• Non ci sono risultati.

Grazie ai consigli di stampo accademico, personali ed intellettuali della

Prof.ssa Roberta Quarta, che assisto nel lavoro di progettazione internazionale

e nelle relazioni con i partner esteri, ho avuto la possibilità di leggere e

studiare i risultati di un importante convegno internazionale avvenuto a

Milano il 17-18 maggio 2002. La conferenza, dal titolo “Teatri di Guerra e

Azioni di Pace” nacque dall'urgenza di domandarsi quali fossero

effettivamente i risultati degli interventi, delle tecniche di animazione e delle

attività teatrali implementate in situazioni di emergenza, nelle zone di

conflitto. Perfettamente inerente con il focus di questo studio, War Theatres

and Actions for Peace, presenta diverse importanti esperienze teatrali ed

analizza i risultati riscontrati sui beneficiari.

All'apertura dei lavori, Giulio Macron, presidente del Consorzio Italiano di

solidarietà, ringraziando il professor Sisto Dalla Palma e l'Università Cattolica

di Milano, sottolinea l'importante collaborazione avvenuta tra l'ICS e il

gruppo di ricerca su Teatro ed Emergenza dell'Università Cattolica di Milano

non solo per l'organizzazione questo importante convegno ma anche per lo

sviluppo di politiche di intervento psicosociale legate alla creatività all'interno

del consorzio Italiano di Solidarietà. L'ICS è un organismo umanitario che

promuove le attività di solidarietà delle organizzazioni della società civile

italiana, e lavora sia nelle zone di conflitto ed emergenza sia nel campo della

riabilitazione. “Democratizzazione dal basso, dialogo civile tra individui e tra

diversità fino a raggiungere la sfera istituzionale e ad agire per il

cambiamento” - ICS.

72

Macron, citando gli interventi che il Consorzio ha

implementato in Kosovo prima e dopo la guerra, in Macedonia, in Albania,

nel Montenegro, in Serbia, esprime l'importante decisione di impegnarsi per

fare la differenza nelle zone di conflitto, definendo il proprio lavoro come un

lavoro politico nel senso più etico del termine utilizzando come strumento

d'azione le arti.

73

Infine, Macron esprime l'idea che teatro, inteso come

dinamica creativa e politica dell'etica sono due espressioni che incarnano lo

stesso senso di un processo identico e che il teatro e la creatività sono

strumenti democratici utili al fine di realizzare un lavoro sulla politica

dell'etica e della relazione. È su queste linee teoriche che gli organizzatori

hanno basato la ricerca delle best practice presentate successivamente durante

il convegno.

La prima esperienza che riporto è quella del Teatro Inad. A presentare a

Milano l'Inad è la sua organizzatrice Marina Barham. Con sede a Beit Jala,il

centro teatrale palestinese Inad fa formazione e attività di produzione teatrale,

soprattutto teatro ragazzi, nelle scuole e per le scuole, nei campi profughi e

nelle piazze.

74

Marina Barham racconta della situazione palestinese, dei

coprifuoco, del conflitto in atto. Per Barham però ci sono state storicamente

due importanti rivoluzioni in Palestina, quella contro l'occupazione israeliana

e quella artistico culturale. Barham sottolinea la grande differenza tra il

72 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for

peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002 p. 175

73 Ivi, p. 176

74 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for

periodo che va dalla prima intifada fino al 2000, quando i palestinesi

consideravano l'arte completamente inutile al fine della lotta all'occupazione,

ce la si può immaginare e dopo il 2000. Effettivamente c'è stato un

cambiamento radicale della percezione palestinese della cultura e dell'arte e

soprattutto nella relazione con la propria difficile condizione sociopolitica, se

così si può dire, di paese occupato. Così, con una domanda sempre maggiore

di organizzazione delle attività culturali ed artiche da parte delle scuole e dei

leader politici, Barham racconta delle richieste di attività teatrali da parte della

Scuola Cattolica Romana do Beit Sahour e di altre scuole che lamentavano il

fatto che i bambini sembrasse come se non fossero mentalmente presenti a

lezione.

