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bilanciamento fra tutela del minore, esigenze di accertamento e garanzie dell’imputato

1. Il minore, vittima e testimone, fra necessità di accertamento e tutela della personalità fragile: le valide ragioni della disciplina derogatoria

1.1 Ricordo e ascolto del minore: aspetti problematici

1.1.3. Segue: … e le tecniche per evitarli

Come è possibile, dunque, evitare tali errori?

La psicologia giuridica, in particolare la psicologia della testimonianza, ci viene in aiuto. L’indagine scientifica in ambito psicologico ha, infatti, prodotto una migliore conoscenza delle caratteristiche della testimonianza infantile e nuove tecniche di raccolta e di valutazione delle deposizioni, individuando le condizioni che possono rendere più accurato e completo il resoconto dei fatti da parte del minore.51

48 GULOTTA Le fonti di errore nelle valutazioni di abuso sessuale, in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 175

49

ROTRIQUENZ in op. cit. p. 48

50 LOPEZ in op. cit. p. 141

51 VALVO, Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

Uno degli strumenti più diffusi nelle perizie in caso di abuso è costituito dallo Statement

Validity Analysis (Sva). Esso nasce dall’elaborazione di un gruppo di psicologi tedeschi

come metodo costruito per stabilire la credibilità di una deposizione e risponde all’esigenza di approntare una tecnica capace di far luce sui complessi casi di abuso sessuale sui minori, spesso caratterizzati da testimonianze discrepanti tra vittima ed imputato.52 Per differenziare l’analisi di contenuto della deposizione dal giudizio completo sulla credibilità di quanto dichiarato, sono stati introdotti i termini Criteria-Based Content Analysis (CBCA, in italiano l’analisi del contenuto basata su criteri) e Statement Validità Assessment (SVA, in italiano l’esame della validità della deposizione). Il CBCA si riferisce all’analisi della deposizione del minore e fa uso di una serie di criteri predefiniti, mentre la SVA indica la completa procedura diagnostica, che include anche i risultati del CBCA. Tale procedura comprende:

- un attento esame dell’informazione relativa al caso. I fatti riguardanti il caso vengono ricavati da ogni possibile fonte di informazione (verbali di polizia, schedari dei servizi per la protezione all’infanzia, documenti del tribunale, informazioni della scuola, anamnesi psicosociale delle persone coinvolte ecc. ecc.) e consentono all’esaminatore di formulare ipotesi alternative circa le presunte vicende sessuali;

- l’intervista semistrutturata del minore, il cui formato è stato progettato per ottenere più informazioni possibili tramite la narrazione libera da parte del bambino. Il rapporto con quest’ ultimo viene stabilito partendo da argomenti “neutri” come gli hobbies, i migliori amici o la musica preferita. Tale colloquio consente di saggiare le capacità verbali del minore. Successivamente, le domande vengono poste secondo una modalità “ad imbuto”, cioè cominciando con quelle domande generali pensate allo scopo di ottenere un racconto libero dell’evento per arrivare a quelle che richiedono risposte più specifiche;

- il CBCA dell’intervista trascritta;

- l’esame della validità di ulteriori informazioni sul caso;

- un compendio articolato dell’analisi di contenuto e dell’esame della validità.53

52 Strumenti di indagine in caso di abuso in 4° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell‟ Infanzia e

dell‟Adolescenza, 2003, a cura di Eurispes e Telefono Azzurro , p. 9 .

53 STELLER, BOYCHUK, I bambini come testimoni nei casi di abuso sessuale: l‟intervista investigativa

e le tecniche di validazione, in La testimonianza nei casi di abuso sessuale sui minori, Milano, 2000, pp.

Va sottolineato che tale modo di procedere non solo consente di raccogliere i dati in modo corretto, ma permette anche di sottoporre il racconto del bambino ad un ulteriore strumento di controllo di veridicità: il CBCA.54 Tale valutazione viene effettuata sulla soddisfazione, in termini di presenza o assenza, di diciannove criteri di contenuto suddivisi in cinque categorie:

- le caratteristiche generali del racconto legate alla coerenza interna, alla sua produzione non strutturata e alla quantità di dettagli. Si ha, così, una prima valutazione della deposizione considerata nella sua globalità;

- i contenuti specifici come il particolare contesto spazio-temporale o le eventuali riproduzioni di conversazioni;

