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Stele funeraria centinata in trachite euganea in discreto stato di conservazione

salvo per l‘ampia sbrecciatura che interessa l‘angolo superiore e inferiore sinistro e l‘importante erasione della centina che pertanto risulta incompleta ma ugualmente intuibile in quanto profilata da una cornice a listello; all‘interno della porzione superiore della stele, nello spazio semilunato appositamente ribassato e levigato, è scolpito a bassorilievo un cavallo colto di profilo, gradiente verso destra, attaccato ad una briglia. La porzione inferiore è occupata dallo specchio epigrafico, visibilmente lavorato a gradina e incorniciato da una semplice modanatura. 79 x 36 x 15; specchio epigrafico 48 x 25,5; alt. lett. 5- 2,3. - L‘iscrizione fu rinvenuta nel 1927 a Padova, ad una profondità di 300 metri, durante i lavori per la costruzione della nuova sede del Municipio sito in via G. Oberdan. La prima notizia del rinvenimento si deve a E. Ghislanzoni il quale la menzionò nelle ―Notizie degli Scavi di Antichità‖ del 1931266

. L‘iscrizione è oggi conservata presso la sala 8 dei Musei Civici degli Eremitani, a Padova (nr. inv. 673). - Autopsia effettuata il 3/2/2015267. - Ghislanzoni 1931, pp.155-156; AE 1932, 64; Bassignano 1981, p. 222; AA.VV. 2009, pp. 50-52; Zanovello 2013, pp. 267-275; EDR 073185; HD 025185; cfr. Braccesi - Veronese 2014, p. 97.

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Ghislanzoni 1931, p. 156: ―E‘ stato raccolto tra la terra, a molta profondità, il cippo in pietra calcarea, [...] il quale è certamente un monumento raro[...] Il carattere del monumento ci è detto dalla parola introiugo, che troviamo ripetuta in iscrizioni di aurighi circensi (CIL VI, 10048; 10053; 10054)‖.

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Si ringraziano il Dott. D. Banzato, direttore dei Musei Civici agli Eremitani, la Dott.ssa Varotto e il personale del museo per aver avermi concesso la possibilità di effettuare l‘esame autoptico dell‘iscrizione.

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Âegypto intro iugo primo.

―A Aegyptus, primo (cavallo) all‘interno del giogo‖.

1 O nana; ductus regolare; modulo quadrato, solco profondo e chiaroscurato; segni di interpunzione assenti; l‘ordinatio è curata anche se il testo si concentra nella porzione superiore dello specchio epigrafico lasciando anepigrafe la parte inferiore del supporto. - Si tratta di un‘iscrizione funeraria dedicata ad un cavallo da corsa del quale viene menzionato il nome personale (Aegyptus) e la funzione rivestita in vita durante lo svolgimento delle gare nel circo: egli era infatti legato al medesimo giogo cui erano uniti altri tre cavalli in modo da costituire una

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quadriga268. Il fatto che venga specificata con cura la posizione precisa di

Aegyptus in relazione agli altri cavalli del carro a quattro, denota il ruolo cruciale

che l‘animale soggetto della sepoltura doveva aver ricoperto nella conduzione della gara269 in termini di abilità, forza, esperienza e resistenza, caratteristiche sovente richieste a questi animali e spesso sottolineate e ricordate dalle fonti letterarie270.

L‘attività circense era particolarmente seguita ed apprezzata e si svolgeva nei circhi soprattutto in occasione dei numerosi ludi organizzati per le festività religiose. Trattandosi di materia religiosa, spettava di norma ai pontefici fissarli, mentre ai magistrati era lasciata l‘incombenza dell‘allestimento, a volte delegato ad impresari privati. Lo scopo dei giochi assumeva talora un carattere politico costituendo un efficace strumento propagandistico per quanti, privati o magistrati, li finanziavano. Si gareggiava entro diverse fazioni, caratterizzate da colori, bardature e abbigliamento differenti, su carri leggeri trainati di norma da due (bighe) o quattro cavalli (quadrighe). Ricchi e conosciuti dal pubblico delle corse diventavano gli aurighi che accumulavano il maggior numero di vittorie e

