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Signori forestieri che sono stati a veder il Studio

A partire dalla seconda metà degli anni ’50 lo Studio di medaglie di Giovanni de Lazara diviene meta costante nei percorsi dei viaggiatori europei e italiani che transitano per Padova. Questo passaggio continuo si nutre certamente a livello internazionale dei flussi di viaggiatori attratti da Venezia, in un percorso ormai codificato, e vive di luce riflessa del prestigio irradiato dallo Studio di Padova, il quale a sua volta convogliava nuovi estimatori verso l’Accademia dei Ricovrati351, di cui il conte e il suo entourage erano tra i membri più attivi. A questi fattori legati a dinamiche sociali si dovrà sommare anche la notorietà raggiunta dalle raccolte del Conte, ottenuta grazie alle citazioni dei suoi pezzi nelle pubblicazioni erudite che si erano scaglionate proprio in questo periodo - Orsato, Liceti, Ferrari e Zabarella et alia352 - come testimoniano incidentalmente i carteggi353. Il ritorno d’immagine della collezione nei resoconti dei viaggiatori, purtroppo riteniamo confinato all’oralità, consentirà di stabilizzare la reputazione della collezione del conte, nonostante l’assenza di pubblicazioni che la illustrino sino all’Indice 1669354.

La maggior parte dei visitatori dello Studio di medaglie erano aristocratici collezionisti o antiquari curatori delle più importanti collezioni europee, in cerca di acquisti profittevoli.

351 Per un inquadramento generale del feonomeno cfr. C. De Seta, L' Italia del Grand Tour: da Montaigne a Goethe, Napoli 1992, mentre per l’area veneta cfr. G. Fedalto, Stranieri a Venezia e a Padova. 1550-1700, in Storia della cultura veneta. Il Seicento, 4/II, Vicenza 1984, pp. 251-279; A. Tenenti, Venezia e il Veneto nelle pagine dei viaggiatori stranieri (1650-1790), in Storia della cultura veneta. Il Settecento, 5/I, Vicenza 1984, pp. 558-565 (557-577); P. Maggiolo, Appunti e note per una antologia di viaggiatori stranieri a Padova, in «Bollettino del Museo Civico di Padova», a. 87, 1998, pp. 163-181; P. L. Fantelli, Ricordi di Padova seicentesca dal taccuino di un turista olandese, in «Padova e il suo territorio», a. XVI, 94, 2001, pp. 27-28; Maggiolo, Gli stranieri…cit., pp. 111-114; su viaggiatori a caccia di acquisizioni d’opere d’arte a Venezia cfr. L. de Fuccia, Residenti, viaggiatori e “curieux” francesi, in Il collezionismo d’arte a Venezia. Il Seicento, a cura di L. Borean e S. Mason, Venezia 2007, pp. 125-139

352 Cfr. cap. 1 § 1.1

353 BCPd, BP 1474/11, Lettera di Cozzio Cozza a L., Verona 8 luglio 1654; [...] parte dal Nobilissimo suo genio, degno de suoi nobilissimi natali; à me cogniti per le stampe del S. Ferrari. Cfr. § 3. 1

354 A. de Lazara, Serenissimae, et augustissimae Suecorum reginae Christinae, hanc numismatum seriem sacrat Alexander De Lazara ex comitibus Paludis maioris, Patauij 1669; Id., Christinae Augustae Suecorum, Gothorum, Vandalorumque reginae, imperatorum, caesarum, augustarumque à Pompeo usque ad Carolum Magnum numismatum aereorum seriem, ac numerum ex paterno musaeo exhibet Alexander de Lazara ex comitibus Paludis Maioris, Patauii 1669

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In alcuni fogli dispersi nei vari fondi Giovanni de Lazara stila elenchi di personaggi più o meno illustri, postilla i desiderata di monete con la notizia di visite dei foresti, che iniziano ad esser registrate con costanza proprio dalla metà del sesto decennio. Il lungo carosello di nominativi di quasi tutte le nazionalità – inglesi, francesi, tedeschi, polacchi, svedesi, danesi, oltre agli italiani355 - presenta accanto ai nomi sconosciuti dell’aristocrazia internazionale, alcune tra le personalità più importanti del mondo numismatico del tempo, che verranno più volte citati nel corso di questo studio. Molti di questi visitatori ritorneranno per una seconda e una terza visita del medagliere, anche ad anni di distanza, sintomo che nel tempo la considerazione del proprietario subiva un processo di consolidamento, e che la collezione, organismo vivente in divenire, soggetta a continui cambiamenti per effetto di scambi ma soprattutto di nuove acquisizioni, manteneva comunque il suo status di attrattiva senza subire declino.

Appuntiamo la nostra attenzione evidenziando alcune visite illustri, che saranno foriere di alcune ricadute storiche e critiche. Nell’aprile 1656, sulla via del ritorno da Venezia verso Firenze dove trattava acquisti per conto del Granduca Leopoldo356, Giovanni de Lazara riceve la visita dell’antiquario inglese Pietro Fitton (?/1656)357, che esprime qualche perplessità sull’autenticità di alcune monete358. Con il Conte effettua un baratto di medaglie d’oro, scambiando Gratiano e Massimo con Giulio Cesare e Claudio359 e guadagnando in peso L. 30-10.

