CAPITOLO 6: SOTHEBY’S COMMON STOCK
6.2. Sotheby’s Common Stock Index
Nel 1977 la casa d’aste Sotheby’s debuttava nel mondo della Borsa con la volontà di consolidare e assicurare il proprio avvenire oltre che estendere il proprio business; questo evento si inseriva in un contesto in cui sempre più persone si stavano interessando agli acquisti d’arte.
In quella data il 33 % del pacchetto di Sotheby’s venne immesso sul mercato azionario e ciò rese la medesima casa d’aste la più antica ad essere mai quotata in Borsa, in questo caso nel NYSE (New York Stock Exchange)287 e con il termine “BID” per indicarne l’indice dei prezzi288.
Secondo il direttore di Sotheby’s, Peter Wilson, l’innovazione aveva luogo anche per consentire a qualsiasi piccolo azionista di formare un proprio capitale:
«Gli investimenti minori si sono resi molto utili ovunque
là dove la legislazione fiscale vanifica il maggiore gettito delle entrate »289.
Debuttando nel mondo borsistico, Sotheby’s si espandeva e traeva maggiori vantaggi poiché più del 60 % della sua cifra d’affari annua era connesso alla vendita d’arte cosiddetta minore, cioè di oggetti che si mantenevano al di sotto delle 200 sterline. Secondo alcune opinioni superficiali le motivazioni che l’hanno portata ad inserirsi nel mercato azionario potrebbero essere state influenzate dal desiderio speculativo, facendo prevalere l’aspetto finanziario a quello artistico e culturale. È opportuno sottolineare come l’indice azionario di Sotheby’s costituisca solo uno dei tanti indici finanziari. In ogni caso, esso è sembrato in grado di offrire utili informazioni sull’evoluzione del mercato artistico.
Nell’articolo “Sotheby’s: The World’s Best Overconfidence Indicator?” del 2012, Vikarm Mansharamani, docente alla Yale University, sostiene che l’indice borsistico Sotheby’s sia «un indicatore importante» e ammette che il suo valore come anticipatore sia affidabile ma allo stesso tempo non esaustivo, in quanto la
287 http://www.mercatiazionari.com/mercato_azionario/nyse-new-york-stock-exchange/64.htm 288 http://www.bloomberg.com/businessweek
289 C. HERCHENRODER, Il mercato dell'arte. Storia e cifre del mercato di pittura, scultura e arti
minori: Le grandi aste internazionali e le vendite più clamorose; la politica dei musei, le gallerie, i collezionisti, i falsi, le perizie, i critici e la pubblicistica, Bompiani, Milano 1980, p. 274.
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rilevazione delle bolle speculative, come si è visto, costituisce un’operazione molto più complessa di come sembra290.
Il grafico riportato nella figura 6.1 riflette chiaramente le ondate esplosive che hanno caratterizzato il titolo azionario Sotheby’s rispecchiando lo stato dell’economia e dei mercati a livello globale dal momento della sua nascita, il 1988.
Sotheby’s è stata una delle compagnie leader a livello mondiale a beneficiare dei boom che hanno contraddistinto il mercato artistico. I prezzi più elevati delle sue azioni potrebbero essere utili indicatori di un eccesso di fiducia e della presenza di una bolla speculativa.
Nel grafico emergono una serie di picchi che, se si controllano le vendite e l’andamento della casa d’aste in quei periodi, sono strettamente collegati ad altrettanti periodi di record di prezzi. Questi si concentrano nei periodi 1988-1990, 1997-1999, 2006-2007 e 2011-2012. In ognuno di questi periodi, maggiormente 290 Si veda http://www.mansharamani.com/navigating-uncertainty/sothebys-the-worlds-best- overconfidence-indicator/ 0 10.000.000 20.000.000 30.000.000 40.000.000 50.000.000 60.000.000 70.000.000
Figura 6.1. Andamento Sotheby’s Common Stock dal 13/05/1988 al 31/12/2015 (grafico
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‘esplosivi’, la fiducia si è sempre mostrata estremamente elevata e non sorprende che tali boom siano connessi anche ai massimi toccati dai prezzi delle azioni di Sotheby’s. Alla fine degli anni 80’ del ‘900, ad esempio, i buyer giapponesi dominavano il mercato dell’arte di fascia alta e con i loro acquisti erano responsabili di alcuni record di vendita raggiunti dalla casa d’aste. Il prezzo delle azioni di Sotheby’s, nell’ottobre 1989, raggiunse il valore più elevato del periodo291, ma nei
mesi seguenti perse 2/3 del suo valore annuo, un declino contemporaneo a quello del Nikkei 225.
Stessa cosa accadde nell’aprile 1999, in un contesto nel quale l’euforia per Internet e per le azioni ad esso connesse era alle stelle. Anche nel 2007, durante il boom immobiliare, i prezzi delle azioni di Sotheby’s raggiusero nuovi massimi per poi crollare l’anno successivo del 90 %.
Nel 2012, il valore massimo raggiunto dai prezzi, invece, fu stimolato dagli acquirenti del mercato emergente cinese; nel periodo successivo, lo stesso livello dei prezzi precipitò per il rallentamento dello stesso mercato292.
Derek Thomson in un articolo dal titolo “The Art of Bubbles: How Sotheby’s predict the World Economy” del 5/04/2011, sostiene che il rapporto tra il prezzo delle azioni della stessa casa d’aste e le bolle speculative non sia solo una coincidenza293. Thomson ribadisce così, come ha poi fatto Vikram Mansharamani, la funzione di Sotheby’s quale indicatore capace di riflettere la fiducia da parte di acquirenti, esperti e responsabili della fissazione delle stime nonché di investitori. A differenza dei prezzi delle opere d’arte che possono riflettere la fiducia e i sentimenti degli acquirenti, il prezzo delle azioni di Sotheby’s è meno soggetto ai capricci dei singoli o al fattore di unicità che contraddistingue la specifica opera d’arte. Nel caso delle azioni il prezzo non risulta dunque essere influenzato dagli interessi, talvolta corporativi, e dalla ricchezza degli acquirenti che invece sono
291 https://news.artnet.com/market/sothebys-stock-trouble-2015-373616 292 Si veda http://www.mansharamani.com/navigating-uncertainty/sothebys-the-worlds-best- overconfidence-indicator/ 293 Si veda http://www.theatlantic.com/business/archive/2011/04/the-art-of-bubbles-how-sothebys- predicts-the-world-economy/236852/
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presenti nel mercato artistico; spesso il prezzo azionario è sintomo di una gestione generale della società, che comprende dunque tutti gli aspetti ad essa legati294.