1.2 Le politiche educative prescolastiche in Europa
1.2.4 Soluzioni espansive, inclusive, bottom-up
La ri-definizione delle politiche di sostegno economico può rappresentare un dispositivo decisivo per promuovere soluzioni innovative che investono le questioni della conciliazione tra occupazione e ruolo materno (ad es., tramite la flessibilizzazione dell'organizzazione lavorativa), la qualificazione dei servizi educativi, i tempi e ritmi del vissuto personale e sociale, fino all'inclusione scolastica degli stakeholders esterni. Il ruolo dell’ente politico può promuovere soluzioni conciliative adottando misure quali l’abbattimento delle rette di frequenza dei nidi, o tramite la legislazione sui congedi e sul lavoro a tempo parziale (part- time), per sostenere adeguatamente i bisogni familiari ed educativi.
Tuttavia, i risultati dell'analisi comparativa delle politiche confermano che spesso la presenza o meno di investimenti economici in certi servizi non risulta direttamente correlata ad una loro maggiore desiderabilità sociale e personale (cfr. paragrafo 1.2.2.1.3 e 1.2.2.2.1): la presenza di generosi congedi e/o sussidi nei primi anni di vita del bambino non determina necessariamente la scelta della donna di permanere al di fuori del mercato del lavoro (Pfau-Effinger, 2010), così come l'incremento quantitativo di servizi educativi non determina un aumento in termini di scelta da parte dei genitori circa l'esternalizzazione dell'educazione familiare. Dal momento che le politiche NON sembrano in grado di determinare i comportamenti (Fig. 14), è opportuno, nell'ottica della formulazione e programmazione politico-economica, considerare adeguatamente diverse variabili sociali, culturali e personali che influiscono sulla scelta
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individuale, dal momento che il solo beneficio economico non sembra di per sé in grado di orientare le scelte individuali.
Fig. 14: Questioni emergenti dalle politiche educative europee.
Risulta pertanto indispensabile prevedere una pianificazione/ programmazione della spesa pubblica vincolata al raggiungimento di obiettivi di ritorno economico a lungo termine (cfr. paragrafo 1.2.2.2.1), da perseguire attraverso l'attenzione al conseguimento puntuale di obiettivi pedagogico- educativi significativi in termini di educazione infantile, e di sviluppo ed attivazione delle risorse degli stakeholders. Ad esempio, nella formazione professionale dei responsabili educativi, l'incremento di risorse finanziarie secondo ottiche funzionaliste o tecnico-strumentali di tipo incrementale non appaiono capaci di capacitare una professionalità che possa affrontare le sfide attuali e promuovere approcci e soluzioni innovative. E' necessario che tali politiche siano accompagnate da altre capaci di promuovere la libertà di scegliere il
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modo di progettare e sviluppare il proprio percorso professionale, arricchirlo e potenziarlo in senso responsabile, trovando adeguato sostegno per il perseguimento efficace dei propri obiettivi. La garanzia di raggiungimento di qualità professionale ed educativa appare strettamente correlata all'esistenza di una politica centrata sul miglioramento delle condizioni professionali e lavorative, sull'incentivazione dei percorsi, sulla predisposizione e apprestamento delle opportunità di attivazione capacitativa delle scelte personali.
