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1 – I viaggi, i libri e le riviste sulla Terra Santa

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III. 1 – I viaggi, i libri e le riviste sulla Terra Santa

Con il termine Terra Santa si indicano le zone ad occidente del mar Morto e del fiume Giordano. Tali territori assumono un significato fortemente spirituale per le religioni monoteiste: per gli Ebrei, è la terra promessa in cui Dio ha condotto il popolo servendosi del profeta Mosé; per i Cristiani, è il luogo che ha visto la nascita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo mentre, per i Musulmani, rappresenta la tappa finale del viaggio intrapreso da Maometto, partito dalla Mecca e poi asceso al cielo a Gerusalemme156. La convivenza di questi popoli, animati da diverse culture e religioni, è spesso stata difficile, così come lo è ancora oggi: dalle Crociate157, ossia le guerre tra eserciti cristiani europei ed eserciti mussulmani prevalentemente combattute sul terreno dell’Anatolia e del Mediterraneo Orientale in nome della religione nei secoli XI e XII, si giunge ai conflitti più contemporanei, come quello arabo-israeliano158, a cui gli stati coinvolti direttamente e indirettamente non trovano alcuna risoluzione.

Ricca di storia e cultura, la Terra Santa è stata nel corso dei secoli, soprattutto per i credenti, meta di pellegrinaggi compiuti per devozione, penitenza, ricerca spirituale, studio, piacere e curiosità. A questi viaggi, si accompagna da sempre la pubblicazione di numerosi volumi, diari, riviste e guide, quasi sempre redatti da chi ha visitato i luoghi sacri.

Storia del viaggio in Terra Santa

Attorno ai luoghi santi d’Oriente, si è fin dall’antichità sviluppata una curiosità e un interesse tale da attirare migliaia e migliaia di persone159. Il viaggio che si intraprendeva aveva diverse motivazioni: il pellegrino era animato da sentimenti di fede e di vicinanza emotiva con le vicende di Gesù; gli studiosi vi vedevano una ricchissima miniera di informazioni sull’archeologia e sulla storia, anche biblica, mentre gli abitanti del luogo, già

156 “Gloria a Colui Che di notte trasportò il Suo servo dalla Santa Moschea alla Moschea remota, di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri segni” (Sura XVII, versetto I).

Secondo il Corano, Allah trasportò Maometto dalla "Moschea Sacra" della Mecca "alla Moschea più lontana [al-aqsa]". A quel tempo non c'erano Moschee a Gerusalemme, ma secondo la tradizione Islamica questa moschea è a Gerusalemme.

157 Vedi Steve Runciman, Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 1967.

158 Vedi Giovanni Codovini, Storia del conflitto arabo-israeliano, Milano, Mondadori, 1991.

in epoca antica, iniziarono a comprendere che tale situazione avrebbe potuto giovare a loro favore per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita commerciale.

Dall’epoca antica e fino ai primi secoli dell’epoca moderna, a muoversi verso i luoghi sacri furono principalmente religiosi e laici sulle orme della cristianità. Tra le più antiche testimonianze di viaggi in Terra Santa, vi è quello compiuto d Flavia Giulia Elena160 (248-239 d.C.), madre dell’imperatore Costantino I (274-337 d.C.), la quale si recò in Palestina per compiere un processo di conversione, occasione in cui pare abbia scoperto a Gerusalemme la “vera croce”, ovvero il patibolo su cui morì Gesù, scena raffigurata in un celebre dipinto del pittore Jan Van Eych (FIG). Tale tipologia di pellegrinaggio prevedeva un viaggio in solitaria, alla maniera degli esuli, improntato sul sacrificio e sulla povertà e trascorrendo lontano da casa molto tempo, forse anche tutta la vita. Si ricorda anche Melitone di Sardi (?-190 d.C.), martire e vescovo di Sardi, in Libia, nella seconda metà del II secolo, si recò a Gerusalemme per visitare i luoghi in cui si svilupparono le vicende cristiane raccontate nelle Sacre Scritture161, così come fece, nel III secolo, Alessandro (?-250 d.C.), vescovo di Cappadocia.

