• Non ci sono risultati.

La Semana Trágica e gli ebre

1. Le organizzazioni sindacali dei lavoratori ebrei

Gli immigrati di nazionalità europea, tra cui catalani, italiani, spagnoli, tedeschi ed ebrei, costituirono la basa della classe operaia argentina1. Molti stranieri arrivavano in Argentina con alle spalle esperienze sindacali e politiche che avevano acquisito durante le lotte sindacali nei paesi di origine. Ciò si ripercuoteva su movimento operaio argentino, così che alla fine del XIX secolo esisteva una rete di sindacati e la classe operaia poteva contare sul Partito Socialista.

Si vennero a creare due organizzazioni sindacali, una dominata da tendenze anarchiche e successivamente un’altra di ideologia socialista.

Entrambe erano molto attive e crescevano rapidamente, anche se con obiettivi diversi. Una relazione molto stretta era quella tra il movimento anarchico spagnolo e quello argentino. In entrambi i paesi gli anarchici ebbero un ruolo principale nella formazione delle organizzazioni di lavoratori e per molti anni ebbero la maggioranza nella conduzione delle grandi federazioni operaie.

Fino all’inizio del XX secolo l’anarchismo argentino si sviluppò parallelamente a quello spagnolo, essendo soggetto all’influenza dei militanti e delle idee provenienti dalla Spagna.

Il governo, influenzato negativamente dai movimenti rivoluzionari europei, strinse dei solidi rapporti con queste organizzazioni operaie, temendo di perdere la sua egemonia. Ciò portò a violente repressioni contro gli operai, azioni queste spesso violente che causarono morti e feriti.

Il grande flusso migratorio che arrivò in Argentina principalmente dall’Europa, aveva portato un gran numero di ebrei, che contribuirono a formare parte della direzione di differenti gruppi operai.

Gli operai ebrei aderirono alle diverse corporazioni, optando per la maggior parte per le tendenze socialiste. Non solo si dedicarono all’attivismo, ma organizzarono biblioteche operaie, opere teatrali, dibatti ideologici, organizzazioni di mutuo soccorso.

La comunità ebraica, composta prevalentemente da artigiani, operai, piccoli commercianti, venne organizzata secondo le tendenze politiche europee. La principale organizzazione sindacale ebraica era il Bund, unione generale di operai ebrei, di tendenze socialiste, che aveva creato un proprio giornale Der Avangard.

Per iniziativa di León Jazanovich, venne creata nel 1909 una organizzazione che coordinava tutti gli organismi proletari ebraici, la Unión General de Trabajadores

Judíos.

Al di là delle grandi intenzioni per cui venne creata questa organizzazione, l’ Unión attrasse solo una piccola parte dei lavoratori ebrei organizzati in partiti e questi ultimi erano una piccola minoranza del proletariato ebreo. Inoltre l’organizzazione soffriva degli effetti della repressione antioperaia del 1910 e più tardi si trasformò in scenario di lotte interne.

Solo il 1° maggio del 1906 iniziarono ad apparire gli ebrei come gruppi operai organizzati, ma con un proprio slogan, un regolamento scritto in yiddish, e la bandiera rossa costituì una grande novità che richiamò l’attenzione del pubblico e delle autorità. Il movimento operai ebraico fu costretto a lottare per ottenere legittimità come gruppo specifico, legittimità che trovava la ferma opposizione della maggior parte delle correnti operaie dominanti nel sindacalismo argentino e tra i partiti operai. Nonostante gli ebrei non rappresentarono un elemento centrale nel movimento proletario argentino, la lotta degli operai ebrei venne comunque menzionata nella storia sindacale argentina come antecedente di grande importanza per l’organizzazione della classe operaia del paese. In questo modo si formarono diverse correnti collegate agli altri movimenti operai: dai gruppi minoritari come quello sionista, a quelli completamente assimilazionisti che era parte del partito socialista argentino.

La presenza ebraica si fece sentire anche in forma individuale attraverso l’azione di diversi attivisti.

Diverse organizzazioni operai ebraiche si misero a capo di una lotta specifica nell’ambito della collettività. La loro opera era diretta agli operai ebrei e svilupparono diverse attività culturali ed educative in nome delle organizzazioni di cui erano parte.

2. Gli atti di violenza contro gli ebrei nel 1909

In Argentina era possibile distinguere due forme di antisemitismo: il nazionalismo, in gran parte laico, e la Chiesa Cattolica che influenzava ampi settori della popolazione. Il nazionalismo conservatore nacque all’interno delle classi elitiste come reazione ad violenti atti nei confronti degli immigrati. Questi infatti aderirono a ideali anarchici, socialisti o marxisti, ovvero a ideologie egualitarie e anticlassiste, generando così forti preoccupazioni all’interno dell’elite.

La popolazione ebraica inoltre viveva volontariamente in congregazioni divise a seconda dei paesi di origine.

I primi violenti atti antisemiti si manifestarono proprio durante i festeggiamenti del centenario dell’indipendenza dell’Argentina, nel 1910.

I vari sindacati operai avevano preparato un grande sciopero generale che venne represso dalla polizia, che coordinò anche azioni di appoggio ai gruppi civili. In questa mobilizzazione intervennero anche alcuni deputati conservatori2.

Il governo proibì dunque l’ingresso di nuovi immigrati israeliti. Le guardias blancas formavano il braccio esecutore delle ideologia di estrema destra, istaurata dal potere conservatore. Si trattava di gruppi armati, formati da ufficiali dell’esercito che concentravano la loro azione specialmente contro gli immigrati russi di religione ebraica. Il modello che seguivano univa le origini nazionali e le ideologie politiche delle vittime, tutte identificate come pericolosi agitatori che volevano istaurare un regimen massimalista in Argentina. Da qui la xenofobia assunse un carattere antiebraico.