Dal punto di vista politico, appare essenziale agire nel senso di una programmazione/ integrazione sistematica ed interdipendente dei servizi preposti all’istruzione, la salute, l’occupazione e la politica sociale, in modo da proporre una visione coerente, entro un quadro politico comune di obiettivi realistici e condivisi tra gli stakeholders, esprimendo ruoli e responsabilità a livello centrale e locale di governance territoriale (COM, 2011). Una politica sociale rivolta in tal senso esprime una concordanza pedagogica con un'impostazione sistemico- integrata di tipo ecologico, a livello progettuale ed organizzativo: solamente la conoscenza e l’analisi accurata delle tendenze e dei cambiamenti sociali sviluppa una lettura puntuale della realtà sociale, favorendo l’elaborazione/ formulazione di soluzioni efficaci, in accordo con una concezione di interdipendenza e complementarietà delle dimensioni e dei fattori sociali che influiscono sull’ambiente e sullo sviluppo del bambino, in accordo col modello ecologico dello sviluppo umano (Bronfenbrenner, 1996)107. In riferimento ai risultati delle neuroscienze, pare opportuno investire sui congedi parentali nei primi anni di vita del bambino con lo sviluppo parallelo di forme di flessibilizzazione lavorativa ed occupazionali più decise e pervicaci. Quindi, un investimento efficace nella qualificazione educativa dei servizi educativi esterni (a partire dai 2 anni- 2 e 1/2) e di quelli sociali prevede il coinvolgimento delle famiglie straniere o in situazioni di svantaggio per intraprendere forme di dialogo sulle rappresentazioni culturali dell'educazione e dell'infanzia, al fine di condividere scelte ed impostazioni educative e promuovere integrazione sociale e pratiche di cittadinanza attiva. La qualificazione professionale e scolastica, inoltre, prevede modalità didattico- educative efficaci e sistematiche mirate allo sviluppo
(107) Bronfenbrenner già alla fine degli anni Settanta esprimeva come la conoscenza e l’analisi accurata della politica sociale, e quindi delle tendenze e dei cambiamenti in atto nell’ambiente di sviluppo permette di orientare l’attenzione del ricercatore su quegli aspetti dell’ambiente potenzialmente più significativi e critici per lo sviluppo cognitivo e socio- emotivo dell’individuo. L’orientamento ecologico dell’autore si focalizza non solo sull’interesse tra il progressivo adattamento del bambino al suo ambiente (microsistema) ma anche sulla sua determinazione in base alle relazioni esistenti tra diverse situazioni ambientali e contesti più ampi (mesosistema, esosistema e macrosistema), che provocano interconnessoni, interdipendenze tali da influenzare il microsistema stesso (Bronfenbrenner, U. (1996). Ecologia dello
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pluridimensionale integrato del bambino, percorsi di formazione e sviluppo professionali in senso capacitante, uniti a una nuova definizione progettuale ed organizzativo- gestionale capace di rispondere a esigenze e bisogni diversificati.
Dal punto di vista sociale, la programmazione/ articolazione di proposte educative diversificate in accordo con le particolarità situazionali dei bambini consente di promuovere l’inclusione dei soggetti in condizione di disabilità, disagio e svantaggio socio-culturale ed economico. A tal fine vanno previste misure coerenti a livello di politiche fiscali, sociali ed occupazionali a sostegno delle famiglie in condizione di debolezza e precarietà economica, associate a politiche educative capaci di sostenere e motivare l’apprendimento, tramite l’elaborazione/ predisposizione di curricoli individualizzati e rispondenti a bisogni particolari. L’affermazione della centralità dell’azione individuale sullo sviluppo personale, infatti, non significa de-responsabilizzare le politiche pubbliche della loro funzione di assicurazione e protezione sociale: solamente esse si ridisegnano in funzione di tale paradigma concentrandosi sulla promozione/erogazione di policy attivanti ed abilitanti (anziché compensatorie e/o riparatorie) delle risorse personali. La promozione della responsabilità personale in senso assicurativo ed auto-realizzativo risulta praticabile solo disponendo mezzi ed opportunità concrete e realisticamente percorribili da tutti, indipendentemente dalla situazione soggettiva di partenza108.
Dal punto di vista professionale, riferito ai responsabili dell'educazione infantile, permangono situazioni di fragilità professionale determinate da condizioni di precarietà lavorativa e da bassi livelli di retribuzione, unita ad un’eccessiva femminilizzazione della professione, che produce una ridotta diversificazione in termini di rappresentatività sociale. Per indirizzare in senso convergente le disposizioni in ordine alle professionalità educative risulta essenziale fare riferimento costante ad una struttura di governo stabile, capace di assumere una logica di responsabilità a tutela della qualità dell’offerta formativa.
Ciò implica, a livello di ri-definizione di policy educativa, un riconoscimento e valorizzazione dei dispositivi che qualificano l’educazione prescolastica come promotrice di un nuovo learnfare capace di cogliere ed attivare bottom-up i bisogni sociali ed individuali, riposizionarli entro un quadro sistemico ed integrato di sviluppo e gestire l’implementazione di
(108) Precisa Margiotta che ciò si realizza, a livello di misure di policy, “...attivando delle responsabilità collettive
(istituzionali) nello sviluppo delle condizioni in base alle quali i soggetti possono esercitare tale responsabilità, essere attivati,esercitare la propria libertà sostanziale”(Margiotta, 2012, 22).
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azioni condivise. Questo esige sia l’esplicitazione di un nuovo modello organizzativo- amministrativo e gestionale dei servizi responsabili dell’educazione prescolastica in senso di quality assurance109, che la progettazione di una nuova qualificazione delle professionalità coinvolte.