- la peculiarità di contenuto rappresentata, ad esempio, da alcuni dettagli insoliti, dalla descrizione dello stato mentale soggettivo e di quello attribuito all’accusato;

- i contenuti relativi alla motivazione (correzioni spontanee, ammissioni di vuoti di memoria, perdono del colpevole ecc. ecc.). Essi permettono di trarre qualche conclusione circa la motivazione del bambino a deporre o a dichiarare il falso;55 - gli elementi specifici relativi all’offesa, da cui si possono dedurre dettagli sul

tipo di reato subito.56

La CBCA da sola, però, non è sufficiente nella valutazione della credibilità di un resoconto. E’ prevista una lista di elementi che indicano la validità della deposizione (Validity Checklist) da utilizzare nella fase della procedura dedicata all’esame della validità.57 Per prima cosa devono essere prese in considerazione alcune caratteristiche psicologiche del minore come la suscettibilità alla suggestione, la proprietà del linguaggio e delle conoscenze e la presenza di una condizione emotiva (di cui deve essere valutata l’adeguatezza rispetto al contenuto di quanto raccontato). In seguito, bisogna considerare le caratteristiche dell’intervista. Esse vengono esaminate in due fasi: nella prima fase va segnalato se il testimone sia stato interrogato con tecniche

54

DA CATALDO NEUBURGER L‟esame del minore in Abuso sessuale di minore e processo penale:

ruoli e responsabilità, Padova 1997, p. 143

55 GHETTI, AGNOLI, Raccogliere e valutare la testimonianza infantile in casi di sospetto abuso

sessuale con la Statement Validity Analysis, in La testimonianza nei casi di abuso sessuale sui minori,

Milano, 2000, p. 214.

56

VALVO, Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997. p. 269

57 Scheda 4: Strumenti di indagine in caso di abuso in 4° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell‟

inadeguate nel caso su cui si indaga, poiché errori nelle precedenti interviste possono influenzare la deposizione attuale, nonostante quest’ultima sia condotta correttamente; nella seconda fase, invece, va valutata separatamente la tecnica di intervista usata per la valutazione del CBCA.58 Occorre, poi, prendere in considerazione il contesto nell’ambito del quale è avvenuto il primo resoconto, se il minore ha motivazioni discutibili per sporgere denuncia e se questa è originata da pressioni che l’abbiano spinto a dichiarare il falso.

L’ultima sezione della validity checklist ha a che fare con le domande investigative in cui si esaminano le risposte date dal minore, in particolare se esse sono contrastanti con quanto dichiarato, in altre occasioni, dallo stesso testimone o da un altro testimone oppure se siano presenti nella deposizione più elementi rilevanti contraddetti da solide prove fisiche o concrete. Inoltre, se le descrizioni sono contrarie alle leggi della natura solleveranno dubbi circa la validità dell’accusa a dispetto della presunta buona qualità di contenuto della deposizione. Va precisato che questa lista per l’esame della validità non è di natura psicologica, ma criminologica.59

Nonostante questo strumento abbia avuto origine nella prassi e nella ricerca psicologica, la sua applicazione non è limitata agli psicologi, ma può essere utilizzato anche da altri professionisti provenienti da vari ambienti come le forze dell’ordine, gli assistenti sociali ecc.; inoltre, pur non essendo stato esente da critiche60 ed essendo prematuro sostenere che questo metodo possa con certezza affermare la veridicità o meno di una deposizione, esso ha fornito e continua a fornire, in ambito giudiziario, utilissimi elementi di valutazione.61 Si avverte da parte di tutta la letteratura scientifica, quindi, la necessità di ulteriori ricerche approfondite per comprenderne le potenzialità e i limiti.62 Un altro strumento, molto utilizzato nel caso in cui gli abusi sessuali si presentino in forma “diretta”63, è la validation. Il termine indica quella prassi che si propone di

58

MALACREA, LORENZINI in op. cit. p. 345

59 STELLER, BOYCHUK in op. cit. pp. 186, 187, 188, 189.

60 Negli U.S.A. la SVA ha generato controversie in quanto tacciata di poter essere utilizzata per screditare i bambini che hanno realmente avuto esperienza di abuso- STELLER e BOYCHUK in op. cit. p. 203.

