1672.
Esemplare non identificato. La notizia bibliografica è stata riportata dagli studiosi Diogo Barbosa Machado, Innocencio Francisco da Silva e Ricardo Pinto de Matos166.
Il lavoro di spoglio e di collazione degli esemplari presentato consente quindi di sciogliere la problematicità legata all’esistenza delle due nomeclature Cartinha e Cartilha per definire tali abbecedari cinquecenteschi.
Comparando infatti le date di pubblicazione dei testi del corpus bibliografico riunito, si evince che tali abbecedari cominciano a essere divulgati su vasta scala già a
165
R. Pinto de Matos (coord.), Manual bibliographico portuguez de livros raros, classicos e curiosos, op. cit., pp. 581-582.
166
D. Barbosa Machado, Biblioteca Lusitana: histórica, crítica e cronológica, op. cit., pp. 697-699; I. F. da Silva, Diccionario Bibliographico Portuguez, op. cit., pp. 38-39; R. Pinto de Matos (coord.),
83
partire dal 1502, anno a cui risale, secondo Isabel Vilares Cepeda167, la pubblicazione del primo testo avente le caratteristiche testuali di una Cartinha, esemplare anonimo (caratteristica comune alla maggior parte di questi sillabari) stampato presso la tipografia dell’editore italiano Giovan Pietro Bonomini.
Grazie all’analisi delle date certe di edizione di un ridotto numero di esemplari (1534; 1539; 1554), possiamo ipotizzare che l’uso effettivo delle due varianti lessicali Cartinha e Cartilha si manifesta in due fasce temporali diverse. Sposando la tesi presentata dalla studiosa Maria Carlota Rosa, che ha approfondito la questione qui discussa168, il lemma Cartinha è impiegato soprattutto nella prima metà del secolo XVI per definire i sillabari impiegati in patria e nelle terre d’oltremare per istruire alle prime lettere della lingua portoghese.
Si evince dunque, tenendo anche conto delle date incerte di pubblicazione (1502; 1550), che la produzione a stampa di tali abbecedari fosse particolarmente intensa nella prima metà del Cinquecento, periodo in cui il sovrano D. Manuel I si avvaleva del prezioso contributo della nobre arte da imprimissão non solo per divulgare il proprio programma politico, ma anche per diffondere ampiamente i primi testi normativi della lingua portoghese, in modo da incentivare una corretta e rapida campagna di alfabetizzazione alla lingua nazionale sia in patria, sia nelle colonie, obiettivo impossibile da concretizzare attraverso la diffusione di opere manoscritte. Citiamo a tale proposito le parole dello studioso Américo Cortez Pinto:
Postos de lado os pergaminhos caros, inventado o papel e descoberta a impressão, saiu o Livro do mundo das coisas raras para a intimidade da vida comum, tomou o seu lugar na vida palaciana, e veio daí até o povo a colaborar na vida quotidiana por mãos interessadas de leigos e curiosos.
Quase no alvorecer da descoberta, veio até nós aquela invenção, que, no dizer dos intelectuais maravilhados, mais parecia de origem divina do que obra humana. E dir-se-ia em verdade que foi por desígnios e inspiração divina que a arte do livro foi trazida tão cedo a este cantinho do Ocidente “quase cume de cabeça da Europa toda”, na frase camoniana, ao tempo em que uma raça de Nautas embarcava nas caravelas para iniciar metodicamente o descobrimento geral do Mundo. Chegava a hora própria para levar a civilização cristã nas páginas dos primeiros livros aos povos do Oriente, ensinando-lhes a ler a nossa língua e aprender a nossa fé, firmando sobre as
167
I. Vilares Cepeda, Uma “cartinha”, op. cit. e Eadem, Ainda a propósito da Cartinha de 1502, op. cit.
168
Cfr. Maria Carlota Rosa, Uma Arte pera aprender a leer quinhentista, in Descrição do Português:
Lingüística Histórica e Historiografia Lingüística, Cultura Académica Editora, Araraquara, 2003, pp.
84
ruínas da hegemonia árabe o triunfo europeu da nova era. A história do Livro é a história da alma, da vida, dos costumes e do pensamento humano169.
