Giorgio Sacerdoti
1. Luigi Ferrari Bravo si distingue nel panorama degli internaziona- listi italiani per il suo impegno costante a promuovere il ruolo del dirit- to internazionale e degli internazionalisti italiani nel nostro paese e, nel- lo stesso tempo, a promuovere la conoscenza della scuola italiana di di- ritto internazionale a livello internazionale. A questo suo duplice impe- gno voglio dedicare queste pagine perché si tratta di un’opera non co- mune, molto importante e che continua a lasciare il segno. Questo tipo di attività tende inoltre ad essere trascurata con il passare degli anni e il venire meno dei ricordi di colleghi e allievi, diversamente dall’opera che si concreta in pubblicazioni tangibili e durature (che pure Ferrari Bravo ci ha dato).
Personalmente ritengo invece che l’impegno che porta alla costitu- zione di associazioni, strutture, movimenti che continuano nel tempo possa essere addirittura più importante del frutto statico di una produ- zione scientifica, la quale, anche se di qualità, inevitabilmente è desti- nata ad essere superata col tempo. Tanto più voglio dare testimonianza dell’impegno di Ferrari Bravo in questa direzione, essendo io stato coinvolto sin da giovane dal suo dinamismo contagioso ed avendone condiviso numerose iniziative alle quali egli ha voluto associarmi1.
1 Conobbi casualmente Ferrari Bravo ad un convegno di altissimo livello su Droit
communautaire et droit national che si tenne al Collège de l’Europe a Bruges nel giu-
Si tratta di un impegno non comune tra i docenti della nostra mate- ria, il cui centro d’attività è prevalentemente quello accademico, pub- blicazioni e insegnamento, cui si accompagna in alcuni un’attività, per lo più episodica o temporanea, di consulenza a livello internazionale. L’impegno in organismi associativi nazionali è inoltre per lo più limita- to ai tradizionali consessi scientifici e associazioni professionali, ed è questo di solito il caso per gli accademici italiani.
Ferrari Bravo si distingue da questo modello prevalente per la sua attività costante e peculiare in entrambi gli ambiti che ho ricordato: at- tività a livello internazionale e impegno nell’ambito nazionale. Quello che intendo sottolineare nelle righe che seguono è soprattutto l’uni- tarietà dell’impostazione che ne ha animato la sua attività nei due cam- pi. Da un lato, in sede internazionale, l’intento di valorizzare l’apporto della dottrina e della prassi italiana nelle relazioni giuridiche interna- zionali e la nostra presenza negli organismi competenti al riguardo. Dall’altro in sede interna, quello di rafforzare, a livello associativo e tramite pubblicazioni collettive, la coesione e il rilievo della nostra tra- dizione e delle nostre competenze.
Per lui l’attività nel mondo delle relazioni giuridiche internazionali, in particolare in organizzazioni intergovernative e negli organi giurisdi- zionali, è stata una costante, sia come consulente e in rappresentanza del Ministero degli esteri in numerose posizioni delicate e di responsa- bilità, che nei tribunali internazionali. È notevole anche che il suo cre- scente impegno in queste sedi nel corso degli anni non ha fatto venire meno la sua attività accademica e il flusso delle sue pubblicazioni scientifiche. È questa sua duplice veste di studioso e di operatore (non direi “di pratico”) che gli ha dato modo di sviluppare il suo impegno e la sua influenza nelle due dimensioni, quella internazionale e quella interna, che ho ricordato.
costituzionale nel caso Costa-ENEL (atti pubblicati con lo stesso titolo, De Tempel, Bruges 1965). Ero laureando all’Università degli Studi di Milano e vi partecipai tro- vandomi per uno stage al Servizio giuridico della Commissione a Bruxelles per appro- fondire la questione, oggetto della mia tesi di laurea. Passato qualche anno, appena do- po che io avevo conseguito la libera docenza nel 1971, Ferrari Bravo mi propose l’incarico di diritto del commercio internazionale, una novità per l’Italia, all’Università di Bari, dove egli insegnava.
Il mio contributo in questa sede vuole ricordare le sue attività inter- nazionali per poi concentrarsi sulle attività di Ferrari Bravo a livello na- zionale: dalla pubblicazione delle serie della Prassi italiana di diritto in- ternazionale, a partire dal 1970, al lancio dell’Italian Yearbook of In-
ternational Law (nel 1975), alla creazione della SIDI, la Società italiana
di diritto internazionale, nel 1995.
