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85 BECKER-BERTAU 1986 86 CORSTEN 1991.

1.3. Storia degli stud

La figura di Adriano è stata oggetto di una riscoperta a partire dagli ultimi anni del XIX secolo, complici le prime opere di sistematizzazione del materiale epigrafico e l’apertura dei primi scavi soprattutto in Grecia continentale e in Asia Minore che hanno reso disponibili una quantità di materiali da allora in costante aumento: “Evidence from the reign of Hadrian is sparse in term of texts, but rich in terms of architecture, statues and inscription”92. La ricerca, da allora, ha prodotto fiumi di inchiostro di letteratura

secondaria sugli argomenti più disparati nel tentativo di fornire quadri interpretativi il più completi possibili. Esula purtroppo dallo spazio di questo capitolo dare contezza della mole degli studi che hanno toccato il periodo adrianeo o la figura di Adriano sia in lavori di ampio respiro sia in studi monografici con analisi puntuali di particolari problematiche. Il nostro scopo, cioè il fornire un quadro della situazione all’epoca dell’imperatore adriano delle città della Bitinia-Ponto, in cui trovano posto le complesse interazioni tra l’imperatore e le polis, ci ha aiutato nell’opera di selezione del materiale. Come opera storica di riferimento si è utilizzata principalmente la biografia dell’imperatore ad opera di Anthony Richard Birley93. Lo studioso inglese si inserisce nella tradizione delle

edr.it/default/index.php. Ultimo ma non meno importante è lo strumento di ricerca messo a disposizione dal Packard Humanities Institute, frutto della collaborazione tra la Cornell University e l’Ohio State University, che permette anche attraverso un intelligente organizzazione in cataloghi regionali, in cui sono rubricati i maggiori corpora di riferimento, di effettuare ricerche mirate. Manca un apparato critico e nonostante il materiale sia abbastanza completo l’utilizzo degli strumenti, per i non addetti ai lavori, può risultare leggermente macchinoso vedi https://epigraphy.packhum.org/.

92

SPELLER 2002, p. XIV.

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biografie “moderne”94 colmando un vuoto nella ricerca, difatti per sua stessa ammissione

“Hadrian has long needed a new biography”95 e, sebbene l’intento non sia quello di

tracciare una storia di Adriano e il suo tempo, fornisce una narrazione a tutto tondo. Il metodo è quello di un’analisi puntigliosa delle fonti antiche accompagnata da una conoscenza approfondita della letteratura secondaria che viene utilizzata per tracciare il profilo di questo “restless emperor”: l’attenzione è dunque principalmente rivolta ai viaggi che condizionano anche l’architettura interna del lavoro. Nella sua narrazione fanno la loro comparsa un mondo di relazioni intessute dall’imperatore vuoi con le comunità locali e le loro élites, vuoi con le più alte sfere amministrative e militari del suo impero, di cui si tenta di scandagliare i motivi e ricostruirne gli effetti. L’opera è di fondamentale importanza nonostante alle volte la curiosità prosopografica dell’autore prenda il sopravvento rendendo di fatto molto complicato la ricostruzione di una narrativa continua. Come materiale aggiuntivo non possiamo mancare di citare anche il contributo dello stesso autore presentato nel volume della Cambridge Ancient History dedicato all’alto impero: viene qui delineato il profilo storico della dinastia Antonina, partendo dalla figura di Adriano96. Il tema dei viaggi imperiali, che occuperà il secondo capitolo e

che ricopre sin dall’inizio un posto ruolo centrale nella narrazione del principato di Adriano, si è spesso accompagnato nella ricerca al tentativo di interpretare edifici dell’epoca di Adriano come monumenti o fondazioni in occasione di una visita imperiale. I dati in nostro possesso, anche a seguito della costante attività di scavo e di pubblicazione

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Vedi GREGOROVIUS 1851. Compare molto presto nella ricerca scientifica l’attenzione per i viaggi di Adriano a questo proposito vedi DÜRR 1881. Sicuramente l’opera più completa è quella di WEBER 1907 il cui impianto generale risulta ancora valido nonostante sia comparsa più di un secolo fa e per questo “largely unreadable” (BIRLEY 1999, p. XII). Il lavoro di HENDERSON 1923 dalla valenza storica limitata. In sostanza secondo BIRLEY 1999, ibid.: “Henderson was out of date even when the book first appeared” e in più ignora completamente il lungimirante e preciso lavoro di WEBER 1907.

