LA VALUTAZIONE E COMUNICAZIONE DELL’IMPATTO
3.4. Segue: il caso dell’emissione di Green Bond Enel
ENEL (Ente Nazionale per l’Energia Elettrica) nasce con il compito di esercitare le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica.
L’Enel inizia la sua attività in Italia nel 1963, con il graduale assorbimento delle 1270 imprese elettriche allora esistenti, ma è a seguito della crisi petrolifera degli anni ’70 che provvede a ridefinire le strategie basate fino ad allora sulla produzione di energia da impianti idroelettrici e termoelettrici, in chiave di risparmio energetico e diversificazione delle fonti. Tutto ciò si traduce in una serie di misure atte a ridurre l’inquinamento e una maggiore attenzione ai temi di ambiente e sicurezza. Negli anni a seguire Enel avvia un programma di sperimentazione ed intensificazione dell’uso delle fonti di energia rinnovabili che prevede:
− lo sfruttamento delle residue risorse idroelettriche; − il potenziamento della capacità geo-termoelettrica;
− l’avvio nel 1984 della sperimentazione nel settore eolico, con il progetto Vele, nell'Alta Nurra in Sardegna e lo sviluppo di centrali fotovoltaiche da utilizzare in rete o per alimentazione di utenze isolate come nei progetti a Vulcano e Adrano in Sicilia.
All’inizio degli anni ’90, con l’avvio alla liberalizzazione del settore della produzione di energia elettrica, si ha la trasformazione di Enel da Ente a Società per Azioni e negli anni successivi inaugura una serie di centrali solari fotovoltaiche ed eoliche in tutto il Paese. Nel 1999 con il “Decreto Bersani” viene stabilisce la liberalizzazione del settore elettrico nazionale, con la separazione societaria delle attività di produzione, trasmissione, distribuzione e vendita, e l’obbligo di una riduzione della capacità produttiva dell’azienda. Nello stesso anno è anche quello della privatizzazione di Enel con la collocazione sul mercato di quasi 4 miliardi di azioni quotate alla Borsa Italiana e al New York Stock Exchange. Nel 2001 Enel inizia il processo di internazionalizzazione, con alcune importanti operazioni in Spagna, Stati Uniti, Canada e Brasile, con una serie di acquisizioni otre che realizzazione di centrali di produzione energetica da fonti rinnovabili.
Il 28 marzo 2002 il Gruppo Enel si dota di un codice etico e nel 2003 viene ammessa nel gruppo delle prime 50 aziende europee, che coniugano il business con piani e principi di sostenibilità sociale e ambientale ed è l’unica impresa di pubblica utilità presente. L’anno seguente fa registrare l’inclusione nel Dow Jones Sustainability Index, il prestigioso indice borsistico globale, che annovera le imprese che hanno tenuto comportamenti di eccellenza in ambito economico- finanziario, ma anche nel rispetto per l’ambiente e nell’impegno nella società. Nel 2006 viene presentato un piano a favore dell’ambiente in cui prevede di investire oltre quattro miliardi di euro in cinque anni per le rinnovabili e per la ricerca e l’applicazione delle migliori tecnologie di abbattimento delle emissioni con l’obiettivo di produrre energia a costi contenuti, nel rispetto dell’ambiente, e contribuire a ridurre i rischi del mutamento climatico evitando l’emissione in atmosfera di quattro milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
È sulla scia di questa evoluzione sempre più votata alla responsabilità ambientale e ai cambiamenti climatici che a partire dal 9/1/2017 Enel Finance International N.V. (“EFI”), società il cui capitale è interamente posseduto da Enel S.p.A. (“Enel”, rating BBB+ per S&P’s, Baa2 per Moody’s, BBB+ per Fitch), ha collocato con successo sul mercato europeo il primo green bond del gruppo Enel per un importo 1,25 miliardi di euro destinato a investitori istituzionali.
