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Serenissimi Signori

o s t r e S ig n o rie S eren issim e, sopra quanto ha scritto il C on sig lio tato della R ep u bb lica d Inghilterra con lettera de i o di A g o st o p a s s a t o , h ann o com andato che si riveda quello si è praticato prima ì o r a in m ateria di titoli così in tempo del G o v e r n o e P a r ­ a m e n t o p rec ed e n te , co m e in quello quando v iv e va e com andava il R e , e c h e g io n ta m en te si riconosca il fatto seguito circa la nave I n g le s e , che p re s a d ag li O landesi nel porto di A lican te, v ien sup­

p osto e s s e : poi stata condotta in G enova, e posta in ven dita con le r o b b e e m erci delle quali andava caricata. D el che rappresenta d e tto C o n s i g l i o e sserli stata fatta doglianza da mercanti I n g l e s i , n o n s o lo pei esser stata data detta comodità in G e n o v a a suoi n e m i c i , m a anco per esser stato nell''istesso tempo im pedito alli le g it t im i padroni di quella di avalersi del beneficio delle le g g i nel d o m a n d a r e il fatto suo; et essersi perciò m osso alle di lo ro istanze a s c r i v e r e , eh essendo sim ili fatti poco corrispondenti a quelli p e rp e tu i testimonii di am icizia che la L o r o Repubblica a questa h a v e \ a in tutti i tem pi dim ostrato, acciò in questo apprezzo d a lle R e p u b lich e che passano reciproca amicizia non si vada più o l t i e , n o n dubita detto Con siglio di S t a t o , che, ricevuta questa sua le t t e r a , la S e re n issim a Republica procurerà subito che la detta n a v e e beni alli proprietarii sia prontamente re s t itu ita , co m e richiede la ragion e e 1’ equità ; e che da questo si p r o v e ­ ranno g li effetti di quella benevolenza et amicizia, che con questa

S e re n issim a Republica felicemente sin hora si è conservata.

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Ubeuendo dunque a Loro comandamenti, et al tutto fatta la do­

vuta riflessione, riferiamo a Vostre Signorie Serenissime, quanto alla prim a p a r te , non essersi dal G overn o e Parlamento p r e c e ­ dente d ’ Inghilterra ricevuta lettera alcuna, perchè se bene n e ll’ o c ­ correnza d ell’ elezione che si fece deU’ Agente Francesco De B e rn ard i in L o n d ra, e di alcune prese che furon fatte da vascelli di g u e rra Inglesi di navi appartenti a cittadini e sudditi di questo Stato , più d’ una volta si scrisse a quella Repubblica senza titolo alcuno , perchè così fu da Loro desiderato, non è stata però data’ alle lettere sudette sorte alcuna di risposta; che però fattasi diligenza di quello si praticava col R e vivente, si ritrova che scrivendo lui alla R e p u b ­ blica et essa al R e , si è usato de’ titoli e trattamenti espressi nella nota che se n ’ è fatta a parte,'del tenore che V ostre S ig n o rie S e ­ renissime sentiranno; essendosi anche con tale occasione fatta estensione del stile hora usato dal detto Consiglio in detta lettera, e di quello si è praticato con altri Potentati, acciò da quest’ uno possa la som m a prudenza di Vostre Signorie Serenissime pigliar m o tiv o a quella detterminatione, che in ordine a rispondere alla lettera sudetta di detto Consiglio di Stato stimarà conveniente.

Quanto alla seconda parte, il fatto della suddetta nave In g le se la quale dopo esser stata presa nel porto di Alicante fu condotta in questa Città dalli vascelli Inglesi (sic) che la p resero, si ri­

duce alla seguente sostanza.

A 18 G e n a ro del presente anno comparse da Sua S e re n ità e dalli Eccelentissimi di Palazzo il Magnifico Filippo De B e r n a r d i , Console degli In g le si, esponendo esser stata presa nel p o rto di Alicante dalla nave Vittoria Olandese la nave Roberto In glese , et esser stata condotta in questo porto ; perciò richiese che si o r ­ dinasse dovesse trattenersi. A l che Sua. Serenità e Loro E ccelen ze fecero rispondere non havere simile autorità; che perciò si ricor­

resse oye facea di bisogno. Fratanto fecero Sua Serenità e L o r o Eccelenze dar di ciò parte al Prestantissimo Deputato del M a g i­

strato di S a n it à , acciò vedesse se col diferire di darle pratica si potesse far risolvere detta nave a partirsi da questo p o rto e levare la Serenissima Republica da tale appretto.

