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Gli strumenti di normativizzazione linguistica a scopo missionario: panorama bibliografico e peculiarità testual

Di fatti, il latino diviene il modello linguistico di riferimento per la descrizione dei meccanismi di funzionamento delle lingue romanze, essendo queste strutturate

4. Joam Franco Barretto, Ortografia da lingua portugueza, na officina de Joam da Costa: a custa de Antonio Leyte mercador de livros, na Rua

2.3. La grammaticografia missionaria nei secoli XVI e XVII: obiettivi e peculiarità didascaliche

2.3.1. Gli strumenti di normativizzazione linguistica a scopo missionario: panorama bibliografico e peculiarità testual

2.3.1.1. Grammatiche

L’impiego degli idiomi locali per le campagne di evangelizzazione consente una comunicazione diretta e autentica dei dogmi esposti, circostanza che induce i primi missionari a organizzare strumenti metalinguistici sul funzionamento di queste lingue, alcune completamente sprovviste di un sistema tanto grafico come fonetico, allo scopo di formare i futuri predicatori che utilizzeranno gli idiomi appresi direttamente sul campo di missione.

Le prime grammatiche delle lingue allora definite “esotiche” sorgono quindi per fini esclusivamente missionari, vale a dire per facilitare lo scambio verbale fra i predicatori e i gruppi locali durante il processo di catechesi.

La struttura compositiva di tali strumenti normativi si basa, come abbiamo già analizzato nel paragrafo precedente, sulla sistematizzazione contenutistica presentata nelle grammatiche della tradizione classica, testi ampiamente adottati per il metodo della Ratio Studiorum nelle scuole gesuitiche, come l’Ars Grammatica Maior di Elio Donato, il volume Institutiones grammaticae di Prisciano di Cesarea e il già citato Institutione Grammatica del gesuita Manuel Álvares edito nel 1572, vero best-seller cinquecentino nell’ambito della didattica del latino. Gli idiomi locali delle colonie d’oltremare vengono sistematizzate attraverso un metodo descrittivo pragmatico che espone i canoni morfo-sintattici e fonetici in chiave rigorosamente comparativa con le categorie linguistiche del latino, stesso procedimento impiegato per le prime grammatiche normative della lingua portoghese edite nel secolo XVI: l’obiettivo di tali strumenti metalinguistici consiste nell’individuare equivalenze e differenze morfo- sintattiche tra le lingue altre e il latino. Tale strategia di presentazione dei contenuti favorisce, secondo i missionari dell’epoca, un rapido apprendimento di questi idiomi da impiegare come strumento di predicazione diretta nelle zone da cristianizzare. Anche l’analisi linguistica degli idiomi locali, dunque, si basa su metodo di

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razionalizzazione spiccatamente etnocentrico, dal momento che si adotta un atteggiamento volto a riscontrare canoni familiari all’interno di un sistema socio- linguistico eterogeneo e completamente discordante rispetto a quello europeo.

Lo schema bibliografico sottostante presenta le edizioni delle prime due grammatiche missionarie edite nel secolo XVI, realizzate allo scopo di descrivere in modo scientifico la lingua Malabar o Tamul (parlata in India) e il Tupi (lingua di uso comunicativo in Brasile):

Secolo XVI

Henrique Henriques, Arte da Língua Malabar em Português, [s.n., s.l], 1549.

 Esemplare manoscritto conservato presso la Biblioteca Nacional di Lisbona, collocazione COD. 3241.

 Cristina Muru, Missionari portoghesi in India nei secoli XVI e XVII. L’arte della lingua tamil, SetteCittà, Viterbo, 2010.

Padre José de Anchieta, Arte da Grammatica da língua mais usada na costa do Brasil, Antonio de Mariz, Coimbra, 1595.

 Esemplare conservato presso la Biblioteca Nacional di Rio de Janeiro, collocazione 114,1,16.

 Copia digitalizzata dalla Biblioteca Nacional di Rio de Janeiro: http://objdigital.bn.br/acervo_digital/div_obrasraras/or812098/or812098.pdf  José de Anchieta, Arte da grammatica da lingoa mais usada na costa do Brasil, com Apresentação de Carlos Drummond e Aditamentos do P. Armando Cardoso, Edições Loyola, São Paulo, 1990.

