su

Hegel e su Freud.

Entrambi produrrebbero, secondo la prospettiva ricoeuriana, un’ermeneutica della coscienza; per il primo la coscienza interpreta i segni perduti nel mondo della

cultura, per il secondo l’io (denominazione funzionale di

un apparato psichico che non corrisponde più alla nozione moderna di coscienza) interpreta i segni perduti nella

propria vita psichica.

- Heidegger - L’interpretazione è l’assunzione del già compreso, è l’esplicitazione della comprensione in senso esistenziale; la comprensione non è un atto conoscitivo teoretico ma è una determinazione pratica ed indica il momento spontaneo e produttivo nel quale ogni esistenza umana progetta se stessa secondo le proprie possibilità.

- Scheler - La comprensione è un atto pratico che si genera quando nei rapporti umani è coinvolta la sfera

emotiva. Ciò implica la conoscenza del linguaggio

simbolico delle emozioni. Così, e non per empatia, si comprendono le emozioni degli altri, consapevoli della loro differenza dalle proprie.

Riflessione

Ricoeur intende la riflessione in senso fenomenologico (Husserl), come l’atto con cui la coscienza prende le

distanze dal mondo empirico, alla ricerca di ciò che è essenziale nella realtà. Nel suo caso, l’essenziale del reale è il linguaggio simbolico che va riconosciuto, compreso ed interpretato.

Allora la riflessione non è più semplicemente identificabile con l’intelletto cosciente (Locke) e con la sua funzione produttiva (Kant, Fichte ed Hegel). E nemmeno l’atto con cui l’io posiziona sé nel mondo creandolo e riconoscendolo (Fichte) può essere riconducibile ad alcunché d intuitivo ed immediato (la certezza cartesiana dell’ io-penso), ma necessita di una riflessione su ciò che c’è già nel mondo, prima dell’io empirico. Soprattutto l’io, inteso cartesianamente nella sua validità ed universalità, resta indeterminato nei suoi contenuti e nel suo sforzo per esistere deve operare su ciò che è già stato prodotto e sedimentato nella storia della cultura (mito, religione, arte, filosofia). Accogliere l’idea che la realtà è simbolica, costituita dai simboli della produzione culturale umana, significa disporre la riflessione ad entrare in un rapporto dialettico con l’interpretazione.

Perciò la filosofia deve farsi ermeneutica e diventare un’attività in grado di ricevere le donazioni di senso espresse dal linguaggio dei simboli. Nel pensiero di Freud e di Hegel, Ricoeur ritrova la presenza delle nozioni di inconscio e di

spirito, due concetti che risultano decisivi per l’attuazione del metodo ermeneutico.

La realtà simbolica

esprime il nostro

radicamento nell’essere.

- Freud - La realtà inconscia rende possibile un’ermeneutica della demistificazione che passa per un’archeologia del soggetto, così come la intende la psicoanalisi. Presente→passato

Il simbolo non è altro che un segno particolare

con cui si manifesta

un’intenzionalità, cioè un atto con cui la coscienza determina le caratteristiche degli oggetti che intende conoscere, che è leggibile in

due modi:

- Hegel - La realtà come spirito è l’esito di un’ermeneutica della restaurazione del senso stesso della realtà, intesa come teleologia del soggetto, così come è stata espressa nella Fenomenologia dello Spirito. Passato→presente

C’è una semantica del desiderio a cui è riconducibile sia il linguaggio psicoanalitico di Freud sia il linguaggio filosofico hegeliano.

L’analisi del vissuto psichico, l’esercizio del portare a scioglimento i nodi che rappresentano le lacerazioni della psiche in Freud e la sintesi conclusiva a cui approda lo sviluppo dello Spirito in Hegel, comprendendo la fenomenologia delle figure anteriori con quelle posteriori, conducono allo stesso esito: il desiderio di vivere resta insuperato ed

insuperabile. Ciò è vero tanto per l’autocoscienza hegeliana in lotta quanto per l’eros freudiano, il principio coesivo e

vitale, che è costretto dalla realtà - in Disagio della civiltà –a sublimare l’energia libidica in forme etiche più funzionali alla civiltà, quali la fede, la devozione religiosa o il sacrificio di sé per gli altri.

Un’ermeneutica più comprensiva deve dunque volgersi verso la religione, tanto esercitando il sospetto sulla verità del suo oggetto, quanto suscitando l’auspicio del suo progetto escatologico. La fenomenologia del sospetto implica una teologia dialettica.

