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6. Sesto Capitolo – Commento alla traduzione

6.5. Termini regionali e dialettali

Nei dialoghi di My Mad Fat Diary è possibile trovare alcuni termini tipici dell’Inghilterra del nord. Abbiamo quindi a che fare con termini ed espressioni dialettali che ovviamente non fanno parte della lingua standard. Questi elementi hanno creato alcuni problemi nella traduzione ed è stato difficile trovare un traducente adatto.

Si è scelto di non tradurre i termini dialettali con espressioni riprese dai dialetti italiani, innanzitutto perché non vi è una corrispondenza precisa tra i dialetti inglesi e quelli italiani. Si sarebbe presentato, infatti, il problema di scegliere uno dei nostri dialetti da sostituire ai regionalismi del nord dell’Inghilterra. Inoltre, se anche avessimo optato per questa soluzione, avremmo rischiato di caratterizzare troppo i personaggi attribuendo loro le caratteristiche dei parlanti dei dialetti italiani scelti. In questo modo avremmo, dunque, rischiato di ridefinire i personaggi in modo sbagliato. Infine, si sarebbero potute creare delle incongruenze dovute al contrasto tra l’ambientazione inglese, che viene più volte ribadita e confermata attraverso diversi elementi, e l’uso di dialetti italiani che avrebbero ricollocato le vicende in un altro paese.

137 Dizionario Zanichelli, http://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/04/05/esempi-di-lettera-

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Per questi motivi sono stati scelti traducenti alternativi, ma, come è ovvio, nel dialogo è andata persa la caratterizzazione regionale che aveva il testo originale. Però è possibile ricollocare la vicenda nel nord del paese grazie ad altri elementi presenti nel testo di partenza.

Di seguito si cercherà di spiegare e motivare le scelte traduttive adottate.

Aye

Il primo termine dialettale che troviamo è aye usato in alcuni dialetti dell’inglese britannico per dire ‘sì’. Il termine in questione deriva probabilmente dal pronome ‘I’ (io).

Nel testo di partenza aye compare due volte, ma in entrambi i casi si è dovuto scegliere per la standardizzazione del termine. Non è stato possibile, infatti, trovare un traducente che potesse in qualche modo rimandare all’idea di regionalismo. L’intento era quello di scegliere come traducente un termine informale in modo da riuscire, quantomeno, a mantenere la colloquialità del dialogo. Purtroppo, non è stato possibile in quanto in italiano non esiste un modo informale per rispondere affermativamente a una domanda. Si è scelto, dunque, di tradurlo semplicemente con ‘sì’.

Tea

Tea è generalmente utilizzato per indicare un pasto, oltre che la classica

bevanda. È un termine che ha creato un problema di traduzione in quanto coinvolge diversi fattori, quali l’ora in cui viene consumato il pasto, la classe sociale e la zona geografica a cui appartiene la persona che usa la parola tea. Tutte queste variabili fanno sì che si arrivi ad avere due significati per tea.

Partiamo col dire che in genere il tea è un pasto che si consuma nella seconda parte della giornata, solitamente a partire dalle 17.30. Il pasto in questione assume sfumature e caratteristiche diverse in base alla classe sociale di appartenenza. Ad esempio, chi appartiene alla working class, o è originario della working class, con tea intende un pasto che si consuma intorno alle 18.30, durante il quale vengono serviti, generalmente, piatti caldi, ma rimane comunque un pasto leggero. Per tutte le altre classi sociali, invece, il tea si consuma intorno alle 16.30 ed è un pasto leggero composto da tè, torte, scones, marmellata, biscotti e i classici cucumber sandwiches.

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Per la working class questo pasto si chiama afternoon tea espressione che lo distingue dal pasto serale chiamato dalle altre classi sociali dinner o supper138.

Nel maggio 2018 il quotidiano The Independent ha condotto un sondaggio proprio su questo argomento, dal quale è emerso che il 57% della popolazione britannica utilizza la parola dinner per riferirsi al pasto serale, un terzo degli intervistati ha usato il termine tea e solo il 5% supper. Ciò che è interessante notare però è che le risposte variano anche in base alla regione geografica e questa cartina riassume i dati raccolti:

Dalla cartina si evince che nel sud del paese si preferisce usare il termine

dinner, mentre al nord si preferisce tea. Nelle Midlands invece la preferenza non è

netta, però le persone sembrano essere più orientate verso il termine tea in Derbyshire, Lincolnshire, Herefordshire e Shropshire139.

Per quanto detto fino ad adesso trovare un traducente che potesse avere lo stesso impatto del termine inglese non è stato semplice. La scelta è stata fatta tenendo in mente che My Mad Fat Diary è ambientato nel Lincolnshire e quindi, stando a

138 Kate Fox, Watching the English, The Hidden Rules of English Behaviour, London,

Hodder&Stoughton, 2004, sp.

