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Formare Psicologi e Psicologhe: lo Sportello Studenti per l’Orientamento Formativo

4.1 Studiare da adult

Sara ha 35 anni, arriva affannata all’appuntamento con mezz’ora di ritardo e si accomoda senza nemmeno togliersi il cappotto.

Sara: “Buongiorno, mi scusi il ritardo, ma stavo finendo di studiare con una mia compagna…fra due giorni ho un esame! Sono veramente in ansia…anche perché mi accorgo che per studiare sto trascurando tutto il resto e devo assolutamente passarlo questo esame!”

Psicologo: “Intanto si accomodi e prenda fiato. Possiamo utilizzare questo spazio per provare a capire insieme come aiutarla”

Sara: (togliendosi il cappotto) “Grazie…è che io ci tengo tantissimo a finire l’Università, ma a volte mi chiedo se è stata una buona idea riprendere a studiare…dato che lavoro a tempo pieno e ho una famiglia”

Psicologo: “In effetti è complesso fare più cose contemporaneamente: lavorare e studiare, essere mamma, studentessa, moglie, lavoratrice…”

Sara: (pausa) “Già…è che poi mi sento sempre in colpa perché non riesco ad ottenere i risultati che vorrei negli esami, non riesco a seguire bene il mio lavoro e soprattutto trascuro i miei figli…uff, forse dovrei mollare gli studi, come mi dice sempre mio marito”

Psicologo: “Certo che mettere la testa sui libri con il peso del senso di colpa deve essere proprio faticoso…”

Sara: “Eh sì! Cerco di studiare quando i bambini dormono perché non voglio togliere loro del tempo, ma alla fine, quando mi chiedono di giocare con loro, sono sempre arrabbiata perché penso che dovrei studiare…”

Psicologo: “Proviamo a riflettere su quello che sta facendo in Università: quali sono i suoi obiettivi?”

Sara: “Voglio diventare psicologa per fare finalmente un lavoro che mi piace!”

Psicologo: “Per come ne parla si capisce che ci tiene molto a questo progetto…come può fare secondo lei a realizzarlo?”

Sara: (pausa)“Stavo pensando che magari dovrei cercare di gestire meglio i tempi per fare le varie cose, senza pretendere troppo da me stessa…magari anche parlandone con mio marito che potrebbe darmi una mano”

Psicologo: “In altre parole sta dicendo che, condividendo con i suoi familiari e ridefinendo insieme tempi e spazi per lo studio, la coppia e il gioco con i bimbi, potrebbe trasformare il suo progetto in un progetto della sua famiglia? In fondo è proprio un progetto di famiglia visto che le ricadute positive legate ad una sua maggiore soddisfazione professionale, saranno su tutti voi…”

Sara: “Già, è vero, non ci avevo proprio pensato…non l’avevo mai guardata da questo punto di vista… Parlarne mi fa vedere le cose con meno pesantezza, anche se comunque adesso non saprei come fare…”

Psicologo: “Se vuole può provare a pensarci con calma e poi ci rivediamo, se lo ritiene utile”

Sara: “Allora adesso faccio l’esame e poi vediamo…intanto va un po’ meglio, grazie!” 4.2 Il futuro professionale

Giulio, 19 anni, si presenta a chiedere un colloquio di consulenza dopo qualche settimana dall’inizio delle lezioni.

Giulio: “Sono iscritto al primo anno, ma mi stanno venendo una serie di dubbi e non sono più sicuro che questa sia la strada giusta. Forse dovrei pensare ad un’altra Facoltà…” (silenzio)

Psicologa: “Proviamo a parlare un po’ di questi dubbi. Da dove nascono?”

Giulio: (silenzio, sguardo rivolto verso il basso)

Psicologa: “Mi pare che per lei sia difficile pensare a un possibile futuro professionale”

Giulio: “Si molto. Mi spaventa un po’ pensarci. Ora non saprei proprio quale lavoro vorrei fare. So che io mi impegno e studio se poi trovo un lavoro che mi possa piacere, anche se ora non so quale sia….Dicono che ci sono altre Facoltà che possono portare più facilmente a trovare un lavoro…tipo ingegneria… Certo io non potrei mai fare una Facoltà come quella perché come studio non mi interessa proprio. Non sono sicuramente portato per quelle materie, non penso che riuscirei a dare neanche un esame…”

Psicologa: “…In effetti è impegnativo intraprendere un percorso che non ci appartiene pensando unicamente alle prospettive di impiego…e pensando al Corso che ha scelto, sente che c’è una differenza rispetto a studiare, per esempio, ingegneria?”

Giulio: “Senz’altro perché Psicologia mi piace davvero e mi appassiona quello che sto studiando. Mi interessa molto e avendo anche fatto il liceo psicopedagogico, avevo già chiaro che volevo approfondire queste materie”

Psicologa: “Ne parla con molto entusiamo. Da quanto dice, mi sembra che i suoi dubbi siano più che altro legati al timore e all’incertezza rispetto a quello che verrà dopo, piuttosto che a una scelta che non è in linea con i suoi desideri o aspettative…”

Giulio: “Sì. E’ proprio questa la paura. In effetti io sono convinto delle mie scelte e forse mi sono lasciato un po’ prendere dalle opinioni degli altri…”

Psicologa: “E oltre ai suoi interessi e alle motivazioni che possono sostenerla nel suo percorso, rispetto a questi timori, cosa pensa che potrebbe aiutarla?”

