Il Rapporto sottolinea che la tempestività della diagnosi è cruciale per aumentare le probabilità di sopravvivere al cancro, e che spesso il merito della diagnosi precoce di alcuni tra i tumori più diffusi va attribuito ai programmi di screening forniti dal SSN. Grazie a questi controlli, negli ultimi anni è significativamente diminuita l’incidenza del carcinoma del colon-retto e della cervice uterina (pa-tologie per le quali i test di screening hanno la finalità d’individuare lesioni pre-maligne, che pos-sono essere asportate evitando lo sviluppo successivo del tumore). Attualmente il Servizio Sanitario Nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce del tumore al seno (invito a sottoporsi a mammografia ogni 2 anni rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni), del tumore al collo dell’utero (invito alle donne di età compresa tra 25 e 65 anni a effettuare il Pap test ogni 3 anni) e del tumore al colon-retto (ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno per uomini e donne tra i 50 e i 75 anni).
Tabella 57 - Mortalità per malattie cardiovascolari (tasso standardizzato per 10.000 abitanti) – Anno 2015
Italia Sardegna
Tasso di mortalità per 10.000 abitanti 32,9 27,4
Secondo le ultime rilevazioni PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità (2014-2017), oltre 7 donne su 10 di età compresa tra 50 e 69 anni si sono sottoposte a scopo preventivo allo screening mammo-grafico: il 54% ha effettuato la mammografia nell’ambito dei programmi organizzati dalle Asl, men-tre il 19% per iniziativa personale. La percentuale media di adesione ai programmi di screening è pari al 73,5% - un valore costituito dalla percentuale di adesione ai programmi organizzati dalle Asl (pari al 53,8%) e da quella di adesione ai programmi spontanei (pari al 19,2%).
In Sardegna la percentuale di adesione ai programmi di screening mammografico è simile a quella nazionale, anche se leggermente inferiore: si attesta al 70,1%. La percentuale di adesione ai programmi organizzati dalle Asl nell’isola è pari al 52,6%, mentre l’adesione spontanea è pari al 16,9%.
Per quanto riguarda i programmi di screening colorettale, il tasso di copertura medio nazionale nel periodo 2014-2017 è pari al 45,5%. Ciò significa che meno di una persona su due di età compresa tra 50 e 69 anni ha eseguito un esame a scopo preventivo per la diagnosi precoce dei tumori del colon retto. La maggior parte delle persone che ha aderito al programma di screening lo ha fatto nell’ambito dei programmi organizzati dalle ASL (37,4%), mentre l’adesione ai programmi spon-tanei si ferma al 7,5%.
In Sardegna la percentuale di adesione ai programmi di screening è inferiore a quella nazionale:
la copertura totale è pari al 41,4%, l’adesione ai programmi organizzati dalle Asl è pari al 34,6%, mentre quella spontanea è pari al 6,4%.
Per quanto riguarda la prevenzione del tumore del collo dell’utero, si stima che nel 2014-2017 in Italia circa otto donne su dieci di età compresa tra 25 e 64 anni (79,3%) abbiano eseguito un Pap test o un test dell’Hpv preventivo entro i tempi raccomandati. A livello nazionale l’adesione ai pro-grammi organizzati dalle ASL si attesta al 45,3%, mentre l’adesione ai propro-grammi spontanei è pari al 33,4%.
In Sardegna la percentuale di adesione ai programmi di screening è inferiore a quella nazionale:
la copertura totale è pari al 75,4%, l’adesione ai programmi organizzati dalle Asl è pari al 57%, mentre quella spontanea è pari al 17,9%.
Tabella 58 - Copertura dei programmi di screening mammografico, colorettale e cervicale (tassi standardizzati) - Anni 2014-2017
Italia Sardegna
Screening mammografico Copertura screening totale 73,5 70,1
Copertura screening organizzato 53,8 52,6 Copertura screening spontaneo 19,2 16,9
Screening colorettale Copertura screening totale 45,5 41,4
Copertura screening organizzato 37,4 34,6
Mettendo in relazione l’adesione ai tre programmi di screening oncologici (tasso di adesione medio) e la sopravvivenza netta a 5 anni per i tumori della mammella, dell’utero e del colon-retto, emerge che le Regioni del Sud, che presentano tutte tassi di copertura inferiori alla media nazionale, sono anche caratterizzate da tassi di sopravvivenza medi per tutti i tumori più bassi. In media in Italia l’adesione ai tre programmi di screening si attesta intorno al 66%, mentre la soprav-vivenza netta a 5 anni si colloca tra il 58 e il 59%.
