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Per il successo di un’applicazione, Tag e Reader devono comunicare tra loro facilmente e senza disturbare altri servizi a radiofrequenza.

Pertanto, come sempre accade in applicazioni che richiedono interoperabilità tra entità diverse, un aspetto tecnologico essenziale sono gli standard di comunicazione.

I principali obiettivi che gli standard devono assicurare sono: • Interoperabilità tra Reader e Tag di differenti fabbricanti.

• Non interferenza delle operazioni con altri apparati radio elettrici. Il rispetto del principio di non interferenza, riguarda la natura fisica della comunicazione radio, ovvero, dal punto di vista della normativa.

• Bande di frequenze radio sulle quali si opera.

• Larghezze di banda (all’interno delle bande permesse per il servizio). • Potenze radio di emissione e condizioni ambientali in cui le

emissioni avvengono (indoor, outdoor).

• Emissione di segnali spuri (per qualsiasi causa).

Il dialogo tra Tag e Reader, per parte sua, richiede la normazione di alcuni parametri tecnici:

• Parametri dei due link di comunicazione a radiofrequenza, Tag e Protocolli di comunicazione adoperati nei link medesimi (definizione di procedure e formato dei dati per il dialogo).

• Tipo di modulazione dei segnali.

• Velocità di trasmissione dei dati (bitrate), ordine di trasmissione dei bit (bit transmission order).

• Procedure anti-collisione (capacità di rilevare e classificare il maggior numero possibile di Tag allo stesso momento nell’ambito della distanza operativa del Reader). Oltre a quanto elencato, sono necessari specifiche e standard che trattino argomenti quali: • Il formato dei dati contenuti nei Tag (il modo in cui i dati sono

organizzati o formattati).

• La conformità (il modo in cui i prodotti rispondono ad uno standard). • Contenitori per Tag.

• Applicazioni particolari (ad esempio come uno standard viene usato per le applicazioni di trasporto).

• Protocolli “middleware” (specificano come sono processati dati e istruzioni). Il processo di standardizzazione viene gestito sia a

livello mondiale che regionale, da due classi di organismi. Quelli che si occupano della gestione dello spettro radio, che assicurano

essenzialmente il rispetto del principio di non interferenza. A questa categoria appartiene l’ITU (International Telecommunications

Union), a livello mondiale ed in Europa un ruolo essenziale è giocato dalla CEPT (European Conference of Postal and

Telecommunications

In riferimento a ciò che è stato appena detto riporto sotto un articolo tratto da: Il Giornale.it tecnologia.

Nel seguente articolo, risalente al 2007, il ministro delle comunicazioni, all’ora Paolo Gentiloni, sigla il decreto che consente l’uso della banda UHF per i dispositivi di radioidentificazione di merci e persone, per far ciò è stato decisivo il via libera anticipato dei militari.

Gentiloni firma la svolta dell’Rfid in Italia

L’attendevano da tempo con ansia i produttori di tecnologie Rfid e le aziende che traggono vantaggio dall’uso delle etichette con chip e antenne per la radioidentificazione di prodotti, imballaggi, persone e persino

animali.

Parliamo dell’apertura all’uso per l’Rfid (Radiofrequency identification) della banda di frequenza Uhf, particolarmente adatta- pur con l’uso di potenze di emissione limitate (e quindi con basso consumo di energia) - a trasmettere dati a distanze apprezzabili e con maggiore velocità e

precisione rispetto alle applicazioni Rfid in altre frequenze.

L’uso dell’Uhf va così ad aggiungersi a quelli delle frequenze Hf e Vhf, detentrici di caratteristiche complementari a quelle dell'Uhf, come per esempio la capacità di attraversare senza problemi materiali liquidi o solidi.