I Gesuiti Henrique Henriques (1520-1600) e José de Anchieta sono i primi missionari a realizzare testi normativi per la descrizione del funzionamento delle lingue locali: il tamil in Asia e il tupi in Brasile, idiomi appresi attraverso il contatto assiduo con le popolazioni locali.

L’Arte da Língua Malabar em Português è una grammatica descrittiva che applica i canoni morfo-sintattici del latino per la descrizione delle unità linguistiche del tamil, idioma dravidico ancora oggi parlato in India, Sri Lanka e Singapore, territori raggiunti dalla corona portoghese grazie alle spedizioni ultramarine del secolo XVI. Oltre a presentare in chiave comparatistica le norme di funzionamento del tamil rispetto a quelle del latino, lingua veicolare tra i membri della stessa Compagnia di

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Gesù, Henrique Henriques espone anche riflessioni sulle varietà diastratiche dell’idioma, facendo notare caratteristiche significative che contraddistinguono il registro letterario da quello comune e popolare: data la presenza di considerazioni socio-culturali legate all’uso comunicativo della lingua stessa, si può affermare che tale testo rappresenta un primordiale studio etnografico sulle popolazioni che nel secolo XVI impiegano il tamil come lingua ufficiale di comunicazione. Inoltre, lo stesso Henrique Henriques si dedica anche allo studio dell’aspetto fonologico dell’idioma, inserendo perfino spiegazioni tecniche accurate per la corretta articolazione dei suoni: di fatti, egli propone un breve trattato di fonetica articolatoria in modo da illustrare ai futuri missionari come realizzare suoni che si avvicinino a quelli pronunciati da un parlante di lingua madre331.

Il testo di Padre José de Anchieta ha come intenzionalità testuale quella di descrivere in modo conciso e pragmatico le regole che sottostanno al funzionamento della lingua tupi, da lui stesso definita come la lingoa mais usada na costa do Brasil, idioma adottato come lingua franca negli aldeamentos per l’attività di catechesi. Tale grammatica presenta, come la maggior parte dei testi metalinguistici missionari, una composizione tripartita che mira alla presentazione dell’aspetto fonetico e ortografico, alla descrizione delle caratteristiche morfologiche e delle parti del discorso e, infine, a riflessioni basilari di natura sintattica. Così come Henrique Henriques, anche lo stesso José de Anchieta imposta il proprio testo pedagogico secondo una modalità comparativa con il latino, le cui categorie grammaticali vengono impiegate come strumento di analisi per il funzionamento dei canoni morfo-sintattici della lingua tupi. In questo volume vengono presentate anche le unità sonore dell’idioma, che il missionario tenta di descrivere secondo una modalità percettiva e non articolatoria: a differenza di Henrique Henriques, Anchieta non fornisce dettagliate informazioni per la corretta articolazione dei suoni nella lingua descritta, ma inserisce alcune considerazioni speculative sull’evoluzione dei fenomeni morfo-fonologici dal tupi antico a quello moderno.

I testi di Henrique Henriques e di José de Anchieta pongono le basi strutturali e contenutistiche delle grammatiche missionarie del secolo successivo, la cui produzione diviene più corposa per la necessità di istruire linguisticamente i futuri predicatori per le campagne di evangelizzazione.

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Per uno studio critico approfondito sull’Arte da Língua Malabar em Português rimando al lavoro di Cristina Muru, Missionari portoghesi in India nei secoli XVI e XVII. L’arte della lingua tamil, SetteCittà, Viterbo, 2010, pp. 45-170.

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Lo schema bibliografico riportato di seguito presenta tutte le edizioni esistenti delle grammatiche missionarie edite nel secolo XVII:

Secolo XVII

João Rodrigues, A Arte da Lingoa de Iapam, No Collegio de Iapão da Companhia de Iesu, Nagasaki, 1603-1608, 3 voll.

 Esemplare conservato presso la Biblioteca della Universidade Nova di Lisbona (Faculdade de Ciências Sociais e Humanas), collocazione BLB 2078.

João Rodrigues, Arte Breve da Lingoa Iapoa, Macao, [s.n], 1620.