In Sardegna l’adesione ai tre programmi di screening si aggira intorno al 62%, mentre la soprav-vivenza netta a 5 anni si ferma a circa il 55%.
Presenza di reti oncologiche
Un elemento che genera risultati positivi in termini di sopravvivenza al cancro è l’organizzazione del percorso di cura con un’assistenza sanitaria integrata, multidisciplinare e maggiormente centrata sul paziente. Le reti oncologiche rappresentano un modello organizzativo che permette di attuare un approccio integrato e multidisciplinare sia in termini di strategia di cura, sia in termini di offerta adeguata di assistenza, in continuità tra ospedale e territorio e vicino al domicilio. Nonostante ciò, in Italia le reti oncologiche sono attive soltanto in 7 regioni e nella P.A. di Trento, e questo si riflette sulla sopravvivenza dei pazienti: dove la rete si è realizzata, i pazienti colpiti dal cancro presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni superiori. Per esempio, se Toscana e Veneto presentano tassi di so-pravvivenza rispettivamente pari al 56% e al 55% per gli uomini e al 65% e al 64% per le donne, la Sardegna (dove la rete esiste solo “sulla carta”) presenta tassi di sopravvivenza pari al 49% per gli uomini e al 60% per le donne.
Le demenze
Le demenze rappresentano una delle priorità di salute pubblica a livello globale: si stima che si verifichi un nuovo caso ogni 3 secondi e che nel mondo ne soffrano 47 milioni di persone. La ges-tione di queste malattie comporta una spesa complessiva superiore a 800 miliardi di dollari. Tra le varie forme di demenza, la più frequente è la malattia di Alzheimer, che colpisce maggiormente la popolazione ultrasessantacinquenne. La prevalenza della malattia aumenta con l’età e raggiunge il 15-20% nei soggetti di oltre 80 anni. La durata di vita media del paziente affetto da Alzheimer varia dai 3 ai 10 anni in base all’età in cui insorge la malattia (fino a 10 anni per i pazienti che ricevono una diagnosi tra i 60 e 70 anni, e dai 3 anni in giù per i pazienti che ricevono la diagnosi a
novan-Copertura screening spontaneo 7,5 6,4
Screening cervicale Copertura screening totale 79,3 75,4
Copertura screening organizzato 45,3 57,0 Copertura screening spontaneo 33,4 17,9
t’anni). In Italia il numero delle persone affette da demenza è pari a circa 1 milione, di cui il 60-70%
è costituito da malati di Alzheimer. Tra il 2005 e il 2015 il numero di persone colpite da una forma di demenza è aumentato significativamente, passando da 7,5 a 15,6 malati ogni mille abitanti, mentre i pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer sono passati da 4,5 a 9,4 malati ogni mille abitanti.
In Sardegna nel 2015 il numero delle persone affette da Alzheimer è pari a 8,6 malati ogni mille abitanti, mentre quello degli individui colpiti da altre forme di demenza è pari a 5,7 malati ogni mille abitanti.
Per quanto riguarda la mortalità associata alle demenze, il Rapporto evidenzia che nel 2015 l’Alzheimer e le altre demenze sono state responsabili di circa 32.000 decessi. La malattia di Alzheimer da sola ha causato 12.000 decessi, due terzi dei quali hanno riguardato le donne. A livello nazionale il tasso standardizzato di mortalità per la patologia è pari a 1,61 per 10.000 abi-tanti.
In Sardegna il tasso standardizzato di mortalità per Alzheimer è maggiore e risulta tra i più alti d’Italia, attestandosi a 2,12 per 10.000 abitanti.
Per la gestione delle demenze, le famiglie possono affidarsi a strutture quali i Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD), i Centri diurni e le strutture residenziali, qualora siano presenti. In Italia ci sono 1,9 centri ogni 1.000 abitanti, pari a un numero complessivo di 1.788 strutture (574 CDCD, 553 Centri diurni e 661 strutture residenziale).
In Sardegna nel 2017 sono presenti in tutto 39 strutture: 15 CDCD, 6 Centri diurni e 18 strutture residenziali. Nell’isola sono pertanto disponibili 1,6 centri ogni 1.000 abitanti, un valore inferiore rispetto alla media nazionale.