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PARTE II La ricerca empirica

CAPITOLO 6. Come si diventa scommettitori e pokeristi? La costruzione

4. Studiare per migliorare: imparare le skills

Viste dall’esterno le giocate iniziali dei giovani sono in genere associate a uno stile più ingenuo e meno maturo, definite spesso scommesse “pazze” o “matte” in cui è pur possibile una vittoria ma se avviene in genere accade per caso (la cosiddetta fortuna del principiante). Parlando con persone che lavorano dentro i punti gioco è capitato spesso che questi dividessero i giocatori. Il modo più comune di classificarli da parte dei rivenditori vede giovani, abituali e problematici, stabilendo una intera categoria per coloro che si avvicinano al mondo del gioco d’azzardo e che non hanno ancora la “tecnica” giusta (Becker, 1963). Sandro ad esempio nel parlare dei tipi di giocatori che frequentano la sua sala sottolinea come secondo lui il modo di giocare dei giovani sia diverso da quello degli adulti:

Erano molto più i liceali a passare dopo scuola, uscire, puntare la schedina pazza al costo di tre euro.

I- cosa vuol dire schedina pazza?

Pazza vuol dire scommetti su 5-6 partite e ovviamente la quota finale viene ottenuta moltiplicando le quote delle diverse partite quindi alla fine arrivi a puntare 2 euro e vincerne 50 (Sandro_ commesso sala scommesse)

Questa definizione trova corrispondenza nel modo in cui i ragazzi parlano delle loro prime giocate in cui essi stessi si definivano ancora non competenti in materia di gioco. Le schedine come le chiamano alcuni da “ultimo arrivato” quelle

che non sa un risultato niente e vince 800-900 euro le facevo più all’inizio quando ancora non ero pratico (Michele_scommesse sportive).

Insieme alle giocate matte sono comunissimi anche altre forme di errore. Nelle scommesse sportive gli errori più comuni sono considerati ad esempio sbagliare a scrivere un codice partita, o non verificare la schedina prima di consegnarla. Nel poker i principali errori sono legati al non saper bluffare e quindi fare un gioco ovvio e facilmente leggibile dai propri avversari e il lasciarsi prendere dalla propria emotività.

Nel tentativo di massimizzare il proprio profitto e nel confronto con gli altri, i ragazzi sviluppano la convinzione che il loro modo iniziale di giocare

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sia “sbagliato” e per poter vincere sia necessario modificare il proprio comportamento di gioco.

I ragazzi intervistati sono convinti che si possa migliorare non solo nel poker, in cui è riconosciuta una componente di abilità, ma anche nelle scommesse sportive, dove una considerazione di questo tipo sarebbe più difficile. Infatti il termine che i ragazzi usano parlando del loro approccio alla giocata è quello dello “studio”:

Dopo io il week end mi preparo. Me lo studio. Da casa, me la studio al computer, poi vado nel sito mi guardo tutto. Ci metto quasi, più di due ore a farmi le mie schedine (Alberto_scommesse sportive)

Lo studio consente ai ragazzi di comprendere che esistono dei modi di giocare che sono da loro considerati più efficaci di altri e che permettono di superare parzialmente l’aleatorietà dell’azzardo. La motivazione di questa concezione nasce dal confronto con la realtà circostante.

Se si guarda al vasto panorama del mondo dei giochi d’azzardo è possibile osservare come nel tempo si sia costruito un vasto materiale di conoscenze che legittimano l’idea che applicandosi si possano ottenere dei risultati più soddisfacenti. Anche giornali considerati “seri” come la Gazzetta dello Sport hanno iniziato a proporre approfondimenti e inserti sul tema scommesse sportive.

La letteratura, ha prestato attenzione al ruolo dei media nella creazione di un "paesaggio" che normalizza la presenza del gioco d'azzardo nella vita di tutti i giorni (Pedroni, 2016). Alcuni studi hanno messo in evidenza il ruolo svolto dalla pubblicità nel veicolare una certa immagine di gioco d’azzardo. Lo Verde evidenzia come i media influenzino questa dimensione di “mercato dell’onirico” (Lo Verde, 2013: 93) in cui il gioco appare sempre più alla portata di tutti facendo leva su sogni e diesideri realizzativi delle persone.