Tale ipotesi investigativa ci induce a supporre che la variante Cartinha è maggiormente in uso nella prima metà del Cinquecento, mentre la variante ortografica Cartilha, diffusasi in area lusitana attraverso il fenomeno del prestito linguistico dallo spagnolo, si è consolidata nel portoghese moderno a partire dalla seconda parte del secolo XVI: in tale fascia temporale possiamo collocare indiscutibilmente l’edizione di un unico sillabario, il cui anno di pubblicazione, 1554, risulta essere anteriore a quello dell’editio princeps del Vocabulario de Romance en latín di Antonio de Nebrija, in cui viene registrato per la prima volta la voce Cartilla. Ciò dimostra come la corrispettiva variante portoghese Cartilha fosse in uso in Portogallo già prima del 1585, dal momento che lo stesso Jerónimo Cardoso attesta nella prima opera lessicografica edita in Portogallo, ossia nel Dictionarium latino lusitanicum & vice versa lusitanico latinum, il lemma Cartilha, a cui viene attribuito il significato di “tabella abecedaria”.
Un’importante testimonianza storica che conferma l’uso del termine Cartinha nella prima metà del secolo XVI è un’affermazione tratta da una lettera di Afonso de Albuquerque (1453-1515), Governador dei territori dell’India portoghese, inviata al sovrano D. Manuel I. Egli attesta, di fatti, che tali strumenti didattici circolano anche nelle aree da lui amministrate, confermando così l’ampia diffusione a livello internazionale delle Cartinhas, impiegate come strumenti didattici nelle scuole locali de ler e de escrever. Nella lettera, datata 1512, egli afferma:
Em Cochim achey hũa arca de cartinhas por omde imsynam os meninos, e pereceo me que voss alteza as nam mandara pera apodercerem emstando n arca, e ordeney huum homem casado aquy, que imsynase os moços a ler e esprever, e averá na escolla perto de cem moços, e sam deles filhos de panicaees e d omeens honrrados; sam muito agudo e tomam bem o que lh emsynam e em pouco tempo, e sam todos cristãos170.
Nel secolo XVI, quindi, la produzione editoriale di Cartinhas in Portogallo e di Cartillas in Spagna risulta molto intensa, dal momento che questi strumenti rappresentano un valido supporto per l’alfabetizzazione e la conversione verso il Cristianesmo delle popolazioni autoctone delle terre d’oltremare.
169
A. C. Pinto, Da famosa arte da imprimissão, op. cit., pp. 30-31.
170
Raymundo António de Bulhão Pato (ed.), Cartas de Afonso de Albuquerque seguidas de documentos
85
Le definizioni lessicografiche illustrate precedentemente e i titoli del corpus bibliografico raccolto forniscono dati essenziali che ci permettono di inferire che mentre il termine Cartinha cade progressivamente in disuso a partire dal secolo XVII, la variante Cartilha subisce un’evidente evoluzione semantica, secondo i dizionari etlimologici e monolingui contemporanei consultati171: di fatti, se nella seconda metà del secolo XVI tale lemma viene impiegato soltanto per definire gli abbecedari, esso viene successivamente usato per indicare anche libretti di natura religiosa che rappresentano una sorta di decalogo dei principi basilari del Cristianesimo, simili al genere del Catecismo, di facile utilizzo soprattutto per i missionari presenti nelle colonie dell’impero al fine di acculturare le popolazioni locali.
Di fatti, dallo spoglio effettuato, risulta che nel secolo XVII circolerebbe un unico esemplare di Cartilha avente caratteristiche testuali endogene simili a quelle di un Catechismo, vale a dire il volume dal titolo Cartilha para saber ler em Christo e Compendio do Livro da Vida Eterna di António Pimentel (?-1656), edito per la prima volta nel 1638172.
Nel corso dei secoli, inoltre, il lemma acquisice nuove accezioni semantiche sia per il portoghese, sia per il castigliano dal momento che esso viene ancora oggi utilizzato nell’uso comunicativo per identificare due diversi generi testuali: il sillabario, finalizzato all’apprendimento delle prime lettere, e il decalogo, basato invece sull’illustrazione dei concetti essenziali di varie scienze e discipline.
