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con-ATtO TERZO 'Jt venisseal

mio

cuore.Sarò forse ambizio-so,

ma

sela miasortepotesse far

dimen-ticare il

mio

tenue merito,e soprattutto l’oscuritàdella mia nascita...

Coni.(Intenderebbeforse di dichiararsi?)

Ma

r. Professo molte obbligazioni alsignor Despréscheci ha procuratola vostra co-noscenza.

Oh

Cielo!l’oraè tarda,edio do-vrei essere inpiazza dei castello per assi-sterealla rivista. Ilduca

nou mi

ha

man-datalasua carrozza...

Desp. Ilsignore...ha lasua, e se lasignora marchesa sidegna...

non

vi ècheil ponte da traversare.

Desro.

Mi

onorereste?

Mar.

Ebbene!

accettolevostre grazie.

Ame-lia,

dovrebbe

venire il giovine visconte:

ditegli che

mi

aspetti;torneròaprenderlo.

Quanti impicci

abbiamo

noialtre donne.

Sesiperde

un

momento...

non

potròForse piùandare questa mattinaal

mio

ufficio di carità.

Desp. (Lo credoanch’io:jeriserahaperduto tanto allecarte.) (partonotulli).

Cent.Després conoscetutti.Singoiarcosache

un

ricco

non

riguardi

come

lacosalapiù indispensabilenelsuomatrimonio una gran dote;

non

è già cosìilfratello di Jenny;

egli

mi

accusa di civetteria. Io civettaigli

uomini

crédonodidirmolto pronunziando questa parolai èilmoltod’ordine per* scu-sarsi dei loro tortiverso dinoi:è civettai

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72 I TRE QUARTIERI DI PARIGI'

Qualche

volta c’è forza Tesserlo. Egli

però non

si èavveduto che

non

fui alla

sua

festa.

Eppure

ad ontadiquel puntiglio

su

cui stiamo P

uno

verso Paltro...

ho

letto nelPanimasua:

ma

perchè

non

parla? per-chè

non

si spiega?

SCENA

IV.

Domestico3 indiMartigny,

Dnm.

TI signor Martigny.

Cont. Era sicuroche sarebbe venuto questa mattina.

Che

entri(Domesticovia).Voglio essere docile,buona, amabile;e se contra-steremo,seegli

non

sispiega,

non

sarà giàper colpa mia.

Mart.

Vengo

incerto della vostra salute,

ma-dama; temevaanzi di

non

esserricevuto.

Cont. Stobenissimo.

Mart. Perchèlasignora contessa

non

ha

ono-rata disua presenzala mia festada ballo jeri sera?

Coni.Era tantoincollera con voi.

Mar. Ho

torto, loconfesso;

ma

voi avete spinta

un

po'troppolavostravendetta.

Cont.

E

se

non

fossestatoche

un puro

ca-priccioper farviosservarelamia assenza?

Mart.

Un

capriccio! io

non

travidi che

uno

sdegno, che

mi

haferito, afflittoall’estremo.

La

signoramarchesa

non

è statatanto su-perba! tantocapricciosa...

ATTOTERZO Coni.

Mia

zia va da perlutto.

Mart.

Da

pertutto!iivocaboloè significante.

Veniamo

al fatto.Io

devo

sopportare con rispettoivostriepigrammi; e lasorella ed

il(rateilo

devono

essere bastantemente pa-ghi

quando

lasignora contessa halabontà

di'discendere dal suo rangoeonorarci della suaamicizia edella suaprotezione.

Cont. Di

nuovo

ponetein

campo

lavostra av-versione... quantosiete orgoglioso!

Mari.

Voi me

lo fateconoscere.Viriverisco,

madama.

Cont. Fermatevi,ascoltatemi. Perchè

pun-tigliarvi così?voiconoscete il

mio modo

di pensare sopra quello chevoichiamate

mio

rango.

Ma

voimi pungete, edio

debbo

difendermi. Confesso chetra le

femmine

ti-tolate,ve ne sono anche delleridicole,

ma non

so conoscereil perchè essendo ban-chiere ed avendo molto denaro,

un uomo

si creda autorizzato a mostrarsi superbo edaltiero. Nelle pretensioninon vedo che sciocchezzae vanità. Tralasciamo questo discorso. Mia zia questa mattina

mi

ha fatto

una

proposizione.Voisapetechetutta la

mia

famiglia desidererebbe che ioini rimaritassi:dipiù, è statoconcessouri im-piegoa corte perquelloche io sceglierò.