139 The Independent, https://www.independent.co.uk/life-style/food-and-drink/dinner-supper-tea-

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quanto emerso dal sondaggio condotto dal The Independent, possiamo dedurre che con

tea il personaggio si riferisca al pasto serale. In più, l’uso di tea per definire il pasto di

fine giornata è giustificato dalla classe sociale a cui appartengono i personaggi, ovvero la working class. Dunque, in questo caso il tea è quello che noi in Italia chiamiamo ‘cena’.

Un altro problema sorge anche riguardo alla lingua italiana. Infatti, stando a quanto detto dall’Accademia della Crusca, negli ultimi anni si tende a chiamare il pasto di mezzogiorno ‘seconda colazione’ e di conseguenza il pasto serale ‘pranzo’. Tuttavia, sempre stando a quanto affermato dalla Crusca, il termine ‘pranzo’ anziché ‘cena’ viene utilizzato soprattutto nei ristoranti di lusso o dalle classi più agiate. Per questo motivo, abbiamo scelto ‘cena’ come traducente di tea.

Ovviamente ‘cena’ fa parte del lessico standard della lingua italiana e usarlo al posto di un termine regionale avrebbe appiattito troppo il dialogo. Si è dunque scelto di renderlo così:

ARCHIE Well, if you can, meet me tomorrow evening for tea in the cafe outside the cinema.

Er, my parents are away at the moment, so, er…well afterwards, maybe we could go back to mine. See ya.

Bene, se puoi incontriamoci domani sera per una cenetta al bar fuori dal cinema.

Ehm, i miei genitori non ci sono in questi giorni, quindi,

insomma, dopo, magari possiamo andare a casa mia. Ci si vede.

Si è scelto di tradurre tea con un diminutivo di ‘cena’, cioè ‘cenetta’, in quanto, secondo la definizione del dizionario di italiano Treccani, è un pasto consumato in intimità o tra amici. Non essendo possibile scegliere un termine dialettale, si è optato per una variazione più informale del termine standard.

Mint

Mint in inglese ha due significati, il primo deriva dal greco ed è usato per

definire la pianta aromatica, la ‘menta’; il secondo significato, invece, deriva dal termine latino moneta, che dà anche origine al termine inglese money, ed è il luogo in cui si conia il denaro, in italiano la ‘zecca’. La seconda accezione di mint dà origine anche all’espressione in mint condition che significa ‘nuovo’ o ‘ in condizioni perfette’. Questa espressione ha dato a mint un nuovo significato nell’inglese odierno.

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Infatti, soprattutto nell’Inghilterra del nord, nello specifico nel dialetto Geordie140, mint assume la funzione di aggettivo che significa fantastic, great141.

È proprio con questo nuovo significato che mint viene usato in My Mad Fat

Diary e come traducente è stata scelta l’espressione ‘da sballo’. Anche in questo caso

non è stato possibile mantenere la caratterizzazione geografica del termine ed è stata scelta, dunque, una locuzione aggettivale che nel linguaggio giovanile ha il significato di ‘eccezionale’.

Summat

Per finire, l’ultimo termine regionale da analizzare è summat. Il termine in questione è dialettale ed è usato al posto di something. Purtroppo, anche in questo caso la scelta del traducente è ricaduta su un termine molto lontano dal dialetto. Si è scelto di tradurre summat con termini generici:

RAE France?! Why didn't you just say I had glandular fever or summat?

Francia?! Perché non hai solo detto che avevo la mononucleosi o roba del genere? RAE (FC) Chop. Rating - slice.

He doesn't even go to school. Chloe says he works down at some garage, fixing cars or summat.

Chop.

Voto – Sexy.

Non va neanche a scuola. Chloe dice che lavora in qualche officina, a sistemare macchine o roba così.

FINN Archie, put summat decent on the jukebox, will you?

Archie, metti una cosa decente al jukebox, per favore.

RAE […]

I hate to think that people would have gone home and talked about it like it was a joke over their Yorkshire puddings or summat. […]

[…]

Odio pensare che la gente sia andata a casa a parlarne come se fosse una battuta sui loro Yorkshire pudding o roba del genere.

[…]

140 Dialetto parlato nell’area di Newcastle, nel nord-est dell’Inghilterra.

141 http://www.onestopenglish.com/community/your-english/word-of-the-week/word-of-the-week-h-

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Sono state, dunque, scelte soluzioni che si usano normalmente in situazioni informali e conversazioni colloquiali. Pertanto, ancora una volta la forma dialettale del termine è stata tradotta con un’espressione colloquiale.

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