75

Di risposta l'Inad organizzò spettacoli che coinvolgevano i bambini

attivamente, con canti e danze, e con i consigli della psicologa Amira Barham

Richards direttrice dell'Old City Counselling Centre, aggiunsero esercizi fisici

che aiutassero i bambini a liberarsi dalla paura, scuotendo il corpo e liberando

si dalla paura attraverso la pratica del grido. Ecco un importante esempio di

come l'azione performativa possa aiutare i soggetti coinvolti ad esprimere le

proprie paure, le negatività, il senso di oppressione e di repressione. Come ci

sostiene Juliano Mer Khamis di cui parlerò nel capitolo successivo, l'azione

performativa fornisce la possibilità di guardare lo spazio scenico come un

luogo dove tutto è possibile, dove è possibile una realtà alternativa, e quindi

anche e soprattutto di consapevolezza e di una visione più concreta e reale del

conflitto.

76

Con un'offerta di cinque spettacoli diversi, a seconda della fascia

d'età, lavorando in quasi tutti gli istituti scolastici tra Betlemme ed Hebron,

l'Inad ha diffuso fortemente la propria pratica diffondendo la necessità

dell'implementazione di rendere l'attività teatrale un punto fondamentale nella

formazione dei bambini nelle scuole palestinesi. Come espresso dalla

75 Ibid.

dottoressa Richards, lo scopo di questi interventi è la riconquista dell'infanzia

da parte dei bambini attraverso attività in spazi dedicati al gioco, alle danze, al

canto e alla recitazione, ed un aiuto nello sviluppo di una consapevolezza del

proprio essere bambini nonostante la violenza subita e/o recepita.

77

Un altro

importante punto è la costruzione di uno spazio dove i bambini possano

sentirsi temporaneamente al sicuro, quindi la creazione di un clima di

sicurezza dove possano esprimere liberamente le proprie paure e frustrazioni,

scaricandole, attraverso le pratiche creative, e a condividere i propri pensieri

anche con i genitori o gli insegnanti. Il tema della condivisione è altrettanto

importante, in quanto gli adulti sono comunque donne e uomini che portano il

peso del conflitto e delle difficoltà in relazione a questo.

78 L'esempio che viene riportato successivamente come best-practice è quello di Patricia Ariza, dal titolo

“comunità teatro e guerra”. Patricia Ariza è una drammaturga ed attrice colombiana, una delle fondatrici della Casa della Cultura di Bogotà, che è diventata il Teatro La Candelaria. Ariza si occupa di programmi di inserimento sociale attraverso le arti creative,

coordinando delle attività e degli interventi culturali con gli emarginati di una comunità. Inoltre Patricia Ariza coordina il movimento “Cultura de la Calle” che si occupa di bambini e di ragazzi di strada.79 La Corporazione Colombiana di Teatro si occupa di

lavorare con quei settori della società che solitamente sono esclusi. La guerriglia e l'esclusione sociale hanno causato diverse ondate migratorie all'interno del paese della Colombia. Sono circa 2 milioni le persone che in Colombia si sono spostate da un punto all'altro della Colombia o dalla Colombia verso un paese estero come l'Ecuador per scappare alla difficilissima situazione socio-economica. La disoccupazione e le difficoltà economiche forti hanno spinto moltissimi giovani e giovanissimi ad entrare nelle bande criminali, a far parte dei gruppi paramilitari in guerra, a lavorare nell'economia informale o ad entrare nel giro del narcotraffico.80 La Corporazione Colombiana di Teatro, studiando

77 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002 p. 181 78 Ibid.

79 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for

peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002

come fino ad allora gli artisti si sono relazionati con la popolazione disagiata e gli esclusi, hanno cercato di trasformare quelle modalità tipicamente assistenzialiste cercando di creare delle situazioni dove fosse orizzontale il rapporto tra gli artisti ed educatori e la

popolazione partecipante, individuando nei giovani dei quartieri emarginati, negli sfollati e nelle donne coloro che maggiormente soffrono lo stato di esclusione sociale e che abitano le zone di conflitto colombiane. Patricia Ariza sottolinea l'importanza di non

confondere lo strumento creativo come un mezzo di riabilitazione quando invece è un mezzo di invenzione ed è proprio questa differenza che produce una situazione

efficace per la creazione di un clima adatto alla trasformazione del conflitto, questo clima lo si può generare attraverso il metodo della creazione collettiva.81

