• Non ci sono risultati.

PARTE SECONDA

III. 2. Scrivere il reale

Il genere romanzesco ha storicamente avuto come oggetto principale il reale. A partire dal XIX secolo, i progetti realisti hanno assicurato al romanzo il suo successo letterario, ne hanno stabilito le modalità narrative e le strutture formali. La letteratura contemporanea si continua a preoccupare del reale, che non è più visto come un referente inaccessibile al testo. Il suo scopo diventa quello di scrivere la realtà senza sacrificare ciò che ha ereditato dall'estetica realista tradizionale, conciliandola, ancora una volta, col sospetto verso la realtà, ereditato invece dalla prospettiva modernista. La letteratura contemporanea si pronuncia a proposito della situazione attuale, la prende in esame, vi si approccia con sguardo critico fino a rimettere in gioco la questione dello scrittore impegnato. Questo senso dell'interrogazione del

reale porta la letteratura di oggi a rivisitare tutto ciò che ha ereditato, a riscoprire dei saperi dimenticati o sconosciuti, ad esplorare all'interno di altri campi artistici, in particolare nel campo dell'immagine che diventerà uno dei suoi partner principali. Ma cosa significa descrivere il reale oggi? Abbiamo assistito, a partire dalla fine del XIX secolo allo sgretolamento dell'Io monolitico. In epoca contemporanea, gli individui mancano di unità e di continuità; il singolo si moltiplica in vari frammenti di sé e si riconosce nell'altro. Anche il reale è altrettanto frammentato. Scrivere di questo significherà muoversi per tocchi, evocare esperienze lacunose, parlare per immagini istantanee, creare testi discontinui.

Il linguaggio mimetico è da sempre quello prediletto dal romanzo realista. In realtà, oggi, la mimèsis è sentita sempre più come insufficiente a riprodurre una realtà così frammentata e che sia specchio dell'individualità. La lingua perde il suo carattere mimetico per riuscire a toccare il reale nella sua più intima essenza, per evocare anche ciò che non si vede. C'è una sorta d'ibridazione tra due universi linguistici: si tratta di sfuggire all'illusione mimetica pur descrivendo il reale e, contemporaneamente, di dare più potenza alla parola che annuncia le violenze delle fratture sociali ed individuali. Lo scrittore si approccia, quindi, in maniera nuova alla questione della rappresentazione. Da una parte è portato a cercare nel linguaggio l'equivalente delle violenze subite nel reale piuttosto che di presentarle tali e quali si presentano nell'illusione di una mimesi perfetta; dall'altra, gran parte degli scrittori si spostano dal reale all'immagine che hanno di questo, vale a dire che si concentrano esclusivamente su una nuova modalità di espressione che possa evocare la realtà come esperienza vissuta e come percezione.

Una delle grandi caratteristiche del realismo era quella di portare uno sguardo informato e cosciente sul reale e d'inscriverlo in una riflessione soggiacente. Nelle opere di Balzac o Zola, ad esempio, vi era sempre un'ideologia di base; la letteratura contemporanea cerca, invece, di liberarsene, o perlomeno, porta avanti un discorso ideologico che non è, però, costruito a priori, ma che si sviluppa naturalmente attorno alla scena descritta, che scaturisce indipendentemente dall'opera. Oggi lo scrittore si fa etnologo del presente, trattiene le tracce di un patrimonio in via di sparizione e lo fa in maniera diversa rispetto al passato, facendosi osservatore da un

lato e "sognatore" dall'altro. Questo significa che le notazioni geografiche si uniscono alla rêverie, la ricerca storica all'intervista, le descrizioni puntuali ad altre frutto della fantasia. Gli scrittori contemporanei focalizzano l'attenzione sulla mutazione, facendola approdare solo in un secondo momento ed in maniera critica, alla situazione attuale della società post-industriale. La nostra epoca è quella in cui si assiste alla fine del savoir-faire, alla scomparsa delle forme d'eccellenza manifatturiera, alla fine dell'orgoglio operaio, ad esempio. Ogni epoca ha costruito il suo sapere grazie alle trasmissioni dei suoi predecessori, salvo la nostra epoca che, a causa dell'accelerazione delle innovazioni, rende caduco e inappropriato il sapere delle generazioni che ci hanno preceduto. L'antico non è più il saggio oggi ma il suo esatto opposto. Questa mutazione invade sia il mondo urbano che quello rurale e si visualizza per lo più nei luoghi. Per questo l'attenzione degli scrittori realisti si rivolge in grande misura ai paesaggi dove cercano le tracce della mutazione. I luoghi della letteratura di oggi sono quelli in cui la memoria si disfa o minaccia di perdersi. Oggi, gli scrittori si trovano a muoversi in non-luoghi, in spazi moderni di scambio e di commercio come le stazioni, le gallerie commerciali, le zone di transito. L'individuo postmoderno non ha più radici, non ha più un sapere condiviso con i suoi antenati, non sa più dove abitare e, di conseguenza, transita continuamente in questi non-luoghi. Ciò concorre alla spersonalizzazione tipica della postmodernità, che è poi ciò che angoscia maggiormente gli scrittori realisti contemporanei.

