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Termini e definizioni inerenti la “tariffazione idrica”

CAPITOLO 3 CONTABILITÀ E TARIFFAZIONE DELL’ACQUA IRRIGUA In riferimento alle problematiche evidenziate ed al quadro normativo

3.1 Termini e definizioni inerenti la “tariffazione idrica”

Come tutti i settori strutturati in rete, la gestione idrica è caratterizzata da alti costi fissi per l’istallazione e manutenzione dell’infrastruttura di distribuzione idrica, e costi variabili relativamente bassi per unità di acqua consumata; sistemi di tariffazione devono riflettere queste specifiche proprietà. A causa delle caratteristiche intrinseche della risorsa, i costi di distribuzione sono più alti rispetto a quelli di altre tipologie di reti, come la fornitura di energia elettrica o del gas7.

Inoltre, come approfondito in precedenza, i sistemi di tariffazione idrica devono tenere conto anche del fatto che l’acqua è un diritto ineludibile per la vita umana e svolge funzioni sociali, ambientali e culturali fondamentali (Dinar et al.,1997). Perciò le questioni di recupero dei costi, tariffazione ed allocazione sono di natura politica ed i prezzi non possono essere determinati esclusivamente mediante i meccanismi di mercato.

Il termine “tariffa” viene utilizzato largamente, anche se spesso impropriamente per malintesi concettuali o di traduzione. Infatti, il servizio di distribuzione dell’acqua ad uso irriguo è una funzione pubblica e pertanto non può essere tariffata bensì soggetta ad un “contributo” teoricamente basato sulla mera copertura dei costi di distribuzione (Small and Carruthers,1991). Contrariamente ad una tariffa, un contributo non è soggetto ad IVA.

I. Contributi irrigui (water charges)

Il termine “contributi irrigui” include la totalità di pagamenti che un utente corrisponde per il servizio idrico (fisso, volumetrico, basato sulla coltura,...) Un sistema contributivo comprende tutte le politiche, le azioni pratiche e meccanismi richiesti per raggiungere un livello di entrate, decidere il metodo di imputazione del contributo stesso e della sua riscossione.

In alcuni contesti culturali o politici è inaccettabile che si imponga un prezzo

all’acqua e quindi vengono utilizzati termini come “contributo al servizio d’irrigazione” , ponendo l’accento sul fatto che si sta pagando per il servizio di erogazione dell’acqua e non per la risorsa in sè.

II. Tariffazione idrica (water pricing)

La “tariffazione idrica” viene a volte utilizzata in letteratura come sinonimo di “contributo”. Più comunemente è un termine ristretto al prezzo per unità quantitativa d’acqua. Il concetto risulta chiaro quando si parla di tariffazione volumetrica, ma quando si tratta di una tariffazione non volumetrica il prezzo implicito può essere derivato dividendo il “contributo” per il volume d’acqua erogato. Il prezzo reale o implicito è utile per comparare il valore produttivo dell’acqua (comunemente definito come prezzo ombra), con il costo marginale dell’approvvigionamento di un’unità aggiuntiva d’acqua.

III. Il costo dell’acqua

Il costo dell’acqua deve essere attentamente distinto dal prezzo dell’acqua (nonostante per l’agricoltore il costo sia uguale al prezzo).

Il costo, in letteratura e negli studi di caso, tende a riferirsi alle spese dirette in cui si incorre provvedendo al servizio idrico. E’ importante enfatizzare che il costo per un singolo agricoltore sarà molto differente dai costi totali per la società, ottenuti per esempio da una valutazione economica totale (total economic value TEV). Questo metodo generalizzato, formulato per stabilire il costo complessivo dell’acqua è stato utilizzato per la prima volta da “Global Water Partnership” (GWP, 2000). Il metodo presuppone un’analisi completa dei diversi elementi che possono contribuire al costo di approvvigionamento dell’acqua come i costi operativi e di mantenimento, il deprezzamento del capitale e sostituzione, oltre ai costi opportunità ed i costi ambientali. Il GWP identifica tre tipologie di costo: costo pieno di fornitura (full supply cost), costo pieno economico (full economic cost) e costo pieno (full cost).