 Esemplare conservato presso la Biblioteca della University of London, collocazione EB62.11/11961.

 João Rodrigues, Arte Breve da Lingoa Iapoa, Edição transcrita acompanhada de fotocópia e tradução para a língua japonesa de Hiroshi Hino, Shin-Jinbutsu-Ôrai-sha Co. Ltd., Tóquio, 1993.

Luiz Figueira, Arte da Língua Brasílica, por Manoel da Silva, Lisboa, 1621.  Esemplare conservato presso la BNP, collocazione F. 5481

 Luiz Figueira, Arte de grammatica da lingua brasilica. Reprodução fac- similar por J. Platzmann, B. G. Teubner, Leipzig, 1878.

Luis Vincencio Mamiani, Arte de Grammatica da Lingua Brasilica da Naçam Kiriri, na Officina de Miguel Deslandes, Lisboa, 1699.

 Esemplare conservato presso la BNRJ, collocazione Cofre, 2, 17 e presso la BNP, collocazione F. 5893.

Tomás Estêvão, Arte da Lingua Canarim, No Collegio de S. Ignacio da Companhia de Jesu, Em Rachol, 1640.

 Esemplare conservato presso la BNP, collocazione F.R. 635

Arte da lingoa canarim, composta pelo padre Thomaz Estevao da Compañhia de Iesus & acrecentada pello Padre Diogo Ribeiro da mesma Compañhia e nouemente revista & emendata por outros quarto Padres da mesma Compañhia, Cinnamon Teal Publishing, Goa, 2012.

Pedro Dias, Arte da lingua de Angola, offerecida a Virgem Senhora N. do Rosario, mãy, & Senhora dos mesmos pretos, na officina de Miguel

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Deslandes, Impressor de Sua Magestade, Lisboa, 1697.

 Esemplare conservato presso la BNRJ, collocazione 97, 2, 15 e presso la BNP, collocazione F. 1354.

 Pedro Dias, Arte da língua de Angola, Ed. fac-simil., Fundação Biblioteca Nacional, Rio de Janeiro, 2006.

 Maria Carlota Rosa (ed.), Uma língua africana no Brasil colônia de Seiscentos: o quimbundo ou língua de Angola na Arte de Pedro Dias, 7 Letras, Rio de Janeiro, 2013.

Da quanto si evince da questo quadro bibliografico, nel secolo XVII vengono realizzate diverse grammatiche che espongono le regole di funzionamento delle lingue parlate nelle colonie dell’impero ultramarino, come il giapponese per il Giappone, il kiriri e il tupi per il Brasile, il konkani e il tamil per l’India e il quimbundo per l’Angola.

Nel periodo noto come secolo cristiano (1543-1639), le campagne di evangelizzazione in Giappone riescono ad avere un forte consenso da parte delle diverse caste sociali, circostanza che implica la richiesta di un maggior numero di missionari che sappiano predicare impiegando gli idiomi dei luoghi di arrivo. A questo scopo, vengono realizzate nuove artes gli idiomi locali, come A Arte da Lingoa de Iapam del gesuita João Rodrigues (1558-1634), la prima grammatica della lingua giapponese impostata secondo i canoni descrittivi delle lingue europee a scopo prettamente pragmatico.

Di fatti, lo stesso João Rodrigues afferma a tale proposito:

A causa por que na explicação dalgũas cousas fuy hũ pouco mais diffuso, foy por ser esta lingoa estranha, e peregrina, respeitando mais a declarar bem, e distintamente a cousa, que a fazer regras breves, e cõpendiosas cheas de obscuridade, e pera os mestres terẽ abundancia de cousas que facilmente não ocorrem: e por esta causa, onde pareceo neceβario fiz algũs comẽntos, provando tudo o que se diz quanto me foy possivel cõ exemplos dos livros de autores graves de Japão, e cõ outros dos que nossos Irmãos Japões compuserão em sua lingoa, e se imprimirão em noβa letra332.

Seguendo il modello normativo della tradizione classica, il missionario divide l’opera in tre volumi, nei quali affronta dapprima questioni di ortografia e riflessioni sul sistema verbale; successivamente temi di natura sintattica e, infine, spiegazioni

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riguardanti le regole morfologiche che caratterizzano il giapponese da lui analizzato333. Inoltre, egli elabora una versione più concisa, dal titolo Arte Breve da Lingoa Iapoa, per proporre un rapido metodo di apprendimento del giapponese per fini missionari.

