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5 LA GESTIONE DEI CREDITI NON PERFORMING Le banche devono dotarsi di strategie idonee per la gestione dei credit

5.2 Tecniche innovative

Con il passare degli anni è sempre più aumentata l’esigenza di strumenti di ottimizzazione nella gestione del rischio, volti a superare i limiti riscontratisi nei risultati delle tecniche tradizionali.

Il profilo finanziario della gestione dei rischi è diventato sempre più un core business delle banche, e questo non solo nella gestione ex-post dei crediti problematici, ma anche sotto l’aspetto della prevenzione di una loro formazione.

Tra le forme innovative rientrano la cartolarizzazione, i derivati creditizi e le vendite dei prestiti.

5.2.1 La cartolarizzazione

La cartolarizzazione è una tecnica di finanza strutturata attraverso la quale i flussi di cassa che derivano da impieghi creditizi, mutui o altre classi di attivo, sono selezionati e aggregati per garantire supporto finanziario e garanzia ai titoli rappresentativi di tali crediti, collocati sul mercato dei capitali.

Lo scopo della securitisation è consentire lo smobilizzo di poste attive che sono in natura illiquide, convertendole in attività trasferibili, attraverso la creazione di titoli che devono essere negoziati sul mercato finanziario. L’operazione di cartolarizzazione avviene su iniziativa di un soggetto che cede un portafoglio di attività ad un’altra società, la special purpose vehicle (SPV), che finanzia l’acquisizione emettendo titoli, gli Asset Backed Securities (ABS), per un importo equivalente al valore di cessione delle

attività, inclusi i costi di gestione. Il successo dell’operazione dipende dalla capacità di collocare tutte le ABS emesse, e la qualità dell’emissione dipende dall’idoneità delle attività sottostanti a produrre i flussi di cassa necessari al rimborso e alla remunerazione delle ABS.

Con lo scopo di favorire la sottoscrizione e aumentare il gradimento dei titoli intervengono, non solo lo SPV e il titolare dei crediti (originator), ma altri soggetti quali:

• L’arranger, banca d’affari consulente dell’originator che ha il compito di strutturare l’operazione di cartolarizzazione, di coinvolgere tutti i soggetti necessari, di selezionare gli asset da cartolarizzare, di valutare il costo, le implicazioni contabili e fiscali dell’operazione, e il suo impatto sulla struttura patrimoniale e finanziaria dell’originator; • Uno o più soggetti garantiti, che contribuiscono a sostenere

l’operazione rendendo più sicuro i titoli. Le garanzie possono essere apportate o direttamente dall’originator o da soggetti terzi, quali compagnie di assicurazione o banche;

• Le agenzie di rating, che valutano l’emissione tenendo conto della qualità delle attività sottostanti, dell’ammontare delle garanzie offerte e della solvibilità dei garanti medesimi e che approdano ad un giudizio imparziale, volto a fornire al mercato le informazioni necessarie per inquadrare l’emissione. La presenza di tali soggetti comporta, quindi, non solo il vantaggio della trasparenza, ma anche un vantaggio per lo stesso emittente, in termini di riduzione dei costi dell’operazione. Con l’ABS, l’investitore ha indicazioni precise circa il profilo di rendimento-rischio dell’operazione, evitando di richiedere un ulteriore premio al rischio a fronte della rischiosità dell’operazione.

• Il trustee (fiduciario), figura dell’ordinamento anglosassone, che rappresenta il tramite tra SPV e investitori. Vigila sul comportamento del veicolo, riferisce agli investitori eventuali abbassamenti o rialzi del rating del portafoglio e di qualunque fatto che possa ledere

l’interesse del sottoscrittore, mantiene, per conto degli investitori, i rapporti con tutti i soggetti partecipanti all’operazione e vigila sul corretto pagamento, ha il potere di agire giudizialmente a tutela dell’interesse del sottoscrittore;

• Il servicer, si occupa dell’incasso e del trasferimento dal cedente al cessionario dei flussi in conto capitale e in conto interessi prodotto dal portafoglio di attività. È addetto al monitoraggio dei tempi riguardanti gli incassi, recupera i crediti in caso di insolvenza del debitore e gestisce la liquidità in eccesso. Solitamente a svolgere la funzione di servicer è lo stesso originator, dietro pagamento di una commissione, in quanto se per esempio l’originator è una banca, lei può avvalersi delle stesse strutture, metodologie e professionalità già usate nella gestione dei flussi dei suoi attivi più tipici. Inoltre, agendo come servicer, l’originator riesce a preservare la relazione con i debitori ceduti. Nel caso di operazioni per i NPLs accanto a questa figura c’è la figura del SAF provider, il quale ha l’obiettivo di apportare, in situazioni critiche, linee di liquidità aggiuntiva.