Questa scelta risulta essere strategica dato che nel 2017 gli investitori socialmente responsabili (SRI) rappresentavano l'8,4% del capitale sociale di Enel e l'11,0% del flottante. Il loro peso sta crescendo nel tempo. Il Gruppo, all'inizio del 2016, ha istituito un'unità specifica all'interno del team IR interamente dedicata all'impegno con le istituzioni SRI.
Al fine di facilitare la trasparenza sulla qualità delle emissioni dei green bond è stato creato un Framework di riferimento che oltre a seguire i Green Bond Principles si allinea ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu:
− SDG 4 (alta qualità, educazione inclusiva ed equa): 800.000 beneficiari entro il 2020, in aumento di due volte rispetto ai precedenti 400.000; − SDG 7 (energia a prezzi accessibili e pulita): 3 milioni di beneficiari entro
− SDG 8 (occupazione e crescita economica sostenibile e inclusiva): 3 milioni di beneficiari entro il 2020, in aumento di due volte rispetto ai precedenti 1,5 milioni;
− SDG 13 (azione per il clima): <350 gCO2 eq / KWh entro il 2020 (emissioni specifiche), un "obiettivo basato sulla scienza".
Lo stesso framework prevede l'impegno formale di ridurre le emissioni specifiche di CO2 del Gruppo a < 350g CO2 eq / KWh entro il 2020, per il quale il Gruppo Enel
ha in atto diverse azioni volte a mitigare l'impatto delle sue attività industriali sull'ambiente attraverso:
− riduzione delle emissioni specifiche di SO2 del ~ 30% entro il 2020 (rispetto
al 2010);
− riduzione delle emissioni specifiche di NOx del ~ 30% entro il 2020
(rispetto al 2010);
− riduzione delle emissioni specifiche di particelle di circa il 70% entro il 2020 (rispetto al 2010)
− riduzione del consumo specifico di acqua del ~ 30% entro il 2020 (rispetto al 2010)
− riduzione dei rifiuti prodotti di circa il 20% entro il 2020 (rispetto al 2015). Dal report pubblicato nel maggio 2018 viene chiarito che parte dei proventi netti di emissione è stata utilizzata per finanziare progetti rientranti nelle categorie individuate in linea con i GBP, mentre i proventi non allocati durante il 2017 saranno utilizzati per finanziare progetti inclusi nell’aggiornamento del piano reso noto a novembre 2017. I proventi utilizzati sono stati impiegati principalmente in nuovi progetti di sviluppo, costruzione e repowering di impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili.
Al fine di agevolare la trasparenza dei green bond emessi oltre ad avere predisposto un apposito framework di riferimento, EIF si è avvalsa anche di un advisor esterno VIGEO EIRIS63 che ha rilasciato una “second party opinion” che ha valutato il
livello di assurance sugli indicatori ESG utilizzati nella rendicontazione oltre che sugli indicatori di performance utilizzati.
Per quanto riguarda l’informativa agli investitori questa si è servita di indicatori finanziari e indicatori ESG determinati in accordo al Green Bond Framework di Enel.
Tabella3: Indicatori Finanziari relativi ai Green bond Enel
Fonte: Green Bond Reporting Enel 2017
Tra gli indicatori finanziari si fa riferimento a:
− capacità e ammontare dell’investimento in valuta approvato dal CDA e reso pubblico attraverso comunicati stampa;
− valore dell’investimento in euro;
− quota dei proventi del green bond allocato sul progetto data dalla differenza tra i costi totali capitalizzati al 31/12/2017 e l’ammontare dei finanziamenti ricevuti da parti terze per lo specifico progetto;
− data di entrata in esercizio parti al momento in cui l’impianto ha prodotto il primo KWh.
Tabella: indicatori ESG relativi ai Green Bond Enel
Fonte: Green Bond Reporting Enel 2017
Tramite gli indicatori ESG si cerca invece di esporre il beneficio ambientale in termini di CO2 evitata (effettiva o attesa) relativa ai progetti finanziati in particolare
per i progetti entrati in esercizio entro il 30 settembre 2017, vengono riportati i dati di produzione effettiva e conseguente quantità di CO2 evitata, mentre per i progetti
entrati in esercizio dopo il 30 settembre 2017 o non ancora entrati in esercizio, vengono riportati i dati di produzione annua attesa e conseguente quantità di CO2
evitata attesa.
