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SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO CITTADINO IN 23 QUARTIERI

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1977 (pagine 76-79)

A destra: Nuovi ghetti (litografia di £. Sogno). C I T T A DI T O R I N O RIPARTIZIONID I C I N T K A M C N T O XVIir S PARTBClRAZIONe Quartiere 12° M i r a f i o r i N o r d (abit. 58.225) Quartiere 13° Pozzo S t r a d a (abit. 71.844) Quartiere 14° Parella (abit. 60.455) Quartiere 15° L u c e n t o V a l l e t t e (abit. 51.842) Quartiere 16° M a d o n n a d i C a m p a g n a Lanzo (abit. 49.529) Quartiere 17° B o r g o V i t t o r i a (abit. 50.712) Quartiere 18° B a r r i e r a d i M i l a n o (abit. 59.845) Quartiere 19° R e b a u d e n g o F a l c h e r à V i l l a r e t t o (abit. 32.287) Quartiere 2 0 ° R e g i o P a r c o (abit. 36.253) Quartiere 21 ° M a d o n n a d e l P i l o n e (abit. 18.121) Quartiere 22° C a v o r e t t o B o r g o Po (abit. 28.283) Quartiere 23° M i r a f i o r i S u d (abit. 52.113) Quartiere 1 ° C e n t r o (abit. 67.472) Quartiere 2 ° S. S a l v a r l o V a l e n t i n o (abit. 51.381) Quartiere 3 ° C r o c e t t a S. S e c o n d o S. T e r e s i n a (abit. 54.297) Quartiere 4 ° S a n P a o l o (abit. 42.114) Quartiere 5 ° C e n i s i a C i t T u r i n (abit. 58.093) Quartiere 6 ° S a n D o n a t o C a m p i d o g l i o (abit. 64.208) Quartiere 7 ° V a l d o c c o A u r o r a R o s s i n i (abit. 56.109) Quartiere 8 ° V a n c h i g l i a V a n c h i g l i e t t a (abit. 46.741) Quartiere 9 ° Nizza M i l l e f o n t i (abit. 41.158) Quartiere 10° L i n g o t t o M e r c a t i G e n e r a l i (abit. 65.359) Quartiere 11° S a n t a R i t a (abit. 80.136)

ed alcuni quartieri particolarmente si-gnificativi.

La grande ondata migratoria degli anni a cavallo del 1960 ha lasciato a Torino un segno praticamente indelebile; la cit-tà — che già si era ampliata nel primo Novecento senza più il « rigore carte-siano » del Settecento — viene stravol-ta dalla « fame di case » 2; anche i quar-tieri di edilizia economica popolare che sorgono negli anni successivi non sono certo sufficienti a colmare le lacune ac-cumulate; la creazione, anzi, di grandi « isole » alla periferia della città finisce per accentuare il carattere di « ghetto » dei nuovi insediamenti. Ciò che si fa maggiormente sentire è la mancanza quasi assoluta di una programmazione dell'espansione della città e dei servizi necessari; e, parallelamente alla creazio-ne dei quartieri-ghetto in periferia si as-siste alla progressiva degradazione di una parte del centro storico, che funge da primo « rifugio » per le famiglie ap-pena giunte dal Sud e che viene

prati-camente « abbandonato » e dimenticato dalla programmazione urbanistica per anni.

Proprio in queste situazioni di disagio sociale più stridente alcuni comitati di quartiere riescono a conquistare e man-tenere un proprio spazio non irrilevan-te. Gli esempi più interessanti (anche perché costituiscono un'esperienza che continua tutt'ora) sono forse quelli del comitato del quartiere « 33 » di corso Taranto e dei comitati della Falcherà e di Vanchiglia-Vanchiglietta. Occorre ri-levare che nel centro storico il comi-tato di quartiere, pur impegnandosi at-tivamente, non sia riuscito a coinvolge-re una certa forza intorno alle proprie iniziative: sia per l'estensione stessa del quartiere (da corso Valdocco al Valen-tino, da corso Regina a corso Vittorio Emanuele) sia perché nel centro è sem-pre mancata quella coesione di interessi e di persone su alcuni temi essenziali che ha invece caratterizzato l'esperienza degli altri quartieri.

