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Teorie a confronto

Concordanze – Stagioni, mesi, giorn

4. I QUATTRO ELEMENT

4.1 Teorie a confronto

La fenomenologia materica che si riflette nell’universo delle prose ermetiche risulta impregnata dei principi essenziali (fuoco, aria, terra e acqua) il cui mescolarsi o disgregarsi è ricondotto da Empedocle alle forze dell’amore e della discordia. Agli stessi elementi s’ispirano, com’è noto, gli archetipi posti da Gaston Bachelard1 alla base

dell’immaginazione poetica e le «quattro radici» individuate da Macrí2 all’origine della

poesia.

Qualunque sia l’accezione teorica di riferimento, è certo che in ognuna delle opere che stiamo esaminando si trovino tracce afferenti ai nuclei originari3, una «polla di energia

archetipica sotterranea»4, che intrecciandosi a lacerti esistenziali e biografici, dà luogo a una

serie di immagini collegate.

Tabella 1 – I quattro elementi

acqua fuoco terra aria

AdS 3 occ. 2 occ. 7 occ. 9 occ.

BaE 2 occ. 1 occ. 5 occ. 17 occ.

DM 8 occ. 10 occ. 12 occ. 20 occ.

SB 45 occ. 5 occ. 112 occ. 1065 occ.

1 L’immaginazione ha sempre per Gaston Bachelard una connotazione materiale centrata su uno dei

componenti della quadriade: scaturisce da qui l’ipotesi della corrispondenza tra psiche e dato elementale per cui, isolando l’asse intorno a cui ruota la rêverie di un autore, sarebbe possibile risalire alla matrice dalla quale nasce e si sviluppa la sua opera (cfr. Giuseppe Sertoli, Prefazione, a G. Bachelard, La terra e le forze: le immagini della volontà [La Terre et les rêveries de la volonté . Essai sur l’imagination des forces, 1948], Como, RED, 1989, p. 15.

2 Si tratta della dimora larica, della qualità del sacro e del trascendentale, della dinamica della metamorfosi, del

significato salvifico della poesia. Per diretta ammissione di Macrí «impressionante è il confronto con i quattro elementi empedoclei-aristotelici: 1) la terra della dimora vitale, dalla culla alla morte […]; 2) acqua; 3) aria: metamorfosi, semi, connubi, ecc.; 4) fuoco purificatore» (Le quattro radici della poesia [appunti per Gino Pisanò] citato in O. Macrí, La teoria letteraria delle generazioni, a cura di A. Dolfi, Roma, Franco Cesati editore, 1995, p. 11, nota 13).

3 L’immaginazione di BaE appare fondata sull’aria, quella di AdS sull’acqua, quella di DM sul fuoco, quella di

SB sulla terra. Come Bachelard, tuttavia, nel corso della quadrilogia tende a sganciare le immagini di fondo dall’ancoraggio a un unico elemento, così progredendo nella nostra indagine si nota che accanto all’aria si trovano in Luzi referenze iconiche di acqua e terra, all’acqua di Parronchi si unisce il fuoco, al fuoco di Bigongiari si mescola l’acqua o l’aria, mentre la terra di Gatto è sempre lambita dall’acqua o sfiorata dall’aria. Sono pertanto suggestioni archetipiche predominanti, ma non esclusive.

4 O. Macrí, Lo Spazio domestico di E. U. D’Andrea, in «L’Albero», 48, 1972, p. 102. 5 Nelle occorrenze sono inclusi anche i termini contenuti nei titoli.

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Al di là delle occorrenze6 dei singoli lemmi, che sembrano privilegiare l’aria (148) e

la terra (119) relegando l’acqua e il fuoco alla notevole distanza di 58 e 18 attestazioni, i contorni concettuali e simbolici dei fulcri materici si distribuiscono nel panorama linguistico generale in modo tale, se non da ribaltare, da equiparare l’importanza dei componenti testimoniati da un minor numero di frequenze7. Scendendo a livello di singolo testo, solo in BaE la predominanza dei vocaboli coincide con l’elemento privilegiato (l’aria); mentre in AdS e in DM i significanti dell’acqua e del fuoco sono superati da quelli dell’aria e in SB i referenti equorei oltrepassati dai corrispondenti termini di terra e aria.

Nell’acqua, presente soprattutto a livello morfologico, sono contenute valenze positive di vita (se acqua che scorre) o negative di decomposizione e morte (se acqua ferma). L’«acqua nera del fossato, [l’] acqua tormentata da bolle, [l’] acqua che rivela delle vene nella sua sostanza, che da sola smuove la melma»8 o che ristagna in una vasca

rappresenta la versione impura; l’acqua limpida, chiara e mossa possiede una componente energetica che trasporta e trasmette freschezza e rinnovamento. Il mare collocato in posizione distinta come «unità d’elemento»9 racchiude le due opposte accezioni nella

doppia sintassi tra vita e morte10.

Nel fuoco, simbolo di purificazione consunzione e eros, si possono cogliere significazioni di trascorrenza schermo e sublimazione: la transitività si estende da uno stato emotivo al suo opposto (pianto/riso, gioia/dolore), dall’estremo di una polarità all’altra (presenza/assenza, salute/malattia, amore/disamore), da un dato materico a un elemento diverso (vento urens); lo schermo è rappresentato dalle barriere elaborate dall’io e destinate a dissolversi nel crogiuolo che scinde parvenze da sostanze11; il valore sublimante è

contenuto nella capacità di rinuncia, adeguamento, sacrificio e nella rielaborazione della scrittura.