La scelta di un’operazione di cartolarizzazione nel caso dei crediti non performing riguarda la possibilità di eliminare dal bilancio posizioni problematiche che possano indebolire l’immagine dell’azienda, comportando così un miglioramento sulla qualità dell’attivo, l’attribuzione di un rating più elevato e favorire l’accesso al mercato dei capitali. L’aspetto cruciale in questi casi è la fase della scelta delle attività da cedere, scelta che nella maggior parte dei casi ricade sui mutui ipotecari, sia per l’agevole previsione dei flussi di cassa, sia per la presenza di una garanzia reale che consente di generare un flusso monetario certo a fronte di crediti difficilmente esigibili.

Riguardo alle garanzie l’originaror ricorre al cosiddetto credit enhancement, rafforzamento del credito, perseguibile sia internamente attraverso il credit tranching, meccanismo in base al quale i titoli vengo emessi in più classi caratterizzati da un diverso ordine di priorità nella ripartizione dei flussi di

cassa, o l’overcollateralization, che si realizza quando l’originator concede allo SPV attivi con valore più elevato rispetto ai fondi che questo riceve dagli investitori, sia esternamente, ovvero ricorrendo a garanzie esterne fornite da terzi, che, in cambio di un premio, forniscono sostegno totale o parziale in caso di perdite o di crisi di liquidità.64

5.2.2 I derivati creditizi

I derivati creditizi sono strumenti che consentono il trasferimento del rischio di credito implicito in ogni posizione creditizia senza il trasferimento materiale della stessa. Il vantaggio che una banca ha con questa operazione è quello di gestire un portafoglio crediti rischioso, al limite non performing. Infatti, agendo sul mercato dei derivati come protection buyer, essa si tutela da uno sfavorevole evento creditizio, quali insolvenza e inadempienza del debito, diminuzione del valore del credito sottostante legato al rischio di credito trasferito, oltre una soglia pattuita e diminuzione del rating del debitore, che nel caso si manifesti scatta l’obbligo per chi ha venduto la protezione.

Le caratteristiche più importanti dei derivati creditizi che consentono ad una banca di attuare una strategia di copertura per i crediti non performing sono: • I credit default derivatives (Cdd), in cui il protection seller, dietro pagamento di un premio, si assume l’impegno di effettuare a favore del protection buyer un defaul payment al verificarsi dell’evento creditizio previsto dal contratto. I Cdd possono assumere la forma di swaps o options, a seconda se il rimborso è automatico o legato all’esercizio del diritto da parte del protection buyer;

• I credit spread derivatives (Csd), che prevedono lo scambio tra le controparti dello spread, differenziale, tra il tasso di rendimento, risk free, e quello associato all’attività in relazione al suo rischio di credito. Il contratto può essere sottoscritto o sotto forma di scambio a termine

dello spread, credit spread forward, o sotto forma di opzione, credit spread option;

• I total rate of return swap, Trors, che assumono la forma tipica degli swaps e in cui le parti si scambiano dei pagamenti periodici. Il protection buyer paga al seller il tasso di rendimento del reference credit, ovvero tutti i flussi di cassa generati dal sottostante, ricevendo in cambio un tasso variabile calcolato sul nozionale del contratto, in genere il tasso LIBOR più uno spread;

• I collateralized debt obligation (CDO), derivati creditizi di seconda generazione il cui trasferimento del rischio segue lo stesso iter della cartolarizzazione, con la differenza che qui il trasferimento degli asset viene effettuato sinteticamente, in due differenti modi:

- L’originator acquista protezione dallo SPV, per il tramite di un credit default swap, la cui obbligazione è il rischio che lo stesso intende trasferire; il veicolo poi emette un credit default note, strumenti formati da un’obbligazione e da un derivato creditizio per la copertura del rischio di credito o per migliorare le performance del titolo sottostante, che incorpora un credit default swap con cui acquista a sua volta protezione dagli investitori. I ricavi che si ottengono dall’emissione vengono poi investiti in titoli di Stato che, sommati al ricavo che si ottiene dal veicolo per la vendita di protezione all’originator, remunerano gli investitori;