Leonzi e il suo gruppo di ricerca (Leonzi et al. 2016) riflettono sul ruolo della mediatizzazione del gambling e il relativo processo di dissequestro

dell’esperienza attivato dai mezzi di comunicazione in termini di

rappresentazione. Gli autori, facendo riferimento al concetto di

rappresentazione mediale di Hall (1997), si riferiscono a quell’universo di

immagini, strutture di senso, spiegazioni e descrizioni veicolate dai mezzi di comunicazione che, impattando sui modelli di pensiero e sugli schemi di

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azione degli individui, influiscono sulla loro costruzione dell’esperienza quotidiana.

Secondo Pedroni (2016; 2017) questo avviene attraverso un linguaggio pubblicitario che, nel mettere in luce aspetti negativi del prodotto, consente in questo modo di poter valorizzare legittimamente altri aspetti con cui far presa sul consumatore.

Dalle interviste risulta anche come i media veicolino l’idea che si possa vincere non solo per un colpo di fortuna, ma che impegnandosi in questa attività ce la possano fare, dando allo stesso tempo accesso a una fitta rete di conoscenza in materia di gioco d’azzardo che i ragazzi effettivamente consultano. Diffusione che sembrerebbe legittimata in primis dalla presenza di numerosi siti internet, applicazioni per dispositivi mobili, libri e riviste che sono a disposizione dei ragazzi e che possono quotidianamente consultare.

Imparare un’arte o un mestiere richiede costanza e pazienza: riconoscere i propri errori è il primo passo di un percorso più ampio che richiede tempo e dedizione e che non è per nulla semplice e scontato. Imparare a giocare d’azzardo non è qualcosa di lineare anzi, migliorare è percepito come qualcosa di molto difficile come sottolineato dalle parole degli stessi ragazzi: Se lo vuoi

fare in una certa maniera richiede molto tempo (Pietro_scommesse)

L’idea dell’importanza dello studio e del dedicare tempo è tale che il medesimo ragionamento è ravvisabile anche in giochi in cui non è riconosciuta nessuna componente di abilità come il lotto o, rimanendo nell’ambito delle scommesse, i virtual race. Ho potuto assistere a un esempio di come si possano studiare i virtual race una domenica passata al centro scommesse in cui due ragazzi stavano proprio analizzando le partite di calcio virtuale:

Sono rimasta abbastanza colpita guardando due ragazzi che giocavano ai virtual race. Uno dei due dice all’altro che deve studiare di più. Che deve studiarsi le partite e dopo avergli detto questo i ragazzi iniziano a fotografare i risultati dei virtual così da potersi ricordare quelli che sono già usciti e poter memorizzare se esistono varie combinazioni che si ripeto nel corso del tempo (centro scommesse_26.2.2017)

Colpisce come anche in giochi digitali in cui le dinamiche di vittoria sono completamente determinate dal caso e non legate anche solo in minima parte

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alle competenze del giocatore, i due giovani osservati siano convinti si possa apprendere come vincere affidandosi all’osservazione e alla memorizzazione delle partite simulate.

Per quanto riguarda le capacità derivanti da questo studio esse possono essere suddivise in abilità tecniche, psicologiche ed economiche in accordo con i lavori svolti da Bouju e dal suo team di ricerca (Bouju et al. 2013)62.

Le abilità tecniche riguardano principalmente la conoscenza della materia oggetto di studio. Nelle scommesse questo si traduce nella conoscenza del calcio o di altri sport, fondamentale per poter redigere una schedina in modo oculato; per il poker si traduce nella padronanza delle regole e del gergo tecnico. Un’altra abilità tecnica è la conoscenza di statistiche e della probabilità di vincere. In modo particolare i ragazzi intervistati fanno riferimento alla passione per la matematica, le capacità logiche e i calcoli. Chiedendo a Pietro se avesse notato dei miglioramenti nel proprio modo di giocare parla di un “approccio più matematico” alle schedine riferendosi alla padronanza appunto di competenze tecniche necessarie:

Si, si, molto più consapevole, razionale ovvero un approccio più matematico, mi sono informato, ho studiato anche che ne so, prima facevi la scommessa con 500 eventi che non viene mai e dopo invece ho iniziato a giocare la scommessa singola. Decidendo l’investimento in base a quanto la quota può essere vantaggiosa (Pietro_scommesse)

Molti intervistati fanno anche riferimento all’utilizzo di software in grado di calcolare le percentuali di possibile vittoria e le statistiche, queste ultime sia riferite al mondo del poker (www.sharkscope.com) sia a quello delle scommesse sportive (www.superpronostici.it).