Patricia Ariza prosegue raccontando di 3 esempi. Il primo parla dei bambini di Uraba che è una regione dove è molto presente la guerriglia ed è un territorio dove si producono banane, soggetto al potere economico e politico dei grandi latifondisti. Gli abitanti di questo territorio sono di origine africana. Il lavoro che è stato condotto presso questi territori aveva come beneficiari diretti i bambini di strada che facevano i lustrascarpe. Per 8 anni questi ragazzini sono stati coinvolti in attività artistiche e creative e, attraverso la costruzione di ponti con altre popolazione mediante i canti, questi ragazzi oggi, a differenza di quando hanno iniziato questa esperienza, vogliono dedicarsi all'arte e diventare artisti a tempo pieno.82 Prima questi bambini avevano come unico scopo quello

di poter di crescere e di potersi dedicare finalmente alla guerra come gli altri adulti. Intorno a questo progetto c'è stato il coinvolgimento di numerosi musicisti, arrangiatori e

produttori musicali che hanno creduto in questo intervento di creative peacebuilding ed hanno partecipato aiutando questi ragazzi ad esprimersi e a distribuire la propria musica. Stiamo parlando di generi musicali quali reggae e rap. Patricia Ariza ha anche condotto un lavoro molto importante sulla memoria e ci spiega nel suo intervento che il processo di recupero della memoria è un problema fondamentale per il recupero e la valorizzazione della persona e del gruppo la cui memoria è l'unico bagaglio culturale.83 Questo lavoro

sulla memoria è stato concepito e implementato in relazione al problema degli sfollati, delle famiglie che non hanno più la casa o che si sono spostate da una città all'altra, da una

81 Ibid.

82 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002 p. 181 83 Ibid.

regione ad un'altra, un problema gravissimo che riguarda anche tutta quella fetta di popolazione che si è spostata dai campi verso la città in seguito all'industrializzazione. Da questa idea è partito il progetto “Carovana”, costituito dalla partecipazione di sole donne, che consisteva nel accumulare una serie di canzoni che le partecipanti ricordavano dalla loro infanzia o che proveniva dai luoghi d'origine, fino a giungere ad una performance che ha coinvolto il pubblico, o meglio la popolazione locale, in una carovana con dei canti originali dei paesi di provenienza.84 Il risultato di questo progetto è stato la rielaborazione

del problema e delle nuove idee di produzione artistica. Questo perché il gruppo, in seguito, ha formalizzato la performance e si è occupato di girare il paese portandola in scena. Una volta tornate in città non si è più ritenuto necessario continuare ad affrontare il problema, che costituiva fondamentalmente il conflitto che bisognava trasformare, un conflitto nei confronti di alcune organizzazioni sociali che riconoscevano queste donne sfollate, marginali, da escludere. "Questo perché a detta loro non si sentono più sfollate, ma integrate e, anche se escluse, sono ormai della città, hanno degli amici e la cosa più importante è che ha permesso loro di accedere ad un livello di riconoscimento".85 Infine

Patricia Ariza racconta del progetto che ha coinvolto delle donne tra i 60 e gli 80 anni, un progetto che aveva come obiettivo quello di trasformare il conflitto di queste donne con la condivisa percezione sociale del loro corpo, un corpo concepito come "spazio di

sfruttamento, di desiderio e di colpa".86 Il lavoro che è stato fatto con queste donne ha

portato alla creazione di una performance che ha girato e ha fatto tournée in tutto il continente latino-americano, sorprendendo decisamente i suoi spettatori, in quanto queste donne, oggi a distanza di anni di lavoro, hanno piena pieno possesso del proprio corpo e lo spettacolo include danza accostata a musiche moderne quali il metal e il rap. Il progetto ha combattuto il forte rifiuto nei confronti delle persone anziane, contribuendo ad un recupero da parte di queste donne della propria autostima . Un altro intervento rilevante è quello di Maddalena Grechi, attrice e ricercatrice in Burkina Faso e Costa d'Avorio, nonché

responsabile del programma “Alisei” della Commissione Europea per la protezione dei bambini vittime di guerra in Etiopia e in Angola.87 Si definisce operatrice teatrale, si è

occupata di realizzare attività artistiche con i bambini vittime di guerra in Angola. La