2. Prima di approfondire queste iniziative di Ferrari Bravo in sede nazionale voglio però tratteggiare il quadro delle sue attività a livello internazionale, senza peraltro alcuna pretesa di completezza, per mette- re in luce soprattutto il suo sforzo di valorizzare le competenze, gli ap- porti e le tradizioni italiane. In proposito è o dovrebbe essere noto che l’Italia ha mantenuto nel corso dei decenni passati una notevole presen- za nella vita giuridica internazionale2 cioè negli organismi internaziona- li dove il diritto internazionale viene elaborato, in organizzazioni e tri- bunali. Ciò in misura maggiore di quanto il rango dell’Italia, come me- dia potenza non membro permanente del Consiglio di sicurezza, giusti- ficherebbe, e in buona parte grazie alla qualità riconosciuta ai suoi in- ternazionalisti. Una presenza che risale ai tempi della Società delle Na- zioni, di cui l’Italia era stata uno dei Paesi fondatori, in conseguenza della vittoria nella prima guerra mondiale, e che è testimoniato tra altri dal ruolo di Dionisio Anzilotti quale giudice influente nella Corte per- manente di giustizia internazionale.
Nel dopoguerra, superate le conseguenze della sconfitta e della tar- diva nostra ammissione all’ONU, vanno ricordate le presenze italiane nella Commissione di diritto internazionale, soprattutto il ruolo cruciale di Roberto Ago come infaticabile rapporteur sulla responsabilità degli Stati. A seguire, lo stesso Ferrari Bravo, Gaetano Arangio Ruiz e Gior- gio Gaja. A livello giudiziario, Gaetano Morelli alla Corte internaziona- le di giustizia e successivamente Ago, Ferrari Bravo e oggi Gaja. Per non parlare delle autorevoli presenze italiane in altri tribunali o organi- smi assimilabili, Giuseppe Sperduti e Benedetto Conforti alla Commis-
2 Mi riferisco al concetto così come formulato da Piero Ziccardi, soprattutto in Di-
ritto internazionale odierno, Milano, 1964, p. 67 ss. (già voce Diritto internazionale in generale, in Enc. Dir., vol XII). Cfr. l’ampio ricordo fattone da Riccardo Luzzatto in
sione europea dei diritti dell’uomo (quando a questa si rivolgeva la gran parte dei ricorsi prima che si affermasse la competenza della Corte), Fausto Pocar al Tribunale penale per la ex-Iugoslavia, Tullio Treves a quello del diritto del mare, Mauro Politi alla Corte penale internaziona- le e lo stesso Ferrari Bravo alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per ricordarne i principali. Giudici italiani che provengono tutti dall’ac- cademia – il che non è affatto la regola per le nomine di altri Paesi – e che si erano fatti conoscere in precedenza per il loro ruolo attivo in co- mitati, commissioni e conferenze internazionali, grazie al loro apporto qualificato in tali sedi come esperti nel lavoro di elaborazione e codifi- cazione del diritto internazionale.
Le nomine di nostri giuristi in questi organismi presuppongono un impegno ufficiale da parte del nostro Ministero degli esteri, che consi- deri la presenza italiana in quelle sedi come un obiettivo importante, meritevole quindi di un appropriato lavorio diplomatico. A questo fine la presenza di un internazionalista competente e impegnato in tal senso e di notorietà nell’ambiente, come è il caso di Ferrari Bravo, è stato si- curamente importante e spesso decisivo. Dopo essersi fatto un nome nei vari organismi dell’ONU dove i profili giuridici sono centrali o comun- que importanti3, è stata la presenza di Ferrari Bravo al Ministero degli esteri, dopo essere stato consigliere giuridico alle nostre Missioni a New York (1981-84) e a Ginevra (1984-85), come capo del Servizio del contenzioso diplomatico, dal 1985 alla sua nomina alla CIG nel 1995, che ha consentito all’Italia di avere un autorevole, discreto ma sempre efficace regista per promuovere la nomina dei nostri internazio- nalisti in quei prestigiosi e influenti organismi.