Appare importante citare l’editto di Galerio del 311 d.C., che riconosce la libertà di culto ai cristiani dopo le persecuzioni imposte dall’imperatore Diocleziano (244-311 d.C.); questo atto, favorisce l’incremento dei fedeli nel luoghi santi, e rappresenta il superamento dello scetticismo della Chiesa, manifestatosi però anche nel corso dei secoli successivi, che non poteva esercitare un controllo diretto sui cristiani, lontani dalle diocesi e dalle parrocchie.

In epoca antica, ancora non era ancora appropriato utilizzare il termine “vie dei pellegrini”, che venne impiegato a partire dal Medioevo, quando si iniziarono a delinearsi dei veri e propri itinerari e le vie dei pellegrini si arricchirono di botteghe di artigianato locale, di strutture in grado di offrire un’accoglienza più che dignitosa e di luoghi di impiego. Seppur nelle forme primordiali, si poteva quindi già parlare di turismo religioso, il cui obiettivo era quello di promuovere la visita ai luoghi santi, sia per apprezzarne la bellezza artistica e culturale sia per immergersi in un’atmosfera di religiosità e di misticismo.

160 La religione cattolica e quella ortodossa la venerano come sant'Elena Imperatrice. Il suo pellegrinaggio fu descritto da Eusebio di Cesarea (265-340 d.C.), consigliere e biografo dell'imperatore romano Costantino I, che comprovò la presenza di Flavia Giulia Elena a Gerusalemme. Vedi Eusebio di Cesarea, Vita di

Costantino, Milano, BUR, 2009. Testo con introduzione, traduzione e note di Laura Franco.

L’impulso era stato dato da San Francesco, che si recò in Terra Santa, in occasione di un viaggio dal 1219 al 1220, dove incontrò personalmente il Sultano Melek el-Kamel (1177-1238)162, discendente del grande sovrano e condottiero Saladino (1137-1193) e a capo della Siria e dell’Egitto, prima grande testimonianza di un dialogo interculturale e di rispetto tra religione cristiana e Islam163.

Seguirono le sue orme i Frati dell’Ordine dei Frati Minori, da lui stesso fondato nel 1209. San Francesco invitò i suoi fratelli ad uscire dai monasteri per evangelizzare ed educare il mondo intero al Cristianesimo e ai valori di preghiera e povertà. Questo movimento verso nuove terre favorì una massiccia espansione a livello mondiale dell’Ordine, che continuava a raccogliere numerose adesioni. Nel 1217, in seguito ad una decisione del Capitolo del Generale, l’Ordine fu suddiviso in una serie di Province, tra cui quella di Terra Santa, che comprendeva tutte le zone del bacino sud-orientale del Mar Mediterraneo, dove si insediarono, nel 1227, i Frati Francescani. Nel 1263, la vasta Provincia di Terra Santa fu a sua volta suddivisa in più Custodie, sancite dal punto di vista giuridico nel 1342 dalla Bolla di Papa Clemente VI (1291-1352)164.

All’inizio, l’apostolato dei Frati Minori si svolgeva nell’ambito della partecipazione alle Crociate; successivamente si ampliò alla gestione165 delle chiese, dei conventi, di cui uno fondato nel 1333 da fra Roger Guerin all’interno del Santo Sepolcro166, e dei santuari, tra cui la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, la Basilica della Natività a Betlemme, il Santuario dell’Annunciazione a Nazaret. A loro si deve l’acquisto di alcune proprietà site nei luoghi santi, la nascita di un’attività letteraria, l’istituzione di numerose opere di bene, tra cui strutture in grado di accogliere gli orfani, i pellegrini per supportarli

162 Vedi Vittorino Facchinetti, San Francesco d'Assisi nella storia, nella leggenda, nell'arte, S. Lega Eucaristica, p. 241

163 Dal 31 marzo al'11 ottobre 2015 la Galleria dell'Accademia di Firenze ha ospitato la mostra L'arte di

Francesco. Capolavori d'arte e terre d'Asia dal XIII al XV secolo, offrendo al pubblico un racconto

dell’opera dei Frati Francescani nei luoghi sacri d’Oriente, attraverso opere di Nicola Pisano, Giunta Pisano, Andrea Della Robbia, il Maestro dei Crocifissi e preziosi manufatti.