Le abilità psicologiche fanno invece riferimento agli atteggiamenti mentali adottati dal giocatore al fine di avere una maggior padronanza del gioco.In maniera particolare nel poker si può far riferimento ad avere un giusto approccio mentale, come spiega Alessandro:

l’approccio mentale, perché la fortuna conta quindi può capitare di perdere colpi in cui sei al 90% quindi se non hai un buon approccio mentale sei influenzato dalla fortuna e

62 Lo studio faceva originariamente riferimento a un esperimento condotto su un campione di soli giocatori di poker. Dalle parole dei ragazzi emerge però come questa divisione sia estendibile anche ai ragazzi che scommettono.

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inizi a giocare male e poi c’è anche e il fattore abilità, l’essere in grado di prevedere le mosse degli altri, vedere che range di mani possono avere quindi ci sono tantissimi fattori mentali nel gioco (Alessandro_poker)

I ragazzi sono consapevoli che non basta essere bravi e che per giocare bene bisogna anche “avere testa”. Le abilità psicologiche sono reputate le più difficili da sviluppare tanto che alcuni di loro le ritengono abilità innate che “o ce l’hai o non ce l’hai, è come un dono (Mirko_poker)” facendo implicitamente riferimento al fatto che loro sentono di avere questo dono; per altri invece sono facoltà che possono essere allenate e migliorate con il tempo.

Le abilità finanziarie infine si concentrano sulle scelte fatte dal giocatore in riferimento all’utilizzo del denaro a disposizione. I ragazzi sviluppano la consapevolezza che i soldi hanno un ruolo cruciale nel tipo di gioco che si può fare e per questo sanno che non devono mai rimanere senza soldi o sprecarlo inutilmente. Ciò avviene nel poker come nelle scommesse. Alberto ad esempio sottolinea come sia consapevole che il rimanere senza soldi gli impedirebbe di poter continuare a giocare e per questo ogni volta che scommette deve essere attento e tenere qualcosa da parte:

I- Ti giocavi sempre quei soldi lì?

No perché se perdevi perdevi tutto. Tenevo qualcosa così anche se avevo perso avevo qualcosa per ricominciare quindi 5 per 10 poi 7 per 14 cosi non andavo mai a zero. (Alberto_scommesse)

Alcuni ragazzi ad esempio provano a “mettersi in società” ovvero mettere una quota a testa per cercare di aumentare il proprio portafoglio di base, potendosi permettere in questo modo una spesa che singolarmente non sarebbero stati disposti a spendere.

Dalle parole dei ragazzi risulta quindi come loro attribuiscano grande importanza allo studio e allo sviluppo di abilità tecniche che loro stessi riescono a riconoscere come determinanti. L’utilizzo congiunto di queste tecniche e strategie consente ai ragazzi di arrivare a una modalità di gioco che definiscono come più competente e in grado di massimizzare le loro chance di vittoria. In questo modo percepiscono sensazioni positive dal proprio gioco.

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Questo apprendimento tuttavia non è un processo passivo di acquisizione, ma viene fatto proprio dai ragazzi sviluppando un modo di giocare che definiscono personale e che è frutto sia dell’interazione con il contesto sociale che dei propri gusti personali. Infatti i ragazzi riconoscono come queste strategie e le scelte che da queste derivano sono a loro volta influenzate dalla propria personalità, in modo da rendere l’esperienza il più possibile conforme al proprio carattere e in questo modo trarne piacere. Alberto ad esempio fa sempre una schedina il sabato e questo elemento, riconosciuto da molti come strategia, è in realtà molto legato alla personalità del giocatore:

A volte giocavano il sabato alle 2 e la domenica alle 10 e mi toccava aspettare 2 giornate per sapere se avevo vinto. No io voglio viverle il giorno stesso, io voglio vivere giorno per giorno mi piace vivere così tutto (Alberto_scommesse sportive)

Attraverso lo sviluppo di tecniche e strategie personali che percepiscono come conformi a loro e reputano positive, i ragazzi arrivano a sviluppare un proprio comportamento abituale. Così facendo questa si trasforma in un'esperienza personale riconosciuta come intima e propria in cui il personale modo di giocare rappresenta il punto d’arrivo (ma mai definitivo) di una pratica stabile come ben rappresentato dalle parole di Paolo:

