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6 – Le società per i pellegrinaggi in Terra Santa

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III. 6 – Le società per i pellegrinaggi in Terra Santa

Il XIX secolo ha visto, in diverse parti del mondo, il fiorire di svariate associazioni e comitati legati all’organizzazione dei viaggi nei luoghi sacri d’Oriente. Il fascino e il gusto per l’esotico era alla base di questa esperienza, che coinvolgeva in maniera diretta non solo personaggi religiosi, quali canonici, preti o monsignori, ma anche laici, politici e semplici pellegrini, tutti animati dalla fede e dalla curiosità di visitare terre così lontane e così ricche di storia e cultura. All’epoca, in Terra Santa, solo nei tre grandi centri di Nablus, Akko, meglio conosciuta come San Giovanni d’Acri, e Gerusalemme, si contava circa mezzo milione di persone, tra mussulmani, che ne rappresentavano la maggioranza, cristiani, suddivisi nelle diverse confessioni, e, in minor parte, ebrei. Molti erano i funzionari amministrativi e i militari di origini turche ed europee, che lavoravano nelle grandi città. Nei centri rurali, che costituivano l’ampia periferia, si susseguivano una serie di piccole comunità di villaggi, governate dagli shaikh, appartenenti ai clan dominanti del posto, cui spettava il compito di percepire le imposte e regolare i rapporti comunitari. Le campagne e le città vivevano in forte simbiosi ed erano luoghi di scambio dei prodotti quando giungevano le carovane, che, con i beduini e i pellegrini giunti da ogni parte del mondo, garantivano le relazioni commerciali in una regione in cui le infrastrutture erano parzialmente assenti.

I flussi turistici, in un contesto di tali sovrapposizioni linguistiche, religiose e culturali, non furono mai sfavoriti ma apportarono indirettamente una serie di miglioramenti che coinvolsero soprattutto gli abitanti di quelle zone. Tra una città e l’altra ci si poteva muovere in treno, anche se per il momento questa rimaneva un’opzione per i più abbienti, nascevano diverse botteghe in cui sempre più persone venivano impiegate, tra cui ad esempio la Tipografia Francescana, molte erano anche le associazioni che si proponevano di offrire accoglienza sia ai pellegrini in viaggio che alla popolazione locale, martoriata da conflitti civili e di stato. Sorgevano anche diverse strutture e punti di ritrovo per i gruppi di provenienza estera, i quali venivano accompagnati nell’itinerario da una guida locale, il dragomanno. Anche l’apertura del canale di Suez fornì un forte impulso a questi viaggi, che divennero pian piano sempre più confortevoli e gli spostamenti richiesero un minor tempo di percorrenza, anche grazie all’impiego di battelli a vapore che ormai sostituivano quelli con le vele.

Tutti questi elementi rappresentavano un grosso incentivo alla partenza e se il costo di un viaggio, così lungo e geograficamente lontano che richiedeva almeno quattro o cinque settimane di soggiorno, poteva rappresentare un ostacolo, ricordiamo che esso era ammortizzato in parte dai fondi dei comitati promotori.

Ancora una volta, il periodico “La Terra Santa” offre una serie di spunti di riflessione su tali associazioni, citandone diverse e ricostruendo la storia di alcune, così da capirne il funzionamento e le attività proposte.

Il numero due dell’anno IV (1 luglio 1879) presenta un articolo dedicato alla Pia Società per la Visita ai Luoghi Santi, che, come scrive l’autore, che si rivolge a quanti ne ignorano l’esistenza o temono il dover affrontare un pellegrinaggio in Oriente.

“Questa pia società dunque nacque in Firenze nel 1869. Il suo fine era santissimo; di politica o d’interesse neppur l’ombra. Basta a cancellarne il sospetto questo soltanto che fra i più caldi suoi promotori e fra i suoi primi soci eravi il canonico Guido Palagi, quell’anima tanto gentile quanto pia, ma del cui zelo poco poté giovarsi la società perché glie lo tolse troppo presto la morte. Più che mai fa sicuri dei propositi di essa la presidenza d’onore assunta dall’Arcivescovo di Firenze, Mons. Giovacchino Limberti, pure egli poco dopo pianto così sinceramente da tutti perché buono e caro anch’esso quanto un padre. Dopo il Limberti la presidenza d’onore e la protezione della Pia Società fu accettata pur volentieri da Mons. Eugenio Cecconi251.”