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Introiugus indica che il cavallo era legato al timone, mentre primus precisa che Aegyptus era attaccato a sinistra del giogo, cioè nella posizione che spettava al cavallo più bravo. L‘abilità dell‘auriga consisteva infatti nel curvare il più possibile vicino alla meta ma, in questa operazione, era necessario che fosse coadiuvato dal cavallo di sinistra che doveva mantenere il galoppo effettuando la stretta curva (Bassignano 1981, p. 222). Nella quadriga erano legati infatti quattro cavalli due dei quali al timone (introiugi) e due al carro (funales). I migliori cavalli da corsa erano allevati non solo in Italia (specialmente in Apulia, Calabria) ma anche in provincie come l‘Epiro, la Cappadocia, l‘Africa, la Spagna e la Grecia. L‘allevamento del cavallo destinato alle competizioni cominciava al terzo anno di vita dell‘animale e si protraeva fino al quinto, momento in cui era ammesso alle corse (DE 1910, p. 2154-2155). Sui cavalli utilizzati in ambito circense si veda anche Hyland 1990, pp. 201-230 e il recente contributo di Matter 2012, pp. 61-69 il quale concentra la propria attenzione sugli aspetti economici connessi con le pratiche circensi.

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Ghislanzoni 1931, p. 156: ―Certo è che il cippo è stato posto sulla sepoltura di un cavallo famoso per le vittorie riportate nei ludi circensi‖.

270 Il cavallo ideale doveva presentarsi armonioso nell‘aspetto e nelle proporzioni e la sua morfologia

doveva adattarsi agli usi al quale l‘animale era destinato. Oltre alle caratteristiche fisiche (testa piccola e diritta, narici dilatate, orecchie corte e mobili, criniera folta, garrese alto e largo, gambe diritte e ginocchia robuste) era fondamentale tenere conto anche delle attitudini e delle qualità ―psichiche‖ che necessariamente contribuivano alla valutazione e alla scelta di un cavallo piuttosto di un altro. La fedeltà e l‘obbedienza sono, da questo punto di vista, due elementi prioritari che spiegano inoltre il legame che doveva instaurarsi con il padrone. Per questi aspetti si veda AA.VV. 2002, pp. 45-49 e Cristina - Hinker 2014, pp. 7-9.

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dei quali resta un ricordo vivido nelle numerose iscrizioni che li celebrano e nelle cospicue testimonianze iconografiche (soprattutto musive)271.

L‘intero testo epigrafico si presenta declinato al caso dativo, secondo la prassi della dedicatio; il dedicante resta invece anonimo, come accade per molti epitaffi approntati per animali, ma si può presupporre si trattasse dell‘affezionato padrone che poteva coincidere eventualmente con lo stesso auriga. Il legame che si instaurava tra il cavallo e il proprio padrone dipendeva principalmente dalla prossimità, dal quotidiano impiego della cavalcatura per gli spostamenti, per la battaglia, per le attività connesse al tempo libero, per gli avvenimenti sportivi ma anche dalle riconosciute doti di fedeltà, destrezza e intelligenza attribuite all‘animale.

Nonostante il messaggio iscritto sia semplice, tuttavia, esso risulta ugualmente pregnante, quanto a valenza affettiva e simbolica, in quanto portatore di considerazioni implicite: in primo luogo, pur essendo sintetico, non manca di fornire le informazioni principali relative alla vita dell‘animale, ovvero il nome e la funzione rivestita; in secondo luogo il testo è accostato all‘elemento iconografico, tanto semplice quanto immediato, che permette di visualizzare

Aegyptus come in un‘istantanea. Esso è infatti rappresentato in movimento, con

la zampa elegantemente sollevata, e munito di briglia. Quanto alle peculiarità fisiche, esso sembra rispondere alle caratteristiche che venivano domandate ad un cavallo di qualità (vd. Infra): numerose sono infatti le descrizioni che in tal senso hanno proposto gli autori antichi: primi fra tutti Senofonte e Virgilio cui si sono rifatti gli autori successivi272.

271 A proposito dei cavalli impegnati nelle competizioni al circo e nei giochi gladiatori si veda Toynbee

1973, pp. 177-184 e Bassignano 1981, p. 222. Sulla forte competizione che permeava i Ludi Circenses e sul fenomeno delle defixiones collegate ai giochi si veda Pintozzi - Norman 1992, pp. 11-18. L‘autore concentra particolarmente la propria attenzione sulle manifestazioni artistiche rappresentanti tali gare e sull‘ ―onomastica equina‖ deducibile dalle testimonianze letterarie, epigrafiche e artistiche. Vd. anche Zanovello 2013, p. 268. Tra le testimonianze antiche riguardanti il fenomeno delle corse nel circo si veda Mart. epigr. 7,7 e 12, 36 nonché le numerose iscrizioni, dedicate perlopiù ad aurighi vittoriosi, che ricordano tuttavia anche i nomi dei cavalli che hanno contribuito alla sua vittoria. Per un recente e sintetico contributo sullo svolgimento delle corse nel circo e sulle caratteristiche richieste ad un cavallo utilizzato a tale scopo si veda Cristina - Hinker 2014, pp. 37-45.