La recente focalizzazione sul tema dell’inserimento nelle reti sociali, amicali e di scambio di aiuti in funzione della soddisfazione dei bisogni viene affrontato dalle politiche regionali e locali nell’ambito dell’innovazione sociale110: tematiche quali l’inserimento all’interno delle reti sociali e la partecipazione sociale 111 si fondano sull’interpretazione dell’inclusione e della promozione della cittadinanza attiva come fattori di promozione dello sviluppo e del benessere socio-economico. Ciò comporta la decentralizzazione delle strutture attorno a sistemi distribuiti112 centrati sull’accentuazione della dimensione umana e relazionale, e quindi sulla
(109) Con il Concetto di Quality Assurance (o Assicurazione Qualità) non ci si riferisce a procedure specifiche (es. progettuali) per raggiungere obiettivi di qualità, ma solo ai processi utilizzati per gestire o risolvere un problema, nei termini di “Prevenzione” in funzione della qualificazione (es. dei servizi, professionale...). Il tema dell’Assicurazione Qualità (QA= Quality Assurance) deriva da una matrice aziendalistica e manageriale centrata sul TQM (Total Quality
Management) che ha poi "contaminato" la questione della valutazione dei sistemi scolastici ed educativi. Focalizzato
sulla complessiva “gestione della qualità”, la QA esprime una dimensione preventiva, segnalando i processi da utilizzare per gestire e rilasciare una soluzione. (Kells, H.R. (1999). Self-Regulation in Higher Education. A Multi-
National Perspective on Collaborative Systems of Quality Assurance and Control. Higher Education Policy Series 15,
ERIC-IES.)
(110)Esistono diversi approcci con cui definire il concetto di innovazione sociale: alcuni ricercatori utilizzano il termine per indicare processi di innovazione che sono “sociali” per loro natura, come gli strumenti dell’open source, network, reti...anche se non necessariamente a fini sociali. Altri utilizzano l’accezione terminologica enfatizzando la dimensione sociale dei processi di cambiamento economico, mentre altri si riferiscono solo ai processi auto-organizzati di persone ed attori che li ideano e li condividono. La definizione operativa più confacente ai fini del riconoscimento e dell’efficacia delle relazioni di supporto e solidarietà sociale in funzione dello sviluppo capacitante è proposta da alcuni ricercatori di Stanford: «L’innovazione sociale è una nuova soluzione a un problema sociale che è più efficace,
efficiente e sostenibile rispetto alle soluzioni esistenti e che è di valore più per la società nel suo complesso che per i singoli individui. L’innovazione sociale può essere un prodotto, un processo di produzione, una tecnologia (proprio come l’innovazione in generale), ma può anche essere un principio, un’idea, una norma legislativa, un movimento sociale, un intervento, o una combinazione di tali fattori» (Phils, J.A. Jr, Deiglmeier, K., Miller, D.T. (2008), Rediscovering social innovation, Stanford Social Innovation Review, Fall, 34-43).
(111) Il rapporto sull’innovazione sociale dell’IRES Piemonte considera la transizione effettuata nella realtà socio- economica in direzione di una centralizzazione su un consumatore attivo e responsabile nelle scelte consumistiche, definendo la progressiva personalizzazione e individualizzazione dell’offerta in relazione al grado di consapevolezza ed empowerizzazione conseguita dal consumatore stesso, definite dalle reti sociali e relazionali con cui si trova ad interagire. Tale processo ha determinato non solo l’adeguamento del mercato e delle strutture economiche, ma ha prodotto la nascita di una stretta interconnessione ed interdipendenza reciproca tra le diverse sfere dell’economia in senso sociale, che ha portato alla ri-definizione e formulazione di nuove articolazioni economiche diverse da quelle tradizionali delle imprese di mercato (istituzioni, terzo settore ed associazioni, individui/famiglie). Uno dei paradigmi fondanti il nuovo concetto di innovazione (sociale) è l’inclusione, intesa come il grado di accesso delle persone alle differenti relazioni sociali che costituiscono la vita quotidiana. In questo senso la SISREG (Sistema degli Indicatori Regionali dell’IRES Piemonte) ha individuato degli indicatori su cui fondare l’indagine sulla qualità dello sviluppo sociale regionale, che ha condotto a formulare un progetto di fattibilità per un Rapporto sull’innovazione sociale provinciale; gli indicatori individuati sono: l’accesso alle risorse; l’accesso all’istruzione; la disponibilità di servizi; l’inserimento all’interno delle reti sociali; la partecipazione alla società. (Abbrrà, L., Borrione, P., Cogno, R., Landini, S. (a cura di), (2009). Progetto di fattibilità per un Rapporto sull’innovazione sociale in Provincia di Cuneo, IRES Piemonte).