84 Ibid.

85 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002 p. 181 86 Ibid.

situazione in Angola è tragica. È un paese in guerra, colpito gravemente nelle sue

infrastrutture ed integrità sociali dalle ostilità e dalle difficoltà economiche. Oggi l'Angola è un paese che ha un altissimo livello di disoccupazione, una disgregazione sociale

enorme, un conflitto sociale inimmaginabile. Al proprio interno si calcolano circa 4 milioni di rifugiati e dalle 15 alle 20 milioni di mine ancora attive e distribuite sul territorio. La situazione è gravissima. Con l' ONG italiana “Alisei” Maddalena Grechi si è occupata di recupero psicosociale in un progetto dal titolo “First and Foremost the right”, indirizzato 750 bambini tra i 5 e i 18 anni che, come elencato dalla Grechi, fossero: profughi da zona di combattimento privi di tutti o parte dei riferimenti abitativi e familiari, in condizioni di estrema povertà a causa della guerra, con danni diretti delle azioni di guerra, mutilati, malati, denutriti, coinvolti direttamente nelle azioni di guerra, bambini soldato, bambini di strada.88 Chiaramente il progetto della ONG italiana per la quale lavorava Maddalena

Grechi, si occupava di rispondere a bisogni quali l'alimentazione, la salute, l'igiene, come premesse per tutto il resto, ossia il reinserimento sociale, il supporto all'educazione, il sostegno alla ricerca di autosostentamento e la creazione di reddito ed in ultimo sostegno psicosociale e terapeutico con obiettivo il superamento dei traumi da guerra, quindi terapia psicologica ed attività artistiche. La parte artistica rappresentava la parte più piccola del grande progetto della ONG per cui lavorava Maddalena Grechi, ed essendo una parte non ritenuta rilevante, l'operatrice ha avuto la totale libertà di organizzare i contenuti e segnere i metodi e le tecniche da utilizzare con i bambini per le attività riabilitative. Con una ricerca su quali fossero i principali problemi e le fondamentali difficoltà nella

reintegrazione sociale di questi bambini, al di là della mancanza di affetto e di beni di prima necessità, sono risultati essere l'emarginazione, la mancanza di fiducia ed il pregiudizio. A questa valutazione l'Organizzazione ha risposto con percorsi artistici indirizzati al superamento di questi problemi tramite aggregazione interna al gruppo e successivamente nei confronti della società civile.89 Per tale motivo, Maddalena Grechi

si è occupata di stilare una lista degli obiettivi da rincorrere attraverso le attività artistiche: • Integrarsi con i ragazzi cosiddetti normali

• partecipare attivamente e in modo propositivo

88 Ivi, p. 207

89 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for peace : community-

• far sbocciare la creatività

• fare esprimere le proprie emozioni e associarle armoniosamente con quelle degli altri

• comunicare con gli altri

• sviluppare fiducia in sé stessi e autostima • acquisire rispetto per sé e per gli altri

• sviluppare una dinamica relazionale basata sulla fiducia e sul rispetto • allontanarsi dai rischi che minacciano i giovani

• sviluppare capacità meta-cognitive e simboliche, fonte di apprendimento e di sviluppo dell'intelligenza

• acquisire un senso di organizzazione, continuità, e regolarità nella gestione del proprio tempo

• mantenere un legame stretto con le proprie culture d'origine.

Maddalena Grechi ha in questo modo invogliato e supportato la creazione di diversi gruppi, alcuni dei quali si sono auto-prodotti, di bambini, ragazzi e ragazze, composti da partecipanti con gli stessi gusti musicali, teatrali ed artistici in generale. Sono nati tanti gruppi, molti dei quali hanno iniziato a comporre musica, comporre delle coreografie, scrivere delle sceneggiature, come può essere l'esempio del gruppo Ekumbi's.90 Questo

gruppo ,composto da 15 ragazzi, ha creato diverse performance teatrali basate su problemi sociali rilevanti e finalizzate alla divulgazione dei diritti dell'infanzia 210. Tra samba, musica moderna, canti popolari, canzoni in inumbundu, kimbundu o nianeka, percussioni e rumoristica, workshop teatrali e spettacoli, pittura, modellaggio con carta e terracotta, disegno, costruzione di macchinine di latta, giochi con materiali di recupero, capoeira, le attività del reparto artistico iniziavano a svilupparsi sempre di più e a divenire un vero fenomeno all'interno del programma riabilitativo. La creazione del gruppo di capoeira, ad esempio, ha portato i ragazzi ad imparare non solo i movimenti e il senso di condivisione che c'è dietro questa arte, ma anche a suonare le sue canzoni imparando a mettere le mani