Figura 3.1 descrizione struttura del costo economico totale dell’acqua

Il costo pieno di fornitura (Full supply cost) si riferisce esclusivamente ai costi associati all’approvvigionamento idrico. Include i costi di gestione e mantenimento dell’infrastruttura e del capitale investito8. Il costo pieno (full

cost) include il costo pieno di fornitura, costo opportunità ed esternalità (FAO, 2004).

Il costo opportunità riflette il mancato reddito che si sarebbe determinato in seguito alla destinazione dell’acqua ad impieghi diversi da quello scelto. Qualora l’uso alternativo avesse un valore socio-economico maggiore, allora, da un punto di vista economico “classico”, si incorre in un costo per la società generato da una cattiva allocazione della risorsa o uso inefficiente. Questo principio è un elemento chiave per la gestione della scarsità delle acque disponibili utilizzate per attività produttive sotto una prospettiva di razionalità economica. La definizione e stima di questo costo è importante nella programmazione dell’allocazione della risorsa tra settori, ma raramente ha

8 Rimane poco chiaro se i costi del capitale investito dovrebbero includere il costo di

sostituzione delle attrezzature a prezzi correnti, secondo il costo storico o un costo intermedio. In letteratura si possono incontrare entrambi. Nel caso di trasferimenti dalla

giocato un ruolo nella definizione pratica del prezzo o struttura “tariffaria” per un determinato gruppo di utenti perchè assegnare un valore monetario concreto al valore alternativo dei diversi consumi è un procedimento complesso. Briscoe (1996) indica che i valori opportunità sono fortemente dipendenti da fattori come destinazione d’uso, luogo, stagione, tempo, qualità e affidabilità di accesso. Inoltre, le informazioni riguardo il costo opportunità sono difficili da ottenere, e non esistono metodologie estimative universalmente accettate (ICID, 1997).

Una complessità aggiuntiva è data dal fatto che il costo opportunità cambia molto già per trasferimenti di piccoli quantitativi d’acqua tra settori. Ad esempio la quantità d’acqua necessaria per soddisfare l’intera domanda urbana generalmente è una frazione minima della domanda d’acqua irrigua. Una volta raggiunta la domanda necessaria, il costo opportunità decade fino al consumatore residuale.

Oggi la Direttiva Acque vuole superare un approccio strettamente economico, mediante la identificazione delle componenti di costo ed i livelli di consumo in una ottica intersettoriale attraverso criteri allocativi generati da processi decisionali trasparenti e sviluppati con la partecipazione di tutti i gruppi d’interesse coinvolti.

Le esternalità possono essere definite come “conseguenze indirette o effetti collaterali dell’approvvigionamento idrico ad un determinato settore, che non sono inclusi in maniera diretta nei costi rilevati dal sistema contabile”. Infatti, i costi o benefici associati all’estrazione ed uso della risorsa determinano risvolti sia sulla redditività per usi produttivi (esternalità economica) sia per la funzionalità ecologica della risorsa (esternalità ambientale). Le esternalità, siano positive o negative, costituiscono una componente importante dei costi relativi all’ uso dell’acqua irrigua. In seguito verrà approfondito l’argomento, attraverso la presentazione di un’analisi dell’esternalità delle attività agricole sulla qualità delle acque sotterranee.

Alcuni autori utilizzano questa terminologia con definizioni differenti. Non esiste un accordo condiviso su quale sia il livello dei costi che conviene recuperare attraverso la tariffazione dell’acqua.

In alcuni paesi, gli stessi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e Sviluppo Economica (OCSE o OECD), è prevalente il concetto di “recupero del costo pieno” riferendosi soltanto ai costi di gestione e mantenimento, laddove altri approcci considerano anche di costi del capitale investito (OECD ,1999).

Nell’Unione Europea il termine “full cost recovery” incorpora i valori di scarsità ed esternalità ambientali, in una formulazione simile alla definizione fornita da GWP (CE, 2000).

Il “recupero dei costi” riguarda soltanto i costi pieni di fornitura (costi che possono essere definiti facilmente), mentre “allocazione efficiente della risorsa” entro un contesto nazionale o di bacino richiede la considerazione dei costi opportunità ed esternalità.