Mart.

Lo

so:esiccome voi siete bella,

ama-bile, dotata di mille qualità,visi presen-teranno moltissimi concorrenti.

Coni.

Lo

credete?

F.21.1TreQuartieri di Parigi. 4

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7-Ì TTRE QUARTIERI DI PARIGI

Mar.

Certamente: infine è

un

partito che fa

signora marchesavihaproposto?.,

qualche

gransignore?..

Con.

È un uomo

ricco,

ma

anche bizzarro, che non giudica il inerito dall1opulenza.

L’ho

veduto.

Mari. L’avete veduto?

Cont.

Poco

fa. Siè

meco

espresso

con

ri-spetto.

Mari.

Che

vi trattiene

adunque

dal porger-gli la

mano?

Cout. (Eglistesso

me

Ioconsiglia.)

Mart

.

(Non

voglio umiliarmi con una

con-fessione.)

Cont. (Egli mi ama;

ma

ilsuoorgoglio sof-focal’amore.Voglio

almeno

celarglila

mia

debolezza.) {per partire).

Mart.

Ve

ne andate?

Cont. Sì,signore. Sappiatechejeristava be-nissimo, eche sono soddisfattissimadi

non

' esserevenuta allavostrafestadi ballo: se iniaveste ivi parlatocon tanta amarezza, sareistatacostrettaad uscirnesul

momento.

Alari.Ciò vuol direche la

mia

presenza vi èinsopportabile, che

nou mi

volete

più

vedere.

Cont. Intendetela

come

vi piace: io

non

vi

richiamerò al certo (tuo).

Mart. Iopoteva supporre questa

femmina

più ragionevoledellealtredelsuo conio?

Ella è forse più bella, pivi graziosa,

ma

non

la cede in vanità. Ebbene, si sposi

ATTO TERZO “5 pure con quello chelasuazialepropose:

formi di lui

un

gentiluomo ordinario... o straordinario:per

me

èiostesso.Ioche

l'a-mava

così teneramente, accusatod' orgo-glio!..voglioraddoppiareil

mio

fasto, larnia magnificenza;vogliooscurareilsuo splen-dore,

ma

da lungi;io

non

la vedrò mai

più (perandare).

SCENA

V.

, Delboisedetto.

Dcìb.

Mi

fudetto che eravate qui da mia cugina:miera propostoditrovarvi questa mattina, e miriuscì.

Ho

da parlarvi.

Mari. Signorvisconte, parlate.(Alcertovuole qualchealtra

somma

di denaro.) Velò. 11

modo

amichevole con cuijeri mi

aveteobbligato,mi penetrò...

ma

ora

un

affareanche piùimportante...

Non

v'accor-gestedel

mio

dispiacere allorché

mi

co-municaste chevostra sorella avrebbe sol-tantosposato

un uomo

ricco,e

particolar-mente quando mi

parlastedelsignor I)es-rosiers?

Mari.

Voi, signorvisconte?

Velò.

E

quantomi compiacqui

apprendendo

che tuttoera sciolto!

Mari. A Che

tende questo discorso, signor visconte?

Dell.Ingrazia, lasciatequestosignor visconte.

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76 1 TRE QUARTIERI DI TARIGI Pnrcquasi chevi burliate di me. Alla fe-sta

non

ho potuto parlarvi: voi eravate troppo preoccupato, edio invasodal pia-cerediballare e dialogare colla vostra

ama-bile sorella.

Ora un

spiegherò francamente.

Io vado superbo di possedere il grado di colonnello in attività,acui sono perve-nutoeche spero

mi

sivorrà lasciare; ciò

mi pone

Ìli

un

rango distiuto fra lasocietà.

D'altrondesesiostinassero aperseguitarmi, accetterei di

buon

gradoil

mio

congedo, e colla miaindustria, coi vostri soccorsi potrei diventare

un

vostropari.

Muri. Ilsignore Alfredo Delboisbanchiere?

Delb.

Non

sareiil

primo

checolsuo lavoro avesse onorata enobilitata la sua disgra-zia...Infine,voi capite ciòchevi

domando.

Mari. Avrestefattoa

Jenny

l’onore di ri-volgereivostri pensieri? (Qual presunzio-ne; gli presto volentieri il

mio

denaro,

ma

concedergli miasorella...)

Delb.Io l’amo,l’adoro.

Mari.L’adorate?

Delb.

Mi

taccierete forsed’nmorproprio;

ma

diròdi più, ardiscolusingarmi...