61

VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 269

62 MALACREA, LORENZINI, in op. cit. p. 356

63 MALACREA, Dalla rilevazione all‟accertamento: il percorso clinico, in Segreti di famiglia, Cortina editore 1990, p. 107. L’autrice afferma, infatti, che l’abuso sessuale possa presentarsi all’operatore in “forma diretta” o in “forma mascherata”. Si considera “presentazione diretta” quella che consiste nella rivelazione esplicita dell’avvenuto abuso, da parte della vittima o di suoi familiari, oppure nella richiesta di accertamenti medici a seguito di episodi di violenza sessuale o mirata a confermare o ad escludere

accertare la credibilità della denuncia di abuso sessuale attraverso un particolare “intervento di diagnosi psicologica della vittima”.64

Lo schema in cui si struttura la procedura di validation include:

- la storia dei sintomi;

- il racconto orale del bambino;

- la fenomenologia dell’esperienza di abuso; - lo stile di esposizione;

- le prove corroboranti.

Si tratta di un intervento molto complesso, in quanto si articola su vari piani: esso, infatti, consente di valutare in primis la personalità della vittima e il suo sviluppo cognitivo, al fine di determinare se il bambino abbia o meno problemi di tipo psicologico o intellettivo tali da impedirgli di riferire realisticamente fatti od esperienze vissute; successivamente vengono prese in considerazione le caratteristiche della denuncia (linguaggio usato, spontaneità, presenza di dettagli elaborati incongruenti con le conoscenze sessuali compatibili con l’età) e le eventuali ragioni che potrebbero condurre il bambino a mentire; infine, si confronta l’insieme dei fatti denunciati con quanto già si conosce sull’abuso sessuale in genere, per rilevare se il racconto del bambino “ne rispecchia le caratteristiche di progressione ed espressione in relazione all’età della vittima, alla durata ed alle modalità prevalenti”.65

L’aspetto più interessante di tale procedura è che non riguarda solo l’accertamento della veridicità delle rivelazioni del minore, ma anche la sua presa di contatto con la realtà dell’abuso.66

Essa può avere un effetto terapeutico, dal momento che fornisce un ottimo contesto per “l‟elaborazione

precoce dell‟esperienza traumatica da parte del bambino”, con effetti decisamente utili

dal punto di vista del suo benessere psichico;67inoltre, il percorso clinico della

fondati sospetti di abuso sessuale. La “presentazione mascherata” si ha, invece, quando non esiste una denuncia esplicita del fatto, ma si producono fenomeni, anche a carattere sintomatico, collegati all’abuso sessuale, i quali provocano interventi sanitari, sociali, psicologici attraverso cui emergono informazioni e dati che inducono a sospettare l’abuso. L’autrice tiene a sottolineare che, nel caso di “presentazione diretta” l’accertamento è, solo in apparenza, più semplice, in quanto si pone in tutta la sua complessità, il problema della credibilità di chi rivela l’abuso.

64 VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 265

65 ROTRIQUENZ, La realtà dell‟abuso: elementi descrittivi in La testimonianza nei casi di abuso

sessuale sui minori, Giuffrè editore 2000, p. 69

66 VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 265

validation offre delle importanti indicazioni sul grado di rischio psicologico che la

procedura giudiziaria può comportare per il minore, ma anche l’adeguato “setting” per la sua preparazione all’audizione.68

Vi sono, oltre alla procedura di validation ed allo strumento della SVA, altre due modalità di intervista strutturate e codificate dalla letteratura internazionale: l’Intervista

Cognitiva e la Step-Wise Interview .69 Entrambi i protocolli di intervista hanno diversi vantaggi fra cui il fatto che consentono di procedere per fasi, permettono di non contaminare i ricordi del bambino e, qualora ci si trovi nell’ambito di una perizia, danno la possibilità di applicare strumenti di analisi del contenuto (per esempio la CBCA di cui si è in precedenza trattato) che contribuiscono alla determinazione della veridicità di una dichiarazione di abuso sessuale.70

L’Intervista cognitiva è una procedura, di origine statunitense71

, sviluppata per aiutare ufficiali di polizia o altri professionisti ad ottenere resoconti più completi ed accurati da un testimone, basandosi sui noti principi psicologici riguardanti il ricordo ed il recupero delle informazioni dalla memoria. Tale tecnica si concentra sui modi in cui un testimone può accedere all’informazione in memoria e si basa sui seguenti principi teorici:

