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Il traffico di esseri umani è una pratica difficile da analizzare, a causa della natura nascosta del crimine72. Il Protocollo per la prevenzione, la

soppressione e la punizione del traffico di persone, adottato nel 2000, è un’integrazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Traffico, in cui erano presenti alcune imprecisioni e sovrapposizioni tra prostituzione e traffico di donne. Con il Protocollo del 2000 è stata introdotta la distinzione e, al par. A, è presente una definizione esaustiva del traffico di esseri umani:

«Trafficking in persons shall mean the recruitment, transportation, transfer, harbouring or receipt of persons, by means of the threat or use of force or other forms of coercion, of abduction, of fraud, of deception, of the abuse of power or of a position of vulnerability or of the giving or receiving of payments or benefits to achieve the consent of a person having control over another person, for the purpose of exploitation. Exploitation shall include, at a minimum, the exploitation of the prostitution of others or other forms of sexual exploitation, forced labour or services, slavery or practices similar to slavery, servitude or the removal of organs»73.

72 UNOFFICE ON DRUGS AND CRIMES, Human Trafficking FAQs, http://www.unodc.org, reperibile on line

73 UNITED NATIONS OFFICE ON DRUGS AND CRIME, Protocol to Prevent, Suppress and

Punish Trafficking in Persons, Especially Women and Children, supplementing the United Nations Convention against Transnational Organized Crime, New York 2000,

Gli elementi essenziali della definizione sono tre: il reclutamento, prima fase della tratta, consistente nell’individuazione della vittima; il trasporto della stessa, che può avvenire all’interno del paese o includere tragitti più lunghi e pericolosi da percorrere e, infine, l’insieme degli espedienti utilizzati affinché il traffico si realizzi. Tramite queste tre attività persone vulnerabili sono sottoposte a coercizione, frode, minacce o abuso di potere da parte dei loro sfruttatori.

Pochi sono i dati a disposizione anche se la tratta coinvolge ogni paese al mondo sia in quanto paese di origine che di transito e destinazione, ad ogni modo si stima che dalle 700.000 alle 4 milioni di persone sono trafficate ogni anno74. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il

controllo della droga e la prevenzione del crimine le vittime di traffico possono essere di ogni età e genere, ma le donne sono principalmente coinvolte sia in quanto vittime che come collaboratrici: è molto alto il numero di vittime che, per evitare maltrattamenti e sfruttamento, decidono di lavorare insieme ai propri carnefici75.

Le cause della tratta possono includere micro fattori come la violenza tra le mura domestiche, ma anche macro fattori quali discriminazione di genere, conflitti, politiche economiche che determinano una scarsa qualità di vita nel paese d’origine e altri cambiamenti politici, economici e sociali. Altri fattori determinanti includono povertà, disoccupazione, corruzione e crimine organizzato. Si tratta di fenomeni che possono affliggere gravemente gli individui e, in particolare, le donne che, colpite quanto gli uomini da cambiamenti economici e istituzionali, devono spesso subire ulteriori discriminazioni a causa del fatto di esser donne. Nella maggior parte dei casi le donne assoggettate alla tratta provengono da zone povere e rurali dove il livello di analfabetismo è estremamente elevato e le opportunità economiche sono a sfavore del genere femminile, di conseguenza è facile essere raggirate da promesse di malintenzionati. Molti trafficanti conoscono già le vittime e le loro famiglie, spesso sono proprio gli uomini a vendere figlie, nipoti e addirittura mogli per un guadagno irrisorio.

74 UNHIGH COMMISSIONER FOR REFUGEES (UNHCR), The trafficking of women for

sexual exploitation: a gender-based and well-founded fear of persecution?, marzo 2003,

http://www.refworld.org, p. 6, reperibile on line

Una volta in contatto con la vittima si distinguono due strategie principali per soggiogarla: l’inganno e/o la forza. Inganno e persuasione sono molto efficaci in contesti di povertà e malnutrizione: viene data a donne e ragazze l’opportunità di trasferirsi, di guadagnare denaro e molto spesso ciò significa anche attenuare la pressione economica che devono subire dalle proprie famiglie. Per giustificare il trasferimento è solitamente offerta loro un’opportunità di lavoro come domestica, babysitter o segretaria, oppure una proposta di matrimonio talvolta con lo stesso trafficante. Il secondo metodo è l’utilizzo diretto della forza unita a uso di droghe per facilitare il controllo della vittima.

