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Sigla della fonte → Elohista

Nel documento per il lettore della Bibbia Vademecum (pagine 37-48)

TERMINOLOGIA DELLE SCIENZE BIBLICHE E AUSILIARIE

E. Sigla della fonte → Elohista

Ebraismo. Si veda il cap. ix, Sull’uso di alcuni termini.

Edomiti. Antica popolazione che la Bibbia fa discendere da Edom, cioè, residente

a Sud-Est del mar Morto. Benché spesso in guerra con gli israeliti, erano da questi considerati affini. Sottomessi temporaneamente da Davide, diedero origine nel

iv secolo a.e.v. al regno dell’Idumea, nella Giudea meridionale. Il regno fu con-quistato nel 103 a.e.v. dall’asmoneo Giovanni Ircano che costrinse gli edomiti a convertirsi all’ebraismo. Di origine edomita o idumea era Erode il Grande.

Egitto. In ebraico Miṣráyim. Sono numerosi i contatti che l’Egitto, la sua politica

e la sua cultura ebbero con il mondo biblico. La Genesi (12,10-20) narra di una di-scesa di Abramo in Egitto a seguito di una carestia; la stessa motivazione spingerà in Egitto Giacobbe e i suoi figli chiamati da Giuseppe (Gen 37- 50), premessa alla vicenda dell’Esodo. Questi contatti, se storici, avvennero probabilmente durante le dinastie xiii e xiv (secoli xviii-xvii a.e.v., dominazione Hyksos e possibile di-scesa di Giacobbe), mentre i faraoni dell’Esodo (Seti i e Ramses i, o Ramses ii, e Merneptah) sarebbero appartenuti alla xix dinastia. Da un fondo culturale egiziano emerge la figura di Mosè. In seguito i libri storici della Bibbia ricordano tre

campa-gne egiziane in Palestina: con il faraone Sisak (ca. 930 a.e.v.), con il faraone Tiraka (prima metà del vii secolo a.e.v.), e con il faraone Necao, che nella battaglia di Me-ghiddo (608 a.e.v.) sconfisse e uccise Giosia, re di Giuda. L’Egitto tolemaico ebbe la sovranità sulla Palestina dal 323 al 198 a.e.v. Influssi letterari egizi sono presenti in vari luoghi biblici: il Sal 104 richiama l’inno al sole di Amenofi iv/Ekhnaton, i capp. 22-23 dei Proverbi presentano analogie (fino a citazioni dirette) con la Sapienza di Amenemope, e anche il Cantico dei cantici è stato confrontato con la poesia d’amore egiziana. Nel Nuovo Testamento Matteo narra la fuga in Egitto di Gesù, Maria e Giuseppe (Mt 2,13-23), con l’intento di ricapitolare in Gesù l’espe-rienza di Israele, dalla discesa in Egitto al suo ingresso nella Terra Promessa.

El, Elohim, El ‘Elyon, El Šadday. Si veda il cap. x, I nomi di Dio.

Elam. Regione a Oriente della Babilonia con capitale Susa, abitata da una

popola-zione non semitica («asianica»). Alleati dei babilonesi contro la Siria nel vii secolo a.e.v., furono sottomessi dagli assiri (→ Assiria), quindi dai → medi e infine dai → seleucidi. Nella Bibbia è presentato come re di Elam Chedorlaomer, uno dei quattro re sconfitti da Abramo (Gen 14,1-9). Isaia nomina più volte gli elamiti tra i nemici di Babilonia e del regno di Giuda. Infine, secondo At 2,9, degli ebrei ela- miti assistono al miracolo delle lingue avvenuto a Pentecoste.

Elefantina. Nome greco di un’isola del Nilo presso Siene (odierna Assuan), sede

dal v secolo a.e.v. di una comunità ebraica probabilmente di mercenari al servizio dell’impero persiano. Nel 1893-1908 vi furono trovati numerosi papiri aramaici che ne illustrano la vita sociale e religiosa, caratterizzata da un certo sincretismo.

Elohista. Documento o tradizione. Secondo l’ipotesi documentaria, una delle

quattro → fonti del Pentateuco, e precisamente quella che designa Dio con il nome Elohim. Proviene dal regno del Nord, è rintracciabile in forma frammentaria a par- tire forse da Gen 15 e risale all’viii secolo a.e.v. Sigla E.