164 Vedi AA. VV., L’Arte di Francesco, Giunti Editore, Milano, p. 436. La Bolla, intitolata “Gratia Agimus e Nuper Carissimae”, e datata 21 novembre 1342, emana nuove disposizioni per il buon funzionamento dell’organismo ecclesiastico-religioso; viene anche stabilito che i Frati posso venire anche da altre Province dell’Ordine, superando il principio dello stabilitas loci, secondo cui i monaci non potevano cambiare monastero, ma una volta giunti al servizio dei luoghi sacri sono sotto il governo del Padre Guardiano del Monte Sion e del Ministro Provinciale di Terra Santa con sede a Cipro.

165 Il possesso legale dei santuari da parte dei Frati Minori è da attribuirsi alla munificenza del Roberto d’Angiò (1277-1343), re di Napoli, e della sua seconda consorte, la regina Sancha d’Aragona (1285-1345), i quali, anche tramite le trattative di padre Prosper Viaud (vissuto sul finire del XIX secolo) con il Sovrano d’Egitto e il versamento di cospicue somme di denaro, poterono acquisire, a diritto perpetuo dei Francescani, il Sacro Sepolcro.

nell’organizzazione del viaggio, e anche la recente istituzione del Museo Archeologico167, con annesso un centro studi168, nei pressi della basilica dell’Annunciazione a Nazaret, in cui illustrare la storia degli scavi che hanno permesso il recupero di molti reperti che lì sono esposti.

Nel Medioevo, seguendo la scia di San Francesco, i pellegrinaggi prevedevano un periodo di soggiorno abbastanza lungo, la cui durata poteva variare anche in base alla scelta delle tappe e ai fattori meteorologici che influenzavano gli spostamenti effettuati via mare, a bordo di barche, e via terra a dorso di animali. Pur essendo un viaggio ricco di difficoltà e imprevisti, non mancavano mai pellegrini disposti a partire.

Il pellegrino aveva ormai raggiunto una propria fisionomia, ampiamente condivisa nell’immaginario collettivo: da povero e umile viaggiatore, che arrangiava un viaggio con mezzi di fortuna e viveva di elemosine e accoglienze gratuite, ora indossava un copricapo e un lungo soprabito chiamato schiavina e si cingeva la vita, allo stesso modo dei monaci, con una corda, aveva con sé una bisaccia per il cibo, camminava aiutandosi con un bastone; a seconda del luogo in cui era stato, al ritorno portava dei ricordi, come ad esempio un rametto di palma di Gerusalemme, delle chiavi da Roma, per richiamare quelle di San Pietro, e la conchiglia di San Giacomo se era stato a Santiago de Campostela.

In epoca moderna e contemporanea, il viaggio in Terra Santa è una pratica ben consolidata: accettato e riconosciuto il suo valore sociale e spirituale, esso viene anche favorito dall’apertura del canale artificiale di Suez169, avvenuta nel 1869, che evitava la circumnavigazione dell’Africa, dallo sviluppo di una rete di collegamenti sempre più fitti tra l’Europa e l’Oriente e dall’attività di nascenti agenzie di viaggio, come quella dell’imprenditore inglese Thomas Cook (1808-1892), la Thomas Cook&Sons.