- L’originator trasferisce allo SPV un portafoglio di credit default note, aventi anche in questo caso il rischio che lo stesso vuole trasferire; la cessione viene finanziata con una nuova emissione da parte dello SPV di nuove notes acquistati dagli investitori.65

5.2.3 Le vendite dei prestiti

Le vendite dei prestiti, loan sales, è un’operazione attraverso cui un soggetto, come una banca, trasferisce a terzi il diritto parziale o totale sui flussi di rimborso relativi ad un prestito o ad un insieme di prestiti originati in precedenza.

A differenza della tecnica tradizionale di cartolarizzazione non è prevista la vendita in blocco di una pluralità di crediti, in quanto, in questo caso, è possibile cedere anche un singolo credito, e non si ha creazione di nuovi titoli. Il mercato delle loan sales è un mercato secondario, in contrapposizione al primario nel quale sono concessi i prestiti oggetto poi di vendita sul secondario.

Le più diffuse modalità di trasferimento del prestito sono:

- La partecipation, in cui non si ha il trasferimento dei diritti e delle obbligazioni, ma solo del rischio di credito di un determinato prestito. Questa operazione prevede che il compratore/partecipante effettui, presso la banca venditrice, un deposito che sia uguale per ammontare e condizioni al prestito originario ceduto; la banca si impegna a restituire il deposito e a corrispondere i relativi interessi nella misura in cui riceverà il rimborso del denaro dal mutuatario. Nel caso in cui quest’ultimo dovesse essere insolvente, il partecipante potrà contare esclusivamente sulla capacità di recupero credito della banca e sopporterà in toto il rischio.

- L’assignement, prevede il trasferimento della titolarità del prestito, e dei connessi diritti ai flussi, dal cedente al cessionario; non si ha invece il trasferimento degli obblighi verso il mutuatario, che restano a capo del cedente. È preferita alla prima perché ridimensiona il problema delle asimmetrie informative tra venditore e acquirente.

- La novation, prevede un trasferimento completo del prestito e una necessaria partecipazione al contratto da parte di tutti i soggetti,

cedente, cessionario e mutuatario. Il cedente, in questo caso, è totalmente sollevato da qualunque obbligazione derivante da un’eventuale insolvenza e può scorporare per intero il prestito dal bilancio.66

Negli ultimi anni l’attività delle autorità di vigilanza (Banca d’Italia e BCE) ha cercato intensamente di favorire la soluzione al problema dei crediti deteriorati. Dallo scorso anno la Banca d’Italia chiede alle banche di compilare una segnalazione sulle singole posizioni in sofferenza. L’iniziativa è volta a indurre le banche a migliorare la base informativa, condizione indispensabile per un’efficace gestione e per una più agevole cessione delle sofferenze.

Di recente il Single Supevisory Mechanism (SSM) ha pubblicato una guida non vincolante destinata alle banche significative, contenente indicazioni sulla gestione dei crediti deteriorati. Essa incoraggia le banche a gestire attivamente i crediti deteriorati; richiede loro di dotarsi di strategie di medio periodo finalizzate a diminuirne la consistenza, senza fissare obiettivi quantitativi. Tali strategie possono prevedere, ad esempio, la costituzione di unità di gestione interne, separate e specializzate, il ricorso a società di gestione esterne, la vendita di portafogli.

Negli ultimi due anni, inoltre, sono state varate importanti riforme legislative in grado di accelerare i tempi di recupero dei crediti, in particolare quelli relativi alle procedure avviate dopo l’entrata in vigore delle riforme.

L’efficacia di alcune misure dipende dal loro grado di utilizzo da parte delle banche. Le riforme hanno messo a disposizione degli intermediari utili strumenti, sia per favorire le ristrutturazioni, sia per consentire il recupero dei crediti per via stragiudiziale.67

66 M.Mariani, op. cit., pp. 69-72

67 Seminario istituzionale sulle tematiche legate ai non performing loans,

Intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Panetta F.,15 maggio 2017, pp. 4-5

6 EFFICIENZA BANCARIA: NON-RADIAL

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