Indi a 2 1 Genaro il tutto si portò nel Senato Serenissimo, che

1’ a p p ro v ò . C om parse l ’ istesso giorno detto C o n so le delli Inglesi e fece la m edem a instanza al Senato Serenissimo, il quale ordinò ag li E ccelen tissim i di P alazzo che rispondessero al detto Console ch e L o r S ig n o rie S e ren issim e non havevan per bene intromettersi in detta p ra tic a , e che dicessero al Console degli O landesi che L o r S ig n o r ie Serenissim e non vedeano volentieri che 1’ olio preso co n detta nave si ven desse nel Dominio della R e p u b b lic a , e così fu da lo r o E ccelen z e eseguito. Fecero anche L o r Signorie Serenissim e d ir e a l detto P restan tissim o Deputato di Sanità che circa il dar p r a t ic a a detta nave si regolasse conforme al s o li t o , non ostante 1 ’ o r d i n e sudetto.

In d i a 6 Febraro il Capitano Christiano C h e u s e n , capitano di detta n a v e F ia m e n g a , denonciò in credito di Baldassarre Bolghei b o tte du cen to o li i , sporte quattrocento s o d e , e balle cinquanta a n e s i e r e c a n ic c io , che erano sopra detta nave Inglese. Percio c o m p a r s e dalli Sign ori. Protettori di San G e o rgio il Scrivan o della C a b e l la d e ll’ olio, e disse h aver inteso che detta nave Inglese dovea e s s e r con d otta a L iv o r n o , e che essendosi già denonciato qua 1 olio c h e n o n g o d e porto f r a n c o , restava causata la G a b e lla , e pei ciò e r a c o n ve n ie n te assicurarsi che delta Gabella non si pregiudicasse.

S o p r a di che detti S ig n o ri Protettori mandarono a dar parte di tale istanza al Serenissim o Senato, il quale le fece risponder 1 i - s t e s s o ; c io è che aveva per bene che si lasciasse andar detta nave, e clie detto olio non si vendesse in Dominio. A nzi portata et esa m in ata la medesima pratica nei Serenissimi Collegi, fu proposto se si d o v e s s e innovare di quello che già il Senato Serenissim o ha v e v a deliberato; e la posta non fu approvata. C om parse di nuovo da detti S ign o ri Protettori detto Scrivano della G a b e l l a , e disse ch e s ’ intendeva negotiarsi la vendita di detti olii qui in G e n o v a co n h u o m in i di Sestri di Ponente, ma che si dovevan con la nave m a n d a r e a L iv o r n o per fìngere che colà si facesse la vendita et ap p ro p ria rsi l ’ introito in pregiudizio della Gabella di G en ova, pei il ch e detti Signori Protettori di nuovo replicorno, per mezzo del lo r o Sin d ico , alli Seren issim i C o lle g i; li quali a 1 2 Febraro, sen­

tita la nuova in sta n z a , deliberorno che si permetesse la vendita di detti olii, come segu ì; essendo stati venduti dal detto Baldassar

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Bolghei a G iovan Francesco Bertolotto e Lorenzo R a p a llo , e poi portati a Sestri in somma di barili mille duecento cinquanta in circa.

Q uesto è il stato di tutto quello che è seguito per extensione in la sudetta pratica.

E perchè abbiamo, stimato che facilmente Vostre S ig n o rie S e ­ renissime vorranno sapere quello si è provisto per parte della S e ­ renissima Repubblica in altri simili casi occorsi; per questo, fatta anche in ciò la necessaria diligenza per accertare la L o r o m ente, si è trovato esser seguiti li casi seguenti, cioè il caso della nave San Cristoforo, la quale nel 1645 navigando dalli mari di N ap oli con carico di merci alla volta di Spagna, fu sopra Monte C e r c e llo presa da F ra n ce si, i quali amarinatala di propria gente r i n v i a m o verso Proenza. È però vero che assai presto sopra i m ari del R egno di Corsica naufragò, e salvatosi qualche parte del carico per mezzo delli uomini di Bonifacio, fu preteso dalli padroni della robba ricoverata fosse a loro restituita. Però fu provvisto di c o n ­ certo co’ Ministri di Francia che restituita quella parte che spet­

tava a G e n o v e s i , e dedotte le spese per tal conto fatte , il resto si rilasciasse alli stessi Francesi che 1’ havevano presa. E questo non ostante che vi fosse consulto, nel quale si sosteneva che in questi termini si potesse giustamente restituire a veri padroni di essa per molte ra gio n i, e principalmente perchè per quanto li Francesi 1’ havessero p resa , havendola poscia 1’ accidente della fo r­

tuna di mare sottratta dal loro dominio prima che 1’ havessero con ­ dotta in sicuro, questo desse giusta attione alli primieri padroni di detta robba di domandarne la restituzione.

A ltro caso in secondo luogo successe gli anni addietro, in oc­

casione che resisi li Francesi padroni dell’ Isola dell’ E l b a , et af­

fittata la vena del ferro, essendo rimasta qualche somma di denari per occasione di detto affitto appresso di Salvatore M angiam archi, in tempo che ricuperata detta Isola fu resa al primiero p a d r o n e , fu da esso preteso che detto denaro rimasto in questo tem po in ­ disposo appresso detto Mangiamarchi, dovesse a lui com e v e r o padrone esser pagata, non a Francesi, eh’ essendone stati se m ­ plici occupatori più non la tenevano in loro potere. S o p r a di

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ch e haven do il S eren issim o Senato avocatasi questa causa pen­

dente dinanzi ad altro M a g is t ra t o , fu com m essa ad referendum a M a g n ific i Savii ; i q u a l i , dopo molto dibattimento fra dette p a r t i , v o to rn o a fa v o re de F r a n c e s i, se ben p o s c i a , pendente il g i u d i z i o , essendosi le parti ag giu state, non vi fu luogo a de­

cisione.