La società fu poi affidata alla protezione di due santi pellegrini di origini toscane, San Ranieri da Pisa e il Beato Gherardo da Villamagna, e ricevette anche la benedizione del Papa, il quale invitò le persone a sostenerla con indulgenze ed offerte. Non subito fu accolta con interesse: c’era anche chi la riteneva inutile per l’epoca, in quanto il pellegrinaggio in Terra Santa non rappresentava una priorità. Per questo motivo, vennero ribaditi motivi per cui essa si impegnava:

“Dunque agevolare la via ai desiderosi di visitarli, torre quegli ostacoli che potrebbero in qualche modo scusare i pigri dal porre in effetto una ispirazione santa, sarà opera inutile? Non è forse anche sgombrare una via alla Provvidenza, che si vale spesso dell’uomo a suo strumento, per beneficare un’anima d’un raggio più vivo di fede davanti quei testimoni della verità? Tutto questo non parve ai fondatori della società nostra sogno puerile e si misero dell’opera divisata.”

Nel 1869 la società era presieduta dal marchese Paris Maria Salvago di Genova, che compilò lo statuto e il regolamento per prender parte alle carovane. Subito si impegnò per promuovere un primo viaggio e

“Il 15 febbraio partì quella prima carovana; ne fu eletto presidente il sacerdote Gaetano Zucchi di Milano e segretario il sacerdote Giovanni M. Gelmi di Bergamo. Visitata la Palestina, la Galilea, la Samaria e quindi la Siro-Fenicia fino a Beirut se ne tornava in Italia il 10 aprile. Di questo primo pellegrinaggio D. Gelmi scrisse e stampò una relazione accurata e interessante ed un’altra, ma brevissima, anche il Presidente D. Zucchi. Ambedue si pubblicarono nel periodico mensile il Pellegrino in Terra Santa che la Pia Società fondò a suo conto nel novembre del 1870.”

La Pia Società presto si dota di un proprio foglio periodico. E qui nasce una riflessione, che avevo già avviato nel paragrafo III.3. Il Pellegrino in Terra Santa viene indicato, nel dizionario dei periodici fiorentini curato da Benvenuto Righini, come organo di stampa del “Comitato Italiano per i viaggi in Terra Santa”. Considerando questa informazione divergente rispetto a quanto si legge nell’articolo, si potrebbe credere che la Pia Società si sia poi trasformata nel comitato di cui sopra, oppure che i due nomi indicassero la stessa organizzazione. A rafforzare questa tesi, anche il fatto che il marchese Salvago sia citato da entrambe le fonti considerate come il primo presidente, quello presente all’atto della costituzione, avvenuta per altro nello stesso anno.

Tornando alle vicende riportate nell’articolo del 1869, Salvago, rassegnò ben presto le dimissioni, visti i numerosi impegni che lo tenevano lontano da Firenze. Al suo posto, fu eletto il cavaliere Giuseppe Maggio, il quale propose l’invio di una seconda carovana che partì da marzo a maggio del 1871, sotto la presidenza del conte Niccolò Grimaldi di Treia e il marchese Lorenzo Bottini di Lucca ne fu segretario. La terza salpò da Venezia il 16 settembre dello stesso anno e vide la partecipazione di quattro sacerdoti di Brescia, di cui si ignorano le generalità. La quarta invece si raccolse a Brindisi il 18 marzo del 1872 e rientrò il mese si maggio. Tra i pellegrini che presero parte a questa spedizione ci fu don Olmi, che preparò una relazione che riscosse molto successo.

Breve la sua, ma soprattutto ispirata a sentimenti di devozione e di pietà. Egli la dié alla luce in Modena e in parte fu riprodotta nel Pellegrino in Terra Santa. Dopo di esso, il signor Pardo, console di Colombia a Roma, stampò la propria in lingua spagnuola a Parigi e fu tradotta in italiano e anch’essa pubblicata in quel periodico. Finalmente D. Placareani, parroco nel Friuli, ne pubblicò a Modena una che destinava come ricordo ai suoi parrocchiani.