355 Per l’elenco delle visite cfr. Missere Fontana, L’esercizio del collezionismo...cit., pp. 416-417

356 Collezionismo mediceo e storia artistica. Il cardinale Giovan Carlo, Mattias e Leopoldo 1628-1667, a cura di P. Barocchi e G. Gaeta Bertelà, III/I, Firenze 2007, p. 534: n. 103 Ferdinando Cospi a Leopoldo, [...] Il Signor Pietro Fitton si trova anco in Venezia, ritornato che sia, li darò la lettera che vostra altezza mi ha mandata per lui, quale non so per ora se concluderà del statuda del Cavalier Palmieri.[....] Di Bologna il 15 aprile 1656 (ASF, Mediceo del Principato 5531, c. 112)

357 Redasse il catalogo delle medaglie e l’inventario delle antichità, fra il 1655 e il 1656, anno della morte, avvenuta nell’ottobre di quell’anno. Fu sostituito nel suo ruolo da Francesco Cameli. A. Gotti, Le gallerie di Firenze. Relazione al ministro della pubblica istruzione in Italia, Firenze 1872, pp. 111-113

358 BCPd, BP. 1474/8, Studio di medaglie MDCXLIIII, c. 125v: 1656 18 e 19 Aprile fu a veder il mio studio di medaglie Monsù Pietro Fiton inglese antiquario stipendiato del Gran duca di Toscana, soggetto di perfetta intelligenza, e però tutte le medaglie di metallo furono giudicate antiche fuorchè alcune che per memoria li ho posto un bollettino sotto col parere del medesimo. Nonostante

359 BCPd, BP. 1474/9, 1655 30 7mbre, Valore delle mie Medaglie d’oro: 1656 19 aprile fù a veder il mio studio Mons. Pietro Fiton Inglese antiquario de G. Duca li diedi in barato Gratiano e Massimo mi diede Giul. Cesare e Claudio. Hebbi vantaggio nel peso L. 30-16, f.s.

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Sempre nella primavera del 1656360 accompagnato da Padre Quaglia, il Conte riceve la visita del conte veronese Lodovico Moscardo, che proprio in quei giorni stava dando alle stampe il suo Museo361. Il veronese riceve in dono una moneta di Pompeo Magno in metallo e conforta il Conte sull’autenticità della sua moneta di Ottone. Nell’inverno arriva Raphaël Trichet Du Fresne (1611 - 1661)362 bibliotecario della Regina Cristina di Svezia che approfitta del viaggio in Italia per visitare lo studio una prima volta. Vi ritornerà nel 1658363. Raggiunta una certa fama in laguna, nel 1660 anche il letterato lucchese Michelangelo Torcigliani364 fa visita al Conte che lo omaggia di 118 monete e un Priapo365.

I francesi sono certamente i viaggiatori più qualificati del periodo, considerato il deciso incremento del medagliere reale imposto con ferrea determinazione da Luigi XIV366.

Nell’ottobre 1667 si protrae per tre giorni la visita di Pierre Séguin (?/1672) decano di Saint-Germain l’Auxerrois367. L’abate è figura cardine di questo periodo per il suo ruolo di tutore dell’altro grande studioso del secolo, Jean Foy Vaillant (1632/1706)368. Questi, medico, numismatico e indefesso viaggiatore, su incarico di J. B. Colbert perlustrerà molti paesi alla ricerca di acquisizioni proficue da far confluire nel medagliere reale. Dopo aver trascorso un periodo a Roma (1664-1669)

360 BCPd, BP 1474/8, copertina interna del fascicolo rilegato: 1656 29 aprile fu a veder il mio studio Ill. Sig. Lodovico Moscardo gentiluomo veronese, mi disse che non haveva mai potuto trovar la medaglia di metallo di Pompeo Magno, et io glie ne donai una. Vide et osservò la mia medaglia d’Ottone e confesso conoscerla per antica e buona assolutamente presente il S…. suo figlio et il Pre. Nostro Giacomo Quaglia da gli Eremitani

361 Moscardo, Note ouero memorie …cit.

362 Un profilo biografico in L. G: Michaud, Biographie universelle ancienne et moderne, 46, Paris 1826, p. 516

363 BCPd, BP 1474/9, f.s.

364 E. Taddeo, La cetra e l'arpa. Studio su Michelangelo Torcigliani, in «Studi Secenteschi», 34 (1993), pp. 3-60

365 BCPd, BP. 1474/8, Studio di medaglie MDCXLIIII, [copertina, anta interna posteriore]. 1660 29 marzo fu a veder il mio studio il sig. Michelangelo Torrigiani da Lucca abitante in Venezia . Gli donai un Priapo e medaglie di metallo n.° 118 e tavole da medaglie diverse.