Il quantitativo di CO2 evitata (sia effettiva sia attesa) è determinato moltiplicando
la produzione (effettiva o attesa) per il fattore emissivo legato alla produzione di energia termoelettrica specifico del Paese in cui ha sede l’impianto; mentre la quota parte di produzione (sia effettiva sia attesa) e della relativa quantità di CO2 evitata imputabile al green bond è calcolata in proporzione alla quota di proventi del green bond allocati sul progetto nel 2017 rispetto all’investimento totale.
Ulteriori indicatori ESG relativi a progetti finanziati con in proventi dei green bond fanno riferimento ai consumi d’acqua successivi all’entrata in esercizio; al numero di progetti per il ripristino della biodiversità.
Infine, vengono riportate le “Informazioni complessive” legate a criteri, indicatori e informazioni sull’approccio che Enel ha adottato nello sviluppo dei progetti finanziati tramite i proventi del bond.
Per quanto riguarda le emissioni di Greenhouse gas (GHG), espresse in CO2e, 64,
Enel fa riferimento al GHG Accounting Protocol, riportando nel Bilancio di Sostenibilità di cui il report sui Green Bond è parte integrante:
− le emissioni dirette di (Scope 1) pari a 105,5 milioni di tonnellate di CO2ein
leggera diminuzione rispetto al 2016 a causa della minore produzione termoelettrica rispetto all’anno precedente (-0,5%),
− le emissioni indirette (Scope 2) pari a 388mila tonnellate di CO2e riguardanti
le emissioni derivanti dalla generazione dell’elettricità acquistata e consumata dall’Azienda, incluse le emissioni di CO2 associate ai consumi
di energia elettrica acquistata in rete per usi civili (per esempio negli uffici) e per il pompaggio negli impianti idroelettrici;
− le emissioni generate come conseguenza delle attività dell’Azienda e non
derivano da fonti controllate né possedute dall’Azienda stessa (Scope 3),
questo valore è legato principalmente alle emissioni fuggitive di metano dalle miniere a carbone in fase estrattiva e alle emissioni dal trasporto dei combustibili utilizzati per il funzionamento delle sue centrali.
Grazie ai rapporti forniti da IFC ed ENEL, appartenenti comunque a tipologie di emittenti molto diverse fra loro in quanto la prima è un’organizzazione finanziaria internazionale mentre la seconda è una multinazionale nel campo energetico, gli investitori possono avere un'idea dell'impatto di un green bond sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.
Nonostante la relazione sull’impatto generato, grazie all’allocazione dei proventi dei green bond, sia un utile strumento di dialogo con una più ampia platea di investitori occorre comunque tenere conto di una serie di limitazioni dovute al fatto che la valutazione dell’impatto si basa più che altro su stime ex ante che considerano
64 La conversione delle tonnellate di ciascun singolo gas rilevato in CO2e avviene applicando il valore di Global Warming Potential medio di riferimento.
gli effetti diretti di un progetto per cui l’impatto ambientale effettivo potrebbe divergere dalle proiezioni iniziali, inoltre l’impatto di un singolo progetto potrebbe interessare un numero di indicatori di gran lunga maggiore rispetto a quelli previsti nella relazione, senza trascurare il fatto che viceversa possono esservi dei progetti per cui l’indicatore principale non è applicabile o i dati non sono disponibili. Inoltre, l’attività di reporting non è ancora coerente tra gli emittenti e i confronti sono difficili a causa delle diverse metodologie e ipotesi per il calcolo dell'impatto potenziale sull'ampia varietà di settori e sotto-settori che possono interessare un progetto oltre a considerare la scarsa disponibilità di dati.