La scuola del sospetto, che incrina il rapporto tra la

coscienza e la verità

La via del totalmente Altro, che ricolloca la verità sul

piano del desiderio

- Marx - Solamente una classe in ascesa può avere una

coscienza di classe vera, e cioè adeguata al perseguimento dei propri interessi. Non è la coscienza che determina la vita ma è la vita che determina la coscienza.

- Nietzsche – Non esiste un’eterna verità, ma tutto si è

fatto.

- Freud – La verità consiste nello smascheramento di

una menzogna psicologica: la cristallina identità e la staticità intransitoria della coscienza.

- Barth e Bultmannn - L’unico atteggiamento morale

che l’uomo può darsi per avere accesso al sacro è quello di pensarsi e viversi come “totalmente altro” rispetto a Dio. L’ascolto della verità colloca la coscienza sul piano della trascendenza.

Desiderio di comprensione e di partecipazione all’essere che ne chiarisce la trascendenza

La realtà che ha per oggetto l’ermeneutica di Ricoeur è la realtà del simbolo. Principalmente essa è penetrata dalla

riflessione, una capacità di recepire il senso delle formazioni simboliche. Dato che le forme simboliche rimandano

sempre ad altro, la riflessione deve farsi comprensione ed assumere solo di volta in volta il valore teoretico di verità o di falsità. Perciò, per quanto riguarda la fede, Ricoeur accetta l’interpretazione freudiana che la riduce a timore e consolazione, perché essa è vera quando si fa della fede un uso oggettivo. Non dice nulla, però, della fede come

desiderio soggettivo (qui l’interpretazione freudiana non conduce a verità), a cui rimanda la figura biblica di Giobbe.

Egli è il simbolo di una fede adulta che non accetta di essere consolata, che si prende carico di un desiderio che riceve un senso solo per via indiretta. La sua fede, per Ricoeur, è più vicina al terzo genere della conoscenza di Spinoza, l’amor Dei intellectualis, che non a qualsiasi religione della Provvidenza.

- La Prussia, terra natale di Hegel, nell’autunno de 1806 era entrata nella quarta coalizione antifrancese (con Austria, Russia e Inghilterra). Napoleone sconfigge l’esercito prussiano nell’ottobre del 1806 in Turingia, a Jena e ad Auerstadt, poi invade la Germania e la occupa fino alla Vistola (Polonia). L’opera fu terminata dall’autore nella notte che precedette la battaglia di Jena e fu salvata dal saccheggio delle truppe napoleoniche, che colpì la città senza risparmiare la casa di Hegel.

- La Fenomenologia dello Spirito consiste nella storia della formazione (Bildung) della coscienza, la trama dei modi in cui il sapere si manifesta alla coscienza (perciò viene usato il termine ‘fenomenologia’), attraverso cui essa entra in rapporto con l’oggetto per conoscerlo e comprenderlo fino alla piena coincidenza con esso. Non si tratta tanto di una semplice narrazione cronologica di eventi, quanto di una “scienza dell’esperienza della coscienza”, della

riappropriazione “anamnestica” del passato nel presente da parte dell’umanità, che così diviene consapevole di sé e

del mondo oggettivo. Il percorso di autoesame attraverso cui la coscienza si “rischiara a se stessa”, fino a diventare

puro Spirito (coincidenza di oggetto e concetto), avviene per gradi. Esso non è altro che la via che segue lo Spirito

infinito per riconoscersi come tale attraverso le sue manifestazioni finite, che Hegel esemplifica nel susseguirsi di figure ideali e storiche.

- L’opera si suddivide in sei sezioni a cui corrispondono le tappe del cammino che la coscienza intraprende per giungere al Sapere assoluto; esse sono: Coscienza, Autocoscienza, Ragione, Spirito, Religione e Spirito assoluto. All’interno di ogni sezione la coscienza persegue sempre una pretesa di verità che ha per obiettivo la corrispondenza o coincidenza di oggetto e concetto. Il criterio attraverso cui la coscienza ottiene questa corrispondenza è adeguato a quel preciso momento del sapere.

- Ogni criterio mostra la propria inadeguatezza quando viene meno la determinazione finita prodotta dal sapere, dato che ogni determinazione è sempre negazione di qualcosa da cui deve differenziarsi. Come il bocciolo che sparisce nella fioritura e lascia spazio al fiore, e questo a sua volta al frutto, che è la “verità” del fiore, così ogni determinazione sparisce per lasciar posto alla determinazione successiva, e con ciò la nega, fino alla costituzione di quella totalità organica che è la pianta. Determinatio negatio est (Spinoza).