366 Sul cabinet du roi cfr. E. Babelon, Traite des monnaies grecques et romaines, I, Paris 1901, pp. 136-186; T. Sarmant, Le Cabinet des médailles de la Bibliothèque nationale, 1661-1848, Paris 1994; Id, La République des médailles: numismates et collections numismatiques à Paris du Grand siècle au Siècle des lumières, Paris 2003; 367 E. Bonnaffé, Dictionnaire des amateurs francais au XVII Siècle, Paris 1884; p. 288-289; Sarmant, La République des Médailles, ...cit., pp. 43, 62-64

368 Bonnaffé, Dictionnaire ...cit., pp. 316-317; A. Schnapper, Le Géant, la licorne et la tulipe: Collections et collectionneurs dans la France du 17, Paris 1988, pp. 273-275; Sarmant, Le Cabinet ...cit., pp. 50, 68-69; Sarmant, La République des Médailles,..cit., pp. 56-59

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e in Oriente (1670-1674), approderà allo studio di de Lazara nel giugno 1673 e nel luglio 1675.

È però l’arrivo a Padova del medico e numismatico parigino Charles Patin369 nel gennaio 1674 che viene salutato da Giovanni de Lazara con l’entusiasmo della grande opportunità. Intravedendo nell’amicizia con il francese il viatico per la sicura fama propria e della collezione, lo introduce all’adunanza dell’Accademia dei Ricovrati del 19 gennaio370; per contro, le visite allo studio, sono registrate accanto alle monete con la chiosa Tolta in disegno dal S. Patino: 21-23 marzo, 3-9 aprile del 1674; 17 giugno e 11 luglio 1675; 3 luglio 1676.

A seguito del trasferimento definitivo a Padova nel 1676, Charles Patin diventerà non solo uno dei personaggi più illustri residenti della città, ma anche uno dei principali interlocutori del conte371.

In questo contesto non poteva esser assente la regina Cristina di Svezia: nel 1668 manda il suo cortigiano, Johannes Wallermann (1641/1692)372, a verificare la possibilità di una cessione del medagliere padovano.

Nel novembre del 1685 visitano lo studio il noto erudito bolognese Giuseppe Magnavacca (1639/1724)373 e padre Paolo Pedrusi (1644/1720), curatori delle raccolte dei Duchi di Parma, impegnati a quel tempo nel riordino delle collezioni in vista della pubblicazione del catalogo della collezione Farnese374. Valutano lo studio tra le 4000-5000 doble ed è forse in quest’occasione che viene inoltrata al Conte la

369 I. Calabi Limentani, Medici numismatici nei secoli XVI e XVII- Alcune riflessioni, in «La Ca’granda», XLI, n. 2, Milano 2000, pp. 29-34; su Patin e i rapporti con Colbert nella formazione del Cabinet du Roi cfr. Sarmat, La République des médailles...cit., pp. 64-71; sul parigino e ai suoi rapporti con il conte è dedicato il § 2.11.2

370 Maggiolo, Gli stranieri…cit., p. 137

371 Gorini, Charles Patin …cit., pp. 33-44

372 La visita viene sottesa dall’epistolario intercorso nel 1669. Sul confronto con il medagliere della regina Cristina di Svezia è dedicato il § 2.10

373 F. Missere Fontana, Raccolte numismatiche e scambi antiquari a Bologna fra Quattrocento e Seicento, Parte II, in «BdN», v. 36-39, s. I., 2001-2002, Roma 2004, pp. 256-257; S. Fabella, Giuseppe Magnavacca, in «DBI», 67, Roma 2006, pp. 471-473

374 La sua opera omnia è P. Pedrusi, I Cesari in oro raccolti nel Farnese Museo, e pubblicati colle loro congrue interpretazioni, composto dal padre Paolo Pedrusi della Compagnia di Gesù, e dedicato all'altezza serenissima di Ranuccio secondo duca di Parma, Piacenza, &c., voll. 8, Parma 1694-1721; L’ottavo volume è pubblicato postumo dal gesuita Pietro Piovene (1673-1735) e traccia un profilo di Pedrusi nell’indicazione al lettore.

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richiesta di cessione del medagliere. Il conte però in questo momento non è ancora pronto a separarsene.

Magnavacca a quel tempo, su indicazione del cardinale Enrico Noris, aveva accettato di istruire alla ‘pratica delle medaglie’ Sebastiano Bianchi (1662/1738)375, nuova leva delle raccolte medicee, in visita alla collezione padovana nel giugno 1687 e nel giugno 1688376.

La natura e le modalità specifiche degli incontri emergono dalle chiose manoscritte del Conte: vi era un vicendevole scambio d’opinioni sui vari pezzi e mediante l’osservazione materiale dell’oggetto si giungeva alla valutazione del valore delle medaglie non disgiunta dalla perizia sull’autenticità delle stesse; si tracciavano disegni da portarsi in patria per ulteriori confronti; dubbi e sospetti su certi pezzi venivano diligentemente annotati dal Conte con un sistema grafico che interpolava i vari cataloghi. I visitatori e l’ospite procedevano anche ad un aggiornamento sulla bibliografia del settore instaurando coordinate di una comunicazione che poi si riversava in nuove relazioni epistolari.