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Tessere antiche, scettro e speroni antichi

Assommiamo qui alcune categorie di oggetti che nel manoscritto sono separate ma contigue, e tuttavia che qui accomuniamo per l’assoluta mancanza di riferimenti, essendo esibito solo il disegno degli oggetti ed eventualmente il titolo.

Le tessere trovano nei Monumenta Patavina del 1652 la loro pubblicazione (fig. 1). Orsato, dopo un breve profilo del iuvenem omni virtutum genere ornatissimum, loda il museo ricco di monumenti e di monete di Lazara, dove si possono trovare anche questi quattro oggetti959, a cui aggiunge una lapide venetica960. L’erudito nota che gli studiosi sono divisi nel considerarli tessere o sigilli e autorevolmente espone il proprio parere: non possono esser tessere perché non sono di legno e sono fornite di un anello nella parte retrostante. Confortato dalla pubblicazione di Fortunio Liceti, precisa inoltre che non sono sigilli per lettera, ma ad imprimendo alia signa in aliqua re solida, chiamati volgarmente Marchio e, in seconda battuta, si dilunga in una ricostruzione della provenienza della gens Sulpicia.

Per quanto ci riguarda le tessere appartengono alla prima stesura del manoscritto. Il Conte disegna solo la parte anteriore, tralasciando la posteriore con l’anello. L’assenza di note da parte del Conte in questa sezione ci sembra un vuoto quasi necessario, che forse doveva esser colmato, almeno parzialmente, dall’erudita dissertazione di Orsato. Due secoli dopo, Furlanetto nelle Antiche lapidi patavine 961, pur citando questi oggetti, lascia che altri eruditi diano il loro giudizio. Al momento questi materiali non sono stati ritrovati.

959 Orsato, Monumenta Patauina ...cit., pp. 170-173

960 Cfr. cap. § 4.9

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L’illustrazione dello scettro (fig. 26), oggetto alquanto singolare, si presenta senza titolo, senza note e senza alcun riferimento, quindi lascia aperte molte direzioni di interpretazione. Troviamo però un possibile riferimento nell’illustrazione degli scettri usati nelle processioni dai Collegi e dalle Università dello studio patavino redatta da Giacomo Filippo Tomasini nel Gymnasium Patavinum962. Sempre per una sorta di spirito di emulazione dei propri modelli, Giovanni de Lazara forse è venuto in possesso di uno degli scettri delle corporazioni. L’infaticabile Luigi Rizzoli jr, in uno dei rari contributi riferiti a questi oggetti, illustra il passo del Tomasini e le caratteristiche degli scettri della facoltà dei Teologi, dei Giuristi e degli Artisti dello Studio di Padova963, partendo proprio dall’incisione che ne fornisce il Tomasini, poiché di questi oggetti resta pur sempre a lamentarsi la fine avvenuta in contingenze imprecisabili degli scettri, oggetti che reputa irrimediabilmente perduti964. Rizzoli jr., che ha lungamente analizzato questi stessi manoscritti padovani del conte Giovanni de Lazara, non ha lasciato alcuna traccia o ipotesi su questo disegno. Pur considerando possibile che lo scettro sia da ricondurre a questa categoria di oggetti tipici degli usi dello Studio padovano, allo stato attuale delle ricerche è impossibile identificarlo, causa scarsa leggibilità dello stemma e l’irreperibilità dell’oggetto.

Diversamente dallo scettro, che è unico, gli speroni sono una categoria di oggetti spesso citata nei rendiconti delle spese del conte Giovanni de Lazara. Ci troviamo qui nella situazione documentaria opposta, vale a dire che nell’archivio troviamo diverse citazioni di questi oggetti, tanto che a considerarne il numero, sembra si possa parlare di una piccola raccolta.