6 Nelle occorrenze sono stati considerati i lemmi rappresentati da sostantivi, aggettivi, verbi: per ‘acqua’

‘acqua/acque’ e i derivati ‘acquate’, ‘acquaioli’, più il composto ‘acquedotti’ e ‘sciacquio’, ‘sciacquare’; per fuoco ‘fuochi’, ‘infuocati/e’, per terra ‘terra’, i composti ‘terrecotte’, ‘sotterraneo’, ‘terremoto’, ‘terrapieno’, ‘terraferma’ i derivati ‘terreno/i, ‘ terragno’, ‘interrata’, ‘atterrare/atterrarmi’, ‘sterro’; per ‘aria’ ‘aria’, ‘ariosa/o’.

7 È questo infatti un caso in cui il dissidio tra filologia («nuova filologia», secondo la definizione di Giuseppe

Savoca, rappresentata da occorrenze e concordanze) ed ermeneutica (processo interpretativo esteso alle forme semantiche-retoriche che amplificano i lemmi) si manifesta divaricando le conclusioni che si possono trarre dall’una o dall’altra. In controluce affiora il rapporto tra interesse filologico («commentario») e interesse propriamente critico («critica») posto da Walter Benjamin alla base della legge fondamentale della letteratura: il primo aderente al contenuto reale, il secondo volto al contenuto di verità (cfr. Walter Benjamin, Angelus novus. Saggi e frammenti [Schriften, 1955], a cura di Renato Somi, con un saggio di Fabrizio Desideri, Torino, Einaudi, 1962, p. 163).

8 G. Bachelard, Psicanalisi delle acque. Purificazione, morte e rinascita [L’eau et les rêves. Essai sur l’imagination de la

matière, 1942], Como, RED, 1987, p. 166.

9 Ivi, p. 28. 10 Cfr. ivi, p. 24.

11 Il valore di schermo è reso esplicito in DM da «questo schermo di fuoco, di labbra, d’amore, di dita

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Nell’aria sono inclusi i segni della metamorfosi e del transfert: la prima predispone la trasparenza dalle icone del presente a quelle del passato; il secondo scambia l’identità tra le figure femminili ponendo in risalto la continuità nel cambiamento. È possibile così che in DM la fronte di Silvana diventi quella di Miriam «se divaria dallo sgomento»12 o che il suo

singhiozzo si mescoli a quello di Miriam sfalsando i piani13, o ancora che Silvana assuma nella sua attenzione quello che l’io tenta di far rivivere con Miriam14; oppure che in AdS le

fanciulle che si attardano nella sera a cogliere i fiori nei prati15 facciano insorgere altre

fanciulle, altri fiori, altri prati, abbattendo la frontiera tra visibile e invisibile, quotidiano e straordinario16.

Nella terra è celato lo stigma della dimora vitale: da madre primigenia e borgo natio (culla), a topos di esilio e morte nel ricongiungimento finale (tomba). Della dimora vitale non interessa tanto la coincidenza tra paese d’origine e paese prescelto e neppure tra questo e lo spazio eletto come sfondo delle prose, quanto il movimento di radicamento/sradicamento che il tellurismo genera17 e che può essere compendiato nella parabola del Figliuol prodigo.

Non si troverà dunque in queste pagine, ad esempio, lo scandaglio linguistico del bosco di Parronchi o del borgo maremmano di Luzi, luoghi dell’anima quando non anche radici natali o lariche, ma il ribaltamento dei valori di legame e identità in quelli di allontanamento, straniamento e morte. Perché assurga a valore salvifico la terra – come l’acqua e l’aria – richiede infatti una metamorfosi, attuabile solo con uno ‘strappo’, un distacco con cui si compie una doppia trasfigurazione: quella reale di chi si allontana e quella ideale di chi subisce l’allontanamento: «non c’è salvezza senza metamorfosi rispetto alla dimora (prima radice) e al trascendente (seconda radice)»18.

Acqua si scinde nei fluidi fisici (mare, fiumi, fontane, correnti, lagune), atmosferici (nuvole, pioggia, tempeste), fisiologici (lacrime, pianto); fuoco nei riverberi di fiamme, fulmini e falò, nella catacresi con passione e sangue, nella «ferita dell’essere»19, in tutto ciò

che scalda e brucia. Terra, oltre che negli iponimi già incontrati nel crocevia tra sera e morte, si sfaccetta nei termini legati alla sepoltura (tomba, mattoni, terrapieno, bara) e si declina nei significanti dell’abbandono (partenza, porta, madre, città) o del trapianto in un

12 DM, p. 13. 13 Cfr. DM, p. 14. 14 Cfr. DM, p. 23. 15 Cfr. AdS, p. 28.

16 Per una puntuale analisi della doppia tipologia di trascorrenza cfr. capitolo 6 Le parole del mito, ovvero sulle

tracce della donna persefonica.

17 «[…] è dunque la terra della dimora vitale, che consente, nel suo declinarsi negli anni (anche attraverso le

contrastanti dinamiche di amore/odio, elezione/rifiuto, nonché nuove motivate annessioni), la singolare mistione tra ciò che è ereditato (ergo ineliminabile) e quanto è scelto» (A. Dolfi, Percorsi di macritica, Firenze, Firenze University Press, 2007, p. 9).

18 O. Macrí, Il Cimitero Marino di Paul Valery, Firenze, Le Lettere, 1989, p. 165. 19 R. Donati, Introduzione cit., p. XIV.

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altrove (straniero, lontana/e); aria si specifica e collega a prati, sera, vetro, specchio mots-clé che sollevano il sipario del mito.