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I semi della Rivoluzione a partire dalla mobilitazione degli anni

CAP 2 IL CONTESTO STORICO DELLA PRODUZIONE E DELLA REGIA

2.2 Approfondimento del contesto della regia: la rivolta egiziana e la caduta di Mubarak

2.2.7 I semi della Rivoluzione a partire dalla mobilitazione degli anni

Il successo della “Rivoluzione egiziana” affonda le sue radici nella mobilitazione iniziata nel 2000: come anticipato nel prg 2.1.5, lo scoppio in Palestina della seconda Intifada aveva inaugurato un clima di proteste e attivismo che aveva portato alla nascita di movimenti, iniziative, reti e forum riguardanti diverse, seppur connesse, questioni politiche.

In seguito l’invasione occidentale dell’Iraq (marzo 2003) aveva dato inizio ad un’altra serie di manifestazioni nelle maggiori città del Paese.

Dal 2004 la preoccupazione per gli scenari regionali e per il futuro del paese, combinata al rigetto delle politiche promosse dal regime tanto a livello internazionale quanto a livello locale, fecero sì che gli attori della mobilitazione spostassero il proprio interesse dalle cause regionali alla causa nazionale.

Lo stesso anno infatti, in periodo preelettorale, nasceva “Kifāya”, che aveva guadagnato presto la posizione di un nuovo, forte e decisivo movimento per un’analoga trasformazione in Egitto. Tuttavia la mancanza di influenza su ampi segmenti della società, l’eterogeneità dei suoi membri, l’esistenza di sottogruppi al suo interno e, di conseguenza, la mancanza di un progetto programmatico e coerente avevano reso evidente che Kifāya fosse solo un attore minore con limitate capacità per influire sul corso delle riforme. “Giovani per il Cambiamento”, sottogruppo di Kifāya, divenne un attore principale delle proteste per le riforme del periodo 2004-2006. Le proteste, anche se di piccole dimensioni, attraevano l'attenzione nazionale e internazionale, e ruppero una serie di tabù che avevano caratterizzato la vita pubblica in Egitto per molti decenni. In primo luogo, i manifestanti si focalizzavano su questioni di politica interna. In secondo luogo, organizzavano manifestazioni popolari in aree pubbliche senza il permesso ufficiale, sfidando così il divieto di manifestare pubblicamente al di fuori dei campus universitari. Infine, innalzarono slogan che attaccavano direttamente il presidente e le forze di sicurezza, rompendo un prolungato divieto che impediva critiche dirette alle istituzioni del regime.121

Nel biennio 2005-2006 inizia ad affermarsi il ruolo dei blogger – come citizen journalist e come attivisti - durante la mobilitazione politica.122 Questi primi

blogger, quasi tutti di estrazione sociale medio-alta ed afferenti alla Sinistra, hanno talora partecipato alle attività di sostegno all'Intifāda palestinese tra il 2000 ed il 2003123, e il loro impegno politico anche sul web; d'altro canto, attratti dalla 121Eliana, FAVARI, Il ruolo dei movimenti sociali nello scoppio della “Primavera egiziana”, in Eurasia. Rivista di

studi geopolitici, 19/03/2012 http://www.eurasia-rivista.org/il-ruolo-dei-movimenti-sociali-nello-scoppio- della-primavera-egiziana/14351/ (consultato il 08/01/2014)

122V. ad esempio Rania Al-Malky, “Blogging for Reform. The case of Egypt”, Arab Media and Society, February 2007,

http://www.arabmediasociety.com/articles/downloads/20070312143716_AMS1_Rania_Al_Malky.pdf (consultato il 08/01/2014)

mobilitazione in sé,grazie all'esempio, talora all'incoraggiamento ed all'aiuto tecnico dei primi utilizzatori, altri giovani cominciano a tenere diari online, raccontando le proprie opinioni ed attività. L'arabo sostituisce l'inglese, diventando la lingua di narrazione preferita.124

I blogger anti-regime hanno giocato un ruolo fondamentale all'interno del dibattito pubblico. In molte occasioni sono stati i primi a pubblicizzare eventi, mobilitazioni, incidenti che i media statali non erano autorizzati a trasmettere. Molti blogger hanno pubblicato fotografie o video che testimoniavano episodi di violenza e tortura da parte dei servizi di sicurezza, o filmati che riproducevano lo scambio di tessere elettorali e le frodi che si erano verificate durante le elezioni. Il regime scoprì ben presto il potenziale a lungo termine di questo tipo di attivisti, e nel 2006 lanciò una massiccia repressione contro i blogger.