L’attenzione costante verso questi oggetti deriva dalla sua vocazione cavalleresca e dalla carica più volte ricoperta di Principe dell’Accademia Delia, come dimostrato dagli acquisti sfilacciati negli anni. Nel 1646 compera Quadri e speroni

962 Tomasini, Gymnasium Patavinum …cit., pp. 62-64

963 L. Rizzoli jr, Degli antichi scettri universitari ed in particolare di quello dell'università degli scolari giuristi, in Miscellanea di studi storici in onore di Camillo Manfroni, Padova 1925, pp. 169-181

964 Rizzoli jr, Degli antichi scettri ...cit., p. 179; In questo contributo Rizzoli riporta la sola esistenza della statuina sommitale di San Girolamo, da lui precedentemente riconosciuta, e conservata tutt’oggi al Museo Diocesano di Padova.

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antichi L. 16-8, e poi nel 1650 uno sperone antico - 8965; nel 1662 acquista uno sperone d’argento966, e nel 1658 si verifica un triplice acquisto967.

Nonostante la meticolosità del Conte, nel riportare date, materiali, pesi e transazioni, siamo nell’impossibilità di riconoscere gli oggetti rappresentati nel manoscritto.

4.4 Manoscritti

È certo che Giovanni de Lazara considerasse i manoscritti come uno dei gioielli delle propria raccolta, tanto da riservarvi una sezione specifica nel proprio studiolo. Se la stesura di questa parte del manoscritto è da collocarsi attorno agli anni 1650 e in quelli immediatamente successivi 968, la raccolta delle opere manoscritte è da considerarsi precedente.

L’elenco dei 76 manoscritti appare abbastanza prevedibile nella prima parte, mentre risulta decisamente eterogeneo nella seconda. In attesa di uno studio più approfondito sulla Biblioteca de Lazara969, qui proponiamo alcune corrispondenze, scaturite incrociando le descrizioni del Conte e i dati analizzati da Luigi Rizzoli970 nel suo fondamentale studio sui manoscritti patavini.

Pensiamo che anche l’ordine con cui sono elencati i manoscritti abbia un suo peso. Poiché al di sopra di ogni pensiero vi è sempre il primato del casato, la sezione

965 BCPd, BP. 1474/8, p.° Novembre 1646. Spesa che ho fatto sin hora per il mio Studio, cc. 119; 121

966 BCPd, BP 1474/9, Antichitadi aggiunte nell’Armaro 1662 13 aprile. [….] Speron antico 1 L. 2, c. 2

967 AdL, A 2-3-1, doc. 42, Comprede di Oro, Giogie et Argenti e quadri, c. 4v: 1658 21 ottobre, Due Speroni d’argento comprati all’Incanto dal S. Lazaro Biolio per peso, di Once 9 – Q 3 - L. 79, Al Trombetta L. – 12; Speroni primo uno d’argento comprati all’incanto pesano Ѳ 9 . q. 1 car.ti 21; L- 77 – 12; Costò quasi in ragione di L. 8 . 6 dell’onza ; […] e il 12 novembre ancora Speroni d’argento p.a 1 pesano Ѳ 10 ÷ - con una punta rotta all’incanto del S. Andrea Bonzanin L. 85 -13

968 Può suggerire questa datazione il commento del Conte al manoscritto n.° 41: credesi del sig. Giacomo Zabarella ora vivente scritta già 30 anni, cioè circa il 1620

969 Lo studio integrale dei manoscritti è auspicato vivamente dalla d.ssa Mariella Magliani della Biblioteca civica di Padova, che ha agevolato in ogni modo queste ricerche.

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si apre con l’elenco dei Cattastici delle scritture della famiglia de Lazara e Malfatti971 [n. 1-8, 10], comprese le cronache dei viaggi di alcuni suoi antenati [n. 9]. A seguire, quasi a definire un ordine di importanza, trovano posto le lettere di Francesco da Carrara [n. 12]. Il nucleo centrale e più compatto dei manoscritti è rappresentato dalle Cronache di Padova e delle famiglie padovane, e/o di Venezia [n. 13, 14, 15, 26, 32, 36 - 42]972, che in tutto sono 19. Gli storici usano familiarmente chiamare queste Cronache con i nomi dei compilatori: Guglielmo Ongarello [n. 16], Francesco Cazza [n. 17], Galeazzo e Andrea Gattaro [n. 18-19]973, Pietro Borromeo [n. 20], Antonio Calza [n. 21], Jacopo Cagna [n. 27], di Casa Odda [n. 28], Viale Nodaro [n. 30], Andrea Cittadella [n. 31], Giacomo Zabarella [n. 41]974. Nessuna delle eccellenze della materia manca nell’elenco dei preziosi manoscritti dello studio.