167http://www.nazaret-it.custodia.org/default.asp?id=5641 (c.u. 13 aprile 2016). Si tratta del sito istituzionale del Santuario di Nazaret. Nella sezione “Visita”, tutte le informazioni relative al suddetto museo, con possibilità di effettuare un tour virtuale.

168 Tale spazio è stato fondato dal padre francescano Prosper Viaud, giunto per la prima volta a Nazaret nel 1889, dove ben presto si dedicò allo studio e alla ricerca.

169 Il canale di Suez fu aperto nel 1869 e i lavori vennero completati due anni dopo, seguendo il progetto

dell’architetto italiano Luigi Negrelli e la direzione del diplomatico francese in Egitto Ferdinand de Lesseps, il quale coordinava la ditta di operai: la Compagnie universelle du canal maritime de Suez, costituita nel 1868. Il successo di questa operazione fu immediato e giovò ai commerci mondiali, giocando un ruolo importante nello sviluppo della navigazione a vapore e nell'aumento delle rotte commerciali e turistiche in Africa. I viaggi divennero più brevi e meno costosi e il numero di turisti aumentò, anche grazie alle crociere offerte dalla compagnia di Thomas Cook.

Inoltre, i viaggi in Terra Santa si connotano di una doppia valenza: se per i pellegrini era una forma di avvicinamento ai luoghi in cui si erano svolte le vicende di Gesù, per gli studiosi era un’importante occasione di studio e di ricerca. Non dobbiamo dimenticare la folta schiera di intellettuali e ricercatori che si sono recati a Gerusalemme e nelle altre località sacre.

Celebre in tal senso, è stato il viaggio intrapreso da François-René de Chateaubriand (1768-1848), dal luglio del 1806 ai luglio del 1807, e poi raccontato nel diario “Itinéraires de Paris a Jérusalem”170, pubblicato nel 1811. Per l’epoca, questo era un volume preziosissimo, ricco di descrizioni, emozioni e sensazioni legate alla visita e al ricordo dei luoghi della Terra Santa. Diviso in sette sezioni, rispecchiava pienamente il percorso da lui seguito: Grecia, Anatolia e Costantinopoli, Rodi, Giaffa, Betlemme e Mar Morto, Gerusalemme, Egitto e Tunisi. Con Bibbia e Vangelo alla mano, come egli stesso racconta, ripercorre le vie della santità, dopo aver visitato la Grecia e alcune isole. L’arrivo in Terra Santa è descritto con minuzia di particolari, lasciando trasparire tutta la sua meraviglia e trepidazione; con i suoi compagni di avventura, non aspettava altro che vedere il Monte Carmelo apparire sotto i suoi occhi. Era proprio quella la prima immagine che avrebbe avuto dell’Oriente cristiano. Anche Gerusalemme, destinazione principale del viaggio, lo lascia senza parole, ammira e conserva nella mente e nel cuore, come volesse scattare delle istantanee, ogni particolare che riesce a cogliere dall’osservazione diretta e intensa di quei posti che così tanto lo affascinano. Leggendo il suo resoconto, siamo in grado di ricostruire i suoi spostamenti: nei primi giorni di ottobre 1806 è a Giaffa, poi a Gerusalemme e poi, qualche giorno dopo si sposta a Betlemme, dove visita il deserto, il monastero di San Saba e ammira il Mar Morto. Si spingerà fino alle rive del Giordano, recandosi a Gerico e ritornando a Gerusalemme per ammirare il Santo Sepolcro, la montagna di Sion, l’orto degli ulivi, la casa di Pilato e la valle di Giosafat. Il 12 ottobre, incontra il Cavaliere del Sacro Sepolcro e poco dopo si dirige verso Alessandria d’Egitto per far rientro a Parigi l’anno successivo. Nel 2006, è stata realizzata una mostra, dal titolo

Chateaubriand en Orient. Itinéraire de Paris à Jérusalem (1806-1807)171, che ne ripercorre le tappe attraverso numerose fotografie, filmati ed estratti del suo diario.