90 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for

sugli strumenti musicali per fare i ritmi base della roda e diventando uno dei gruppi più partecipati.91 Tutte le attività sono state scelte di concerto con i ragazzi, così, come la

composizione delle sceneggiature, anche il programma stesso delle attività artistiche coinvolgeva operatori e ragazzi allo stesso modo, rendendo il ruolo dell'educatore più avanti nel tempo sempre più marginale in relazione allo sviluppo dell'organizzazione dei ragazzi nella conduzione di un laboratorio o di attività creative in generale. L'educatore quindi ha un ruolo esclusivamente di orientamento e di stimolo, nonché di supervisione e di organizzazione, ma mantiene una posizione tale da rendere possibile una progressiva auto autonomia del gruppo.92 Questo lavoro di trasformazione dei conflitti attraverso

l'attività creativa, ludica ed artistica, ha portato a organizzare spettacoli in strada, attività pubbliche, feste di carnevale, eventi rituali e tutta una serie di attività che hanno coinvolto la società e quindi anche gli adulti. Queste attività, come sostiene Maddalena Grechi, sono state importanti per la ricostruzione di un ruolo e di un'identità sociale. Essendo un

progetto che coinvolgeva i ragazzi di strada, fino all'apertura del Centro di Aggregazione Giovanile, tutte le attività hanno avuto la difficoltà di essere organizzate in luoghi sporadici della zona di implementazione. Alla base del conflitto nei confronti dei bambini di strada c'è la forte discriminazione alla quale sono soggetti regolarmente. Attraverso questo progetto Maddalena Grechi e i suoi collaboratori sono riusciti in parte a superare questi pregiudizi. Maddalena Grechi elenca i risultati di questo progetto di Creative Building:

• aumento dell'integrazione interno ai gruppi e aperto la società

• aumento dell'autonomia e della capacità organizzativa personale e di gruppo • acquisizione di competenze specifiche che trasformano i ragazzi più esperti in

formatori

• sensibilizzazione della società civile e delle istituzioni rispetto ai diritti dell'infanzia • gruppi percepiti come risorse culturali della città

91 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for peace : community-based dramaturgy and the conflict scene, Euresis Edizioni, 2002 p. 211 92 BERNARDI, C., DRAGONE, M., SCHININA, G., War theatres and actions for

• aumento della resilienza (testato da un diagnostico eseguito a fine progetto su 250 ragazzi)93

L'ultimo intervento che ci tengo a proporre ha il titolo “Teatro di Confine: risoluzione sociale” di Sue Jennings, attrice e “drammaterapeuta” inglese che ha lavorato, studiato e insegnato in Israele, Norvegia, Finlandia, Svezia, Grecia, Irlanda del Nord e Stati Uniti. Si è occupata di Green Theater e di iniziative sostenibili quali il contributo del teatro ai processi di pace.94 Sue Jennings è definita “drammaterapeuta”, si occupa di teatro

terapeutico. Introduce il proprio intervento sottolineando come la drammaterapia sia stia appiattendo sempre di più verso la psicoterapia, allontanandosi dal percorso teatrale. Il teatro può fornire la possibilità di scelta. Una scelta possibile per le persone intrappolate in determinate situazioni. L'indirizzo del teatro verso la psicoanalisi lo definisce la

problematizzazione della società.95 La società viene vista come una scatola piena di

problemi, per tale motivo le persone che non sono definite normali ma diverse sono

automaticamente patologiche. La Prof.ssa Jennings propone di guardare le cose da un'altro punto di vista, da un punto di vista differente, alternativo, dove non esistono vere e proprie patologie. Suggerisce di mettere da parte termini quali normale, anormale e problematico.