Enoc, libri di. → Apocrifi dell’Antico Testamento, appartenenti alla letteratura →

apocalittica. Sono comunemente designati come 1 Enoc o Enoc etiopico (secoli

v-i a.e.v.) e 2 Enoc o Enoc slavo (dopo il 70 e.v.), dalle lingue in cui ci sono giunti. Il primo narra la caduta degli angeli, l’avvento del «figlio dell’uomo» e il viaggio di Enoc attraverso i tre mondi; il secondo ne ripete in parte il contenuto. Compren-dono diverse sezioni con titoli particolari tra cui il Libro dei Vigilanti.

Enoteismo. → Monolatria.

Enuma Eliš. In accadico, «Quando in alto». Parole iniziali e titolo del poema

as-siro-babilonese sulla creazione risalente al ii millennio a.e.v. È conservato in sette tavole ritrovate nella biblioteca di → Assurbanipal, più alcuni frammenti di altra provenienza. Narra l’origine del mondo e degli dèi, la lotta tra varie divinità e la vittoria del dio Marduk sul caos rappresentato dal mostro femminile Tiamat. Mar-duk ordina poi l’universo e infine crea l’uomo con il sangue del vinto dio Qingu e

regna sugli dèi e sui mortali. Alcuni elementi del poema, demitizzati, concorrono al racconto biblico della creazione, nel quale però manca ogni combattimento di Dio con potenze avverse.

Episcopo. Dal greco epískopos, «sorvegliante, sovrintendente, ispettore». Nel

Nuovo Testamento designa colui che esercita una funzione di direzione e sorve-glianza nelle comunità cristiane. Il termine compare in 1Pt 2,25, riferito a Cristo; negli Atti e nell’epistolario paolino indica invece il detentore di una funzione non distinguibile da quella del → presbitero. Il vocabolo, che nel mondo greco non aveva un significato religioso, non è riferibile a una funzione precisa (la distinzio-ne distinzio-netta è tra episcopo e presbitero, da un lato, e diacono, dall’altro). Con le lettere → pastorali inizia un’evoluzione che porterà nel corso del ii secolo all’unicità dell’episcopo-vescovo nella comunità e alla concentrazione nelle sue mani dei poteri di insegnamento e di governo tipica dell’episcopato monarchico.

Éreṣ Yiśra’el. In ebraico, «terra di Israele». Designazione del paese che nel corso

della sua storia ha preso nome dalle diverse etnìe che l’hanno abitato: terra di Ca-naan (dai cananei), Palestina (dai filistei). Mentre con «terra d’Israele» la tradizio-ne ebraica suole indicare l’intera Terra Promessa concessa da Dio ai discendenti di Giacobbe/Israele, Israele o regno di Israele indica specificamente il territorio delle 10 tribù settentrionali conquistato dagli assiri nel 721 a.e.v.

Ermeneutica. Dal greco hermēneúein, «tradurre, interpretare». Teoria e pratica

dell’interpretazione di un testo. Nelle scienze bibliche l’ermeneutica, con l’ausilio dei chiarimenti forniti dall’ → esegesi, mira a cogliere il significato profondo del testo, alla luce di presupposti ideologici diversi, a seconda delle epoche, delle teologie, degli ambiti confessionali, delle motivazioni filosofiche o sociologiche.

Érōs. → Agápē.

Esamerone. Dal greco hexḗmeron, «di sei giorni». Termine con cui i Padri

de-signano il racconto della creazione, avvenuta appunto in sei giorni secondo Gen 1-2,4a.

Esapla. Dal greco hexaplâ, «sestupla». Edizione della Bibbia eseguita da Origene

(m. 254 e.v.) a Cesarea, costituita da sei colonne parallele contenenti il testo ebraico, la traslitterazione in caratteri greci, le versioni greche dei Settanta, di Aquila, Sim-maco e Teodozione. Ne restano frammenti; particolarmente importanti quelli della seconda colonna per conoscere la pronuncia antica dell’ebraico. Si veda cap. iv.2.

Esateuco. Dal greco, «sei astucci». Denominazione con cui alcuni studiosi dell’Ot-

tocento e della prima metà del Novecento indicano i primi sei libri della Bibbia (Pentateuco e Giosuè) da loro considerati un complesso unitario.