Il primo blogger arrestato esclusivamente per la sua attività di scrittura online è ̒ Abd al-Karīm Nabīl Sulaymān, incarcerato nel 2006 e condannato il 22 novembre 2007 a quattro anni di detenzione per “incoraggiamento dell'odio nei confronti dell'Islam” e vilipendio del Presidente della Repubblica.125

Il gruppo egiziano più attivo in rete è stato sicuramente il Movimento Giovanile 6 Aprile. Questo gruppo fu fondato dai blogger Aḥmad Māher e Isrā’ ‘Abd el-Fattāḥ sul social network Facebook nella primavera del 2008 per sostenere i lavoratori di Maḥalla al-Kubrā.

L’ondata di proteste all’interno delle fabbriche tessili del Delta del Nilo era iniziata qualche anno prima con il famoso sciopero di tre giorni alla Miṣr and Weaving Company, per poi estendersi velocemente a quasi tutti i settori dell’economia.

Il 7 dicembre 2006, scesero in sciopero gli operai impiegati dalla principale azienda tessile di proprietà statale, Miṣr-li-l-Ġazal wa-l-Nasīg, a Maḥalla al-Kubra, una città

124Ibidem

situata nel Governatorato di al- Ġarbiyya, nel delta del Nilo,126 nota per il suo ruolo

nella storia delle lotte sindacali degli operai egiziani. L'azione, basata su rivendicazioni salariali e sindacali,

coinvolse i quasi trentamila operai dell'azienda e segnò l'inizio di un periodo di intensa mobilitazione che si estese a tutte le categorie. Secondo le statistiche di al- Marṣad al Niqābī wa-l-̒ Ummālī al-Miṣrī,127 gli atti di protesta inscenati dai soli

lavoratori del settore secondario nel corso del 2007 furono settecentocinquantasei: in nessuno dei tre anni precedenti avevano raggiunto le trecento azioni.128

Il primo importante tentativo di protesta congiunta da parte di più movimenti si verificò il 6 aprile 2008, quando una coalizione di lavoratori di Maḥalla al-Kubrā e di Kafr al-Dawwār indicono uno sciopero.

Le manifestazioni di solidarietà nei loro confronti si moltiplicano. Gli attivisti di Taḍāmun membri di al-Ġad ed al-̒ Amal, insieme ad alcuni indipendenti ed in opposizione agli altri affiliati del gruppo, decidono di dare alla protesta uno spessore nazionale. Lanciano perciò la proposta di uno sciopero generale,129

invitando la popolazione è a non uscire di casa, se non per partecipare alle proteste organizzate.

Più che di uno sciopero generale si tratta dunque di un tentativo di far assurgere a livello nazionale la pratica di disobbedienza civile gi radicata a livello locale.

126Joel, BEININ, “The Egyptian Workers Movement in 2007”, http://www.cedej-eg.org/IMG/pdf/10- Beinin.pdf

(consultato il 31/01/2014)

127Riportato in Sāra ̒Abd al-Ḥamīd ̒ Ibrahīm al-Dīb (cit. da C., VALDESALICI, ivi, p. 98) 128Ivi, pp.97-99

129 Secondo la ricostruzione di Dīna Šaḥāta la proposta viene veicolata attraverso vari gruppi Facebook, poi pubblicizzata anche attraverso siti internet, messaggi su cellulare e volantini. Anche altri autori sembrano concordi sul fatto che l iniziativa dello sciopero generale sia stata effettivamente lanciata su Facebook ed‟ accolta dai movimenti politici egiziani in un secondo momento.(Islamists and Secularists in Egypt, Routledge, London, pp. 260ss.)

L'iniziativa comporta il sostegno di dieci istanze concernenti il miglioramento della vita e dei servizi pubblici.

Le forze di sicurezza tuttavia presero il controllo delle fabbriche nei giorni precedenti per impedire allo sciopero di prendere avvio e diffondersi. Ci furono delle manifestazioni al Cairo e in altre città egiziane che vennero però facilmente gestite dalla polizia. Anche se lo sciopero fu considerato un fallimento, è più corretto considerarlo come un primo importante passo sulla strada che ha portato a ciò che oggi si considera un enorme successo.130

Il movimento 6 Aprile, che da quello sciopero ha preso vita, è stato fra i principali organizzatori della manifestazione del 25 gennaio 2011 che ha dato inizio alla “Rivoluzione egiziana”. Il gruppo è composto prevalentemente da giovani studenti, la maggior parte dei quali non aveva mai partecipato attivamente alla vita politica egiziana in precedenza.131

All'indomani della caduta di Mubarak in Egitto, la società civile in generale ha subito una vera e propria esplosione, con la legalizzazione di numerosi partiti politici, la nascita di molte altre associazioni, tra cui i sindacati di lavoratori, e l'intensificarsi dell’attivismo giovanile.

Tuttavia la strada per la costruzione di un competente e radicato tessuto politico, da sempre ostacolato sotto il regime, può considerarsi ancora all'inizio.