- Mostrare il divenire della filosofia è propedeutico alla filosofia stessa, alla filosofia come scienza, cioè alla possibilità che il singolo che fa filosofia possa riconoscersi nello Spirito universale.

3.2- Phaenomenologie des Geistes,

di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, pubblicata a Bamberg ed a Würzburg nel 1807

1 - Coscienza

- La coscienza naturale aspira a cogliere l’oggetto di

conoscenza.

1.1 - Certezza sensibile - La coscienza, nel primo tentativo di conoscere una cosa si trova di fronte alla massima generalità del “questo”, del “qui” e dell’ “ora”, i quali, nonostante indichino qualcosa di particolare, possono connotare sempre qualsiasi cosa.

1.2 – Percezione - La mancanza totale di contenuto rende inadeguata l’esperienza della certezza sensibile, perciò la coscienza prende su di sé la genericità dell’oggetto, determinando lei stessa le qualità dell’oggetto (colore, peso, dimensione, odore, ecc.). Così la coscienza determina anche se stessa come una realtà universale, un ente generico ordinatore delle cose.

1.3 - Intelletto - Nella percezione la coscienza si trova di fronte all’aporia in cui l’oggetto è al contempo uno e

molti (ha molte proprietà), un’aporia che l’intelletto

risolve riconoscendo che l’essere dell’oggetto si manifesta alla coscienza solo come un oggetto in rapporto ad altri oggetti, un rapporto determinato da leggi che sono riconducibili alle strutture formali dell’intelletto.

2- Autocoscienza

- Dopo aver risolto l’oggetto in se stessa (conoscenza),

ora la coscienza si dispone alla comprensione di sé e del

rapporto con le altre autocoscienze

2.1 – Brama (Begierde, concupiscenza, appetito) e

conflitto - Sorge la necessità del riconoscimento reciproco

tra le autocoscienze, che passa per la brama di possesso della natura e per la conseguente lotta per la propria autoconservazione, che di quella brama ha bisogno.

Conatus in existentia perseverandi (Spinoza). La conquista

e la difesa della propria vita e della propria indipendenza implica anche il conflitto con le altre autocoscienze, in una lotta che può risolversi nella morte. Lo sconfitto, per non perdere la vita, accetta la servitù.

2.2 – Signoria e servitù - Il signore pone tra sé e gli oggetti il lavoro del servo che li produce e così si condanna a dipendere dalla sua attività. Il servo, d’altro canto, si forma nel lavoro (auto-limitando la propria brama) e dà forma (di Spirito) alla natura (con gli oggetti che produce). Tuttavia, nonostante l’inversione dei ruoli, la sua libertà è ancora irretita nella servitù.

2.3 – Libertà come indifferenza - La liberazione dell’autocoscienza passa per la storia delle scuole filosofiche e delle dottrine religiose. Il modello stoico del libero pensiero, che persiste anche in un corpo in catene (Epitteto), lascia irrisolto il problema della libertà; mentre l’atarassia conduce all’indifferenza ed allo scetticismo. Lo scettico si contraddice perché la sospensione del giudizio sull’esistenza del mondo comporta il suo pensiero in atto

nel mondo.

2. 4 – Libertà come trascendenza: la coscienza infelice

- La negazione del mondo reale spinge l’autocoscienza alla

ricerca della verità nella trascendenza, prima in un Dio inaccessibile (ebraismo), poi in un Dio incarnato (cristianesimo). La morte di Dio sulla croce e la resurrezione che culmina con l’ascensione al cielo, gettano la coscienza nella disperazione.

3- Ragione

- La coscienza scopre la razionalità obiettiva ed il

contesto sociale borghese in cui si sviluppano le iniziative

individuali.

3.1 – Ragione osservativa - Con il naturalismo rinascimentale e l’empirismo moderno, l’autocoscienza diventa certa in sé di essere ogni realtà. È il momento dell’osservazione degli effetti dell’azione dello spirito sulla natura. Si producono esperimenti e si cercano le leggi che ordinano la natura e l’io. Ma gli organismi naturali e l’io non sono semplici oggetti già dati, cose.

3.2 - Ragione attiva - Per consentire all’autocoscienza uno sviluppo etico, devono essere superati l’edonismo (felicità fine a se stessa), il romanticismo (‘legge del cuore’ che vieta l’accesso ad una realtà che è invece conflittuale), il moralismo astratto (il culto della virtù, proprio degli illuministi al potere).