La preminenza della sezione araldico genealogica e annalistica è giustificata non solo dalla consuetudine nobiliare, ma anche dalla netta specializzazione del Conte in questo settore, fatto che nel 1670 gli valse il prestigioso incarico di redigere il libro delle famiglie nobili di Padova. Una fatica che troverà forma cartacea nella redazione del Trattato delle famiglie di Padova975. Il Conte in quel momento era pronto ad usare gli strumenti che aveva perfezionato negli anni e pazientemente raccolto e ora erano a sua disposizione. Come a voler riassumere tutte le sue fonti in un’unica sintesi, Giovanni de Lazara redige un manoscritto che nel titolo porta il segno della sua formazione: Famiglie che hora s'attrovano in Padova MDCLXXIII, de quali sono memorie nel Rolandino, Ongarello, Albertin Mussato, Zambou Fabafoschi, Zuan da Nono, Galeazzo et Andrea Gattari, Pietro Paulo Vergerio, e Borromeo, autori antichi — Statuti vecchi di Padova; catastico rosso di S. Giustina; Libro dell'antica matricola dei Giudici et altri libri antichi 976.

971 Dal n.° 1 al n.° 11 i manoscritti sono tutti pertinenti la casa Lazara. In attesa di studi specifici sul caso, avanziamo l’ipotesi di identificare presso la Biblioteca Civica di Padova: [n.° 8]= BCPD, BP 1345

972 Cfr. nota precedente; [n.° 14]= BCPD, BP 1368; [n.° 15]= BCPD, BP 1352/1/2;

973 Cfr. supra [n.° 18]= BCPD, Archivio Papafava 24;

974 Cfr. supra [n.° 41]= [BP. 1463, XXIX].

975 BCPd, BP 1461, G. Lazara, Trattato delle famiglie di Padova, XVII sec.

976 BCPd, BP 1472/IV/e, [G. Lazara], Cenni storico-genealogici sulle seguenti famiglie: Abriani, Agiacii, Albanesi, Aldrighetti, Alessandri, Alvarotti e Speroni, Andronici, Angeli, Anselmi, citato in Rizzoli, Manoscritti ...cit., p. 57.

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Anche se non è presente nell’elenco, risulta altresì emblematico il percorso secondo cui Giovanni de Lazara entra in possesso del notissimo e ambito manoscritto Origine della nobilissima et antica città di Padoa di Giovan Battista Frizier, 977 per poi procedere ad annotarlo con glosse e correzioni978. In una nota datata 1676 il Conte stima Medaglie grandi d’esquisita conservazione979 per un valore di L. 721, e ne impiega 369 per la permuta del manoscritto famiglie padovane del Friziero. Questo episodio illustra come il culto dell’araldica e genealogia siano da considerarsi interessi solo di poco inferiori alla passione numismatica.

Di interesse intermedio tra storia locale e vita religiosa sono il Cattastico dei padri di S. Agostino [n. 11], i Privilegi, statuti dei francescani [n. 61], diversi Trattati pertinenti l’ordine dei frati minori [n. 63], la Regola della congregazione di Santa Giustina d’Arsenio [n. 75], come pure non potevano mancare, sempre per il loro valore intermedio, le opere in lode delle donne padovane [n. 23, 24].

Passando alle particolarità di questo elenco di manoscritti, sembra che il Conte fosse assiduo raccoglitore delle opere di Andrea Vitturi (o Vetturi) [n. 34, 46, 48, 51, 54, 56]980 ed è degno di nota anche il viaggio di Marco Polo scritto da Nicolò Vetturi [n. 58]981.