Mari. Di essere corrisposto?..

Delb.

Sono

sicurissimodi essereda lei os-servato con piùparzialità delsignor

Des-rnsiers.

Mori.

Lo

credo.(Ed io chefui sdegnato

da

sua cugina,gliaccorderò...)

Le donne

han-no sempre

ambitodiunirsiin

matrimonio

AITO. TEtìZO 77 con della gentedi qualità, e mia sorella uouè

meno

pazza delloaltre.

Delb.

Che

dite?

Mari. Esse

hanno

tutte la

manìa

di voler sposare deipari di Francia... o dei ligli diquesti...è uu’epidemiageuerale.

Delb.Signore,voi parlatecon rancore, coti

tderisione, ed io...

Mart.

E

voi,signore d’altobordo,con lauta facilità veniteallaChausséd’Autin... ,

Delb. Signore...

Mari. Altrevolte igrandi signori si alles-savanoasposarsi con delle figlieo delle sorelle diqualche banchiere che si

chia-mava

felicestringendo i legamidi

parcn-. telacon una nobilefamiglia,e ricostruen-doa proprie spese qualche vecchio pa-lazzo, o qualchecastello cadentein rovi-na...que’tempisono trascorsi.

Delb.

Ma

siamo forse al

tempo

in cui,

un

nuovo ricco, orgoglioso di un’opulenza

- che deve all’industria del padfe suovjo qualche voltaallasua propria,si credeil piùpolente del giorno, espingetant'ollre ilsuo

amor

proprioche giungeperfinoad insultare quelliche

non hanno

pari fortu-na?

Se

vi sono de’cosi;vili per soppor-tarlo,vi dichiaroche io.

non

sono in que-sto

numero.

Vibastiilfarmi disperare ri-cusandomi la

mino

di vostra sorella, e

non

trascorretepiù oltre.d> : y\

v

Mart.

La

destra dimiasorella! e .potete voi

l'fZtS - DigitizedbyGoogle

78 ITRE QUARTIERI DIPARIGI chiedermela?I vostri vi biasimerebbero...

Vostro padre

non

viconsentirà giammai, egliche spingeall'eccesso...

Dclb.Io

non

partecipo di tuttele opinioni del padre mio,

ma

lerispetto. Esse

sono

scrupolose ed onorevoli: e

non

soffrirò mai che inmia presenza...

Mari. Consultate

almeno

la marchesa d’OI-mare,la contessa di Monfort...

Delb.

Quando

sonooltraggiato

non mi

con-siglioche con

me

stesso.

Mart. Vorrestebattervi con

me? Mi

farò

un

onored’accettare.

Delb. Ebbene,signore,conpiacere!..Giusto Cielo! con piacére!.Io...Il fratellodi

Jen-Dy!.. Martigny, in grazia... viè fravoi e

me un

certolegame... noi siamosoli.

In nome

dell’amicizia che

mi

avete

dimo-strata,in

nome

di quella chevi professo,

1 in

nome

di Jenny... ritiriamo le nostre parole:amico mio, ve

ne

scongiuro.

Mart. Iltorto è mio:io vistimo:

ma

riflet-tete...(esuacugina si sposerà

un

altro!) Ciò che

mi domandate non

posso accor-darvelo. Ascriveteil

mio

rifiutoal

mio

or-goglio,oaquello che

suppongo

nei vo-stri parenti,

non me ne

importa,

purché non

pensiate altrimenti a

mia

sorella.

Dclb.Se voi fateplauso a’miei sentimenti,

1 achetantovi caleilsuffragio altrui?

Mart.Vi confessodi

nuovo

il

mio

torto,

e

ve ne chiedoscusa,(loprende per

mano) Noi

ATTOTERZO

79 non possiamounirci inparentela.

Madama

diMonfort è contessa, voisiete visconte.

Miasorella

non

èchela modesta Jenny:

figliadì

un uomo

onorato: io

non

sono cheMartignyil banchiere, povero milio-narioche oggi contribuisceallaprosperità dellasua patria,il di cui

nome

è stimato intutte lepartidel

mondo.

Ecco,

madama

la contessa;assicuratela voi stessoche

non

laimportunerò piùcolle

mie

visite {parten-dosaluta).Io

non

lavedrò più {via).

'

SCENA

VI.

Contessae detto.

Cont.Allorchéiocomparisco, ilsignor

Mar-tigny siallontana?

Delb. Io

sono

confuso per idiscorsi strani che

mi

ha tenuto.

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