11 33° quartiere IACP viene iniziato lun-go l'asse di via Perlun-golesi, in una zona ancora inabitata fra la Barriera di Mi-lano ed il Regio Parco nel 1966-67; gli abitanti sono in parte dipendenti del Co-mune di Torino ed in parte maggiore vincitori del concorso IACP. L'insedia-mento degli abitanti avviene quando ancora non sono state completate le opere di urbanizzazione: nel quartiere mancano scuole, servizi di trasporto, spazi per servizi sociali, impianti spor-tivi. Intorno a queste situazioni scottan-ti si forma un primo nucleo di comita-to di quartiere, fortemente sostenucomita-to da tutti gli abitanti. In una serie di incon-tri con gli assessori responsabili il quar-tiere avanza una serie di richieste e — forse per la prima volta — chiede una precisa verifica dei tempi di esecuzione e controllo, con incontri (e scontri) pe-riodici in Comune ed in quartiere degli impegni che l'amministrazione si è as-sunta.

Il quartiere prende coscienza di essere un insediamento destinato a diventare un nuovo ghetto, e rifiuta un simile « destino ». Con una serie di lotte e di manifestazioni riesce a imporre una se-rie di fabbricazione, ed ottiene che ven-gano inserite opere in un primo tempo non previste: l'asilo nido e la scuola materna, il centro sportivo, la scuola media, che sorge appena fuori dei con-fini del quartiere.

Ma il fatto più importante dal nostro punto di osservazione è che su questi temi di lotta la popolazione si « mo-bilita » quasi spontaneamente: il comi-tato di quartiere ha la funzione di rac-cogliere le istanze che emergono dal-l'assemblea degli inquilini e di fare da tramite fra il quartiere e l'amministra-zione. Quando, in un secondo tempo, i servizi richiesti sono stati in gran par-te realizzati, il comitato di quartiere su-bisce una « crisi » particolarmente signi-ficativa: l'interesse degli abitanti viene in gran parte a cadere, proprio perché mancano gli stimoli concreti a difende-re un proprio intedifende-resse immediato; t anche il comitato del quartiere 33 assu-me caratteristiche analoghe agli altri della città, che pure non hanno avuto una « situazione di partenza » altrettan-to traumatica.

di-Quartiere dormitorio (litografia di E. Sogno).

verso: qui gli insediamenti sono di qual-che anno anteriori (1961-62) e il peso dell'ondata migratoria non è ancora giunto al culmine della sua intensità. Una parte delle abitazioni, inoltre, è co-stituita da alloggi a riscatto. 11 comi-tato degli inquilini che si forma è quin-di una specie quin-di « delegazione » che si interessa soprattutto di far sistemare i lampioni lungo le strade o di inoltrare petizioni al Comune per ottenere uno spostamento delle fermate dell'autobus. Nel primo comitato, inoltre, sono pre-senti indirettamente, anche le forze po-litiche: le persone che ne fanno parte, infatti, si richiamano esplicitamente a partiti od associazioni (Acli) per impo-stare e motivare la propria azione. Solo dopo il '68-69 il comitato assume ca-ratteristiche simili a quelle degli altri gruppi: la presenza dei partiti viene esclusa, sebbene le persone impegnate nel comitato continuino a fare riferi-mento alle forze politiche.

Anche il caso di Vanchiglia-Vanchigliet-ta è significativo per i muVanchiglia-Vanchigliet-tamenti di struttura e di forma che esso ha subito negli a n n i3. All'inizio degli anni ses-santa persone appartenenti alle Acli ed alla sezione locale del partito comunista italiano decidono di tentare un'espe-rienza comune avendo come riferimento il territorio del quartiere. E anche qui il progressivo interessamento ai proble-mi del territorio e il « rifiuto della dele-ga » impone un cambiamento ed un'evo-luzione. Sul finire degli anni sessanta viene abbandonata l'etichetta « politi-ca » e si punta piuttosto a un impegno « a titolo personale » dei singoli, al di là delle associazioni e dei partiti di ap-partenenza. In questo senso l'esperienza di Vanchiglia-Vanchiglietta (nonostante alcune « scissioni » e formazioni di al-tri comitati sullo stesso territorio) è più « lineare », e riassume meglio i caratteri distintivi dei comitati spontanei, proprie perché la dimensione in cui si collocane richiede una presenza diversa da quella politica tradizionale, e in una certa mi-sura impone anche la rinuncia ad « eti-chette » o a ricette preconfezionate per la soluzione dei problemi.