95

BIRLEY 1999, p. XII.

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delle testimonianze epigrafiche, è in crescente aumento. Il tema della ricostruzione dei viaggi fornisce dunque un base necessaria per una discussione sulle varie occasioni di fondazione.

Come tema di analisi storica indipendente i viaggi sono stati affrontati già verso la fine del XIX secolo da Dürr97 che però conclude la sua analisi mettendoci in guardia “la maggior parte dei fatti che abbiamo raccolto dalle fonti monumentali possono solo indirettamente, e non con certezza, indicare la visita personale di Adriano ai siti in questione”. Nel frattempo, gli studi sull’Historia Augusta, inaugurati da Herman Dessau nel 188998, conducono al lavoro di Wilhelm Weber99 che presenta modifiche sostanziali per quanto riguarda il percorso e la datazione dell’itinerario. L’itinerario presentato è seguito senza sostanziali mutamenti anche nella voluminosa opera di David Magie, Roman Rule in Asia Minor100, il cui capitolo XXVI, con copiose annotazioni, è dedicato all’imperatore Adriano. Per il nostro lavoro si è fatto ricorso principalmente all’opera di Helmut Halfmann, Itinera Principum. Lo studioso tedesco ha presentato nel suo lavoro un resoconto puntuale dei viaggi imperiali, ricostruendo la genesi e le occasioni di un’istituzione dall’alto valore ideologico che “bring in most aspect of imperial history”101.

Il pregio del suo studio sta nel miglioramento della metodologia, infatti Halfamann ha presentato una revisione dell’itinerario di Adriano limitandosi a includere le testimonianze e a stilare una classifica di quelle più probabili. Ha inoltre registrato le

97

DÜRR 1881 vedi supra nota 52.

98 Vedi supra nota 20. 99

WEBER 1907 vedi supra nota 52 vedi anche SCHORNDORFER 1999, p. 24: il problema di metodo sollevato da Dürr indebolisce, a detta dell’autrice, tutto l’impianto dell’opera a causa della mancanza di prove tangibili e chiaramente identificabili. L’itinerario risulterà quindi composto da una serie plausibile di stazioni ma su questa base ipotetica non è possibile fornire una valutazione dei monumenti corretta all’interno del loro ambiente storico-culturale.

100

MAGIE 1950.

101

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singole tappe in forma tabellare, utile e facile da gestire, ma spesso non scioglie le lacune della tradizione e le grandi distanze ancora inspiegabili tra i luoghi di residenza sicuri102.

Menzioniamo per completezza anche il saggio di Ronald Syme, “Journey of Hadrian” in cui si tenta un equilibrato giudizio sugli itinerari di Adriano prendendo come punto di partenza il recente lavoro di Halfmann103, vengono enfatizzati quelli che possono essere considerati dei punti fissi ed evidenziando le incertezze che ancora sussistono. Sulla stessa linea metodologica si attesta il saggio di Anthony Richard Birley104, apparso recentemente, dedicato anch’esso ai viaggi dell’imperatore Adriano all’interno di una discussione sulla rappresentazione e percezione del potere imperiale romano.