Fu anche grazie alla sua esperienza che, sommata a quella di scrittori e studiosi, la Terra Santa rappresentò una moderna evoluzione del Grand Tour. L’Oriente con i suoi

170

Vedi François-René de Chateaubriand, Itinéraires de Paris a Jérusalem, Parigi, Arcamédia, 1811. 171

paesaggi, le rovine ancora da restaurare, i luoghi che già si erano radicati nella memoria collettiva era meta anche di chi volesse studiare e documentarsi sull’antichità. Basti pensare alle prime campagne di inventariazione degli edifici e dei monumenti storici o a quanti abbiano contribuito allo sviluppo della fotografia di viaggio nel corso dell’Ottocento.

Horace Vernet (1798-1863) e il nipote Frederick Goupil-Fesquets (1806-1893) ricevettero da Prosper Merimée (1803-1870), ispettore capo della Commissione dei Monumenti Storici, l’incarico di produrre immagini fotografiche che permettessero da un lato la catalogazione dei monumenti e dall’altro di distribuire i fondi per il loro restauro in base ai danni riscontrati. Si trattava in questo caso delle prime immagini fotografiche mai realizzate in Siria e in Egitto che poi vennero anche pubblicate, tra il 1880 e il 1884 a Paigi, nella serie Excursions Daguerréiennes.

Analogamente a loro, furono molti i francesi che si spostarono in Medio Oriente per compiere molti lavori: Joseph-Philibert Girault de Prangey (1804-1892), dal 1841 al 1844 creò quasi un migliaio di dagherrotipi di ritratti, monumenti e paesaggi che però non furono mai pubblicate. Gerald de Nerval (1808-1855), tra il 1846 e il 1847, lavorò alla creazione di immagini apparse poi sulla Revue des Deux Mondes. Altro album di dagherrotipie fu realizzato da Maxime Du Camp (1822-1894), che con Gustave Flaubert (1821-1880), nel 1849 si recò in Siria, Palestina ed Egitto.

Notevole è stata anche la presenza di fotografi italiani, tedeschi, turchi e greci che si ritrovarono in quelle zone. Tra gli inglesi, si ricorda Francis Frith (1822-1898), che si recò in Terra Santa per tre volte, dal 1856 al 1859, sempre fornito con le più aggiornate attrezzature fotografiche. Al suo rientro definitivo aprì una casa editrice a Reigate e pubblicò Egypt and Palestine Photographed and Described by Francis Frith.

Tra quelli che invece scelsero l’Oriente come seconda patria, il francese Emile Béchard (1844-?), di cui il museo di Casa Martelli conserva una serie di fotografie, esposte di recente in una mostra172. È ricordato per aver dato alle stampe due imponenti volumi fotografici: uno stampato al Cairo nel 1872, composto da quaranta stampe fotografiche, e l’altro pubblicato a Parigi nel 1882.

172 Vedi Viaggio in Oriente. Fotografie dall’Africa a Casa Martelli, Firenze, Casa Martelli, 6 dicembre 2013 – 8 marzo 2014.

Le guide di viaggio

Si proporrà di seguito una breve rassegna con le principali guide di accompagnamento al viaggio, con itinerari e approfondimenti, o particolarmente descrittive di quei luoghi. Sono da intendersi quali strumento di viaggio per pellegrini e religiosi. Oltre questi volumi, ne esistono molti altri che inserirò nella bibliografia a corredo del presente lavoro, i cui titoli sono stati rinvenuti studiando a fondo il periodico “La Terra Santa”.