Nello sforzo di proporre una nuova presa del reale effettivo, le finzioni contemporanee si sono impadronite dei fatti di cronaca in grado d'illuminare le manifestazioni più acute della società attuale. Le questioni di rappresentazione e appropriazione del reale sollecitano gli scrittori che scelgono di mettere la fiction alla stregua dei fatti. Questo tipo d'interesse non è certo nuovo, ed è stato centrale nel corso degli ultimi due secoli. Ancora una volta, però, l'interesse che si porta oggi ai fatti di cronaca procede in maniera diversa rispetto al passato e manifesta una specificità contemporanea, rivelatrice dell'andatura singolare della letteratura del nostro tempo. Infatti, non si tratta più di scrivere soltanto dei fatti accaduti né di esplorare la materia romanzesca: la nostra epoca produce un discorso critico al loro posto, come al posto delle stesse produzioni letterarie. Se nel XIX secolo i fatti di

cronaca erano del materiale utile a stimolare la produzione romanzesca, oggi questi non costituiscono del materiale per la creazione del romanzo ma costituiscono l'opera stessa poiché vengono riportati come dei resoconti. Lontani dall'esacerbare la finzione narrativa, i nuovi testi realisti mantengono la dimensione fattuale quanto più esplicita possibile. Oggi, infatti, pochi testi realisti sono veramente narrativi. Tutti procedono per frammenti di narrazione, come già sottolineato, frammenti che s'incastrano in altre modalità testuali e con un approccio non lineare alla materia del racconto. Il racconto stesso si muove su basi incerte, per tentativi o approssimazioni. Ciò che interessa è il discorso che ruota attorno ai vari frammenti narrativi, è lo spazio della parola che esprime come i fatti si dispongono in una coscienza, che espone le loro risonanze soggettive. Ciò che interessa agli autori contemporanei è vedere come i fatti di cronaca possano influenzare un'interiorità psichica. I fatti continuano ad essere riportati come in un compte rendu, cioè in una maniera il più possibile oggettiva, ma ciò che distingue una lavoro sociologico dall'indagine letteraria è proprio la flessione verso l'introspezione.

Tipico del romanzo realista tradizionale era la tendenza ad annullare la voce narrativa: il narratore non era che il supporto dell'enunciazione e la sua funzione non era né di mediatore né di interprete ma di semplice mezzo di comunicazione. Nel romanzo contemporaneo realista, invece, il narratore si sente libero d'intervenire nel corso della storia per manifestare i propri dubbi, il suo malessere, le sue perplessità, eventuali assensi o dissensi. In più, s'interroga costantemente sull'esercizio stesso della narrazione, sulla legittimità dell'atto. La scrittura si rimette in discussione. In definitiva, la letteratura contemporanea cerca l'interlocuzione. Si tratta di trovare, di fronte a ciò che mostra il racconto dei fatti di cronaca, uno spazio in cui far circolare una parola carica di dubbi ed esitazioni. Rispetto al passato, i faits divers sono, quindi, sfruttati, in maniera diversa: è privilegiata l'ambivalenza di senso all'univocità, l'interrogazione all'asserzione, una forma discorsiva ad una narrativa. La letteratura non saprebbe ritornare al reale senza pronunciarsi sul suo stato, senza manifestare la propria opinione al di là della semplice costatazione descrittiva e senza essere filtrata dagli individui, prendendo così una dimensione soggettiva. Il reale diventa così una costruzione soggettiva, cha lascia sempre più spazio al sogno e

alla finzione. La letteratura realista introduce la questione dell'impegno (politico e sociale) degli intellettuali. È un soggetto che ha interessato tutta la letteratura ed in particolare quella del secolo scorso. Oggi, parlare di écrivain engangé è anacronistico. Il disincanto, quello che deriva da una società in crisi economica ed umana, non dispone lo scrittore all'impegno. Il romanzo realista della contemporaneità perde sempre più il suo lato impegnato, o meglio, anche da questo punto di vista si assiste ad un sostanziale cambiamento. Le scritture realiste odierne privilegiano la finzione, l'investigazione, l'intervento del narratore a guisa di commento, la riflessione. Ci sono testi in cui la descrizione della realtà viene esagerata, in cui un'ideologia viene portata all'estremo, in cui l'impegno politico viene reso così eccessivo da mostrare i suoi limiti. È nella direzione dell'esagerazione che si muove l'écrivain engagé della contemporaneità: in questo senso si muovono Michel Houellebecq, che con la descrizione apocalittica dell'umanità che ha fatto nelle sue opere s'impegna a denunciare lo stato attuale delle cose, o Antoine Volodine, che nel suo testo Lisbonne dernière marge, ad esempio, costruisce una vera fiction politica su un movimento terrorista tedesco.