3 Ferrari Bravo è stato alle Nazioni Unite rappresentante italiano nel Comitato per la
definizione dell’aggressione (1973-74); nel Comitato per la revisione della Carta dell’ONU (1975-83); nel Comitato sul non ricorso all’uso della forza (1978-83); nel Comitato speciale per la elaborazione di una convenzione contro la presa d’ostaggi (1978-79) e di quella sui mercenari (1981-83); nella Commissione sulle imprese multi-
nazionali (1980-83); nella Sesta Commissione – quella degli affari legali –
dell’Assemblea generale dal 1976 al 1983, che ha presieduto nel 1978. Da ricordare anche il suo ruolo nella elaborazione della Convenzione contro il terrorismo rivolto alla navigazione marittima, a seguito del dirottamento della Achille Lauro nel 1985, adotta- ta a Roma nel 1988.
Come responsabile dell’attività giuridica internazionale del Ministe- ro, Ferrari Bravo ha sempre curato anche la presenza di nostri giovani internazionalisti, senza distinzione di scuole, in commissioni e comitati, ogni qualvolta ciò era possibile e giustificato, così consentendo a nuove leve di “farsi le ossa” nei consessi internazionali. Un’esperienza prezio- sa sia per dare concretezza al lavoro accademico, che per formare nuovi quadri da cui i nostri ministeri possano attingere per le future necessità. Questa utile tradizione è messa purtroppo in forse negli ultimi anni dal- le ristrettezze di bilancio e da una minore attenzione ai profili giuridici e al ruolo dell’Italia nel settore. È quello che emerge dal nuovo corso ministeriale che non attinge più a competenze giuridiche esterne per ri- coprire la posizione di capo del contenzioso.
3. Il collegamento tra l’impegno di Ferrari Bravo come esponente della nostra cultura giuridica e rappresentante dell’Italia in organismi internazionali e la sua attività di promozione dell’attività associativa dei nostri internazionalisti sta nelle sue iniziative perché l’apporto del- l’Italia e dei suoi giuristi a livello internazionale fossero meglio cono- sciuti. Sotto questo “cappello” raggrupperei le sue due principali inizia- tive editoriali rivolte in questa direzione: la Raccolta della prassi italia- na di diritto internazionale dall’Unità d’Italia al 1929, accompagnata da quella parallela di raccolta sistematica della giurisprudenza per lo stesso periodo, e il lancio e la ripresa successiva della pubblicazione del- l’IYIL.
Entrambe sono state iniziative collettive di ampio respiro, la cui re- sponsabilità è stata da Ferrari Bravo condivisa con altri illustri colleghi, ma che senza i suoi sforzi non sarebbero decollati, e che hanno coinvol- to numerosi più giovani internazionalisti nella loro realizzazione. En- trambe sono state animate dalla preoccupazione che l’Italia fosse alla pari delle altre principali nazioni che possono definirsi attori dello svi- luppo del diritto internazionale, sia per l’apporto alla prassi quale fonte del diritto internazionale vivente (prassi diplomatica e giurisprudenza applicativa del diritto internazionale da parte dei giudici interni), che per la conoscenza di questi apporti nell’ambito internazionale. A tal fi- ne la prassi va raccolta dagli archivi diplomatici e la giurisprudenza in-
terna relativa a casi internazionali va opportunamente selezionata per- ché entrambe possano essere pubblicate e essere resi così accessibili.
Pure la dottrina italiana, anche al di là di quella «degli autori più al- tamente qualificati delle varie nazioni» che sono fonte sussidiaria per la determinazione del diritto internazionale ex art. 38.1, lettera d) dello Statuto della CIG, deve essere portata a conoscenza del pubblico inter- nazionale specializzato per potere avere la rilevanza che la sua qualità merita. Di qui l’essenzialità di un veicolo in lingua inglese quale lo
Yearbook, considerato che l’italiano non è una lingua internazionale e
che la voglia e la capacità degli operatori giuridici nel mondo globale di indagare fonti non in inglese è scarsissima. È vero che oggi (diversa- mente che venti o trenta anni fa) anche giovani studiosi italiani della materia pubblicano direttamente in inglese su “riviste internazionali” edite all’estero, così come le maggiori case editrici del settore accettano volentieri opere in inglese di autori di diversa madrelingua. Ciò non fa venir meno l’utilità di disporre di un veicolo “italiano” dove si possa presentare al pubblico internazionale gli sviluppi e i contributi della no- stra dottrina, ma anche della nostra giurisprudenza e della nostra prassi, in modo sistematico e organico.