La firma del decreto da parte del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni è stato salutato con un plauso dall’Aim Italia (Associazione della identificazione automatica e della mobilità) perché, afferma il presidente Carlo Gagliardi, «ha rimosso un pesante ostacolo regolamentare, che sinora aveva impedito al segmento delle applicazioni Rfid di occupare la

posizione ormai guadagnata nel mercato Ict (Information communication technology) negli Stati Uniti e in molti altri paesi dell’Unione, dove questa tecnologia è ormai uno standard in molte applicazioni». Senza timore a fare nomi di Paesi concorrenti all’Italia nel business, gli fa eco Giuseppe

Luchesa, managing director di Psion Teklogix Italia: «Finalmente la legislazione italiana permette alle nostre aziende di competere alle

condizioni di cui godono, ad esempio, le nostre controparti francesi ormai da anni».

A causare il ritardo accumulato erano stati finora dubbi interpretativi della direttiva della Commissione europea del 23 novembre scorso. A tenere premuto il freno erano le perplessità sulle possibili interferenze tra apparati Rfid e ponti radio militari, che utilizzano soprattutto le frequenze Uhf. Per questo i militari avevano chiesto una deroga di due anni in modo da poter effettuare tutte le necessarie verifiche sulla compatibilità o meno tra l’Rfid e le proprie infrastrutture radio.

Grazie alla collaborazione del ministero della Difesa è stato anticipato il disco verde che apre ai tag passivi l’utilizzo dello spettro di frequenza compreso tra gli 865 e li 868 MHz, «sulla base di non interferenza»,

specifica il decreto, «e senza diritto di protezione» e «ad uso collettivo». Il limite massimo di potenza è di 2 Watt.

La prevenzione delle interferenze, vale la pena sottolinearlo, è implicita nel fatto che gli apparati Uhf Rfid sono a “corto raggio”. Chi volesse

implementare applicazioni di questo tipo non deve richiedere particolari autorizzazioni perché esse sono, continua il decreto, «soggette al regime del libero uso ai sensi dell’articolo 105, comma 1, lettera o del Codice delle comunicazioni elettroniche, emanato con decreto legislativo 1° agosto 2003».

CAPITOLO 6

6. RFID in IKEA

6.1 Implementazione del sistema RFID di tracciamento della merce nei magazzini IKEA

In numerosi mercati, l’innovazione tecnologica si rivela la variabile fondamentale e imprescindibile per conseguire vantaggi competitivi e ottenere il successo nel mercato da parte di un’impresa 14

Gran parte delle aziende riconoscono ormai che l’innovazione è un imperativo strategico, di cruciale importanza al fine di conservare o conseguire un ruolo da leader nel mercato e allo stesso modo per superare delle situazioni temporanee di svantaggio competitivo. La rilevanza sempre maggiore dell’innovazione è parzialmente motivata dalla globalizzazione dei mercati. Infatti, sono le sollecitazioni provenienti dalla concorrenza internazionale spesso a obbligare le imprese a innovare costantemente, al fine di realizzare prodotti e servizi che presentino una elevata capacità di soddisfare le esigenze, sempre più eterogenee e differenziate, dei consumatori nel mercato mondiale.

Questo IKEA lo sa bene, da sempre nota come l’azienda innovatrice che è riuscita ad evolversi e ad offrire un prodotto sempre nuovo ed innovativo, allineandosi con le esigenze del moderno consumatore.

Affinché avvenga l’implementazione della tecnologia RFID, appena

                                                                                                               

14  Schilling M.A., (2009), Gestione dell'innovazione, Milano, Ed. McGraw-Hill,

descritta, nel sistema IKEA di ricevimento merce, occorre compiere uno studio dell’architettura del sistema esistente per individuare le giuste caratteristiche che deve avere la tecnologia da implementare.

Questo si traduce in un’analisi dettagliata dei processi in essere come avviene ad esempio, il ricevimento della merce, com’è caratterizzato il magazzino, il personale che vi opera; per essere in grado di identificare la tecnologia RFID più adeguata da implementare in azienda. Per non cadere in problematiche nella fase iniziale o durante l’esecuzione del nuovo sistema, (il che comporterebbe ingenti danni sia al sistema economico dell’azienda in termini di immagine).