Escatologia. Dottrina delle «cose ultime» (dal greco tà éschata): la morte, il

escatologiche si trovano nei profeti, soprattutto in Daniele, nella letteratura apo-calittica e in parti del Nuovo Testamento. Alcuni studiosi ravvisano nell’intero annuncio neotestamentario l’espressione di una urgente attesa escatologica, o di una sua anticipazione.

Esegesi. Dal greco exēgeîsthai, «tirar fuori, spiegare». Teoria e pratica della

spie-gazione di un testo. L’esegesi biblica mira, con l’ausilio di varie discipline (critica testuale, archeologia, filologia ecc.) a chiarire il testo biblico sia nelle sue peculia-rità linguistiche e concettuali, sia nelle sue motivazioni teologiche, sia nelle sue cir-costanze storico-letterarie. Le varie epoche, a seconda delle loro diverse concezioni filosofiche, letterarie e teologiche, hanno prodotto diversi tipi di esegesi: patristica, rabbinica, scolastica ecc. Si può considerare il presupposto dell’ → ermeneutica.

Esseni. Sètta o gruppo ebraico di tipo ascetico-rigorista derivato dagli asidei (→

ḥasid  ), che fiorì tra il ii secolo a.e.v. e il i e.v. Menzionato da Flavio Giuseppe, Fi-lone d’Alessandria e Plinio il Vecchio, si suddivideva probabilmente in vari rami, alcuni praticanti il celibato e la separazione rigorosa dalla società giudaica e dal sacerdozio di Gerusalemme. Una di «queste correnti monastiche» è stata identifi-cata nel movimento di → Qumran e nella sua letteratura.

Ettateuco. Dal greco, «sette astucci». Denominazione con cui alcuni studiosi

in-dicano i primi sette libri della Bibbia (Pentateuco, Giosuè e Giudici) da loro con-siderati un corpo distinto dai successivi libri storici.

Eulogia. → Dossologia.

Eziologia. Narrazione di un avvenimento con il quale si intende fornire la causa

(in greco aitía, da cui ezio-) o la spiegazione di un uso, un rito, un nome, un topo-nimo, di cui non si conosce più l’origine. Spiegazioni eziologiche sono frequenti nella Bibbia ebraica: per esempio, a proposito del divieto di mangiare il nervo sciatico in Gen 32,33.

Farisei. In ebraico perušim, «separati» (dai pagani o dagli ebrei poco osservanti).

Gruppo religioso ebraico, probabilmente derivato dagli asidei (→ ḥasid  ) e fio-rente all’epoca neotestamentaria. Già in contrasto con gli → asmonei che giun-sero a perseguitarli, ottennero libertà d’azione alla morte di Alessandro Ianneo (76 a.e.v.). Organizzati in confraternite (ḥavurot), dedite all’osservanza più rigo-rosa dei precetti, soprattutto quelli di purità (→ puro), ebbero grande influenza sul popolo, sia per la loro estrazione sociale generalmente non aristocratica, sia per la loro preoccupazione di rendere la → Torah applicabile alle sempre nuove situazioni. Introdussero nell’ebraismo la credenza nella vita futura e sostennero l’autorità della Torah orale, o tradizione, accanto alla Torah scritta. Furono perciò in contrasto con i → sadducei e alcuni con Gesù e i suoi discepoli, che tuttavia condivisero gran parte delle dottrine e dei metodi farisaici. L’ebraismo rabbinico è sostanzialmente erede dei farisei, l’unica corrente sopravvissuta alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70 e.v.

Fenici. Antica popolazione stanziata sulla costa siro-palestinese; parlava una

lin-gua semitica affine all’ebraico e si dedicava al commercio per mare e alla produ-zione della porpora. La Bibbia ricorda gli amichevoli rapporti di collaboraprodu-zione tra i fenici e Israele (di David, di Salomone con Hiram re di Tiro ecc.). La Fenicia seguì la sorte di Israele subendo le stesse dominazioni politiche fino alla conquista romana. L’alfabeto fenicio fu, tra le varie scritture alfabetiche apparse nel ii mil-lennio a.e.v., quella che prevalse, passando poi a greci, etruschi e latini.