Una volta terminata la fase di reclutamento inizia quella del trasporto: i trafficanti seguono le donne fino alla destinazione finale, altrimenti le vendono ad altri trafficanti o, nel caso in cui le donne rispondano a falsi annunci lavorativi, saranno loro stesse a sostenere le spese di viaggio. Raggiunta la destinazione finale possono essere impiegate in diverse attività: lavoro forzato, inclusa la prostituzione, schiavitù, matrimonio forzato o anche traffico di organi76.

Prima di iniziare a prostituirsi le vittime sono costrette a subire frequenti stupri, abusi e maltrattamenti da parte dei trafficanti allo scopo di piegare definitivamente il loro spirito e la voglia di ribellarsi e, una volta annientate dal punto di vista fisico e psicologico, vengono rivendute. Non c’è alcuna possibilità di avere rapporti sessuali protetti e questo le rende vulnerabili a tutte le malattie sessualmente trasmissibili, come anche a gravidanze accidentali; sono strettamente sorvegliate per paura di una loro fuga e il fatto di dover vivere in un luogo estraneo dal punto di vista linguistico e culturale rende meno probabile l’eventualità che cerchino aiuto o assistenza, anche perché essendo prive di soldi e di documenti identificativi verrebbero considerate delle autorità statali clandestine da arrestare e rimpatriare.

Spesso sono gli stessi trafficanti a sposare le vittime per mantenere un controllo fermo su di loro e uno stratagemma frequentemente praticato è quello di minacciare di denunciarle come adultere in paesi dove l’adulterio è punito anche con la morte, come nel caso della legge

Hudood in Pakistan. Un altro mezzo per costringerle al totale

asservimento è promettere loro la libertà dopo l’estinzione del debito

76 KELLY D.ASKIN DOREAN M.KOENIG, Women and international human rights law,, Transnational Publishers, New York, 1999, pp. 321-332

contratto per pagare le spese del viaggio o quelle sostenute dal proprietario della casa chiusa in cui si prostituiscono; si tratta di una strategia efficace poiché le ragazze sono più inclini a lavorare se l’obiettivo è ripagare quanto dovuto e ottenere la libertà. Tuttavia, quanto guadagnato non è quasi mai sufficiente a coprire le spese di viaggio, vitto, alloggio, costi sanitari, eventuali aborti e vestiti: si tratta di un’illusione che le rende schiave di un circolo vizioso impossibile da interrompere.

Quando le famiglie delle vittime collaborano con i trafficanti sapere di opporsi alla volontà della dei propri cari diminuisce notevolmente le possibilità di fuga delle donne, che spesso tornando nel paese d’origine rischiano non solo di essere rintracciate dai propri aguzzini, duramente punite e nuovamente sequestrate, ma di essere oggetto di stigma sociale ed emarginazione. Trovare marito sarebbe difficile se non impossibile e la comunità le respingerebbe in quanto promiscue e adultere. Nemmeno le autorità statali sarebbero in grado di risolvere il problema, essendo il pregiudizio fortemente radicato nella società77.

Ciò che emerge dalla descrizione è sicuramente la necessità di offrire aiuto e protezione ai sopravvissuti alla tratta; i trafficanti minacciano costantemente la loro vita e quella delle loro famiglie, spesso in collaborazione con la polizia nel paese d’origine. Secondo Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) le donne hanno maggiori probabilità di essere rintracciate nuovamente dai persecutori e donne e ragazze di giovane età sono più vulnerabili e maggiormente soggette al traffico una volta rimpatriate78. La tratta di donne è

decisamente remunerativa: l’International Labour Office (ILO) nel 2009 ha fornito una stima dei profitti illeciti del lavoro forzato in circa 32 miliardi all’anno di cui quasi il 70% deriverebbe dallo sfruttamento sessuale79. Per aiutare le vittime, alla luce degli ingenti interessi

economici e a causa della pervasiva discriminazione di genere che

77 D.KELLY,A.DOREAN,M.KOENIG,op. cit., pp. 333-338

78 INTERNATIONAL ORGANIZATION FOR MIGRATION (IOM), The Causes and

Consequences of Re-traffiking: Evidence from IOM Human Trafficking Database, 2010,

http://publications.iom.int, p. 25, reperibile on line

79 INTERNATIONAL LABOR ORGANIZATION (ILO), The Cost of Coercion: Global Report

under the follow-up to the ILO Declaration on Fundamental Principles and Rights at Work (International Labour Conference 98th Session 2009, maggio 2009, http://

incentiva la tratta, serve l’impegno dei paesi d’origine e la collaborazione della comunità internazionale per intercettare le reti criminali e soccorrere le vittime fornendo aiuto e assistenza.