3.3 – Ragione individuale – L’atteggiamento morale cela un inganno: l’individuo spaccia per morale la dedizione ai propri interessi egoistici. Le leggi universali non sono prodotte dall’umanità ma dai singoli che poi le esaminano. L’individuo come sostanza etica può realizzarsi solo nello Stato.

4- Spirito

– Dalla dissoluzione del moralismo emerge una coscienza che assume in sé la consapevolezza del primato

Coscienza - La coscienza naturale aspira a cogliere

l’oggetto di conoscenza.

4.1 – Eticità – Lo spirito è certo di se stesso (il modello è la Grecia classica) e fa coincidere la propria individualità con il bene della collettività. Lo spirito “vero” della polis greca, che qui si configura, si deve però confrontare con i limiti dell’immediatezza e della relativa semplicità di questo modello etico-politico.

4.2 – Cultura - Lo spirito smarrisce se stesso di fronte al sorgere dell’universalità astratta nello Stato di diritto. L’esercizio del potere è in mano all’imperatore (“signore del mondo”). Nel formalismo dello Stato, lo spirito si rende estraneo a sé e discrimina tra il bene dell’interesse generale ed il male dell’interesse particolare. Ma il linguaggio politico può facilmente invertire i termini e disgregare ulteriormente il legame tra individuo e società. Le scissioni tra individuo e società, che si succedono storicamente, hanno il loro culmine nella Rivoluzione Francese, che, nata sotto l’auspicio della libertà, culmina nell’arbitrio e nel terrore. Il mondo della cultura, che lo spirito ha eretto a baluardo della propria sostanza etica, è al tramonto.

4.3 – Moralità – La libertà è autodeterminazione morale, la morale autonoma di Kant. Solo la rivoluzione morale educa l’individuo all’universalità. Tuttavia la legge del dovere per il dovere, priva di contenuti, giustifica qualsiasi azione empirica. Il formalismo morale lascia l’agire nell’indeterminatezza e conduce all’atteggiamento romantico dell’anima bella, che non si oppone più al mondo ma ne fugge per cercare l’incontro con il divino. Ma pensare di staccarsi dalla realtà del mondo è una presunzione assai pericolosa che può condurre alla solitudine ed alla pazzia. La via di uscita consiste nell’apertura reciproca delle coscienze attraverso la comunicazione ed il perdono vicendevole, che si concretizza in un vincolo spirituale universale.

5- Religione

– L’Assoluto parla di sé ed esponendo i modi delle

proprie manifestazioni alla coscienza umana e, attraverso di questa, diventa oggetto di coscienza. L’essenza

dell’Assoluto è vissuta e rappresentata (separata dalla sua essenza) in una dimensione di trascendenza interiore.

5.1 - Religione naturale – Nella pura semplicità geometrica delle piramidi e degli obelischi viene

rappresentato l’elemento puramente formale,

indifferenziato, della religiosità. Ogni determinatezza dell’esperienza religiosa si risolve e viene presa insieme in questo primo elemento semplice e totalizzante.

5.2 - Religione artistica – L’esterno si configura come un elemento interiore nell’animo dell’artista che nella Grecia antica opera ispirato dalla divinità. Nell’opera d’arte astratta (arte plastica-figurativa e linguaggio oracolare nella Grecia antica) l’artista diviene consapevole della propria funzione spirituale di mediazione tra divino e terreno. Così la divinità perde il proprio aspetto di estraneità al mondo per diventare antropomorfica, rappresentata come un’opera d’arte vivente. Infine, attraverso il linguaggio chiaro ed universale dell’epica (l’uomo viola l’aura del divino e diventa il protagonista della rappresentazione), quello catartico della tragedia (il mondo divino è purificato dal medesimo destino tragico a cui soggiace il mondo umano), quello demistificatorio della commedia (che si impadronisce dell’essenza assoluta mettendone in ridicolo ogni forma di venerabilità e di santità), si configura lo spopolamento del cielo dagli dei.

5.3 - Religione rivelata – Nello spazio vuoto lasciato libero dalla perdita degli dei, viene alla luce lo Spirito come Concetto puro. Nella religione del farsi uomo da parte di Dio (Menscherwendung Gottes, incarnazione di Dio), Dio offre una piena manifestazione di sé, che la coscienza può riconoscere e da cui può essere riconosciuta. Il Dio incarnato del cristianesimo (che muore, resuscita e ascende al cielo) è la perfetta rappresentazione della vita dello Spirito assoluto. Esso è soggetto e spirito al contempo.

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