• Non ci sono risultati.

2. La Politica di Coesione e la Multilevel Governance

2.2 I Trattati e la Politica di coesione: il Trattato di Maastricth e la riforma della

2.2.1 I Trattati di Amsterdam e Nizza: il potenziamento della Politica d

Come per il resto, in materia di coesione territoriale i due Trattati successivi a Maastricht hanno sostanzialmente confermato ciò che era stato ratificato da quest’ultimo. Difatti, il Trattato di Amsterdam firmato il 2 ottobre 1997, all’art. 2 riaffermava che “la Comunità ha il compito di promuovere nell’insieme della Comunità […] la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli Stati membri” e “il rafforzamento della coesione economica e sociale” veniva confermato all’art. 3 come uno degli obiettivi a

135 Considerata l’importanza del Principio di Sussidiarietà ad esso è dedicato un

cui avrebbe dovuto ispirarsi l’azione della Comunità ed ha favorito l’avvio di un processo di rafforzamento della dimensione sociale della coesione in particolare, è stata riconosciuta una notevole importanza all’obiettivo della promozione dell’occupazione. Ciò nonostante alcune novità furono introdotte. Il Trattato di Amsterdam ha rappresentato un’altra importante tappa nel processo di integrazione europea, a questo trattato si deve,

anzitutto, attraverso l'apposito protocollo, una compiuta

procedimentalizzazione del principio di sussidiarietà. Oltre a questo, esso ha rafforzato il ruolo del Comitato in vari modi:

- Riconoscendogli la piena autonomia nell'adozione del proprio regolamento interno (in precedenza era sottoposto all'approvazione del Consiglio);136

- Prevedendo la consultazione del Comitato da parte del Parlamento europeo e non solo da parte della Commissione e del Consiglio;

- Accrescendo i casi di consultazione obbligatoria

Quanto al Trattato di Nizza, è stato firmato il 26 Febbraio del 2001 e le disposizioni in termini di Politica di Coesione dei precedenti trattati vengono sostanzialmente confermati, mentre sono due le innovazioni che vanno segnalate e sono sostanzialmente con riferimento al Comitato:

- il titolo di legittimazione dei suoi membri, prevedendo che i membri fossero titolari di un trattato elettivo a livello regionale o locale o comunque responsabili nei confronti di un'assemblea elettiva di livello corrispondente. Ciò serviva per assicurare un collegamento istituzionale tra Comitato e le entità in esso rappresentate;

- il procedimento di nomina dei membri del Comitato: con Nizza si assiste ad un rafforzamento del ruolo dei singoli Stati a discapito del Consiglio, prevedendo il rafforzamento della proposta dei singoli Stati Membri, rispetto alla vera e propria nomina di pertinenza del Consiglio, stabilendo che la seconda debba essere presa conformemente alla prima.137

136

A. D'ATENA, Costituzionalismo multilivello e dinamiche istituzionali, Giappichelli Editore, 2007 137 Idem

Con il Trattato di Nizza abbiamo il consolidamento di una prassi, che però ha un valore molto significativo in quanto, rende giuridicamente vincolante ciò che prima non lo era.

2.2.2 “L’Agenda 2000” e la Strategia di Lisbona: sfide dell’allargamento e riflessi sulla coesione territoriale