Si susseguirono così molte carovane e furono molti gli iscritti. Una curiosità si lega alla partecipazione al viaggio previsto nel 1875, in cui la Pia Società si impegnava a renderne più accessibile il costo, proponendo un itinerario più limitato ma che offrisse comunque la possibilità di recarsi in Oriente, senza precludere nessuno.

“Nell’annunziare l’ottava carovana la società pensò un nuovo modo di fare, anche ai meno facoltosi, abbastanza agevole il pellegrinaggio. La spesa per visitare tutta la Terra Santa era ridotta a sole L. 1150, tenuissima spesa se si pensi il viaggio di quasi due mesi e gli oneri assunti dalla società di provvedere di tutto i pellegrini, sia di vitto, d’alloggio, di cavalli, ecc.; tuttavia anche L. 1150, o se vuoi L. 1000 soltanto, quante si richiedevano per la seconda classe erano troppe a poveri preti o ad artigiani. Si pensò che come principale desiderio dei pellegrini era di visitare Gerusalemme e Betlem, quindi potevasi inviare una carovana limitata a questi due luoghi o pochi più, e così facendo, erano bastevoli solo L. 760 nella prima classe e L. 340 soltanto nella terza. Approvato il nuovo programma, l’ottava carovana dell’autunno 1875, infatti, visitò solamente quei luoghi condotta dal sacerdote D. Francesco Cavigiolio di Verceli, il quale pubblicò la sua relazione nel periodico La Terra Santa di Napoli, periodico che visse tre o quattro mesi soltanto.”

Altre considerazioni relative ai meriti che spettano a questa associazione e alla calorosa accoglienza riservata dai Padri Francescani alle carovane giunte in Terra Santa, si ritrovano alla fine dell’articolo:

“regolari contratti coi dragomanni fanno certi i pellegrini di trovare cavalli e guide fidatissime, al cui pagamento la società provvede, dal momento del loro arrivo a Giaffa fino all’imbarco a Beirut. Ogni noia, ogni pensiero è tolto, e ciascuno può a cuor libero gustare le gioie del viaggio; anche chi a viaggiare non fu mai assuefatto. L’accoglienza più cordiale spetta per tutto i pellegrini, e i buoni religiosi Francescani che han molti conventi in Terra Santa sono sempre pronti a dare alloggio ospitale e prestare tutti quei servigi che possono desiderarsi, con quell’affetto e con quella carità che gli ha resi celebri e ha meritato loro elogi fino dai nemici degli ordini religiosi.”

Notizie di altre carovane italiane, sempre organizzate dalla Pia Società, si susseguono continuamente nelle pagine del periodico e non si registra mai un calo di partecipazione o una mancanza di interesse. Al contrario, questa associazione continua a svolgere il suo mandato in maniera eccellente tanto che, spesso capita di ritrovare attestati di stima anche nei confronti di Niccolò Martelli, divenuto prima socio nel 1871 e poi presidente, come viene indicato, a partire dal 1874, sulle copertine colorate del periodico

La Terra Santa, anche questo sotto la sua direzione. Proprio a lui, all’indirizzo della sua

oppure i pellegrini avrebbero potuto rivolgersi al segretario, il canonico Pio Emilio Cappugi. Con loro, anche Francesco Fantoni, cui spettava la gestione della tesoreria.

In un articolo del mese di gennaio 1880252, Niccolò Martelli ricorda l’amico Fantoni, deceduto il 5 novembre del 1879, in un “dolente tributo”, che ci permette di acquisire su di lui alcune notizie biografiche. Francesco Fantoni era nato intorno al 1840 in un borgo imprecisato del Casentino e, in giovane età, assieme alla madre si sposta a Firenze dove conduce una vita tranquilla, impegnandosi nell’aiutare il prossimo, donando molte elemosine per mano d’altri per non essere riconosciuto. Viene presto accolto nella Pia Società di San Vincenzo de’ Paoli, dove continua la sua opera di misericordia. Il Martelli ricorda che Fantoni accettò di esser tesoriere della Pia Società per la Visita ai Luoghi Santi come una vera missione, cercando di esser presente ad ogni adunanza pubblica o riunione interna. Anche se era sua intenzione farlo, non visitò mai i luoghi sacri d’Oriente perché si ammalò ben presto e morì quando aveva circa una trentina d’anni.