Sempre riguardo il continente asiatico, vengono edite soprattutto grammatiche riguardanti la descrizione normativa della lingua Konkani, parlata nelle zone di Goa, Dadra, Maharashtra e del Kerala: il primo volume dedicato alla normativizzazione di questo idioma è quello realizzato da Tomás Estêvão (1549-1619), dal titolo Arte da Lingua Canarim, strutturato sempre in modalità contrastiva facendo una comparazione delle unità linguistiche con le categorie morfo-sintattiche del latino.

Per quanto concerne gli idiomi parlati nei territori africani, nel secolo XVII è molto noto il volume del gesuita Pedro Dias (1621-1700), missionario in Brasile, dal titolo Arte da lingua de Angola, testo metalinguistico realizzato a Salvador de Bahia per la presentazione delle norme di funzionamento del Kimbundo, idioma impiegato come lingua veicolare dai missionari per comunicare con gli schiavi africani arrivati in Brasile da impiegare come forza lavoro nelle piantagioni e nelle miniere334. Una volta appreso il Kimbundo attraverso scambi verbali diretti con gli schiavi africani, Pedro Dias produce tale grammatica, composta da sole 48 pagine, basandosi sempre sullo stesso modello contrastivo che caratterizza tutti i testi metalinguistici missionari e presentando alcune riflessioni e consigli pratici per poter parlare e scrivere in questa lingua:

Advertencias de como se ha de ler, & escrever esta Lingua.

333

Per un’analisi completa dell’opera A Arte da Lingoa de Iapam rimando ai contributi di Michael Cooper, Rodrigues, o intérprete: um Jesuíta no Japão e na China, Quetzal, Lisboa, 2003; Eliza Atsuko Tashiro, As variedades do japonês nas Artes do Pe. João Rodrigues Tçuzzu, in “CEDOCH”, 2004, Boletim 7, pp. 199-224; Michele Eduarda Brasil de Sá, A arte da lingoa de iapam, de João Rodrigues

“tçuzzu”, in “Cadernos do CNLF”, 2010, n. 4, v. XIV, t. 3, pp. 2050-2055. 334

Per uno studio approfondito e sistematizzato sul volume Arte da lingua de Angola si vedano i contributi di Serafim Leite, Padre Pedro Dias, autor da Arte da Lingua de Angola, apóstolo dos negros no Brasil, in “Portugal em África”, 1947, n. 4, v. 2, pp. 9-11; Emilio Bonvini, Revisiter trois siècles

après, Arte da língua de Angola, de Pedro Dias S. J. - grammaire kinbundu rédigée au Brésil, mais publiée à Lisbonne em 1967, in Margarida Petter, Ronald Beline Mendes (org.), Proceedings of the Special World Congress of African Linguistics: Exploring the African Language Connection in Americas, Editora Humanitas, São Paulo, 2009, pp. 15-45; Maria Carlota Rosa, Uma gramática jesuítica: a Arte da língua de Angola, in “Revista de Estudos Afro-Americanos”, 2011, n. 1, v. 1, pp.

141-144; Ronaldo Jean-Pierre Angenot, Catherine Barbara Kempf, Vatomene Kukanda, Arte da língua de Angola de Pedro Dias (1697) sob o prisma da dialetologia Kimbundu, in “Papia”, 2011, n. 2, v. 2, pp. 231-252; Carlos Alberto Zeron, Les jésuites et le commerce d'esclaves entre le Brésil et l’Angola à

la fin du XVIe siècle, in Jean Hebrard (org.), Brésil: quatre siècles d’esclavage. Nouvelles questions, nouvelles recherches, CIRESC, Paris, Karthala, 2012, pp. 67-83; Maria Carlota Rosa, Era uma vez uma gramática que não tinha Morfologia, in “Revista Diadorim”, 2013, Número especial, pp. 25-38.

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Pronunciar, & escrever he como na lingua Latina, com advertencia que nao tem R dobrado, nem no principio do nome, nem no meyo (…)335.