Giulio: “Come dicevamo prima, credo che dovrei capire meglio proprio quale potrebbe essere il mio percorso…. Per ora non so ancora bene in che direzione sto andando, cioè che cosa accadrà poi, ma forse andando avanti con lo studio potrei capire meglio anche quali sono le varie materie che mi interessano di più e trovare una mia strada più chiara”

Psicologa: “Questo si chiama provare a definire un suo progetto formativo. Anche questo mi sembra un aspetto importante. In effetti, essendo all’inizio del percorso, può creare incertezza non avere delle idee precise su quale possa essere il futuro e allo stesso tempo può avere senso cominicare a pensarci”

Giulio: “Infatti. Già…penso che questo mi darebbe più sicurezza. Penso che ora potrei riflettere anche su quello che potrei fare in futuro, magari mentre studio tutti i vari esami obbligatori di questi primi anni”

Psicologa: “Pensi anche alla possibilità di partecipare ai tanti seminari che si tengono ogni giorno qui in Ateneo: sono una bella occasione per vedere cosa fanno le diverse psicologie…”

La misurazione degli esiti

Come noto la complessità delle azioni di orientamento in ambito universitario non ne rende in generale facile la misurazione dell’efficacia e dell’impatto, tanto più in un contesto culturale e sociale in profonda trasformazione come quello contemporaneo. Per quanto concerne il lavoro qui presentato, una prima questione è relativa alla visibilità degli effetti: gli interventi dello Sportello e della Rete di Servizi di Ateneo generano infatti risultati che si possono misurare soltanto nel medio-lungo periodo. Direttamente collegata alla dimensione temporale è poi la necessità di creare con le Segreterie Studenti un sistema di monitoraggio delle carriere a cui possano avere accesso i Servizi di Orientamento.

Scegliere come indicatore di efficacia di un Servizio l’andamento delle carriere degli studenti comporta altresì alcune criticità: è vero che le azioni di orientamento possono considerarsi efficaci solo quando gli studenti portano a termine gli studi universitari? È possibile inoltre trovare un indicatore per misurare l’influenza del fattore “orientamento” rispetto all’insieme delle altre variabili che possono intervenire negli anni a favorire/sfavorire il percorso di studi?

Nonostante le criticità appena nominate, resta vero che un sistema di monitoraggio costante delle carriere consentirebbe di mettere in atto azioni di orientamento e tutorato (attività non interscambiabili) nei confronti degli studenti in difficoltà (come già avviene in altri Atenei) limitando gli abbandoni e favorendo il completamento dei percorsi.

Ad oggi, attraverso il database dello Sportello Studenti che registra le informazioni sugli utenti, gli accessi e le richieste, è comunque possibile effettuare un monitoraggio indiretto dell’efficacia del Servizio ricostruendo i percorsi dei diversi utenti che accedono allo Sportello più volte durante l’iter di studi: sono studenti che hanno bisogno di orientamento in particolari momenti (prima di iscriversi a un Corso di laurea e poi da iscritti, prima di fare gli esami, prima di una scelta importante come il tirocinio, la tesi, la laurea magistrale, il post lauream) e adulti che allo Sportello iniziano un processo di riflessione e progettazione e tornano per costruire più in dettaglio la conciliazione.

Inoltre esiste un monitoraggio del gradimento dello Sportello Studenti: a ogni utente al termine della consulenza viene consegnato un breve questionario sul livello di soddisfazione rispetto alla qualità della consulenza ricevuta, all’attenzione e al supporto

Conclusioni

Lo Sportello Studenti è un Servizio di orientamento che accompagna le persone che scelgono di usufruirne dall’orientamento in ingresso fino alla prefigurazione del futuro professionale, attraverso una relazione uno a uno e secondo un approccio psicologico non clinico. Può essere dunque considerato uno dei dispositivi formativi che, seguendo Kaneklin, Scaratti e Bruno, favoriscono la costruzione di una conoscenza situata orientata all’azione e di un personale progetto professionale (2006).

Si tratta di un Servizio in continuo divenire, sia per i mutamenti strutturali interni ai corsi di laurea, alle Facoltà e agli Atenei che coinvolgeranno il panorama universitario nei prossimi anni, sia per il futuro di una realtà professionale che a sua volta si complessifica. La stessa eterogeneità dell’utenza (di cui si è voluto in queste pagine fornire una sintetica descrizione), può essere ritenuta un indicatore di quanto l’avvicinamento “alle psicologie” e l’acquisizione di una professionalità in questo campo sia un processo sempre più articolato. Inoltre per rispondere più adeguatamente alle esigenze degli utenti che si modificano in conseguenza dei cambiamenti esterni, lo Sportello Studenti prevede una riprogettazione annuale che ha visto, ad esempio, l’introduzione di giornate dedicate alle consulenze su appuntamento, le aperture straordinarie nel mese di agosto, la possibilità di fruire di consulenze telefoniche su appuntamento, l’accessibilità del Servizio in orari favorevoli a studenti lavoratori e più recentemente, il potenziamento delle modalità di re-invio tra i Servizi della Rete di Orientamento di Ateneo.

Bibliografia

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