Un altro compianto, sempre scritto dal Martelli, viene dedicato al canonico Cappugi e viene pubblicato sul numero dodici dell’anno VI (1 maggio 1882). Niccolò parla di una nuova “sventura”, riferendosi alla scomparsa del suo fedele collaboratore e carissimo amico, sopraggiunta il 5 aprile del 1882 e ripercorre le tappe più salienti della vita di Pio Emilio. Il canonico era nato a Firenze nel 1848, dove aveva studiato. Dopo la nomina a sacerdote resta per insegnare umanistica e retorica ai giovani seminaristi al Convitto Clericale della Calza (dove aveva studiato) per poi andare in Seminario Maggiore come docente di matematica. Al 1880 risale la sua nomina di canonico presso la basilica Laurenziana. L’impegno di segretario della Pia Società fu accolto con grande interesse ed entusiasmo, con tanto ardore si dedicò anche al periodico La Terra Santa, ove costantemente pubblicava estratti di lettere che riceveva dai pellegrini in viaggio.

Gli anni 1880-1882, proprio in seguito alle perdite prima del Fantoni e poi del Cappugi, vedono dei cambiamenti ai vertici direzionali della Pia Società. I due vengono sostituti nei loro uffici di tesoreria e segreteria da Pietro Chellini e Francesco Arrighi e ne viene data pubblica comunicazione tramite il periodico253. Come leggiamo in alcuni punti

252 Articolo pubblicato sul numero dodici, anno XI (1 gennaio 1880).

253 Sul numero dodici, anno VI (1 maggio 1882) apprendiamo del nuovo incarico di Arrighi, mentre sul numero otto, anno IV (1 gennaio 1880) c’è la nomina di Chellini.

della rivista254 o della copertina colorata255, quest’ultimo, oltre a trasferire il proprio ufficio dalla basilica di San Lorenzo ad alcuni locali di Via Valfonda, 20 partecipa anche ad un viaggio in Terra Santa nel 1883.

Con il passare degli anni, i soci corrispondenti della società continuavano ad aumentare, tanto che si pensa di ringraziarli pubblicamente attraverso l’inserimento dei nomi dei contribuenti all’interno di una sezione del periodico. I diversi elenchi in cui compaiono gli associati, che provengono da ogni parte d’Italia, ci permettono di constatare quanto sia forte e nutrita la fiducia accordata alla Pia Società. Non sappiamo fin quando continua ad operare, ma fino alla fine della stampa del periodico (1894) , si succedono notizie in merito alle carovane da questa promosse. Dato però che non abbiamo reperito alcuni numeri di quest’ultimo periodo, non possiamo affermare con certezza che il Martelli, Arrighi e Fantoni abbiano continuato a dirigere insieme l’associazione oppure ci siano stati nuovi avvicendamenti.

Analogamente si registrano altri casi, a livello nazionale e internazionale, di comitati promotori di viaggi in Terra Santa di cui, ancora una volta, la rivista offre una vasta panoramica. Si ricorda il Comitato Unione Cattolica Italiana per le Marche e l’Umbria256, con sede a Montegiorgio, le cui intenzioni erano quelle di creare un’associazione per promuovere almeno tre pellegrinaggi all’anno in Terra Santa. Nessuna informazione è fornita in merito ai membri di questo comitato e nei numeri successivi della rivista non si trovano riscontri sulla nascita effettiva di tale organizzazione.

Sul numero otto, anno II (1 gennaio 1878), si legge di una società inglese per le esplorazioni in Palestina, impegnata in una campagna di studi geografici ed archeologici. Dovrebbe riferirsi alla Palestine Exploration Found, le cui origini risalgono al 1865, quando fu fondata dal console britannico James Finn e dalla moglie Elizabeth Anne Finn. Questa organizzazione aveva promosso anche diversi viaggi di cui spesso viene data notizia sul periodico fiorentino257. La rivista inglese che pubblicava articoli a loro spesso dedicati era The Quaterly Statement, di cui non sono state rinvenute informazioni.

254 Il cambio di sede lo si apprende dalle informazioni sul numero otto, anno VII (1 gennaio 1883).

255 Le notizie sull’andamento del viaggio dell’Arrighi si ritrovano sul numero undici, anno VII (1 aprile 1883).

256 Informazione individuata in un articolo pubblicato sul numero otto, anno I (1 gennaio 1877). 257 Un esempio è quello riportato sul numero nove, anno X (1 febbraio 1886).