E poi in realtà col fatto che la frequenti pian piano cioè magari la prima volta la fai un po’ buttata lì poi vai a vedere che c’è anche over 1 e mezzo over 2 e mezzo e poi forse è anche per quello che ti appassioni perché pian piano scopri sempre quelle cose nuove. E dici allora mi gioco questo e inizi a fare schedine sempre un po’ più complicate per cercare di vincere ti diverti anche. Giochi a vincere più soldi. Cioè di solito le quote goal no goal over due e mezzo sono anche date di più. Quindi pian piano col tempo sviluppi il tuo sistema (Paolo_scommesse)

Con l’espressione “tuo sistema” Paolo si riferisce a un modo di giocare in cui le regole sono mediate e negoziate (Scott, 2016) con uno stile personale del soggetto.

Come emerge dal paragrafo gli intervistati sono convinti che con il tempo si possa imparare a giocare in maniera corretta. Questo avviene solo se sono disposti a investire tempo e ore di studio costrunedo abilità e allo stesso tempo ricorrendo a strategie che loro reputano fondamentali per sviluppare uno stile di gioco che sia ritenuto vincente ma anche personale. Queste

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strategie mettono in luce non solo come i ragazzi riconoscano la presenza di abilità ma anche che queste abilità possano essere sviluppate e implementante con tecniche e competenze trasversali che collaborano a creare uno stile di gioco personale e apprezzabile dai giovani.

Conclusioni

Nel corso del capitolo ho ripercorso il processo di avvicinamento dei giovani al poker e alle scommesse sportive. Dalle parole dei ragazzi risulta quindi come la passione per il poker, l’abitualità con la scommessa non siano frutto di un colpo di fulmine o una dissonanza cognitiva che li spinge a continuare nel mondo del gioco d’azzardo ma la stabilità di queste pratiche deriva da un processo molto più complesso (che procede per stage e che richiede tempo) e in cui assumono un ruolo numerosi fattori.

La facilità d’accesso con cui entrano in contatto con il mondo dell’azzardo ha un ruolo importante nel prendervi parte anche quando i giovani sono minorenni e in teoria non potrebbero giocare. Questa accessibilità non è dettata solo da un accesso materiale a uno spazio di gioco ma è in primis una facilità culturale in cui collaborano una pluralità di fattori e in cui in realtà la vicinanza fisica agli spazi di gioco può costituire un fattore concomitante ma non è l’unico discrimine. A questo contatto collaborano moltissimi fattori: da un lato l’inizio “a-monetario”, la presenza di persone maggiorenni che ne facilitano l’accesso e la legittimazione culturale diffusa delle pratiche presenti in famiglia.

Dall’altra la semplificazione è presente anche sul piano della percezione del gioco stesso come pratica facile e per questo attraente e che collabora a far apparire la possibilità di vincere più reale. La motivazione economica infatti risulta fondamentale. Anche se per i ragazzi scommesse sportive e poker costituiscono giochi dai margini di guadagno bassi, queste forme di ricompensa sono considerate sufficienti per un giocatore giovane che di fatto ha esigenze economiche non particolarmente onerose e che in genere vengono indirizzate all’acquisizione di simboli di status. Infatti un cambiamento nel proprio gioco viene percepito non quando si passa

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dall’essere minorenni all’essere maggiorenni ma quando si inizia ad avere un lavoro stabile e che permette di avere entrate differenti (e in genere maggiori). Ciò non significa che non agiscano altre motivazioni ma dalle parole dei ragazzi emerge come queste vengano sempre subordinate a un auspicio di vittoria.

Per vincere i ragazzi sono convinti che si debba studiare. Questo messaggio è veicolato in primis dai media che attraverso pagine web, siti e approfondimenti nei giornali veicolano non solo l’idea della possibilità di vincere ma anche quella che esistano tecniche per poter massimizzare le proprie chance di vittoria. I ragazzi quindi sviluppano competenze (tecniche, psicologiche, finanziarie) necessarie e una serie di altre “strategie personali” creando di fatto uno stile di gioco che percepiscono come personale e che con il tempo diventa un comportamento abituale.

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