2.2.1.3. Analisi strutturale e contenutistica
Il genere testuale definito con la nomenclatura Cartinha e la rispettiva variante Cartilha presenta una struttura endogena bipartita costante: la prima sezione è composta da alcune pagine dedicate all’insegnamento dell’alfabeto e della lettura in lingua portoghese, mentre la seconda, più ampia rispetto alla precedente, presenta un insieme di testi di natura religiosa - come preghiere, indicazioni fondamentali per la professione di fede, passi tratti dal Vangelo, soprattutto da quello di Giovanni,
171
Antenor Nascentes, Dicionário Etimológico da Língua Portuguesa, Of. d'A Encadernadora, Rio de Janeiro, 1932; José Pedro Machado, Dicionário etimológico da língua portuguesa, Confluência, Lisboa, 1956-1959, 2 voll.; Antônio Geraldo da Cunha, Dicionário etimológico Nova Fronteira da língua
portuguesa, Nova Fronteira, Rio de Janeiro, 1996; Dicionário da Língua Portuguesa contemporânea da Academia de Ciências de Lisboa, Verbo, Lisboa, 2001, 2 voll.; Dicionário da Língua Portuguesa, Porto
Editora, Porto, 2014.
172
86
l’illustrazione dei 12 articoli di fede, dei 10 comandamenti e dei 7 sacramenti - destinati sia alla pratica della lettura, sia all’opera di catechesi destinata a educare alla fede cattolica fanciulli, giovani e adulti.
Tale struttura permette dunque la realizzazione di un duplice processo di acculturazione, diversificato in alfabetizzazione verso la lingua nazionale e in evangelizzazione verso il cristianesimo. Questi strumenti didattici, quindi, dispongono di un connubio testuale confacente alla politica della dinastia degli Aviz, secondo la quale la lingua nazionale deve servire come mezzo di evangelizzazione nelle terre d’oltremare.
Fernando Castelo-Branco, uno dei primi studiosi ad analizzare la struttura di questi sillabari cinquecenteschi, descrive in questo modo l’architettura endogena delle Cartinhas/Cartilhas:
Uma primeira parte composta por breves páginas destinadas ao ensino do alfabeto e da soletração e, depois, uma segunda parte, sempre muito maior, contendo diversos textos destinados à prática da leitura. Ora esses textos são quase todos eles de índole religiosa, constituindo um verdadeiro catecismo173.
I testi di natura religiosa, quindi, rappresentano una sezione indispensabile e costante per l’organizzazione testuale di tali sillabari. Di fatti Castelo-Branco, analizzando l’esemplare del 1534 pubblicato dalla tipografia di Germão Galharde, che egli definisce erroneamente “a mais antiga Cartilha de existência certa conhecida”174 - non essendo ancora a conoscenza dell’esemplare di datazione precedente identificato da Isabel Cepeda (stampato, come abbiamo già analizzato, nell’officina dell’editore italiano Bonomini175) - sostiene che i testi religiosi inclusi, quasi sempre comuni a tutti i sillabari dell’epoca, sono i seguenti:
Padre-Nosso, Ave-Maria, Salve-Rainha, Credo, Confissão, a benção da mesa, os artigos da fé – 7 respeitantes à divinidade e 7 à humanidade de Cristo – os dez mandamentos e “as cousas contrarias a eles”, os 7 sacramentos, a definição do pecado venial e mortal, as 7 virtudes, os 5 sentidos, as obras de misericordia, os inimigos da alma, as potências da alma,
173
Cfr. F. Castelo-Branco, Portugal Quinhentista visto através das cartilhas para ensinar a ler, op. cit., p. 293.
174
Ibidem.
175
87
a parte inicial do Evangelho de S. João, orações para dizer na missa e de manhã, tratado da missa176.
Di fatti, se procediamo a un’analisi comparativa collazionando gli esemplari facenti parte del corpus raccolto, possiamo affermare che la progettazione testuale delle 9 Cartinhas/Cartilhas identificate rispetta costantemente un medesimo ordine sia compositivo, sia contenutistico.
Per dimostrare la veridicità dell’affermazione avanzata, procediamo con la compilazione di schede descrittive per ogni cinquecentina da me individuata in fase di spoglio: le informazioni tanto testuali come paratestuali confermeranno l’invariabilità del principio compisitivo che caratterizza tali sillabari.