Un'altra via di rinnovamento per quanto riguarda la letteratura impegnata è quella legata al romanzo giallo. Se a partire dagli anni Cinquanta questo genere attraversa una fase critica, sul finire del secolo, comincia ad acquisire una rispettabilità mai avuta prima: acquisire in senso proprio, poiché in una società dominata dai soldi un genere che vende più degli altri va di diritto a costituire uno dei cardini della letteratura. Calcolando la propria estetica, dirigendo i propri effetti, la fiction noire ha guadagnato una tale legittimità da soppiantare altri generi più in voga nel passato. La volontà di efficacia romanzesca (un intrigo che catturi, una suspense continua) e l'attesa di una denuncia ideologica impongono una ricerca formale che può portare l'opera ad un alto livello, ribaltando, quindi, gli stereotipi della banalità del romanzo giallo. Il polar permette di scrivere in tempo reale storie di vergogna, permette di scegliere bersagli come le derive politiche o i tumulti sociali, permette di farsi coscienza critica militante del presente senza che ciò sia sentito come sconveniente. Si parla oggi, addirittura, di néopolar à la française71 per indicare un genere, 71 D. Viart, B. Vercier, La littérature française au présent. Héritage, modernité, mutations, cit., p.

tradizionalmente ben codificato, che invece si prende la libertà d'intervenire sul presente, di fare delle incursioni nel dominio politico, che è, insomma, molto attento alla realtà che lo circonda. Rappresentano degli esempi significativi di questa nuova tendenza scrittori come Jean-Patrick Manchette o Thierry Jonquet, ma è Didier Dæninckx che rappresenta sistematicamente questa tendenza con opere come Le Der des ders o Meurtres pour mémoire. Con la sconfitta dei grandi ideali anche la letteratura impegnata è in crisi. Oggi prende le vesti di generi già esistenti: dalla caricatura, al romanzo apocalittico, al romanzo poliziesco; è evidente, che si tratti più di una letteratura di denuncia che di un impegno politico tout court; è, però, altrettanto evidente che attraverso delle opere accessibili al grande pubblico come il polar la denuncia arrivi in maniera capillare a tutti gli strati della popolazione e per questo il suo potere risulta accresciuto.

Un vasto lembo della letteratura contemporanea concepisce lo spazio della finzione come un luogo di dialogo con gli altri domini del pensiero e della riflessione, ovvero della filosofia e della critica. Un nuovo tipo di articolazione tra finzione e riflessione si sviluppa sotto l'effetto del sospetto, ormai onnipresente, e, in seguito alla sconfitta dei grandi discorsi teorici del pensiero strutturalista, che mette fine alla separazione tra pensiero teorico e pensiero "artistico". Molte opere contemporanee rinunciano alla finzione narrativa stricto sensu in favore di testi più indecifrabili e, soprattutto, inclassificabili. Il legame tra fiction e riflessione non è più un rapporto d'illustrazione o di servitù, ma di scambio e di collaborazione. Queste forme letterarie nuove derivano non tanto da una decisione estetica, come abbiamo osservato per certi nuovi generi del passato, ma da un'esigenza epistemologica. Vedremo in seguito come, ne La carte et le territoire, ad esempio, la finzione dialoghi per tutto il corso della narrazione col saggio, sia con un saggio estetico sul mondo dell'arte contemporanea sia con un saggio di stile filosofico72. I limiti definiti dai generi non arrivano più a descrivere il reale nella sua complessità. I nuovi testi realisti nascono in un ambiente in cui il sapere è contaminato da forme diverse, da arti diverse, dove la narrazione si lega al saggio, dove il soggetto si lega alla Storia, dove il divenire individuale si lega a quello collettivo. L'opera di Pierre Bergounioux fornisce un buon esempio di

questo tipo di letteratura. I suoi testi, che non riportano mai un'indicazione di genere precisa, fondano la letteratura su un'interrogazione di tipo antropologico e etnologico. Si tratta di un'antropologia sociale dell'uomo contemporaneo dove s'incrociano riflessioni sulla nostra condizione attuale e passata. Ogni volta, nelle sue opere, l'esperienza personale dell'autore si lega al mondo, cioè si stabilisce un legame continuo tra una dimensione singolare e una generale, in cui la prima prende spunto dal genere autobiografico e dalla fiction e la seconda mette le sue radici nell'indagine e nel saggio.

In definitiva, oggi, cosa significa descrivere il reale? Lo scrittore realista si trova in difficoltà perché parte da un Io non più monolitico per andare ad indagare una società sconvolta dagli eventi storici del XX secolo e che risulta ridotta in brandelli. La descrizione del reale deve tener conto del passato, recente o lontano, e chiama in causa la Storia, ma perde in gran parte la linearità e la potenza descrittiva che aveva in passato a vantaggio di un'estetica del frammento. Il romanzo realista riscuote, comunque, successo in epoca contemporanea, se si tiene conto conto del genere nella sua accezione più ampia di scrittura del reale.

Quanto descritto finora è valido anche per il momento attuale ma non più sufficiente. Descrivere la situazione della letteratura francese nel momento stesso in cui questa stessa si sta scrivendo è cosa difficile. Grazie a vari gruppi di ricerca che hanno dato un nome e una coerenza all'ultimo periodo letterario, è possibile identificare la produzione letteraria in corso come extrême contemporain: sarà questo l'ultimo oggetto di analisi di questa sezione.