4. La raccolta de La prassi italiana di diritto internazionale dal 1861 in avanti è stata un’opera veramente gigantesca, che ha coinvolto un folto gruppo di giuristi, storici e diplomatici per un quarto di secolo. Essa richiese un’attività complessa di ricerche accurate negli archivi diplomatici e altri, e poi di spoglio, selezione, sistematizzazione e pre- sentazione. Essa fu patrocinata dalla SIOI e fu sostenuta dal contributo del CNR. Ricordo che la prima serie di due volumi, che copre gli anni dal 1861 al 1887 (incluso quindi il delicato e affascinante periodo della formazione e del riconoscimento a livello internazionale del neonato Regno d’Italia, con tutte le questioni di successione degli Stati preunita- ri), fu edita nel 1970 e che direttori della ricerca furono Roberto Ago e Mario Toscano. Seguì nel 1979-80 la pubblicazione della seconda serie in quattro volumi, oltre ad un volume con gli indici di entrambe le serie, che copre il periodo 1887-1918, sotto la direzione di Roberto Ago, Ric- cardo Monaco, Benedetto Conforti e Luigi Ferrari Bravo. Infine la terza serie, di ben sette volumi più quello di indici, pubblicati nel 1995 a cura
di Sergio Marchisio, che giungono fino agli accordi di Locarno del 1929. L’opera mette in luce, come ha scritto Marchisio nell’intro- duzione al primo volume della terza serie «il contributo dell’Italia al processo formativo delle norme internazionali non scritte», oltre che alle grandi convenzioni internazionali dell’epoca, da Berlino a Versail- les. Il materiale reperito e presentato evidenzia come «il governo italia- no esaminava in genere attentamente le possibili conseguenze giuridi- che delle linee di condotta da seguire».
Tra tanti nomi, l’apporto di Ferrari Bravo fu tutt’altro che modesto, anzi è vero il contrario. Sue, con lo storico Renato Mori, sono del resto le Note introduttive alla Seconda Serie nel primo volume della stessa. Come scrisse Ago nella Presentazione ivi, «Ancora una volta Luigi Fer- rari Bravo ha assunto la responsabilità principale dell’organizzazione, della guida e del coordinamento dell’azione dei ricercatori ed a lui spet- ta davvero il merito principale della realizzazione dell’opera». L’intento di diffonderne la conoscenza a livello internazionale che animava l’iniziativa è anche testimoniato dal fatto che le prime due serie furono edite da Oceana di Dobbs Ferry, New York. Alla luce degli sviluppi editoriali e tecnologici successivi è peccato che l’opera non sia prose- guita (anche se la selezione della prassi corrente sullo Yearbook e in altre sedi on line supplisce per il periodo attuale) e che almeno gli indici non siano stati redatti anche in inglese. Inoltre, almeno per ora, solo la terza serie è consultabile on line4.
Non può essere trascurato infine che a questa opera si affiancò, negli stessi anni a cura di altri illustri internazionalisti della medesima gene- razione (Francesco Capotorti, Giuseppe Sperduti e Piero Ziccardi), sempre col sostegno finanziario del CNR, la pubblicazione della nostra giurisprudenza in materia, opera anche essa imponente per sforzo, ri- cerca, coinvolgimento di tanti giovani e per i risultati. La Giurispruden-
za italiana in materia internazionale, che copre sia il diritto internazio-
nale pubblico, sia quello privato e processuale dal 1861 al 1930, uscì in ben 17 volumi tra il 1973 e il 1997. Per la sua importanza internaziona- le basti pensare al contributo della nostra giurisprudenza della fine del
4 Cfr. www.prassi.cnr.it a cura dell’Istituto Studi Giuridici Internazionali del CNR
XIX secolo all’affermarsi della teoria della immunità ristretta degli Sta- ti.
