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Dalla Seconda Guerra Mondiale ad ogg

1.2.6 La fase dall’Unità d’Italia ad oggi e la ferrovia

1.2.6.3 Dalla Seconda Guerra Mondiale ad ogg

I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale furono ingenti. Tra aprile e novembre 1944 la città subì più di centocinquanta incursioni aeree che colpirono circa tremila abitazioni e resero inutilizzabile il porto e la ferrovia. I quartieri più colpiti furono quello fra il Mausoleo di Teoderico, la stazione e la caserma di S. Maria in Porto, quello tra il Corso e S. Vittore e il borgo S. Biagio.

Le bombe incendiarie causarono gravi danni ai monumenti nonostan- te le misure di sicurezza adottate: puntellamenti, riempimento delle nicchie e dei porticati con sacchi di sabbia, strati di alghe marine pres- sate anticombustione. Nel 1944 fu distrutta la Chiesa di S. Maria in Porto Fuori insieme al suo campanile; stessa sorte toccò alla Chiesa di S. Vittore. Entrambe furono dichiarate irrecuperabili.

Di S. Giovanni Evangelista furono distrutte la parte anteriore e l’absi- de. Di S. Francesco furono lesionate la copertura, la navata sinistra e la cappella dei Da Polenta, mentre di S. Apollinare Nuovo la copertura e l’abside. Altre chiese subirono danni minori. Vennero inoltre distrutti in buona parte i chiostri del Monastero di S. Vitale (in particolare il pri- mo chiostro, fig. 2) e di S. Giovanni Evangelista. Danni minori riguar-

darono i chiostri dei conventi di S. Maria In Porto e di Classe.

Fig. 2. Veduta del primo chiostro del Monastero di S. Vitale dopo il bombardamento del

La ricostruzione del tessuto urbano procedette invece più rapidamen- te in quanto le distruzioni riguardarono soprattutto aree che il piano regolatore del 1942 aveva già destinato al risanamento.

Nel secondo dopoguerra ci fu poi un’intensa industrializzazione dell’a- rea del porto che comportò un grande afflusso di operai dall’entroterra e dalle provincie vicine.

Industria nel dopoguerra

Nel 1952, a nord di Ravenna, vennero individuati dei vasti campi me- taniferi produttivi e subito in loro prossimità sorsero industrie chimiche e petrolchimiche, patrocinate da partecipazioni statali. Duecento ettari di terreno a sinistra del canale Corsini vennero occupati da impianti d’avanguardia e nel 1958 fu inaugurato lo stabilimento dell’Anic. Parte dei terreni impiegati coincidevano con quelli rilasciati dal mare in se- guito al ritiro delle acque.

Per adeguarsi alla nuova situazione, nel 1957 venne approvato un programma che prevedeva l’ampliamento del canale e la realizzazio- ne di una nuova darsena. I lavori si protrassero per molti anni e ne risultò uno dei porti industriali più importanti d’Italia, che continuò poi a svilupparsi a spina di pesce.

Lentamente si verificò un distacco fisico fra la città ed il suo porto. Sviluppo urbano

L’afflusso di operai verso la nuova area industriale comportò l’esten- sione dei quartieri popolari, in particolar modo quelli fuori le mura come S. Biagio, S. Rocco e Porta Nova. Vennero costruiti condomini e villette non solo nei quartieri periferici ma anche nel centro storico, con sostituzioni edilizie non sempre di qualità o dovute ad esigenze di ricostruzione postbellica. Il quartiere interessato da maggior sviluppo fu quello della darsena mentre a nord, sopra Porta Serrata, non si ve- rificarono significativi ampliamenti. L’accrescimento fu caratterizzato generalmente da scarso controllo e manutenzione, disordine, man- canza di servizi e difficoltà di spostamento in un sistema viario molto

quali ospedali e scuole vennero spostati fuori dal centro storico per cercare di migliorare la situazione.

Collegamenti

Nonostante lo sviluppo industriale avviatosi negli anni Cinquanta, ri- masero evidenti le difficoltà comportate dalla mancanza di collega- menti con l’entroterra e la costa sul piano delle comunicazioni.

Il tratto autostradale che raggiunge la città venne realizzato nel 1973 e dagli anni Sessanta partirono i cantieri per l’E45, la superstrada che collega Ravenna a Cesena e le valli del Savio. Contemporaneamente venne potenziata la via Romea di collegamento con Venezia.

Abbassamento del suolo

Nel novembre del 1966 Ravenna, come altre città italiane, fu inva- sa dalle acque e tornò a farsi vivo il problema dell’abbassamento del suolo. Ci si rese conto che i valori dell’abbassamento stavano aumen- tando drasticamente e che il problema dell’allontanamento del mare, vissuto fortemente in epoca medievale, era stato invertito: ora l’abbas- samento del terreno comportava i fenomeni di erosione della costa e di ingressione marina. Questi sono tutt’ora attivi e hanno comportato l’essicazione delle fasce di pineta più esterne.

1.3.1

Introduzione

Se un’analisi dell’evoluzione storica e morfologica della città, dalla sua fondazione ad oggi, è importante per comprendere come la città si sia sviluppata nel tempo, soprattutto dal punto di vista urbanistico e architettonico, altrettanto importante è comprenderne lo stato attuale. Questo secondo studio verte su cinque elementi, fondamentali per en- trambi i temi di progetto: mura, edifici religiosi, musei, verde e viabilità. Il soggetto principale dell’analisi dello stato di fatto non può che essere il patrimonio bizantino, a partire dalle mura, in parte costruite proprio durante questo periodo.

Il sistema murario, infatti, è il limite del centro storico, entro il quale si trovano la quasi totalità delle architetture bizantine. Le porte e le postierle rappresentano i punti in cui l’interno e l’esterno della città venivano a contatto e si è cercato di comprendere come sia cambiato questo rapporto nello stato attuale. Inoltre, l’area del Museo Nazionale è posta proprio a ridosso del tratto nord-ovest delle mura cittadine. Il secondo e forse principale elemento di indagine sono gli edifici reli- giosi di origine bizantina, tra i quali le basiliche, i battisteri e i mausolei, dei quali è stato in particolar modo studiato lo sviluppo nel corso del tempo, per poter dare una spiegazione al loro stato attuale.

Sia l’area del Palazzo che quella del Museo, infatti, contengono chiese di assoluta importanza quanto a qualità architettonica ed artistica: si tratta della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo nel primo caso e della Basilica di San Vitale nel secondo.

Il terzo campo studiato è quello dei musei. Entrambi i temi di progetto, infatti, consistono nella costruzione di un museo, archeologico e co- struito quasi ex-novo nel caso del Palazzo di Teoderico, più collezioni- stico e già esistente nel caso del Museo Nazionale.

Lo studio del verde si concentra sugli spazi adiacenti alle aree ar- cheologiche o monumentali d’epoca bizantina, al circuito murario o ai

Infine, lo studio della viabilità del centro storico vuole mettere in risalto la relazione tra la rete distributiva odierna e gli elementi puntuali con- siderati. Si va quindi dai tracciati più importanti del centro agli accessi a quest’area, dalle aree di parcheggio in prossimità di tali punti al tipo di accessibilità, fino alla mobilità pubblica.

È su questa sovrapposizione di layer che si snoda il percorso culturale

1.3.2

Fortificazioni