Occorre inoltre tener presente che il nuovo sistema deve sì apportare realmente un effetto positivo in termini economici e tempistici ma questo deve avvenire ponendo il focus sulla invasività che deve risultare minima nell’organizzazione aziendale.

Nella fase di studio è necessario che venga posta la massima attenzione sulla fase di implementazione, soprattutto in termini di flessibilità delle soluzioni rispetto al modello organizzativo che si intende mettere in campo. Studiare cioè dei “salvagenti” che saranno presi in considerazione (e studiati in fase di progetto) ed applicati se si dovessero verificare criticità in qualche fase della realizzazione. Infine, ma non per importanza, sarà necessario studiare bene le interazioni che il nuovo sistema produrrà con le applicazioni esistenti. Come possiamo vedere dal grafico sottostante (Fig. 17), la tecnologia RFID può essere applicata a diversi livelli del sistema logistico.

SOGGETTO   LUOGO  FISICO   FASI  LOGISTICHE                 Manufacturer   Stabilimento   produttivo.             Stabilimento   produttivo  o   magazzino  di   stoccaggio  merci.  

Fase  1:  il  produttore   inserisce  un  TAG  con   un  codice  

identificativo  sui   singoli  articoli.    

Fase  2:  anche  le  casse  e   i  pallet  vengono  

identificati  da  un  TAG   con  un  codice  

identificativo    

Fase  3:  un  lettore  sul   cancello  di  spedizione   legge  ogni  pallet  o   cassa  o  articolo  che   esce.               Retailer   CeDi.                   Punto  vendita.  

Fase  4:  i  pallet,  le   casse,  gli  articoli,  sono   caricati  in  tempo  reale   nel  sistema  di  gestione   del  magazzino.  

 

Fase  5:  i  prodotti,   ordinati  dal  punto   vendita,  vengono  presi   e  spediti  con  maggiore  

accuratezza,  velocità  e   minore  spesa  (in   termini  di  ore  uomo).    

Fase  6:  la  spedizione   arriva  al  punto  di   vendita  essa  viene   letta  simultaneamente   cosicché  l’inventario   risulta  aggiornato.     Viene  controllata  la   movimentazione  dei   prodotti  nel  punto   vendita  e  le  vendite.  

  Fig.  17  -­‐  Applicare  il  sistema  RFID  nel  sistema  logistico  

I sistemi RFID sono generalmente intesi come strumenti di tracciabilità e rintracciabilità di asset e materiali in processi industriali e logistici. Le aziende e le organizzazioni che in questi anni hanno avvertito la necessità di migliorare le modalità di monitoraggio dei propri processi operativi hanno spesso intrapreso iniziative volte a revisionare logiche di processo con l’introduzione di sistemi di auto-identificazione, riconosciuti come strumenti adatti a conseguire un maggior controllo delle operations al fine di rispondere con efficacia ed efficienza alle sfide degli attuali contesti competitivi. I sistemi RFId risultano particolarmente adeguati per tutte le attività in cui la raccolta massiva dei dati, il loro continuo aggiornamento, la garanzia della loro contestualità e precisione costituiscono fattori critici

di successo nel monitoraggio puntuale di sistemi produttivi e logistici, sia internamente a singole aziende sia nell’ambito di Supply Chain.

Tra le aziende che hanno adottato questa tecnologia, apportando non pochi benefici sia a livello logistico che a livello organizzativo troviamo Decathlon, Metro, Colmar e chissà quante altre, si stanno affacciando all’applicazione di questo sistema.

Esempio di un’azienda nell’applicazione del sistema di RFID: Colmar

La Supply Chain di Colmar è caratterizzata da una produzione a grandi lotti concentrata in due periodi annuali e da una significativa movimentazione della merce che risultava difficile da tracciare. Questo generava appunto significative inefficienze in fase di ricevimento merce (incongruenze tra merce prevista in ingresso e merce effettivamente messa a stock) e anche un limitato presidio dei canali di vendita (col “ritrovamento” di capi in punti vendita in cui non erano previsti).