A q u esto in terzo lu o g o successe dopo qualche m ese la presa c h e f e c e r o le g alere del Stuolo de’ Particolari fuori de m ari della R e p u b b lic a di una barca Francese carica di vino, condotta in questo p o r t o : dal che prese occasione il padrone di essa con il C o n so le d e F r a n c e s i di far instanza e pretendere che gli fosse fatta resti­

t u ir e . S o p r a di che non fu presa provigione alcuna; m a anzi pare c h e n e ll istesso tem po fosse con una di dette g alere detta barca c o n d o t t a v erso il Fin ale, e poscia venduto per quello che si intese il c a r ic o di detti vini nel Stato della Republica. L e ragion i che facilm e n te possono essere state considerate in ordine a non p ro ­ v e d e r e che le p rese fatte si dovessero restituire alli veri padroni di e sse , per quello si deduce dal consulto di detti M agnifici Savii, s o n o in sostanza le s e g u e n t i , cioè :

C h e quello che si occupa iure belli, e vien a rendersi in pos­

se ss o e dominio di quello che ne fa V acqu isto, con esser poi co n d o tto nel Stato di Principe amico, non può esser riconosciuto in fo r z a di disposizione legale appartenere ad altri che a quelli che lo ritengono appresso di loro.

C h e tanto più fortemente questa ragione milita nelle cose m o ­ bili trasportate altrove, le quali in caso di guerra si fanno di quella delle parti che 1’ occupa, a distinzione delle cose stabili et altri ef­

fetti ch e si trovano esistenti nel Stato o luogo occupato, nel tempo n e l quale vien ricuperato dal suo vero padrone : oltre che pare ch e la regola generale sia che nelle cose mobili non entri la di­

sp o siz io n e della legge postliminia. Alle suddette ragioni si aggiunge q u e lla de casi decisi in altre parti in varii tempi, espressi nel con­

su lto di detti Magnifici Savii.

P e r il contrario, quando le prese non son fatte iure belli, sicome v i entra diversa considerazione, così è stato diversamente provisto

dal Serenissimo Senato in qualche caso; poiché essendo state

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viate a queste Dogane qualche balle di seta state compre da alcuni Hebrei, di quelle che fumo depredate dalli Armeni da un v ascel Francese, le quali eran state dichiarate dalla Corte di F r a n c ia , contro del predatore, di mala presa, dopo un longo e con ten tioso giudizio furono fatte restituire a detti Armeni veri p ad ron i di quelle, com e state prese e poscia vendute contra ogni dovere. E t in altra occasione, nella quale fu rappresentato al Senato S e re n issim o esser stato condotta in questo porto da un vascello O landese una barca che a v e v a presa in Canale abbandonata dai suoi m arinari, la quale poi si venne in cognizione esser barca Francese et in con­

seguenza esser di suddito della Francia amica con l’ O landa, p a r i­

mente furon fatte qualche provvigioni in ordine a che fosse resti­

tuita; se ben poi non ne seguì 1 ' effetto, per essersene detta n a v e fugita di questo porto con la presa sudetta. Del che tutto ci è parso dar parte a Vostre Signorie Serenissim e, acciò da questa maggior chiarezza di fatto, possa la loro infallibile prudenza pi­

gliare quella risoluzione che sarà giudicata di maggior se rv iz io publico intorno alle instanze fatte dal detto Consiglio di S ta to di Inghilterra.

11 C o n sig lio di Stato d’ Inghilterra, nella sua lettera di n u o v o scritta alla Serenissima Republica di Genova per conto della n ave Roberto Inglese; dà alla Republica il seguente titolo, c i o è : al di fuori « Serenissim o Duci et Illustrissimis Gubernatoribus R eipublicae G e n u e n siu m » ; sicché manca nel titolo delli Serenissimi G o v e rn a to ri, col dire « Illustrissimis » ove dovea dire Eccelentissimi, e nel dire

« Reipublicae Genuensium » che dovea dire « Serenissimae R e ip u ­ blicae »; e con la stessa forma seguita.il titolo al di dentro. C o ­ minciano poi la lettera col metter in fronte « Concilium Status Reipublicae A n g lia e » ; e così antepongono il loro nome a quello della Republica. Soggiungono però « Serenissimo Duci et I llu ­ strissimis Gubernatoribus Reipublicae Genuensium salutem » ; con qual forma di parlare, secondo il thema, cade avanti il nome di chi parla a quello a cui scrive.

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