Figlio dell’uomo. Dall’aramaico bar enoš. Espressione risalente a Dn 7,13 (dove

indica un personaggio forse identificabile con il popolo ebraico), che ricorre spes-so, in traduzione greca, nel Nuovo Testamento. Qui, accanto al meno frequente senso di «uomo», tale espressione è applicata a Gesù, sia in riferimento all’attuali-tà, sia in senso escatologico. Gli studiosi discutono se sia stata usata da Gesù stes-so, e se egli si riferisse o no a sé. L’interpretazione prevalente è che Gesù alludesse alla propria condizione di → servo sofferente ed esaltato. L’espressione appare anche nella letteratura apocrifa e rabbinica.

Filatteri. → Tefillin.

Filistei. Antica popolazione proveniente dalle isole dell’Egeo e stabilitasi nella

striscia costiera sud-occidentale di Canaan, nell’ambito dell’invasione dei → po-poli del mare. Le loro città principali erano Asdod, Gaza, Ascalon, Gat, Ekron (pentapoli filistea), ma si spinsero in seguito anche all’interno verso Nord. Ebbero a lungo il monopolio della metallurgia e anche per questo costituirono una grave minaccia per le tribù di Israele, fino al tempo di David. La saga di Sansone (Gdc 13-16), così come la tragedia di Saul (1Sam 31), riflettono questi rapporti difficili. Da loro deriva il nome Palestina.

Filone d’Alessandria. Filosofo ebreo (ca. 20 a.e.v.-50 e.v.). È il maggiore

pensato-re dell’ebraismo ellenistico di lingua gpensato-reca. Nei suoi numerosi trattati e commenti biblici, utilizzò largamente il metodo allegorico applicandolo sia ai personaggi, sia agli episodi, sia alla legislazione dell’Antico Testamento. Il suo pensiero, ispirato al platonismo, influenzò più i Padri della Chiesa che l’ebraismo, per il prevalere in questo delle scuole palestinesi e babilonesi. Filone guidò anche una legazione degli ebrei di Alessandria presso Caligola (40 e.v.) per scongiurare la collocazione di una statua dell’imperatore nel Tempio di Gerusalemme, e ne lasciò un resoconto (Legatio ad Gaium).

Flavio Giuseppe. Storico ebreo (ca. 38-100 e.v.). Di famiglia sacerdotale, durante la

prima guerra giudaica comandò i ribelli ebrei della Galilea, fu assediato da Vespasia-no nella fortezza di Yodfat o Yotapata e, dopo che gran parte dei difensori si furoVespasia-no suicidati, si arrese ai romani. Trattenuto prigioniero e poi liberato quando si realiz-zò il suo presagio che Vespasiano sarebbe stato proclamato imperatore, assistette con Tito alla caduta di Gerusalemme, si stabilì a Roma e divenne cittadino romano. Scrisse in greco la Guerra giudaica (il cui originale in aramaico non si è conservato), unica documentazione giuntaci sugli avvenimenti di cui fu testimone; le Antichità

giudaiche, una delle principali fonti per la conoscenza dell’ebraismo antico; la Vita, un’autobiografia composta per difendersi da chi lo accusava di tradimento e viltà; e il Contro Apione, un’apologia dell’ebraismo contro gli attacchi del retore Apione.

Fondamentalismo. Atteggiamento, tipico di alcune Chiese libere protestanti e di

ambienti religiosamente conservatori, che identifica la parola di Dio con una in-terpretazione assolutamente letterale del testo biblico. Il fondamentalismo rifiuta conseguentemente ogni critica storico-letteraria della Bibbia e pratica un’appli-cazione priva di mediazione culturale della Bibbia ai problemi etici, scientifici, sociali di oggi.

Fonti, teoria delle. Detta anche «ipotesi documentaria», vuole essere una

spie-gazione organica della formazione del Pentateuco. Secondo la sua formulazione definitiva dovuta a Julius Wellhausen (1844-1918) con successive integrazioni di Hermann Gunkel, Gerhard von Rad e Ivan Engnell, il Pentateuco nasce dalla com-binazione, ad opera di redattori, di quattro principali documenti (più tardi indivi-duati in tradizioni orali pre-letterarie), disposti nel seguente ordine: → Yahwista (J, x secolo), → Elohista (E, viii secolo), → Deuteronomista (D o Dtn, vii secolo), → Sacerdotale (P, vi-v secolo). Queste quattro fonti sono state variamente e ulte-riormente suddivise da alcuni studiosi. Sebbene messa in dubbio recentemente, la teoria delle fonti è generalmente la più accettata come ipotesi di lavoro.