La « logica » dei comitati spontanei im-pone cioè una buona dose di creatività e di impegno diretto: forse proprio in questo senso essi hanno rappresentato

fra il 1970 e il 1974, il vero fatto nuo-vo nei rapporti fra cittadini e potere pubblico. E il fatto che attraverso i co-mitati sia passata la richiesta pressan-te di una città diversa, a misura d'uomo, indica la strada da percorrere — in una metropoli anomala come Torino — per fare un'esperienza fondamentale per migliorare la città: quella del ri-torno a rapporti umani e sociali più giusti e più facili.

Del resto anche la « qualità » delle istanze portate avanti dai comitati di quartiere è profondamente mutata: non più (o non soltanto) semplici rivendi-cazioni di servizi, ma una precisa istan-za di riorganizistan-zazione del modo stesso di intendere4 quei servizi; e, accanto a questo, la richiesta di puntare tutto su quello che potremmo chiamare il « re-cupero sociale »: la riaggregazione di rapporti rotti in un'epoca di « benesse-re » che oggi sembra sempbenesse-re più lon-tana.

N O T E

1 Sulle espeiienze di decentramento amministra-tivo in Italia non esiste u n a vera e propria biblio-grafia. Si v e d a n o c o m u n q u e i testi indicati nella Bibliografia.

2 Le pubblicazioni riguardanti lo sviluppo urba-n i s t i c o di T o r i urba-n o sourba-no ovviameurba-nte molto più urba-

nu-merose che quelle attinenti il movimento dei quartieri. Per questa parte si fa riferimento

so-prattutto al recente « C h i decide per la c i t t à » , citato in Bibliografia.

3 Sulla storia del comitato di Vanchiglia-Vanchi-glietta un gruppo dei « fondatori » ha recente-mente steso un documento, pubblicato integral-mente dal settimanale diocesano « La voce del popolo » nei numeri del 19-6 e del 3-7-1977. « L'interesse dei Quartieri per i servizi sociosani-tari va inserito nel discorso più ampio sulla riforma della sanità e dell'assistenza che è matu-rato in questi anni: e la programmazione dei centri civici e delle unità locali dei servizi, stret tamente collegati al decentramento amministra; tivo ed alla istituzionalizzazione dei consigli di quartiere rappresentano un tentativo concreto su vasta scala di portare la << partecipazione » anche a livello istituzionale.

BIBLIOGRAFIA

1 testi p u b b l i c a t i sulla « s t o r i a » o sulle carat-t e r i s carat-t i c h e d e l l o s v i l u p p o dei c o m i carat-t a carat-t i di quar-tiere n o n s o n o m o l t o n u m e r o s i , a l m e n o per q u a n t o r i g u a r d a d i r e t t a m e n t e là c i t t à di To-r i n o . S e g n a l i a m o : A A . V V . , PaTo-rtecipaTo-re nella

città S E I , T o r i n o , 1976 (utile s o p r a t t u t t o per

u n « p r i m o a p p r o c c i o alle t e m a t i c h e dei quar-tieri e p e r u n a r i c o s t r u z i o n e d e l l ' a t t i v i t à dei c o m i t a t i t o r i n e s i fino al 1975); P . L . B R U S I -S C O S. D E L L A V E C C H I A , Chi decide per la citta.

S E l ' T o r i n o , 1577 ( s u l l o s v i l u p p o e la pro-g r a m m a z i o n e u r b a n i s t i c a ) ; A A . V V . ,

Decentra-mento urbano e democrazia, F e l t r i n e l l i , ivn

l a n o 1975 ( r a c c o g l i e i n t e r v i s t e e r e g o l a m e n t i r e l a t i v i ai q u a r t i e r i n e l l e p r i n c i p a l i c i t t a ita-l i a n e ) . , ,,„.. M o l t o m a t e r i a l e i n e d i t o e r a c c o l t o p r e s s o 1 ar c h i v i o d e l C o o r d i n a m e n t o d e i c o m i t a t i ° q u a r t i e r e t o r i n e s i , in v i a A s s i e t t a 13.

Nel documento Cronache Economiche. N.007-008, Anno 1977 (pagine 76-79)