Fortunatamente, tutto ciò si sta traducendo in una maggiore enfasi, sulla progressione verso metodologie armonizzate e report coerenti spinta dalla domanda degli investitori, nonché da un interesse comune da parte di emittenti, sottoscrittori e regolatori nel vedere crescere il mercato dei bond verdi ed in tal senso si sta muovendo anche la Commissione Europea che nella recente pubblicazione di un piano di azione a sostegno della crescita della finanza sostenibile ha previsto tra le azioni da intraprendere nel breve periodo la creazione di standard ed etichette per prodotti finanziari verdi65.
65 COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE EUROPEAN
COUNCIL, THE COUNCIL, THE EUROPEAN CENTRAL BANK, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS Action Plan: Financing Sustainable Growth, Action 2.
CONCLUSIONI
L’Impact Investing si configura come una strategia d’investimento nell’ambito del Social and Sustainable Responsable Investment (SRI) che può essere considerata una rivoluzione dell’ambito finanziario, in grado di catturare l’interesse di una generazione di investitori sempre più attenti a questioni di consapevolezza sociale tipiche della filantropia oltre che alle aspettative di rendimento della finanza tradizionale, attraverso lo sfruttamento del potere dei mercati per coadiuvare la formazione di soluzioni ad alcuni dei problemi sociali o ambientali più urgenti attraverso appositi strumenti.
Nel corso della trattazione della tesi sono stati affrontati i temi caratteristici dell’Impact Investment, individuandone le peculiarità nell’intenzionalità e nella misurabilità dell’impatto che non solo distinguono questo strumento da qualsiasi altro strumento di finanza tradizionale, ma anche da ogni altra strategia SRI. Successivamente sono stati analizzati gli aspetti inerenti lo stato dell’arte della misurazione dell’impatto attraverso la descrizione di alcune delle metodologie esistenti classificate in base alle diverse fasi del processo di misurazione, in particolare per poter comprendere l’impatto generato da un’impresa, in termini di cambiamento apportato, il framework logico da assumere è quello relativo alla cd. catena del valore dell’impatto che permette di individuare graficamente i diversi passaggi in cui si esplica la cd. Teoria del Cambiamento.
Nonostante la dimensione di questo mercato non sia ancora stata completamente
quantificata alcuni studi aiutano a fornire un quadro preliminare della crescita di questa strategia in Europa pari al 385% mentre a livello globale, il mercato dell’Impact Investing è stato stimato pari a 109 miliardi di dollari (98 miliardi di euro) nel 2016. Tuttavia esistono numerosi fattori che limitano il mercato della finanza ad impatto, in modo particolare l’assenza di metriche consolidate e globalmente accettate circa la misurazione dell’impatto generato da uno specifico investimento, alcuni framework come IRIS e le metriche allineate a queste pur
rappresentando un buon inizio sono ancora lontane dalla definizione di uno standard comune.
Uno dei più conosciuti strumenti di Impact Investing presenti sul mercato è quello dei Green Bond, ovvero titoli obbligazionari i cui proventi sono destinati a finanziare o rifinanziare una serie di progetti che si prefiggono impatti positivi ambientali e climatici, il cui mercato inizialmente dominato dalle banche di sviluppo e da agenzie “sovranazionali” , negli ultimi anni ha visto aumentare la varietà di partecipanti privati con l’ingresso di molte società multinazionali. Al fine di identificare più facilmente quelli che sono da ritenersi Green Bonds da parte degli impact investors, fin dallo sviluppo di questo mercato gli emittenti si sono concentrati sulla divulgazione di un’adeguata informativa circa l’utilizzo dei proventi in progetti di vocazione green.
In particolare ad incoraggiare ulteriormente gli emittenti a riferire annualmente circa le proprie emissioni, delineando gli importi assegnati a progetti specifici e gli impatti ambientali previsti, sono i Green Bond Principles che rappresentano un quadro di riferimento comune per l’emissione di detti strumenti con lo scopo di promuoverne lo sviluppo del mercato.
