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Alta moda sostenibile: Gucci la prima impresa italiana del lusso a misurare l’impronta ambientale attraverso il programma realizzato in

CAPITOLO IV. GUCCI E L’ECOLUSSO, LUXURY SHOPPING NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE

2. Alta moda sostenibile: Gucci la prima impresa italiana del lusso a misurare l’impronta ambientale attraverso il programma realizzato in

collaborazione con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio

e del mare.

“Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell’ambito dei programmi nazionali di promozione delle fonti rinnovabili e dell’uso efficiente dell’energia, di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, nonché delle strategie per lo sviluppo sostenibile, considera prioritaria la promozione di iniziative volontarie (232)” e a tal proposito ha, oramai da tempo, elaborato e promosso un lodevole progetto di valutazione dell’impronta ambientale. Ad arricchire il quadro di collettiva responsabilizzazione e di generale sensibilizzazione alla tematica della tutela ambientale, non da ultimo, nel 2012, è giunta la tanto auspicata conferma di un nobile scambio di intenti tra il Ministero dell’ambiente e Gucci, maison fiorentina di prestigio mondiale. Questi hanno cristallizzato le comuni volontà di avviare un’attività di analisi e di conseguente riduzione dell’impatto ambientale nelle celebri mura dell’azienda leader nel settore industriale e culturale della moda e del lusso Made in Italy. L’accordo volontario, siglato per l’apertura della Settimana di Milano Moda Donna in coincidenza della

232. Sul sito internet del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, www.minambiente.it si legge: “gli impegni volontari delle imprese per la valutazione dell’impronta ambientale, finalizzati in particolare al calcolo della carbon footprint e alla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, stanno assumendo un ruolo sempre più significativo per il rafforzamento delle azioni previste dalle norme e dalle politiche governative nell’ambito del Protocollo di Kyoto e del ‘Pacchetto Clima-Energia’ adottato dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2008. In questo contesto il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, impegnato da tempo nel supporto alle iniziative volontarie del settore produttivo italiano, ha avviato un intenso programma sull’impronta ambientale (carbon footprint e water footprint) dei prodotti/servizi al fine di sperimentare su vasta scala e ottimizzare le differenti metodologie di misurazione delle prestazioni ambientali, tenendo conto delle caratteristiche dei diversi settori economici, al fine di poterle armonizzare e renderle replicabili. Il programma italiano oggi coinvolge più di 200 soggetti, tra aziende, comuni e università. È possibile aderire attraverso accordi volontari con il Ministero, o tramite le procedure di selezione pubblica promosse e finanziate dal Ministero, in Italia e all’estero. L'obiettivo è quello di individuare le procedure di ‘carbon management’ e di sostenere l'attuazione di tecnologie a basse emissioni e le migliori pratiche nei processi di produzione e nell’intero ciclo di vita dei prodotti/servizi”.

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sfilata primavera/estate 2013 di Gucci, è stato firmato fra Corrado Clini, allora Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e Patrizio di Marco, ex presidente e ceo della casa di moda. Il progetto, finalizzato alla valutazione dell’impronta ambientale e al calcolo dei cosiddetti “eco-costs” di alcuni fra i più iconici prodotti del brand dalla doppia G intrecciata, sottende il lodevole intento di sviluppare processi e realizzare output certificati secondo norme e standard internazionali. Gucci – prima impresa italiana del settore a muoversi in questa direzione – si impegna a condurre una valutazione delle emissioni di CO2

prodotte all’interno della propria filiera produttiva, con l’obiettivo di minimizzarle. L’accordo con il Ministero prevede, altresì, la valutazione dell’impatto etico – sociale, consentito da un concordato monitoraggio dei parametri di qualità del lavoro e della vita delle persone e, più in generale, delle comunità coinvolte nella celebre filiera della moda. Dappiù, nell’ambito della collaborazione si considereranno tutte le possibili misure di riduzione e di compensazione dell’impronta di carbonio al fine di ottenere beni carbon neutral (ad emissioni compensate). In questo ambito e ancora più nello specifico, l’utilizzo di tecnologie e best practice a basso contenuto di carbonio consentirà di migliorare i processi produttivi e distributivi, individuando gli interventi economicamente più sostenibili ed efficienti per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Considerevole e provvidenziale sarà, quindi, l’intervento del Ministero dell’ambiente, che attraverso la propria task-force per la valutazione dell’impronta ambientale fornirà supporto istituzionale e tecnico sostenendo Gucci nelle varie fasi di sviluppo del progetto. A voler ossequiare i valori universali della trasparenza dell’attività aziendale e dell’informazione ed educazione dei consumatori (233), la merce realizzata con tale politica imprenditoriale sarà accompagnata da un’etichetta che ne racconterà la storia in termini di materie prime ricercate, risorse naturali materiali utilizzate e manodopera coinvolta in tutta la catena di valore che giunge sino al cliente: un biglietto da visita che fotograferà l’identità del prodotto alla luce dell’impatto generato nel corso del processo produttivo sull’ambiente, sul territorio e sulle persone.