Tale libriccino pragmatico si suddivide in tre parti didascaliche, di cui la prima tratta, in modo molto essenziale e sommario, l’aspetto sia fonetico (descritto attraverso il metodo percettivo di un europeo), sia ortografico, la seconda i canoni morfologici che caratterizzano le strutture linguistiche del Kimbundo e la terza, infine, gli aspetti sintattici e l’analisi delle parti del discorso.

Riguardo invece le terre di missione in Brasile, nel secolo XVII vengono pubblicate due grammatiche ad opera di Luiz Figueira (1573-1643) e di Ludovico Vincenzo Mamiani della Rovere (1652-1730), attivi soprattutto nella regione del Maranhão dove hanno appreso l’uso comunicativo del tupi e del kiriri, lingua della tribù indigena dei Kiriris336.

Sia la Arte da Língua Brasílica337, sia la Arte de Grammatica da Lingua Brasilica da Naçam Kiriri338, presentano la medesima struttura tripartita compositiva delle grammatiche missionarie precedentemente analizzate, il cui modello di riferimento è il testo metalinguistico del gesuita Manuel Álvares: la prima parte presenta, attraverso una metodologia esplicativa sommaria, le caratteristiche fonetiche della lingua, recepite attraverso il metodo auditivo, e regole per la corretta grafia; la seconda parte illustra l’analisi delle parti del discorso e le caratteristiche morfologiche delle unità linguistiche; e, in conclusione, la terza parte introduce alcune nozioni generiche sulla sintassi.

335

Pedro Dias, Arte, op. cit., p. 1.

336

Per un panorama generale sulla presenza dei Gesuiti nella regione del Maranhão in Brasile cfr. Jacinto de Carvalho, Crônica da Companhia de Jesus no Maranhão, Alumar, São Luís, 1995.

337

Per uno studio analitico approfondito su Luís Figueira e il volume Arte da Língua Brasílica, si vedano ancora una volta i contributi di Serafim Leite, Luiz Figueira: A sua vida heróica e a sua obra

literária, Agência geral das colonias, Lisboa, 1940; Pablo Antonio Iglesias Magalhães, A palavra e o Império; a Arte da língua brasílica e a conquista do Maranhão, in “Revista de História”, 2011, n. 165,

pp. 367-401.

338

Per un profilo biografico dettagliato su Ludovico Vincenzo Mamiani della Rovere cfr. Serafim Leite, História da Companhia de Jesus no Brasil, Instituto Nacional do Livro, Rio de Janeiro, 1949, t. VIII, pp. 351-353.

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2.3.1.2. Dizionari

Il processo di normativizzazione linguistica delle lingue autoctone parlate nelle terre di missione implica anche una sistematizzazione organica della lessicografia, circostanza che motiva i missionari a realizzare anche brevi dizionari, liste di parole e glossari bilingui che hanno come intenzionalità testuale un rapido apprendimento del lessico nella memoria enciclopedica dei futuri predicatori.

La produzione lessicografica missionaria nelle colonie dell’impero ultramarino prende come modelli testuali di riferimento la tradizione dizionaristica umanista in terra lusitana, il cui maggior esponente è, come abbiamo analizzato nel secondo capitolo, Jerónimo Cardoso, il primo autore che presenta nel 1562 una sistematizzazione del lessico portoghese secondo un ordine alfabetico e attraverso la modalità bilingue (latino-portoghese) di registrazione dei lemmi339. Oltre a seguire la pianificazione tipografica e contenutistica fornita da Jerónimo Cardoso, i missionari si ispirano ad altri prototipi testuali di natura lessicografica, come il Lexicon hoc est Dictionarium ex sermone latino in hispaniensem del noto Antonio de Nebrija340 e il Dictionarium latinum dell’umanista italiano Ambrogio Calepio341, egli stesso autore di un dizionario trilingue, edito nel 1595, che presenta le voci in latino con i rispettivi traducenti in portoghese e in giapponese342.