Si apprende258 anche della partenza per i luoghi santi di una compagnia libanese, guidata da padre Fiorvich259 e promossa dalla Compagnia di Gesù260. L’ordine continuò ad operare fino al 1773, quando Clemente XIV lo sottopose alla soppressione e allo scioglimento ma con Pio VII, nel 1814, si poté ricostituire. Negli anni successivi, la Compagnia agiva in Terra Santa con diverse missioni, avvalendosi anche dell’aiuto delle suore della Congrégation des Saints-Cœurs de Jésus et de Marie. L’articolo citato non riporta i nomi dei pellegrini, né tantomeno racconta l’itinerario del viaggio. Ci conferma solo che anche dal Libano partivano più o meno regolarmente gruppi di viaggiatori.

Un ampio risalto viene concesso alla Società Germanica esploratrice della Palestina, a cui la rivista dedica un approfondimento sul numero otto, anno III (1 gennaio 1879).

“Il dott. Zimmerman, il dott. Socin e il prof. Kautzsch ne sono i fondatori. Essi, fin dal 1876 ne concepirono l’idea e s’assicurarono il concorso d’altri uomini eminenti in scienze della Germania; il 28 settembre 1877 la società fu definitivamente costituita, eleggendone il comitato generale, determinandone gli statuti e scegliendo un comitato esecutivo. Conta più di 186 membri. (…) I membri della società pagano 10 marche, circa 12 lire e mezze all’anno. La sede della società è a Lipsia. Gli eletti ad alcuna carica prestano servizio gratuitamente e le spese di uffizio e di corrispondenza gravano i fondi della società, solo l’editore riceve remunerazione.”

Ben capiamo che la struttura è analoga alla Pia Società e, allo stesso modo, si dota di un proprio organo di stampa, una rivista che, come viene indicato, avrà cadenza trimestrale e prevederà discussioni scientifiche, notizie politiche e indicazioni di altrettanti sommari o giornali sulla letteratura relativa all’argomento trattato. A differenza dell’associazione fiorentina, essa si propone anche di svolgere ricerche e studi direttamente in Palestina tramite tedeschi lì dimoranti, i quali aiuteranno anche nel reperimento di mezzi di trasporto e faciliteranno i pellegrini loro connazionali nei viaggi in Palestina.

Molte furono le carovane in partenza dalla Francia, soprattutto in occasione dei viaggi che cadevano in concomitanza delle principali festività religiose. Sul numero due dell’anno VII (1 luglio 1882), si racconta di un gruppo formato da più di mille persone, partito il 27 aprile e rientrato il 7 giugno. Data la grande affluenza di “penitenti”, gli spostamenti in mare previdero l’utilizzo di due navi, Piccardia e Guadalupa, e sulla terra

258 Numero cinque, anno III (1 ottobre 1878).

259 Per mancanza di informazioni, non è stato possibile ricostruire le vicende biografiche di questo religioso. 260 Quest’ultima era costituita dall’ordine gesuita, fondato da Sant’Ignazio di Loyola nel 1534 che fece voto di predicare in Terra santa sotto la direzione di papa Paolo III, che con una bolla del 1540, ne approvò le intenzioni.

ferma un numero elevato di carrozze. Il gruppo fu immortalato nell’incisione inv. 2042, intitolata “La carovana francese che discende il Carmelo” , stampata sul periodico La Terra Santa (verificare se c’è anche su quello francese). Nell’articolo non compare il nome della società francese che si occupava di promuovere e organizzare le spedizioni, così come manca quello di una carovana in viaggio dall’America261, guidata da un non meglio precisato arcivescovo di New York.

Anche se non propriamente legata ai viaggi in Terra Santa vale la pena di ricordare l’esistenza dell’Associazione Nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani, sempre impegnati all’accoglienza delle carovane e delle persone più bisognose e in difficoltà. Costituita a Firenze nel 1887 da Ernesto Schiapparelli, direttore del museo egizio ed etrusco, appena rientrato dall’Oriente e con l’idea di individuare un modo con cui offrire sostegno ai religiosi, fu molto attiva e importante. Il ruolo di presidente fu affidato ad Augusto Conti e Schiapparelli fu eletto segretario generale.