Nel 1997 la Commissione europea ha presentato una Comunicazione intitolata “Agenda 2000. Per un’Unione più forte e più ampia”. In vista del prospettato allargamento, durante il Consiglio europeo di Madrid del 1995 la Commissione era stata esortata a elaborare un documento contenente un parere sulle singole candidature presentate, correlato di valutazioni sugli impatti politici, istituzionali, sociali ed economici di tale allargamento. La Commissione, rispondendo a questa richiesta del Consiglio europeo, è andata oltre alle richieste proponendo anche una strategia generale da adottare a livello europeo per il decennio che sarebbe seguito. Nello specifico, “Agenda 2000” si concentrava su tre temi principali. Nella prima parte, intitolata “Le politiche dell’Unione”, la Commissione ha affrontato il tema delle politiche strutturali in vista dell’allargamento che di lì a poco avrebbe preso luogo, e soprattutto il tema della coesione economica e sociale. Si sottolinea la necessità di “portare avanti l’impegno per la coesione” ai fini della riduzione delle disparità regionali in termini di sviluppo socioeconomico. Tra le misure individuate vi era anche un miglioramento del partenariato tra gli Stati membri e la Commissione nonché una maggiore concentrazione degli interventi ai fini di un loro perfezionamento e rafforzamento. La seconda parte si occupava dell’ampliamento sul quale la Commissione aveva formulato il proprio parere sulle singole candidature presentate valutandone le possibili conseguenze sulle politiche dell’UE. Proprio con riferimento a questo, secondo la raccomandazione della Commissione europea, la Politica di Coesione avrebbe dovuto essere ulteriormente approfondita in vista del quinto allargamento che avrebbe portato all’ingresso di Stati che si sarebbero configurati sicuramente come beneficiari dei Fondi Strutturali Europei e del Fondo di coesione. Dai dati

elaborati dalla Commissione si evinceva che l’allargamento avrebbe comportato un forte incremento del divario tra gli Stati membri in termini di reddito. A tale riguardo, la Commissione metteva in risalto che “il numero stesso dei candidati e le enormi differenze di sviluppo economico e sociale che essi porteranno con sé, porranno l’Unione di fronte a problemi istituzionali e politici senza precedenti. Mentre la sua popolazione potrebbe aumentare di più di un quarto, per raggiungere quasi 500 milioni, il suo PIL totale aumenterebbe solo del 5% al massimo”. Da questi dati si evinceva che l’allargamento avrebbe comportato un forte incremento del divario tra gli Stati membri in termini di reddito. La terza parte illustrava il nuovo quadro finanziario per il periodo di programmazione 2000-2006.

Il Consiglio europeo di Lisbona il 23 e 24 marzo 2000 ha prodotto un documento denominato “Conclusioni della Presidenza”. Il Consiglio riunitosi a Lisbona doveva, oltretutto, come scritto nell’introduzione del suddetto documento, “concordare un nuovo obiettivo strategico per l’Unione al fine di sostenere l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza”. Tale obiettivo estremamente ambizioso consisteva nel fare diventare l’economia dell’UE quella più competitiva del mondo e in grado di creare una crescita economica sostenibile e una maggiore coesione sociale. La Strategia di Lisbona,138 che avrebbe dovuto guidare le politiche europee fino al 2010 (della durata di un decennio quindi), diede sicuramente un notevole impulso a quel processo di rafforzamento della dimensione sociale della coesione che era stato avviato formalmente col Trattato di Amsterdam (si veda il paragrafo precedente). Nel documento “Conclusioni della Presidenza” si affermava che sarebbe stato necessario promuovere una modernizzazione del modello sociale europeo mediante una serie di misure

di livellamento, per esempio dell’istruzione e dell’occupazione

aumentandone il livello e la qualità, nonché la modernizzazione della protezione sociale e la promozione dell’inclusione sociale. Più in generale, nel contesto di una “economia della conoscenza” sarebbe stato necessario

138 Con la “Strategia di Lisbona” si intende un programma di riforme economiche e sociali con cui si sarebbe perseguito l’obiettivo strategico che l’Unione si era posta per il prossimo decennio.

“investire nelle persone e sviluppare uno Stato sociale attivo e dinamico” al fine di impedire che si acuissero ulteriormente i problemi sociali, quali la disoccupazione e l’esclusione sociale.

Le misure adottate dall’Agenda 2000 per migliorare il partenariato e le riforme economiche e sociali della “Strategia di Lisbona” presupponevano un coinvolgimento di attori che al tempo erano ancora esclusi dalla governance europea, rafforzando difatti il percorso tracciato in tal senso, dai Trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza.

2.2.3 Il Trattato di Lisbona e Protocollo n. 2: il rafforzamento dei principi