(112)L’innovazione come economia sociale emergente si caratterizza per l’uso di sistemi di comunicazione e di networks ramificati per sostenere e gestire le relazioni, dai confini citati tra produzione e consumo, dall’enfasi accordata alle dimensioni di collaborazione e cooperazione, cura e sostenibilità ambientale, accentuando il ruolo dei valori e degli
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produzione di servizi come quelli rivolti alla prima infanzia, che favoriscono la prospettiva del percorso di vita (in senso, quindi, Lll) attraverso la valorizzazione e il potenziamento delle reti di cooperazione interpersonale. All’interno del contesto educativo prescolastico la costituzione/ strutturazione di reti informali e di rapporti a solidarietà reciproca in prospettiva di ottimizzazione progettuale ed educativa, rappresenta una nuova opportunità praticabile di tipo bottom-up di rispondere ai problemi generati dai limiti welfaristici di soddisfazione dei bisogni, per diventare essa stessa un fattore propulsivo e generativo di innovazione sociale. La dimensione dell’educazione infantile, finora trascurata nella sua valenza sociale e formativa, esige una definizione sistemica e puntuale di criteri e indicatori capaci di garantire la qualità del servizio, in funzione della crescita e dello sviluppo di tutti coloro che sono coinvolti nell’azione educativa, in funzione della promozione esistenziale e realizzativa in senso capacitativo di tutti i soggetti coinvolti.
La ridefinizione della professionalità educativa, coinvolta dai cambiamenti sociali ed educativi attuali, s'interseca con una riformulazione più ampia ed umanizzante del significato di sviluppo (Costa, 2012) all'interno della professione. Il tema rappresenta una sfida in funzione del superamento e distanziamento da una lettura monodimensionale ed economicistica del lavoro, che attribuisce valore alla persona in relazione alla conformità delle sue prestazioni113 alle esigenze del mercato. Il lavoro va interpretato in senso promozionale e realizzativo sulla persona, al fine di ricalibrare in senso umanizzante quel paradigma a lungo riprodotto e perpetuato da politiche europee "miopi", centrate sull'esclusivo riferimento alla crescita economico-produttiva, al fine di promuovere politiche di visione a lungo termine. E’ all’interno di tale quadro prospettico che l’educazione prescolastica e le politiche ad essa connesse assumono nuova rilevanza, in relazione alla loro capacità di valorizzare la libertà personale e
obiettivi. Nell’educazione prescolastica tale prospettiva porta al ridefinizione del sistema e della gestione della complessità, non più praticata attraverso semplificazioni e standardizzazioni imposte a livello centrale ma distribuendo la complessità verso i margini, sia fisiche e territoriali che professionali. Il ruolo del cliente/ consumatore si converte in attore attivante dei processi, rendendolo creatore dei propri diritti e responsabile della soddisfazione autonoma dei bisogni personali, in senso agentivante e abilitante. Nella realtà economica attuale, l’emergere di ramificazioni di network altamente distribuiti ottimizzati alla soddisfazione di bisogni individualizzati ha spinto al riconoscimento e accentuazione sulla qualità delle relazioni (nell'accezione di support economy) definenti la dimensione personale ed umana, portando innovazioni concernenti la personalizzazione dei servizi: diverse esperienze possono essere interpretate nell’ambito della social innovation: la creazione di spazi-gioco, nidi aziendali e nidi famiglia in Italia (IRER, 2009), l’adozione del time-banking nelle attività di cura, la creazione di valute per l’assistenza sociale solidale e la sfera del prosumption e del mutualismo informale. (Murray, R., Mulgan, J., Caulier-Grice, J. (2008). Generating
Social Innovation: setting an agenda, shaping methods and growing the field, London: The Young Foundation. Trad. It.
A. Giordano, A. Arvidsson, Il libro bianco sull’innovazione sociale, Societing, 2011).
(113) Secondo l’autore è necessario ri-calibrare in senso umanizzante ed emancipativo l’azione competente dell’individuo, passando da «....una mera finalizzazione centrata sui mezzi (produttività/reddito) ad una sui fini
(agentività/libertà sostanziale) che gli individui cercando di raggiungere convertendo le proprie risorse in realizzazioni di “funzionamenti”della propria vita»(Costa, 2012).
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sostenere la sua capacitazione in senso umanizzante, in relazione alle ricadute di tipo economico e sociale che tale approccio finisce col favorire.