- ci sono numerose strade per recuperare dalla memoria un evento per cui informazioni non accessibili con una tecnica possono diventarlo con un’altra; - ci sono molteplici parti che entrano a comporre una “traccia di memoria”, però

un suggerimento o un aggancio per il recupero è effettivo a patto che ci sia una sovrapposizione tra l’informazione codificata ed il recupero stesso.72

Dato che lo scopo primario dell’Intervista cognitiva è di aumentare la quantità di informazioni recuperate, essa è apparsa di grande utilità ed efficacia nel caso in cui i testimoni da sentire fossero bambini piccoli.73 Come già detto, infatti, le ricerche hanno messo in luce che i bambini piccoli ricordano meno di quelli grandi; inoltre, essa

68

VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997. p. 266

69 CAMERINI, Criteri di ascolto giudiziario del minore presunta vittima di abuso, in Il diritto di essere

bambino: proposte e strategie di intervento a cura di Telefono Azzurro, Edizioni Litorama 2002, p. 43.

70

SCALI, L‟ascolto giudiziario del minore vittima di abuso, in Il diritto di essere bambino: proposte e

strategie di intervento a cura di Telefono Azzurro, Edizioni Litorama 2002, p. 81.

71 Per la precisione essa fu elaborata a partire dal 1988 da GEISELMAN, FISHER e collaboratori.

72 MEMON, Un‟introduzione all‟intervista cognitiva come procedura per interrogare i bambini, in La

testimonianza nei casi di abuso sessuale sui minori, Milano, pp. 135, 136.

73 Come precisano MALACREA e LORENZINI in op. cit. p. 271 l’Intervista Cognitiva è stata strutturata originariamente per condurre l’intervista con persone adulte e solo dopo è stata modificata per adattarla ai bambini.

sembra rispondere all’esigenza di diminuire gli effetti della cosiddetta “suggestionabilità interrogativa”, connotandosi per la presenza di una parte preliminare all’intervista avente per obiettivo la spiegazione di che cosa si voglia dal piccolo testimone, l’informazione dei suoi diritti e la sua rassicurazione.74

L’Intervista cognitiva, nella sua versione più recente75, prevede che nella prima fase venga costruito un rapporto tra chi interroga ed il testimone, facendo in modo di conoscere quest’ultimo e le sue aspettative.76 Innanzitutto l’interrogante farà cenno al minore dell’eventualità che egli potrà non essere in grado di rispondere e che questo non costituirà un problema; gli sarà riferito che non deve necessariamente rispondere, poichè ciò che si vuole da lui è solo sapere cosa si ricorda; gli verrà detto, poi, che se non capisce le domande dell’intervistatore dovrà segnalarlo in modo che verranno da esso riformulate in altro modo. E’ evidente che questa tecnica implichi delle indicazioni, a cui l’interrogante deve attenersi, sull’atteggiamento di massima disponibilità e di incoraggiamento, da tenere durante il racconto del bambino, e sul modo di condurre il colloquio attraverso un linguaggio adatto all’età del minore, senza porre domande incalzanti: al minore deve essere dato tutto il tempo necessario di cui ha bisogno per rispondere.77 Segue, poi, la fase dell’intervista vera e propria che si avvale, come per gli adulti, di alcune mnemotecniche capaci di favorire il riaffiorare del ricordo. Questa fase ha inizio con il racconto libero del minore, che viene stimolato suggerendogli di rivivere mentalmente il contesto ambientale nel quale è accaduto l’evento e il suo stato d’animo; ad esso succede l’indagine vera e propria, in cui l’intervistatore guida il testimone a dar fondo ai contenuti della memoria per ottenere il maggior numero possibile di elementi.78 Nonostante tale tecnica abbia sollevato grandi dubbi sulla sua efficacia79 e sulla sua applicabilità80, ad essa va riconosciuto il merito di aver elaborato delle condizioni e delle modalità di raccolta della deposizione infantile più adeguate al giovane testimone.

74 VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 267

75

Va precisato, infatti, che, come si deduce nel saggio di MEMON, gli ideatori hanno parzialmente modificato tale procedura nel 1992, proponendo una seconda versione migliorata sul piano dell’efficacia.