Le autorità reagirono promulgando nuove leggi restrittive che prevedevano l’espulsione dal paese o la reclusione per più di 3.000 operai.

I settori della destra conservatrice crearono l’immagine dell’ebreo come appartenente a una collettività minoritaria, legato sempre di più al movimento operaio di carattere rivoluzionario. Si parlava di cospirazione ebraico-bolscevica. Questa associazione veniva utilizzata per mettere in cattiva luce il socialismo di fronte all’opinione pubblica, per accusare la corrente migratoria ebraica del malcontento sociale dei settori operai. All’inizio del XX secolo l’Argentina era scossa da tumulti sociali, causati da esportazioni con bilancio negativo, prezzi bassi di questi prodotti nel mercato mondiale, settore quello delle esportazioni fondamentale per l’economia argentina. Inoltre si abbassò il valore della moneta nazionale come conseguenza dell’aumento inflazionario

2 Sandra McGee, “Counterrevolution in Argentina, 1900-1932. The Argentine Patriotic League”,

del costo della vita della popolazione. A tutto ciò si sommava un continuo flusso migratorio e la disoccupazione in aumento.

Si trattava di un periodo in cui il movimento dei lavoratori, che cresceva rapidamente, lottò per raggiungere miglioro condizioni lavorative, sociale ed economiche, che i dirigenti cercavano di combattere con l’aiuto della legge e dello Stato.

I settori reazionari non rimasero entro i limiti tradizionali, né tennero in conto dei festeggiamenti del centenario. Venne dichiarato lo stato d’assedio, vennero sospesi tutti i diritti, le garanzie individuali e collettive. Il paese fu in preda a grandi periodo di recessione, assalti e pogrom.

Nonostante questa situazione, il paese non fermò il suo sviluppo e il suo progresso. Buenos Aires si trasformò in porto di esportazione di una grande città cosmopolita e multiculturale. Tuttavia non tutti gli strati della popolazione avevano giovato di questo sviluppo. Le continue tensioni sociali fecero sì che lo stato d’assedio venne proclamato cinque volte nei primi dieci anni del XX secolo.

Nel 1910 venne promulgata la Ley de Defensa Social, che proibiva le riunioni politiche e imponeva limiti alla libertà di stampa. Nel 1905 molti dirigenti operai furono perseguitati e reclusi. Nell’ottobre dello stesso vennero nuovamente utilizzate le stesse misure repressive per sedare uno sciopero nel porto di Buenos Aires.

Il 1° maggio del 1909 iniziò una manifestazione anarchica, immediatamente sedata dalla polizia causando la morte di quattordici persone3. Come risultato del massacro, venne decretato lo sciopero generale, per una settimana.

3. La Semana Trágica del 1919.

Gli eventi che portarono alla Semana Trágica iniziarono con un prolungato sciopero degli operai che lavoravano nelle industrie metallurgiche Pedro Vasena & co.

Il 3 gennaio del 1919 le guardie armate della fabbrica chiesero l’aiuto della polizia per contrastare gli operai che scioperavano. Questo intervento causò la morte del capo della polizia. In un clima di massima tensione, il 7 gennaio un gruppo di scioperanti con le loro mogli e i proprio figli cercarono di fermare i carri armati che scortavano la polizia.

I poliziotti aprirono il fuoco contro la folla e uccisero quattro operai4. L’indignazione degli operai in generale crebbe e migliaia di lavoratori arrivarono per appoggiare la resistenza degli operi metallurgici.

Gli anarchici cercavano di dare una direzione rivoluzionaria allo sciopero. Così volevano prendere il potere ma la maggior parte dei sindacati videro in questo sciopero il segno di ripudio della violenza della polizia e una riaffermazione degli interessi sociali. In nessun momento cercarono lo scontro diretto con le istituzioni statali. La motivazione principale della protesta era di contrastare la condotta repressiva utilizzata dalle forze di polizia, e in alcuni casi era una vera e propria arma di autodifesa. Non c’erano piano prestabiliti di azioni coordinate per cercare uno scontro diretto.

Di sicuro in questo periodo aumentò il numero di lavoratori che aderirono ai sindacati. Come afferma David Rock, «la huelga fue limitada a una expresión de protesta por la brutalidad policial y de identificación y respecto hacia las victimas obreras»5. Rock sostiene che lo sciopero non fu la causa ma il pretesto per l’azione repressiva.

Fin dalle prime ore della mattina del 9 gennaio, si susseguirono diverse azioni: i lavoratori incendiarono alcuni mezzi armati, inoltre alcuni scioperanti e alcuni bambini tiravano pietre contro gli uffici della fabbrica Vasena, dove erano riuniti i membri dell’Associazione del Lavoro. Nel pomeriggio lo sciopero raggiunse la sua massima diffusione. Simultaneamente un corteo funebre per le vittime dei giorni precedenti si dirigeva verso il cimitero. Un corteo così numeroso si muoveva ordinatamente. Questo atto di forza e solidarietà venne interpretato dalle autorità come una provocazione. Il corteo venne dunque attaccato.

Lo scontro durò diverse ore e terminò con l’intervento dell’esercito. La notizia si divulgò rapidamente tanto da far parlare di rivoluzione.

Le azioni repressive continuarono fino al 14 gennaio, giorno in cui si sollevò lo sciopero. Il 16 gennaio i militari vennero richiamati nelle caserme.

4 Edgardo Bilsky, “La Semana Tragica”, Buenos Aires, CEAL, 1984, p. 51.

5 David Rock, “ Lucha civil en la Argentina: la semana tragica de enero 1919”, Princeton, Princeton