Per far fronte a questa situazione, l’azienda ha deciso di investire in una soluzione che consentisse la tracciabilità̀ puntuale del singolo capo, con costi contenuti. Si è quindi optato per lo sviluppo di un sistema di tracciabilità̀ basato su tecnologia RFID, con l’obiettivo di automatizzare il più̀ possibile i processi di verifica dei capi in entrata, tracciando puntualmente la merce in uscita.

Le possibilità di applicazione dei sistemi RFID non si limitano comunque certo a migliorare rintracciabilità e tracciabilità ma va oltre: se da un lato l’impiego di segnali in radiofrequenza permette di semplificare il processo di identificazione di oggetti tramite la lettura dei tag, dall’altro lato la possibilità di scrivere nella memoria del circuito integrato e di accoppiarlo con sensori di vario genere apre la strada a scenari applicativi molteplici. Ancor più fondamentalmente, è l’identificazione automatica stessa il fattore abilitante di tale molteplicità. E infatti in questi anni stiamo

assistendo a un progressivo ampliamento degli ambiti di applicazione dei sistemi RFID, certo facilitato dai benefici dell’innovazione tecnologica (non ultima indubbiamente la riduzione dei costi dei Tag) ma che trova le sue ragioni proprio nella versatilità e nelle potenzialità del principio alla base di questa tecnologia.

Il risultato è un progressivo allargamento del focus, dalla tracciabilità e rintracciabilità dei materiali e degli asset all’interno della catena di

fornitura, ad altri scenari di applicazione in contesti nuovi e originali, che spesso non sono propri di processi industriali, come ci è possibile vedere dall’esempio di applicazione seguente.

Esempio di un’azienda nell’applicazione del sistema di RFID: Decathlon

Dalla catena francese di articoli sportivi Decathlon, che ha dichiarato che lo scorso anno le vendite della società sono incrementate dell’11% grazie all’impiego della tecnologia RFID applicata ai 951 negozi e 43 magazzini logistici e centri distribuzione del gruppo, il caso che è la prova che la rivoluzione digitale fa bene anche alla logistica.

Come dichiarato dal responsabile del progetto RFID di Decathlon Jean- Marc Lieby, l’85% della merce utilizza l’RFID e la società ha ridotto del

9% il tasso delle perdite delle materie prime.

Attualmente, la maggior parte dei negozi hanno sistemi di sicurezza al registratore di cassa ed impiegano la tecnologia RFID per scopi di controllo di inventario.

I negozi di India e Brasile utilizzano la tecnologia RFID solo per il monitoraggio delle scorte e anche per i futuri punti vendita della società

è previsto l’impiego della tecnologia RFID.

L’incremento delle vendite stimato da Decathlon sarà del 5% grazie all’utilizzo del sistema di monitoraggio delle scorte RFID. All’interno di negozi, i dipendenti utilizzano lettore RFID portatili Embisphere Un Bifei per l’inventario, sistema implementato su

ogni terminale e registratore di cassa.

Lieby spiega che circa cinque anni fa l’azienda ha iniziato a studiare l’utilizzo della tecnologia RFID UHF EPC per migliorare l’accuratezza dell’inventario all’interno dei negozi e centri logistici, con l’obiettivo di

Questo lavoro è stato sostenuto dall’ex leader del progetto RFID del

gruppo Decathlon Patrice Riboult.

Secondo l’indagine Decathlon, il motivo principale dell’insoddisfazione dei consumatori era sempre la stessa: Impossibile trovare merce sugli scaffali.

L’azienda confida anche nel miglioramento del processo di pagamento ed un checkout più veloce e facile, questo aspetto aveva portato ad intraprendere lo studio e l’impiego dell’RFID