Formgeschichte. → Storia delle forme.

Gamaliele (ebr. Gamli’el). Nome di alcuni maestri dell’ebraismo rabbinico, di cui

il più noto fu Gamaliele il Vecchio (prima metà del i secolo e.v.), figlio o nipote di Hillel e maestro di Paolo apostolo (At 22,3). Ebbe un atteggiamento prudente e tol-lerante verso il cristianesimo nascente (At 5,34-42). Un suo nipote, Gamaliele ii, presiedette il Sinedrio di Yavneh (fine i secolo e.v.) con il titolo di patriarca, cioè rap- presentante ufficiale degli ebrei dell’impero romano.

Gattungsgeschichte. → Storia delle forme. Geenna. → Še’ol.

Gemara. In aramaico, «completamento, conclusione». L’insieme delle

discussio-ni, interpretazioni e narraziodiscussio-ni, nate dallo studio della → Mišnah nei secoli ii-iv

e.v., che con la Mišnah stessa costituiscono il → Talmud. I maestri presenti nella Gemara sono detti → amorei. Esiste una Gemara palestinese e una babilonese.

Gemaṭria (o gimaṭreya). Termine ebraico, che deriva dal greco geōmetría o

gram-mateía e designa uno dei metodi esegetici tradizionali. Consiste nello stabilire equivalenza tra parole che hanno lo stesso valore numerico risultante dalla somma delle loro componenti alfabetiche (ogni lettera dell’alfabeto ebraico indica infatti anche un numero). La gemaṭria è particolarmente usata dall’esegesi mistica o qab-balistica (→ Qabbalah).

Generi letterari. Nella teoria della letteratura e nella critica biblica sono così

chiamati quei complessi della letteratura orale o scritta che presentano omogeneità di stile, di forme, di tecniche (poetiche o prosastiche) di procedimenti narrativi, di finalità ecc. Introdotto nello studio della Bibbia da Hermann Gunkel all’inizio del secolo scorso, il metodo dei generi letterari classifica il contenuto dell’Antico e del Nuovo Testamento in numerose categorie, come inni, poesia popolare, detti, narrazioni, generi sapienziali, documenti ufficiali, parabole, oracoli profetici ecc. L’accertamento del genere è indispensabile per cogliere l’intenzione dell’autore e il rapporto tra l’espressione letterale e il suo contenuto.

Genizah. In ebraico «ripostiglio», il locale annesso alla sinagoga in cui si

deposi-tano i libri di preghiera e gli oggetti di culto deteriorati e quindi non più usabili. Fa-mosa la genizah della sinagoga della comunità ebraica palestinese di Fusṭāṭ (Vec- chio Cairo), che ha restituito oltre 200.000 manoscritti interi o frammentari dal ix

secolo al xix.

Gentili. Dal latino gentiles, designazione dei popoli (gentes) stranieri. Il termine

corrispondente all’ebraico goyim e al greco éthnē, rispettivamente nell’Antico e nel Nuovo Testamento, e indica genericamente i non ebrei. Nel cristianesimo pri-mitivo i gentili rappresentano quella parte della Chiesa costituita dalla «chiamata» dei popoli (ecclesia ex gentibus), accanto e talora in antitesi alla chiesa dei circon-cisi (ecclesia ex circumcircon-cisione). Poiché i popoli professavano quasi universalmen-te il paganesimo, gentile è spesso sinonimo di pagano.

Gilgameš (pron. Ghilgamesh). Mitico re mesopotamico di Uruk, protagonista

dell’epopea omonima. Il poema, di cui esistono redazioni in → accadico e in altre lingue del Vicino Oriente antico, risale all’inizio del ii millennio a.e.v. Ne cono-sciamo il nome del redattore finale: Sinleqiunnini. È diviso in 12 tavolette o parti e narra le imprese di Gilgameš e del suo amico Enkidu (risvegliato a una esistenza umana dall’amore), la morte di Enkidu, e l’avventurosa e vana ricerca dell’im-mortalità da parte di Gilgameš. Mentre la scoperta della morte ricorda l’esperienza di Buddha, la ricerca dell’immortalità presenta notevoli somiglianze con i primi capitoli della Genesi: infatti, Gilgameš ottiene dall’antenato Utnapištim (il Noè babilonese che gli narra la storia del diluvio) l’erba della vita, erba che gli viene sottratta da un serpente.