I missionari prediligono quindi l’ordine alfabetico come metodologia di catalogazione allo scopo di facilitare e velocizzare la ricerca manuale dei lemmi e illustrano le entrate fornendo i rispettivi traducenti nella lingua target. Lo schema bibliografico riportato di seguito illustra le edizioni dei primi due dizionari realizzati a scopo missionario nel secolo XVI, che saranno considerati nel secolo successivo come modelli di riferimento per le future opere dizionaristiche:

339

Jerónimo Cardoso, Dictionarum latino lusitanicum, op. cit.

340

Antonio de Nebrija, Lexicon, op. cit.

341

Ambrogio Calepio, Dictionarium, op. cit.

342

Ambrogio Calepio, Dictionarivm latino lvsitanicvm, ac iaponicvm ex Ambrosi Calepini volumine

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Matteo Ricci e Michele Ruggieri, Dicionário português-chinês, [s.n, s.l],1588.

 John W. Witek (ed.), Dicionário de Português-Chinês de Michele Ruggieri & Matteo Ricci, Biblioteca Nacional, Lisboa, Instituto Português do Oriente, Macau, 2001.

Ambrogio Calepio, Dictionarivm latino lvsitanicvm, ac iaponicvm ex Ambrosi

Calepini volumine depromptum, In Collegio Iaponico Societatis Iesv cum

Facultate Superiorum, Amacusa, 1595.

 Ambrogio Calepino, Dictionarium Latino Lusitanicum, ac Iaponicum, ex Ambrosii Calepini volumine depromptum, Ed. facsimile, Benseisha, Tokyo, 1979.

La prima opera lessicocografica edita a scopo missionario è il volume bilingue Dicionário português-chinês ad opera dei due Gesuiti italiani Michele Ruggieri e Matteo Ricci, predicatori che hanno svolto la propria campagna di evangelizzazione nei territori della Cina343. Il contatto diuturno con le lingua locale e la predicazione diretta in loco senza l’intermediazione di interpreti e traduttori permette ai due missionari di apprendere il cinese in contesti autentici di comunicazione, circostanza che induce alla realizzazione di questo dizionario bilingue per fornire un lessico di base ai futuri predicatori nelle terre asiatiche. I due autori organizzano le entrate secondo il consueto ordine alfabetico e prediligono lemmi relazionati a determinati campi semantici utili per la comunicazione quotidiana con le popolazioni locali, come il settore mercantile, diplomatico, amministrativo e registrano anche espressioni impiegate in contesti conversazionali della quotidianità. Ogni entrata è registrata in

343

Per un’analisi critica di tale testo lessicografico rimando al contributo di Fu-mien Yang, The

Portuguese-Chinese dictionary of Michele Ruggieri and Matteo Ricci: An historical and linguistic introduction, in Proceedings of the second international conference on sinology. Section on linguistics and palaeography, Academia Sinica, Taipei, 1989, pp. 191-236. Per un quadro esaustivo sulla

compilazione del dizionario come lavoro collettivo realizzato da un’équipe di Gesuiti in collaborazione con nativi di lingua madre rimando ai contributi di João de Deus Ramos, Estudos luso-orientais:

Séculos XIII-XIX, Academia Portuguesa da História, Lisboa, pp. 109-118; Luís Filipe Barreto, Fundamentos da cultura portuguesa da expansão, in “Philisophica”, 2000, n. 15, pp. 89-115; Id., Macao, an Inter-Culture Border in the Ming Period, in “Ming Qing Yanjiu”, n. IX, 2000, pp. 17-42;

Id., Reseña de Dicionário Português-Chinês de John W. Witek (ed.), in “Bulletin of Portuguese-Japanese Studies”, 2002, n. 5, pp. 117-126.

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caratteri latini, seguita dal rispettivo traducente e dalla traslitterazione in caratteri grafici appartenenti al sistema di scrittura del cinese.

Il secondo dizionario a essere pubblicato per fini missionari nel secolo XVI è il Dictionarivm latino lvsitanicvm, ac iaponicvm ex Ambrosi Calepini volumine depromptum dell’umanista italiano Ambrogio Calepio344, le cui opere lessicografiche e grammaticali sono state un modello di riferimento per la strutturazione dei primi strumenti di normativizzazione della lingua portoghese. Tale dizionario è impostato secondo il consueto ordine alfabetico e presenta le voci in modalità trilingue, ossia ogni entrata in latino presenta il corrispettivo traducente in portoghese e in giapponese,