Segnaliamo anche la presenza di una risorsa online, per l’esattezza un blog di viaggio105 iniziato nel 2017, anno che marca i 1900 anni dalla nascita di Adriano, e che ha come scopo quello di seguire gli itinerari di Adriano, in ordine cronologico, di cui però è stato completato solo il primo viaggio che copre i primi due anni di regno (117-118 d.C.). Il sito consta di varie sezioni106 che raccolgono una buona base documentaria, ben

organizzata, per la ricostruzione non solo dei viaggi ma anche del regno di Adriano. Di particolare interesse sono le mappe interattive che tracciano gli spostamenti dell’imperatore create su Google Maps integrando come layers i dati forniti da

OmnesViae107, una ricostruzione di un itinerario romano con tecniche moderne che si basa

102

Vedi SCHORNDORFER 1999, p. 24 contra SYME 1988, p. 159 in cui Halfmann viene presentato come “model of discretion, of clarity, of economy.”

103 HALFMANN 1986. 104

BIRLEY 2002, pp. 425-441.

105

Raggiungibile al sito: https://followinghadrian.com/.

106

Le sezioni sono rispettivamente “Portraits of Hadrian”, “Portraits of Sabina”, “Hadrian imperial travels”, “My Hadrian 1900 Project”, “Hadrian’s Villa”, “Portraits of Antinous”, “Documentaries/Lectures”, “My Collection of Hadrian Coins”.

107

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sulla Tabula Peutingeriana e sull’Itinerarium Antonini, e su Vici.org108 un atlante archeologico dell’antichità: una piattaforma Open-Data nata nel 2012 modellata su Wikipedia che vive esclusivamente del contributo della comunità di studiosi che la continua ad aggiornare.

Un’analisi incentrata sulla figura dell’imperatore Adriano nel suo rapporto con le città nei vari modi in cui quest’ultimo si poteva contestualizzare e tesa a ricostruirne gli effetti è stata di recente fornito da Mary Tagliaferro Boatwright, nel suo libro Hadrian and the

cities of the Roman Empire109. Nel nostro lavoro si è, per ovvie ragioni, scelto di usare in particolare il cap. 6 incentrato sui progetti edilizi dell’imperatore Adriano. Lo studio però verrà citato in più occasioni avendo fornito gli strumenti per provare a comprendere il delicato rapporto dell’imperatore con le città e il reale peso dell’”agency” di Adriano all’interno dell’impero.

In questo caso imprescindibile risulta essere il testo della Susanne Schorndorfer110 che

analizza da vicino il fenomeno della costruzione degli edifici pubblici in Asia Minore, fornendone anche una panoramica storica sugli sviluppi sino all’inizio del III secolo d.C., da inserirsi all’interno del complesso meccanismo dell’evergetismo che vede coinvolti tanto le élites locali quanto l’imperatore. Il lavoro della studiosa si pone l’obiettivo di rintracciare, partendo dal dato archeologico, il legame tra la committenza di edifici pubblici e la presenza imperiale, nonostante le problematiche messe in rilievo dalla stessa. La parte più utile per il nostro lavoro risulta essere la sezione catalogica divisa in due

108

Raggiungibile al sito: https://vici.org/#13/41.89499999999998,12.484999999999998; vedi anche il progetto dell’università di Standford di Scheidel, W. and Meeks, E. (May 2, 2012). ORBIS: The Stanford Geospatial Network Model of the Roman World. Retrieved 23 Mar, 2020, raggiungibile al sito: http://orbis.stanford.edu/orbis2012/#

