Indicazioni didattiche per un percorso di letture sullo sport nel secondo biennio del Liceo
6. L’ideale atletico nell’arte: un’apertura interdisciplinare
6.2. Testimonianze iconografiche relative alle diverse specialità
Fig. 1: Anfora panatenaica a figure nere
di fine V secolo a.C., raffigurante la corsa con la quadriga. Si noti sul margine destro il particolare della mèta.
Londra, British Museum.
Fig. 2: Anfora pseudo-panatenaica a
figure nere del 500 a.C. ca., dipinta da
Euphiletos, raffigurante il momento della
svolta della biga intorno alla meta o dell’arrivo al traguardo.
Monaco, Staatliche Antikensammlungen.
Fig. 3: Anfora panatenaica a figure nere
del primo quarto del V secolo, raffigurante una gara di corsa a piedi, probabilmente il diaulos, come fa supporre il particolare della colonnina sul margine sinistro, che indica il momento del giro attorno alla mèta o la fine della corsa.
Fig. 4: Combattimento tra due pugili che
indossano gli ἱμάντες. Pittura vascolare di V sec. a.C.
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Fig. 5: Kylix a figure rosse degli inizi del
V secolo a.C., raffigurante il salto in lungo con gli ἁλτῆρες, pesi utilizzati per incrementare lo slancio. Nel programma olimpico greco, la disciplina del salto compare solo come componente del
pentathlon e non come gara autonoma. Si
noti a destra il personaggio che tiene in mano un’asticella: il particolare della lunga veste e dell’asta potrebbero far pensare ad un allenatore ma in questo caso si tratta più verosimilmente del giudice di gara addetto alla misurazione che avveniva per mezzo del κανῶν, utilizzato anche come segnale di inizio della competizione.
Boston, Museum of Fine Arts.
Fig. 6: Jesse Owens (1913-1980),
vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi estive del 1936, nelle specialità dei 100 m, 200 m, staffetta e salto in lungo, stabilendo un record storico eguagliato soltanto alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, dal connazionale Carl Lewis. La conquista della medaglia d'oro nel salto in lungo ai Giochi olimpici di Berlino da parte di Owens fornì alla stampa il pretesto per creare un caso di discriminazione razziale di cui il leggendario atleta sarebbe stato vittima. Sorprendente l’analogia della posizione nell’esecuzione del salto.
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Fig. 7: Il Discobolo è
una scultura realizzata intorno al 455 a.C. da Mirone. La statua originale era in bronzo, oggi è nota solo da copie marmoree dell'epoca romana, tra cui la più nota è la versione Lancellotti.
Museo Nazionale romano, sezione di Palazzo Massimo alle Terme.
Fig. 8: Adolfo Consolini (1917-1969). Fu
uno dei più grandi campioni del lancio del disco, vincitore di un oro olimpico a Londra nel 1948, tre volte primatista mondiale, per 17 anni detentore del record italiano. Spettò a lui l’onore di dare lettura del giuramento olimpico delle prime Olimpiadi italiane, datate Roma 1960.
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Fig. 9: L’auriga di Delfi, scultura
greca bronzea (h. 180 cm), databile al 475 a.C. La statua faceva parte di una quadriga, commissionata dal tiranno di Gela Polizelo, probabilmente in ricordo della vittoria ottenuta nella corsa con i carri, nel 478 o 474 a.C.
Delfi, Museo archeologico.
Fig. 10: Cratere attico risalente al 420-
400 a.C. ca. probabilmente dipinto da
Nikias e raffigurante la premiazione dei
vincitori della lampadedromia (corsa a staffetta tra più squadre).
Londra, British Museum.
Fig. 11: Lato esterno di kylix a figure rosse del 510-500 a.C. ca. Da notare in particolare il
lanciatore di giavellotto sulla sinistra. L’atleta è raffigurato nel momento dell’ “ἐναγκυλίζειν”, ossia del fissaggio del laccio (ἀγκύλη) attorno all’asta. La differenza sostanziale tra il giavellotto moderno, attrezzo perfezionato ed equilibrato, e quello in uso presso i greci è costituita proprio da questo accessorio costantemente usato e fissato al centro di gravità del giavellotto al fine di imprimere all’asta un movimento rotatorio che sostiene la traiettoria del lancio per un tratto più lungo e consente una direzione più precisa.
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Fig. 12: Rilievo frontale di una base per kouros funerario del 510-500 a.C. ca., opera probabilmente dello scultore Endoios. I tre lati della base erano decorati con rilievi (cfr. fig. 13) relativi a competizioni sportive. Quello frontale raffigura l’inizio della gara di
“κερητίζειν” gioco con la palla e il bastone, simile al moderno hockey. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Fig. 13: Rilievo laterale di una base per kouros funerario del 510-500 a.C. ca., opera probabilmente dello scultore Endoios, raffigurante una fase del gioco a due squadre dell’
dell’ “ἁρπαστόν”.
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Fig. 14: Particolare di vaso del 550 a.C.
ca., raffigurante l’oplitodromia, la gara di corsa in armi.
Da notare sulla destra il particolare del tripode, premio per il vincitore, mentre sulla sinistra un arbitro e l’agonoteta che ha in mano le bende con cui cingere il capo del vincitore.
Monaco, Staatliche Antikensammlungen.
Fig. 16: Interno di una kylix attica a figure
rosse del 520-510 a.C. ca. firmata da
Epiktetos. Sulla scena sono rappresentati
un allenatore o più verosimilmente un giudice di gara e l’atleta vincitore, insignito della corona d’olivo e delle bende rosse, simboli della vittoria.
Parigi, Museo del Louvre.
Fig. 15: Braciere olimpico dei Giochi di
Helsinki del 1952 con la caratteristica forma che ricorda il tripode in premio nelle gare della Grecia arcaica.
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Fig. 17: Particolare di cratere a figure
rosse di provenienza sconosciuta che raffigura la dea Nike nell’atto di incoronare il vincitore. L’atleta è colto nel momento successivo alla gara nell'atto di detergersi il corpo e pulirsi dalla polvere, dal sudore e dall'olio in eccesso spalmato sulla pelle prima delle gare di lotta. La pittura ricorda il gesto dell’Apoxyomenos di Lisippo (fig. 18).
Fig. 18: L'Apoxyomenos (dal participio greco “ἀποξυόμενος” = “colui che si deterge”) era una statua bronzea di Lisippo databile al 330-320 a.C. ca. che rappresentava l’atleta nell’atto di detergersi il corpo con un raschietto di
metallo che i Greci
chiamavano “ξύστρα” e i Romani strigilis La statua ci è oggi nota solo da una copia
romana di età claudia.
Città del Vaticano, Museo Pio-
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