Durante la stesura della tesi ci si è soffermati sulle emissioni di green bond da parte di International Finance Corporation ed Enel spa attraverso l’analisi dei report resi pubblici dalle società. Si tratta di due tipologie di emittenti molto diverse in quanto la prima è un’istituzione finanziaria internazionale che a metà del 2017 aveva già emesso green bond per circa 5,8 miliardi di dollari mentre la seconda è una multinazionale del settore energetico che a gennaio 2017 ha emesso il suo primo green bond per 1,25 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le emissioni di IFC, queste risultano essere conformi ai Green
Bond Principles e i progetti ritenuti ammissibili sono conformi agli 8 standard di
performance IFC individuati nel Green Bond Framework di IFC, inoltre i criteri di selezione hanno ricevuto la second party opinion rilasciata da CICERO. La totalità dei progetti finanziati nel 2017 (33 progetti) viene organizzata in settori relativi a bioedilizia, produzione di energia eolica o solare, senza tralasciare transazioni
finanziarie con altri istituzioni che, consentono di raggiungere anche i progetti di piccole dimensioni.
Per quello che concerne, invece, le emissioni di Enel, anche queste risultano essere conformi ai Green Bond Principles e i progetti ritenuti ammissibili sono conformi agli SDGs individuati nel Green Bond Framework, inoltre una second party opinion è stata rilasciata da Vigeo Eiris relativamente agli indicatori ESG utilizzati nella rendicontazione oltre che sugli indicatori di performance utilizzati. Dal Green Bond Report 2017 di Enel, allegato al Bilancio di Sostenibilità, si evince che i proventi realizzati sono stati impiegati in 42 progetti (di cui 26 in Italia ) principalmente volti ad attività di sviluppo, costruzione e repowering di impianti di generazione di energia da fonti rinnovabili.
Al fine di quantificare quella che è la Carbon Footprint di ogni emittente, per entrambi i report vengono indicati oltre agli importi assegnati a progetti specifici anche gli impatti dovuti alla riduzione delle emissioni dei cosiddetti gas effetto serra espressi in termini di CO2 evitata attesa.
Per i Green Bond, comunque il collegamento tra emissione e impatto non è automatico in quanto gli indicatori presenti nelle apposite reportistiche sono principalmente definiti in termini di finanziamenti messi a disposizione, inoltre nell’attività di reporting la valutazione dell’impatto viene ricondotto alla riduzione delle emissioni di GHG, al risparmio energetico annuale (EE), alla produzione annuale di energia rinnovabile (RE). La quantificazione basandosi in linea di massima su analisi di tipo controfattuale, non è ancora coerente tra gli emittenti per cui le stime iniziali potrebbero divergere dall’impatto effettivo oltre al fatto che un singolo progetto potrebbe interessare più indicatori o viceversa l’indicatore principale potrebbe non essere applicabile.
Ne discende che i confronti risultano essere difficili a causa delle diverse metodologie e ipotesi utilizzate per il calcolo dell'impatto potenziale sull'ampia varietà di settori e sotto-settori che possono interessare un progetto.
I Green Bond possono essere comunque una risorsa aggiuntiva anche perchè migliorano il profilo reputazionale di chi li emette anche se, in mancanza di
standard e regole comuni certe nell’attività di reporting, è possibile incorrere nel rischio del cosiddetto “greenwashing” .
L’interesse da parte di investitori ed emittenti, oltre che sottoscrittori e regolatori nel vedere crescere il settore dell’Impact Investing in generale e quello del mercato dei green bond in particolare, si sta traducendo in una progressione verso una maggiore coerenza nella fase di reporting attraverso framework e standard armonizzati.
Di recente ad esprimersi in tal senso è stata la stessa Commissione Europea tramite
l’Action Plan: Financing Sustainable Growth del marzo 2018, ha previsto una serie di azioni volte alla creazione di norme ed etichette per prodotti finanziari green (azione 2) insieme alla possibilità di integrare l’aspetto delle preferenze degli investitori in tema di sostenibilità anche per quanto riguarda la consulenza in materia finanziaria attraverso future modifiche a MIFID e IDD(azione 4).