5. Per quanto riguarda l’Italian Yearbook of International Law, l’iniziativa ha avuto come noto due fasi: la prima serie, di cui uscirono otto volumi editi dalla Editoriale Scientifica, tra il 1975 e il 1987, e la ripresa della serie nel 1999, col volume IX. La nuova serie, giunta ora, con regolare cadenza annuale, al volume XIX-2014, uscito nel 2015, tutti per i tipi di Brill, è disponibile ormai per abbonamento anche in formato elettronico mentre i volumi precedenti si trovano su banche da- ti on line.
Scrivevano tra l’altro nella presentazione del primo volume nel 1975 i membri del Board of Editors che si possono definire Editors in chief, Francesco Capotorti, Benedetto Conforti e Luigi Ferrari Bravo5: «The development of International legal studies has, in postwar years, been in direct proportion to the considerable increase in actual events both in the field of international relations and, in particular, in that of interna- tional organization… No one can doubt the importance of a real and broadly-based dialogue between scholars beyond the confines of a sin- gle country». Proseguivano, considerato che l’italiano non è una lingua veicolare di questi scambi: «English has been chosen for the present Yearbook, whose main aims are: firstly, to spread Italian scholars’ viewpoints as regards contemporary problems of international law to other countries; secondly to make documentation pertaining to Italian international law practice more readily accessible, including the judicial decisions of major interest, diplomatic and parliamentary practice, rele- vant pieces of legislation, and treaties to which Italy is a party».
Proseguivano i direttori: «It is important to stress that the present Yearbook is not the expression of any particular group, institution nor school of legal thought. The editors belong to various schools, teach in different Italian universities and their concept of international law and of the most suitable research methods in this field are not necessarily
5 Seguivano in caratteri più piccoli nella pagina degli Editors i nomi di Antonio
Cassese, Luigi Condorelli, Giorgio Gaja, Andrea Giardina, Riccardo Luzzatto, Paolo Picone, Vincenzo Starace, Antonio Tizzano e Tullio Treves.
the same. They intend to leave the Yearbook open to contributions from all Italian scholars and hope that in future volumes the presence of col- leagues who are not members of the Board of Editors will considerably increase».
Concludevano con l’espressione di una loro «proud conviction», quella che ha sempre animato Ferrari Bravo: «that Italian doctrine has contributed significantly to International law studies and it is for this reason that the work being carried out in Italy in this field deserves even wider acknowledgment».
Nella seconda serie, che riprendeva numerazione e veste grafica del- la precedente, a Ferrari Bravo e Conforti si aggiungevano quali editors Francesco Francioni, Natalino Ronzitti e chi scrive, una compagine che è rimasta finora invariata, sostenuta peraltro dall’Assistant Editor Ric- cardo Pavoni, cui altri si sono affiancati in seguito6. Gli Editors nella loro presentazione ribadivano della prima serie «the same original in- tent: that is to disseminate Italian literature and practice in the field of international law among non-Italian speaking scholars and practitioners interested in the subject».
In effetti è proprio la messa a disposizione di una ricca documenta- zione sull’attività dell’Italia rilevante per il diritto internazionale, dalla prassi diplomatica, alla giurisprudenza, agli sviluppi pattizi e alla attivi- tà parlamentare, che costituisce l’unicum dello Yearbook, vista la facili- tà con cui oggi pubblicano in inglese e quindi possono farsi leggere ovunque i nostri autori. Alla prassi Ferrari Bravo ha del resto sempre dedicato molta attenzione, impegnandosi in prima persona perché quel- la diplomatica del nostro Paese, quando egli era responsabile dei profili giuridici al Ministero degli esteri, fosse coerente ed efficace7.
6 Fanno parte attualmente dell’Editorial Committee Pia Acconci, Daniele Amoroso,
Giuseppe Cataldi, Alessandro Chechi, Carlo Focarelli, Pietro Gargiulo, Marco Gestri, Massimo Iovane, Federico Lenzerini, Marina Mancini, Giuseppe Nesi.
7 Sarebbe interessante se Ferrari Bravo potesse scrivere delle sue esperienze più
coinvolgenti o anche singolari della sua esperienza ministeriale, dalla impostazione co- ronata da pieno successo della vertenza con gli Stati Uniti del caso ELSI alla CIG, alla gestione della presenza a La Spezia, al momento dello scoppio della prima guerra del Golfo, di decine di marinai irakeni, ivi presenti per essere istruiti ad operare le corvette