Le prime accurate descrizioni delle zone di Terra Santa, si ritrovano negli scritti di padre Giovanni Fidanzola da Perugia (1220 ca-1274), noto anche come Bonaventura da Bagnoregio, e Fra Niccolò da Poggibonsi, vissuto nel IV secolo. Il primo è stato l’autore della “Descriptio Terrae Sanctae”, edita nel 1330, volume arricchito anche con un disegno in pianta della Basilica del Santo Sepolcro (FIG) e con uno schizzo del Cenacolo, diventando così punto di riferimento per i futuri scrittori. Il secondo scrisse nel “Libro d'Oltramare”173 il resoconto del suo viaggio nei luoghi santi tra il 1345 e il 1350. Si riscontrano molte informazioni e dettagli, anche di ordine pratico, così come si ritrovano dettagliate descrizioni di edifici e cittadine. Oltre a visitare Gerusalemme, il frate si recò anche in Siria e in Egitto e questo, unitamente ad un periodo di lavoro al servizio del Re di Cipro per raccogliere fondi da destinare al viaggio, prolungò di molto la sua permanenza all’estero. Di questa guida, si registrano numerosissime edizioni.

Nel XV secolo viene redatto il “Viaggio in Terra Santa fatto e descritto per Roberto Sanseverino”, citato anche sul periodico “La Terra Santa”174 , come volume di approfondimento per chi fosse interessato ai pellegrinaggi e ai condottieri che sono stati in visita ai luoghi sacri in quell’epoca. La relazione, tenuta dallo stesso Roberto Sanseverino (1418-1487), comandante di milizie, concentra l'attenzione è concentrata sulle vicende politiche delle città che tocca durante il suo percorso, sulla personalità e le forme di vita dei governanti. Non è una vera e propria guida di viaggio ma è comunque da considerarsi un racconto, seppur sotto un altro punto di vista, di quei luoghi.

173 L’edizione del 1881, stampata a Bologna presso l’editore Gaetano Romagnoli, è consultabile e scaricabile sul sito internet https://archive.org/details/librodoltramare01legagoog. Il formato digitale di questo volume è stato creato a partire dal libro originale conservato alla University of Michigan.

A padre Bernardino Amico da Gallipoli, vissuto tra il XVI e XVII secolo, bisogna riconoscere il merito di aver fatto conoscere in Europa i santuari cristiani di Terra Santa, con particolare riferimento alla Basilica del Santo Sepolcro e al restauro dell’Edicola, che fu ricostruita da padre Bonifacio da Ragusa, che fu Custode di Terra Santa dal 1551 al 1560. Verso il 1591, è in quelle terre ed è impegnato a rilevare in pianta alcuni edifici sacri. Tornato in Italia, lasciò, nel 1609, i suoi disegni all’incisore romano Antonio Tempesti (1555-1630). L’anno dopo uscì il pregiatissimo “Trattato delle Piante e Immagini dei Sacri Edifizi di Terra Santa”, con diverse illustrazioni, di cui venti incisioni e trentotto disegni. Nel 1620, una seconda edizione dell’opera fu stampata a Firenze, sempre curata da padre Bernardino e con cinquanta disegni incisi da Jacques Callot (1592-1635). Da ricordare che, per una migliore collocazione all’interno del contesto cittadino degli edifici, si servì della pianta realizzata dal frate Antonino degli Angelis175, e da padre Gianfrancesco dalla Salandra (1568-1601). Il disegno era stata pubblicata a Roma nel 1578 e utilizzato dagli studiosi della Palestina e di geografia biblica.

L’uso dei disegni, soprattutto questi di padre Bernardino, che riproducevano fedelmente i principali luoghi di interesse cristiano, servivano agli artigiani locali per costruirne modellini in scala, adoperando materiali come il legno, la madreperla e l’avorio, e dando avvio ad una produzione di artigianato sacro al servizio dei pellegrini che li acquistavano come ricordo del viaggio e che sono ancora visibili in alcune chiese176.

Al 1639, risale “Elucidatio Terrae Sanctae” di Francesco Quaresmi, padre francescano del XVII secolo, che fu pubblicata ad Anversa. Nel XIX secolo, era cosa rara possederne una copia, così si rese necessaria una seconda edizione177. L’opera, in quattro volumi, documentava l’interesse scientifico per i luoghi della Terra Santa, con riferimenti