Singolari sono i soggetti di alcune opere: troviamo l’Historia delle virtù de 58 animali [n. 43], tre opere di medicina a caratteri antichi [n. 52, 70, 73], i Giochi di carte di Giuseppe Paoli da Bevagna [n. 74], e le Figure di chiromanzia e metoscopia [n. 71]. Alla sezione religiosa, peraltro completamente assente nella biblioteca, appartengono

977 BCPd, B. P. 1232,.G. B. Frizier, Origine della nobilissima et antica città di Padoa et cittadini suoi, ms del XVII sec.

978 Di mano del conte Giovanni di Lazara esiste copia della lettera dedicatoria che precede quest'opera e degli indici, nonché una breve dissertazione che rileva gli errori in cui sarebbe incorso il Frizier nell'illustrare le famiglie della lettera A [B. P. 1239, XVI]. Rizzoli, Manoscritti della biblioteca...cit., p. 43.

979 BCPd, BP 1474/8, Medaglie grandi d’esquisita conservazione. Hadriano con l’Egitto L. 28, Antonino con Tempio L. 28, con Italia L. 28, Congiario L. 42, M. Aurelio – corona L. 28, Spoglie di germani L. 35, due figure in piedi l. 21, Comodo – congiario L. 42, Faustina giovine – Pavone L. 28, Matri magna L. 28; Iulia Paola L. 112; Paulina L. 36; Antonino greco con M. Ant. L. 28; due Filippi con tempio e sacrificio L. 84; Gordiano africano con fig. in piedi L. 112, Traiano Decio Medaglione con Felicità L. 21 [somma] L. 721 It. L. 124 lasciate in mio credito, L. 369 tutto per il libro del Fam. Di Padova del Friziero in permutta.-1676 3 7mbre date da nettar al S Giovanni. Batta C. di Vacca date Med. 7 di Gordiano Pio,una di Caligola, f.s.

980 In attesa di studi specifici sul caso, avanziamo l’ipotesi che i manoscritti di Giovanni de Lazara siano presso la Biblioteca Civica di Padova, rispettivamente [n. 44]= BCPd, CM 304/9; [n. 46]= BCPd, CM 304/8; [n. 48]= BCPd, CM 243; [n. 51]= BCPd, CM 304/6; [n. 56]= BCPd, CM 615;

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alcune opere dedicate alla vita della Beata Vergine [n. 59, 67], alle Orationi [n. 60, 65, 66], una alla vita della Beata Eustachia [n. 22], una alla beata Guglielma regina d’Ungheria [n. 46], che però è anch’essa di Andrea Vitturi. Per la letteratura, due Rime del Petrarca [n. 68-69], Le donne illustri del Boccaccio [n. 57], e due manoscritti sulla vita di Alessandro Magno del 1433 [n. 53, 76].

Se le opere conservate tutt’oggi alla biblioteca civica di Padova siano le medesime appartenute al Conte sarà da stabilirsi con futuri approfondimenti che riesaminino non solo i manoscritti citati ma anche le vicende d’ingresso degli stessi alla biblioteca. Se però confrontiamo a titolo di esempio alcune cronache citate - Jacopo Cagna, Antonio Calza, ma anche il Frizier982, troviamo che esse sono elencate come patrimonio della casa nel Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Lazara di San Francesco, redatto verosimilmente dalla grafia del nipote Giovanni jr.983. Le parole di Rizzoli in merito alle vendite dei beni de Lazara condotte dai Malmignati negli anni 1870-80984 fanno pensare che parte della biblioteca sia stata acquisita dall’avvocato Antonio Piazza, e poi, tramite il lascito, sia transitata nel patrimonio della Biblioteca Civica di Padova, ipotizzando una linea di dispersione un po’ più lineare di questo patrimonio.

982 Jacopo Cagna [n. 27]; Antonio Calza [n.° 21]; e per la cronaca di Frizier cfr. supra.

983 BCPd, BP 1488/V, Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Lazara di San Francesco redatto l’anno 1786, s.v., Jacopo Cagna [n. C 46] e Antonio Calza [n. D24]; e per la cronaca di Frizier [n. A 2]

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