272 X. Eq. 1 (Senofonte dedica un lungo capitolo alla trattazione delle caratteristiche fisiche dell‘animale);

Verg. georg. 3, 72 ss. : ―Illi ardua ceruix / argutumque caput, breuis aluus obesaque terga, / luxuriatque

toris animosum pectus. Honesti / spadices glaucique, color deterrimus albis / et giluo. tum, si qua sonum procul arma dedere, / stare loco nescit, micat auribus et tremit artus, / collectumque premens uoluit sub

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Oltre a tali immediate considerazioni, P. Zanovello mette in luce qualche ulteriore elemento che emergerebbe in filigrana dall‘iscrizione: la nota importanza del cavallo in ambito veneto, la già citata importanza delle corse equestri e la possibile presenza di un circo a Patavium273. Su quest‘ultimo aspetto insiste anche M.S. Bassignano la quale sostiene che il circo di Padova destinato ad ospitare i ludi circenses dovesse sorgere fra Via Belludi, il Sagrato del Santo e Ponte del Businello come testimonierebbero alcuni resti rinvenuti nel XIII secolo e un frammento epigrafico oggi perduto menzionante il termine circi (CIL V, 3089)274.

Quanto all‘aspetto onomastico, il nome Aegyptus fa chiaramente riferimento alla categoria di nomi che denotano una provenienza geografica reale o fittizia (non è infatti possibile appurare se il cavallo provenisse da allevamenti locali o fosse piuttosto stato acquistato sul ―mercato internazionale‖), elemento che potrebbe in tal caso rendere ragione del nome ―geografico‖275

. Infatti ―plusieurs grandes régions de l‘Empire sont réputées pour la qualité de leurs élevages de chevaux de course: en Occident, l‘Espagne et l‘Afrique du Nord, en Orient, la Cappadoce et la Phrygie. Les cités de tout l‘Empire qui organisent des jeux n‘hésitent pas à importer des chevaux issus de ces grands haras même s‘ils viennent de très loin‖276. Tuttavia l‘appellativo Aegyptus è comunque attestato particolarmente,

naribus ignem. / densa iuba, et dextro iactata recumbit in armo; / at duplex agitur per lumbos spina, cauatque / tellurem et solido grauiter sonat ungula cornu‖. ―Eretto il suo colo, sottile la testa, stretta la

pancia, le terga grasse e baldo di muscoli il petto; pregiato il baio e lo storno, brutto il colore dei chiari e dei biondi. Un simil cavallo, se anche lontane armi dan suono, star fermo al suo posto non sa: gli guizzan le orecchie, il corpo gli trema e spiran le nari fremendo vampe dal petto. Folta criniera ondeggiando ricade sull‘omero, duplice spina gli corre sui lombi; coi piedi scava la terra, scalpita dura l‘unghia di corno‖ (traduzione di E. Cetrangolo). Per un elenco sintetico delle fonti che descrivono le caratteristiche e le qualità che un cavallo avrebbe dovuto possedere si veda DA, p. 798.

273 Zanovello 2013, p. 267. Sull‘importanza dei cavalli in ambito veneto si veda Millo 2013, pp. 364-366;

Groppo 2013, p. 367; Salerno 2013, pp. 368-369.

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Sul circo e sulle altre strutture monumentali dedicate al divertimento (anfiteatro e teatro) nella Padova romana vd. Bassignano 1981, pp. 222-224.

275 A proposito del nome Aegyptus, Ghislanzoni 1931, p. 156 scrive: ―Il nome di Aegyptus è usitato per

cavalli da corsa (CIL VI, 10056; CIL VIII, 12509)‖. Gli appellativi attribuiti ai cavalli possono afferire ad alcune macrocategorie di appartenenza: nomi relativi al colore del manto o a tratti fisici particolari; caratteristiche psicologico-caratteriali; nomi scherzosi e affettuosi; nomi di divinità ed eroi; nomi di persona o di altri animali; nomi relativi ad un‘origo geografica (Toynbee 1973, pp. 178-179). Sull‘ ―onomastica equina‖ si vedano anche DA, p. 799; Blásquez 1991, pp. 953-1011; Deroy 1992, pp. 860- 862; Darder Lisson 1996.

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anche se non diffusamente, a Roma277. - Per gli aspetti paleografici e stilistici, l‘iscrizione pare possa datarsi al I secolo d.C.

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