76 MEMON in op. cit. p. 139

77 VALVO Audizione protetta del minore vittima di abuso sessuale in Abuso sessuale di minore e

processo penale: ruoli e responsabilità, Padova, 1997, p. 269

78

MALACREA, LORENZINI in op. cit. p. 271

79 Come riportano VALVO in op. cit. p. 269 e MEMON in op. cit. p. 147, alcuni ricercatori ritengono che l’Intervista cognitiva non sia in grado di aumentare la completezza del racconto del minore testimone, che accresca il numero delle confabulazioni e che determini un aumento nelle caratteristiche delle richieste

La Step -Wise Interview, invece, fu messa a punto dal Prof. Yuille, notissimo esperto canadese di testimonianza infantile, verso la fine degli anni ’80, in collaborazione con psicologi, operatori sociali, polizia e pubblici ministeri. Questa procedura combina la conoscenza più aggiornata in tema di psicologia evolutiva con le tecniche di memoria che possono aiutare il minore a ricordare e riferire gli eventi collegati ad un episodio di abuso sessuale.81 Il suo scopo principale è quello di trarre, attraverso una serie di graduali passaggi, “il massimo delle informazioni con la minima contaminazione del ricordo”,82

riducendo il più possibile il numero delle interviste e il trauma dell’investigazione per il bambino e permettendo di dimostrare l’integrità e la correttezza del processo investigativo, al fine di poter operare un “controllo di qualità” della valutazione conclusiva. I passaggi principali di tale procedura possono essere così sintetizzati:

- creare un buon rapporto con il minore;

- chiedere la rievocazione di due eventi specifici nella vita del bambino; - spiegare la necessità di dire la verità;

- introdurre il tema che interessa, incoraggiando la narrazione libera; - porre domande di carattere generale;

- passare, se necessario, a domande di carattere specifico; - utilizzare eventualmente strumenti di supporto all’intervista; - conclusione.83

Sebbene questa modalità sia simile, per molti aspetti, agli altri protocolli di intervista, essa enfatizza la distinzione fra le diverse fasi (maggiormente caratterizzate dal tipo di domande da porre), rendendo così più facile la preparazione degli intervistatori, che gioca un ruolo fondamentale nella buona riuscita dell’intervista stessa. Solo raramente,

poste ai bambini, al punto che essi tendono ad aumentare il numero delle risposte date solo per compiacere l’intervistatore.

80 I dubbi riguardano principalmente l’esatta individuazione dell’età del bambino cui sottoporre questa tecnica con successo, in quanto è stato rilevato che i bambini più piccoli hanno maggiori difficoltà nel comprendere le tecniche di ricordo proposte nella forma dell’Intervista Cognitiva sviluppata per soggetti adulti e se il successo di tale tecnica dipenda essenzialmente dall’abilità dell’intervistatore nell’instaurare un’ interazione positiva con il bambino oppure dall’impiego delle mnemotecniche. In VALVO, op. cit. p. 266 e MEMON, op. cit. p. 148.

81

DE CATALDO NEUBURGER, in op. cit. p. 138

82 Scheda 4: Strumenti di indagine in caso di abuso in 4° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell‟

Infanzia e dell‟Adolescenza, 2003, a cura di Eurispes e Telefono Azzurro, p. 10

però, è stata esaminata la struttura e il rendimento di tale tecnica, sicchè sono poco conosciuti i suoi punti di forza e le sue debolezze.84

Gli accertamenti psicodiagnostici sul minore, fino ad ora trattati, consentono di

individuare, con gli strumenti tipici dello psicologo (colloquio clinico,

somministrazione di test proiettivi ecc.) una serie di “indicatori di abuso”, secondo le rivelazioni statistiche ed empiriche, e permettono di formulare “giudizi di compatibilità” rispetto al racconto del minore ed agli altri dati acquisiti sul piano storico.85 Va ricordato, ancora una volta, che esiste uno stretto legame tra le modalità utilizzate nell’assunzione della prova e la valutazione della stessa: vi è, infatti, una relazione di diretta proporzionalità fra l’idoneità delle tecniche di assunzione della prova e la correttezza della valutazione di attendibilità delle dichiarazioni del testimone minorenne. Se, nella fase di assunzione della prova, sono stati utilizzati metodi con capacità invasiva della personalità del bambino alla presenza di domande suggestive o di condizionamenti esterni sul minore, le sue affermazioni non potranno essere

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