Giubilei, libro dei. → Apocrifo dell’Antico Testamento, scritto in ebraico, ma

giunto solo in una traduzione greca; di questa, e dell’originale ebraico, si conser-vano solo frammenti. Composto nella seconda metà del ii secolo a.e.v. da un auto- re che conosceva la letteratura apocrifa precedente ed era vicino agli → esseni, si presenta come il racconto della storia del mondo dalla creazione a Mosè, fatto a Mosè stesso sul monte Sinai dall’angelo di Dio (da questo contenuto il libro è sta-to anche chiamasta-to «Piccola Genesi»). Letterariamente eterogeneo, ha come tema centrale l’eternità della → Torah, posta nei cieli e riflessa nella Torah rivelata. Il titolo, derivato da Lv 25,8-17, si riferisce al → giubileo, periodo di 49/50 anni che l’autore usa come scansione del tempo.

Giubileo. Dall’ebraico yovel, «montone» e «corno di montone», usato per

annun-ciare il giubileo. Secondo Lv 25,8-17, l’anno di remissione che cade ogni 7 anni sabbatici, cioè ogni 49 o 50 anni. In tale anno vigevano le norme dell’anno → sabbatico, inoltre ritornavano agli antichi proprietari i beni immobili venduti. A differenza dell’anno sabbatico, il giubileo è probabilmente solo una creazione let-teraria e non venne mai osservato. Il termine è stato ripreso nella Chiesa cattolica, a partire dal 1300, per indicare l’anno di indulgenza o «Anno santo».

Giudaizzanti. In epoca neotestamentaria, quei cristiani provenienti dall’ebraismo,

e in particolare dai → farisei, che ritenevano necessario mantenere l’osservanza dei precetti e imporli ai pagani convertiti. Ne nacque una controversia riferita in At 15 e Gal 2,1-9. Giudaizzante rimase a lungo la chiesa giudeo-cristiana di Geru-salemme o chiesa di Giacomo.

Giuseppe Flavio. → Flavio Giuseppe.

Glossolalia. Dono delle lingue. Dal greco, «il parlare lingue». Nella Chiesa

apo-stolica, carisma di parlare diverse lingue o essere intesi da parlanti lingue diverse (At 2,4), ma anche fenomeno consistente nel proferire parole o frasi incompren-sibili e incoerenti, durante il culto, da parte di fedeli in condizione estatica. Tali esternazioni dovevano essere tradotte da chi possedeva il carisma dell’interpreta-zione (1Cor 12,10).

Gnosi. Dal greco gnôsis, «conoscenza». Denominazione complessiva di dottrine

mistico-filosofiche a carattere sincretistico fiorite nel mondo ellenistico nei primi secoli dell’era cristiana e derivanti da disparati influssi, tra cui la religione iranica o mazdeismo e il neoplatonismo. Rientrano nella gnosi l’ermetismo, alcune cor-renti mistiche giudaiche come quella riferita a Simone il Mago, lo gnosticismo cristiano rappresentato da Valentino, Basilide e Marcione. I concetti comuni a tutte le forme di gnosi sono: il dualismo per cui al Dio buono o al bene si contrappone il male costituito dal mondo materiale e dal suo creatore; la figura di un mediatore portatore di salvezza agli uomini attraverso la conoscenza (gnosi), la necessità di liberare le scintille divine prigioniere nella materia e nell’uomo per unirsi al divi-no; la svalutazione del corporeo. In Marcione (ii secolo e.v.) l’Antico Testamento e parte del Nuovo sono attribuiti al dio malvagio. Una forma di questo dualismo si trova anche nel gruppo di → Qumran. Tracce di terminologia gnostica sono presenti nel Nuovo Testamento.

Go’el. Termine ebraico, participio del verbo ga’al, che significa «redimere,

riscat-tare, vendicare». Designa nella Bibbia il parente che ha l’obbligo di vendicare il sangue di un ucciso (Nm 35,19) o di riscattare la mancanza di posterità di un

Nel documento per il lettore della Bibbia Vademecum (pagine 37-48)