109 BOATWRIGHT 2000. 110

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parti: una parte strutturata come un lemmario in cui a fronte di una riassuntiva menzione della letteratura sulla città presa in esame, fa seguito una descrizione e commento delle sue evidenze monumentali; la seconda parte si presenta in forma tabellare nella quale confluiscono in maniera sinottica i dati raccolti dalla studiosa. Sullo stesso filone si pone anche il lavoro di Paolo Barresi111, sebbene l’ambito cronologico e spaziale sia più ampio, in quanto cerca di fornire delle coordinate per definire il problema della costruzione pubblica all’interno delle linee di tendenza dell’evergetismo microasiatico tra i Flavi e i Severi. Vengono analizzate le committenze e le loro diverse motivazioni così come si possono ricavare dal dato epigrafico, a cui riserva un capitolo con analisi puntuale della terminologia utilizzata, le procedure, il costo dei materiali- in particolare marmi- e il loro impiego, per poi cercare di porre la questione della ricostruzione dell’immagine della città. Il testo è corredato anch’esso di un catalogo su base regionale, il criterio organizzativo è il tipo di committenza a cui fa seguito un’analisi delle evidenze monumentali o epigrafiche, attingeremo a piene mani da questo utile strumento soprattutto quando ci troveremo a dover affrontare, l’analisi delle città della Ponto- Bitinia.

Per lo studio specifico della Ponto-Bitinia, inteso sia nel suo sviluppo storico sia nei suoi risvolti politico-amministrativi sia soprattutto urbanistici, ci si è affidati principalmente da un lato alla solida pubblicazione, benché ormai datata, di Stephen Mitchell, Anatolia:

land, men and gods in Asia Minor112, il cui obiettivo era quello di creare uno lavoro comprensivo sulla storia della Anatolia da Alessandro Magno all’impero bizantino. In particolare, il primo volume è dedicato allo studio della regione prima durante il periodo

111

BARRESI 2003.

112

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ellenistico fino alla comparsa dei Celti; successivamente passa ad analizzare il periodo romano e l’impatto che questa entità sovranazionale avrà sulla regione. Due tipi di relazioni dominano la storia dell’Anatolia: il rapporto delle popolazioni con la terra e quello delle popolazioni con le divinità ed entrambe ricevono ampio spazio. Viene portata avanti un’analisi rigorosa grazie anche alle informazioni provenienti dalle fonti scritte, resti archeologici, iscrizioni e monete. È di particolare interesse per cercare di comprendere i pattern insediativi e il rapporto delle città con il loro entroterra nel più grande schema della provincializzazione della regione della Ponto-Bitinia. Dall’altro al lavoro si farà più volte riferimento alla serie di studi di Christian Marek113 che hanno

metodologicamente un impianto molto simile a quello di Mitchell ma hanno come focus la regione di nostro interesse, avendo il pregio di fornire materiali aggiornati.

Come vedremo nel capitolo dedicato al Ponto-Bitinia, questa provincia restituisce, rispetto alla vicina provincia d’Asia, oggetto di numerosi scavi sistematici a partire dalla fine dell’800, un dato materiale episodico e spesso derivato da scavi di tipo emergenziale dovuti principalmente alla continuità abitativa di molti dei siti antichi con le città contemporanee. Recentemente abbiamo assistito a un’inversione di questa tendenza con la scuola turca, impegnata in prima linea. Fondamentali sono stati i lavori di riordino e studio del materiale epigrafico di Sencer Şahin114 a cui hanno fatto seguito moltissimi

contributi per la ricostruzione della storia della provincia. Interessanti sono anche i volumi che raccolgono i risultati di scavi a partire dagli anni ’80 editi dalla direzione generale delle attività e dei Musei Culturali del dipartimento della Cultura e Turismo Turco115.

113

MAREK 1993; MAREK 2003; MAREK 2016.

114

SAHIN 1979-1987.

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Nel 2016 è apparso un volume116, in memoriam dello studioso turco recentemente scomparso, che raccoglie numerosi contributi riguardanti l’Asia Minore e in particolare sul Ponto-Bitinia a cui si farà ricorso in diverse occasioni. Alla letteratura secondaria, tutta quella usata nella stesura di questo lavoro e che esula da questa breve trattazione comprendente solamente gli studi dal carattere generale e quelli più utilizzati, si farà riferimento dedicando nel paragrafo dedicato letteratura scientifico-archeologica nella trattazione delle singole città.

116

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