233. I valori e della trasparenza, dell’educazione e dell’informazione sono stati cristallizzati nel decalogo stilato in occasione della promozione da parte della Camera Nazionale della Moda Italiana del Manifesto della

sostenibilità per la moda italiana. L’ottavo punto è, infatti dedicato al valore della trasparenza: “comunica agli

stakeholder in modo trasparente il tuo impegno per la sostenibilità: comunica il tuo impegno ambientale e sociale ai tuoi interlocutori mediante forme periodiche di rendicontazione; promuovi la qualità ambientale e sociale dei tuoi prodotti, anche mediante web; adotta un approccio di apertura e trasparenza verso le istanze che provengono da consumatori e cittadini”. Il punto successivo è poi dedicato al valore dell’educazione: “promuovi l’etica e la sostenibilità presso i consumatori e tutti gli altri interlocutori; condividi, diffondi e valorizza - presso i clienti, i tuoi dipendenti, i tuoi collaboratori, i fornitori e tutte le persone che operano per conto della tua azienda - i valori della sostenibilità, sia nel momento della scelta d’acquisto che in fase di utilizzo del prodotto; Partecipa alla diffusione di stili di consumo responsabili attraverso un impegno tra e con partner istituzionali e collabora con le università e gli istituti di formazione per diffondere presso i giovani una cultura di sostenibilità; attiva partnership per la moltiplicazione di comportamenti sostenibili in realtà esterne al settore”.

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In occasione della conferenza stampa indetta per il raggiungimento dell’accordo, Patrizio di Marco, protagonista del terremoto che ha scosso la cattedrale del lusso nel dicembre del 2014, perché dimessosi dalla carica di amministratore delegato, ha commentato: «oggi, i consumatori esigono un approccio responsabile e una comunicazione trasparente sulla tracciabilità dei prodotti. I clienti sono mossi da esigenze diverse rispetto al passato e cercano un significato e un valore nei prodotti acquisiti che va oltre il valore intangibile del prodotto stesso. Oggi, i marchi leader in ogni settore sono giudicati non solo per la qualità intrinseca dei prodotti e servizi offerti, ma anche in virtù del loro senso di responsabilità e delle relazioni con la comunità, il territorio e l’ambiente. L’impegno che oggi dimostriamo si muove in questa direzione».

Anche il Ministero non ha potuto esimersi dal manifestare il suo compiacimento per il traguardo raggiunto con la firma dell’accordo stipulato con Gucci, esemplificazione paradigmatica di come pure la politica si interessi di moda ed affronti il delicato tema dell’impatto ambientale che la filiera ha sull’ambiente. «Quest’importante iniziativa in collaborazione con il marchio Gucci, un’azienda simbolo del Made in Italy di eccellenza», ha dichiarato Corrado Clini «è un’ulteriore segnale della crescente attenzione che le imprese italiane stanno rivolgendo alla sostenibilità dei processi produttivi. L’analisi e la riduzione degli impatti delle attività economiche rappresentano un driver non solo ambientale, ma anche un potente strumento di competitività a livello nazionale e internazionale, in un mercato che sempre di più, ricerca la sostenibilità anche nei beni di lusso».

L’accordo volontario in discorso ha, quindi, il merito di inserirsi tra le iniziative di eccellenza della cooperazione pubblico – privato promosse da tempo dal Ministero dell’ambiente nell’ambito del Programma italiano per la valutazione dell’impronta ambientale (234) che ad oggi vede coinvolti tutti i principali settori produttivi italiani dal tessile (“Green Fashion: la

moda italiana sceglie l’ambiente” è lo slogan scelto per il Programma) all’agro-alimentare,

passando per la cosmesi, il turismo e le ceramiche, giungendo fino alle infrastrutture e alla grande distribuzione (235).

234. Si tratta di un test realistico, in collaborazione con il settore produttivo italiano, per sperimentare su vasta scala e ottimizzare le differenti metodologie di misurazione delle prestazioni ambientali, tenendo conto delle caratteristiche dei diversi settori economici, al fine di poterle armonizzare e renderle replicabili. L’intero Programma è consultabile sul sito del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, www.minambiente.it .

235. Ibidem, “l’iniziativa rappresenta: un driver di competitività per il sistema delle aziende italiane che tiene conto dell’importanza dei requisiti “ecologici” dei prodotti nel mercato interno e internazionale; uno stimolo per la revisione dei sistemi di gestione dei cicli di produzione e distribuzione; un’opportunità per creare una nuova consapevolezza nel consumatore verso scelte più responsabili e comportamenti virtuosi”.

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3. L’impegno serio e pervasivo di tutela dell’ambiente dell’impresa, fonte