• Non ci sono risultati.

Stati Uniti: la modica quantità

Essere obbligati a ingoiare non significa saper digerire Alessandro Bergonzon

5.1. Stati Uniti: la modica quantità

5.2. Canada: i compiti in tribunale 5.3. Francia: la rivolta

5.4. Spagna: il tempo libero 5.5. Svizzera: i direttori obiettori 5.6. Finlandia: con Moore

Essere obbligati a ingoiare non significa saper digerire. Alessandro Bergonzoni

5.1. Stati Uniti: la modica quantità

Ai principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza si ispira l'azione di indirizzo compiuta, nel 1995, da un anziano Provveditore californiano che invita gli insegnanti a non dare più compiti a casa.

Iniziativa che suscita grande clamore, nonostante il Codice civile della California prevedesse, fin dal 1901: «No pupil under the age of fifteen years in any grammar or primary school shall be required to do any home study»; regola che rifletteva la sensibilità dell’epoca sui compiti a casa considerati, e definiti, una forma “imperialismo scolastico” - ed era il 1900, quando Edward W. Bok, editore della rivista «Ladies Home Journal», usò il suo giornale come un pulpito per lanciare la sua crociata contro i compiti, che definì «la pratica più barbara dell’intero sistema scolastico».

La notizia è ripresa, in Italia, da Francesco Tonucci (1994) per il quotidiano: «L'Unità», in pieno accordo con le motivazioni addotte.

- I compiti che la scuola difende come strumenti per favorire il recupero, il consolidamento, specialmente per i meno dotati, in realtà accentuano le differenze fra gli allievi con famiglie capaci di aiutarli e quelli che vivono in condizioni di abbandono, quanto meno culturale: da una parte case con biblioteca, enciclopedie e genitori solerti che telefonano ad amici competenti, e aiutano i figli a fare i compiti spesso strani che la scuola assegna: una ricerca sul castello medioevale, sugli uccelli notturni, oppure lunghi brani da ripetere, frasi da inventare, problemi da risolvere. Dall'altra parte case dove non c'è neppure un libro e dove spesso non c'è un tavolo su cui appoggiarsi per fare i compiti; genitori che, anche volendo, non potrebbero aiutare i figli perché di certe cose ne sanno meno di loro. Il giorno dopo, quando si torna a scuola, le differenze fra i bambini sono fatalmente aumentate.

- I compiti rubano il tempo ai bambini, impediscono loro una esperienza autonoma, di socializzazione e di gioco con i loro coetanei. La scuola dovrebbe essere il luogo della elaborazione culturale a partire dalle esperienze di ciascuno, ma oggi i bambini non vivono esperienze proprie. Il loro pomeriggio è occupato dai compiti, dai corsi privati e dalla televisione. La scuola è così senza materiale per un lavoro significativo. É quindi suo interesse mettere i bambini in condizione di poter portare esperienze proprie, di gioco, di esplorazione, di scoperta, dedicando il proprio tempo a quegli esercizi di recupero o di consolidamento per i quali è necessario un ambiente adeguato che fornisca il supporto offerto dai professionisti dell'insegnamento.

Trovano accoglienza principi già espressi: i compiti accentuano le differenze sociali e limitano le esperienze formative degli studenti (socializzazione, gioco), con una sottolineatura originale, di particolare rilievo pedagogico: la scuola deve essere il luogo della elaborazione culturale a partire dalle esperienze di ciascuno, perciò è necessario che gli studenti siano messi nella condizione di portare esperienze proprie, di gioco, di

esplorazione, di scoperta... è dunque necessario che sia concesso loro il tempo per poter compiere le esperienze delle quali la didattica dovrebbe nutrirsi.

Il 25 gennaio 1998, la rivista americana «Time» dedica la copertina al problema dei compiti. I contributi riportati negli articoli concordano nel ritenerli eccessivi, tali cioè da creare fenomeni di saturazione con affaticamento fisico, emotivo e motivazionale.

Dello stesso avviso la «National Parent Teacher Association» e la «National Education Association» che dettano le linee standard per l’assegnazione dei compiti a casa: dieci minuti al giorno per gli alunni della scuola primaria, venti per quelli della scuola media di primo grado, e non più di due ore per gli studenti delle superiori.

Alcune scuole elementari dal Massachusetts a New York si spingono oltre e deliberano di abolire in toto i compiti a casa. Ovviamente non tutti i genitori sono d'accordo, preoccupati giacché temono che il non fare i compiti a casa possa compromettere l’accesso dei loro figli al college.

Il distretto scolastico di Galloway, una comunità della classe media a nord-ovest di Atlantic City, propone di limitare i compiti a casa a 10 minuti per ogni anno di scuola (solo gli argomenti già affrontati in classe) ed eliminarli nei fine settimana, nelle feste e nelle vacanze scolastiche. Il problema interessa i distretti di tutta la nazione americana, coinvolti in un generale processo di revisione dei compiti a casa, anche a causa dei test sempre più selettivi e della concorrenza tra i college che richiedono agli studenti un impegno estenuante privandoli del riposo, del gioco e del tempo libero - proprio questo tema è clamorosamente rilanciato dal documentario, del 2010: «Race to Nowhere», film autobiografico nel quale il regista Vicki Abeles “mette in scena” la condizione penosa e drammatica di studenti esasperati da un sistema educativo stressante, competitivo, disumano.

I docenti della scuola elementare di Mango, in California, procedono alla sostituzione dei compiti a casa con attività diversificate in base alle esigenze del singolo studente, che possono essere completati in classe o a casa, secondo il ritmo di ciascuno.

Il distretto scolastico di Pleasanton, sempre in California, propone di tagliare i tempi dei compiti assegnati nella scuola primaria di quasi la metà e vietarne l'assegnazione nei week-end perché, come ha dichiarato un amministratore: «I genitori rivogliono indietro i loro bambini».

La «Ridgewood High School», nel New Jersey, introduce una pausa invernale, senza compiti a casa, nel mese di dicembre. Le scuole nel distretto di Bleckley, GA, istituiscono la “sera senza compiti a casa”. La Brooklyn School of Inquiry, prestigioso istituto, ha fatto dei compiti a casa un optional.

A Manhattan, Jane Hsu, preside della Scuola P.S. 116, sulla trentatreesima strada East, dà disposizioni ai suoi maestri perché non assegnino compiti dalla prima alla quinta

classe della scuola primaria, e incoraggino gli allievi a trascorrere il tempo libero tra giochi, letture a piacere e attività di svago con i genitori.