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Un affresco della Società Vittoriana

Bleak House

3.4 Un affresco della Società Vittoriana

3.4.1.

Dickens e la New Poor Law

Una tematica trattata da Dickens nel romanzo Our Mutual Friends è quella della Poor Law, l’istituzione pubblica di assistenza ai poveri.

L’accusa nei confronti di questo programma legislativo permea l’intero testo, sia tramite alcuni interventi diretti del narratore sia, in particolare, con la presenza di un personaggio, Betty Hidgen, che «in vita sua non ha mai chiesto

né ricevuto un centesimo dall’ospizio dei poveri»297. In questo modo Dickens

non intendeva attaccare la legge in sé, ma cercava di aprire una critica più generale all’intera società, giostrata dall'élite politica e abbagliata dal culto del denaro298: «Signori deputati e membri del Governo, quando voi, a furia di

spalare immondizia, di raccogliere cenere, siete riusciti a innalzare montagne di pretenziosi fallimenti, se non volete che essa crolli fragorosamente e ci seppellisca vivi, levatevi le onorevoli giacche e mettetevi a spianarla con l’aiuto di tutti gli uomini e di tutti i cavalli della regina […]. Infatti, quando si è giunti al punto che, pur disponendo di un tesoro immenso per venire in aiuto ai poveri, i migliori fra di essi detestano la nostra carità, si nascondono ai nostri occhi, ci coprono di vergogna morendo di fame in mezzo a noi, allora è un punto in cui non è più possibile prosperare, né continuare»299.

Nel poscritto in Our Mutual Friends l’autore intese chiarire la propria

297 Ivi, pp. 255-256.

298 F. M. Casotti, op. cit., p. 88.

104 posizione rispetto alla New Poor Law: «Io credo che dall’epoca degli Stuart in poi, non vi è stata in Inghilterra una legge peggio amministrata, più spesso apertamente violata, tanto male applicata. Nella maggior parte dei casi vergognosi di malattie e di morti in stato di miseria, l’illecito è pari all’inumano… e non vi sono altre parole nel linguaggio conosciuto per dire altro della loro illegalità»300

La figura di Betty Hidgen rappresenta quella categoria di persone che, pur vivendo nella totale miseria materiale, rimanevano ricche di umanità e saldamente legate ai propri principi. Il romanziere la descrisse con un’integrità morale talmente solida che avrebbe preferito «nascondersi a morire in un buco, piuttosto che cadere nelle mani di quei manigoldi di cui si legge che ingannano,

comandano, tormentano, decidono e coprono di vergogna i poveri onesti»301.

Questa metafora prende piena forma proprio con la morte della vecchia Betty che, fuggendo da chiunque cercava con un gesto di “carità” di portarla all’ospizio dei poveri, trovò finalmente la pace sulle rive del fiume (che rappresenta l’impersonalità della morte), là dove ancora il Tamigi scorreva limpido, riuscendo almeno ad andarsene in libertà da un mondo tanto opprimente302. Nelle parole della stessa signora Hidgen: «per tutta la vita ho

lottato contro la parrocchia; l’ho sfuggita per tutta la vita e ora vorrei morire lontana». E questo appunto il commento del narratore: «Cucita nel corpino, la somma destinata a pagare il funerale era ancora intatta. Se resisteva fino a notte, allora si sarebbe distesa per morire protetta dall’oscurità, sarebbe morta indipendente. Se, invece, la catturavano prima, le avrebbero strappato il denaro, perché era una povera e non aveva il diritto di possederlo, poi l’avrebbero portata a forza nel maledetto ospizio […]. Pensieri illogici,

300 C. Dickens, In luogo della prefazione, 2 settembre 1865, in C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., p. 1037.

301 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., pp. 255-256. 302 J. H. Miller, op. cit., pp. 318-319.

105 incongruenti e sciocchi ma i viaggiatori nella valle dell’ombra della morte lo sono spesso; e i vecchi di umile condizione, quando non ne possono più, usano lo stratagemma di ragionare male, come vissero: certamente se godessero di una rendita di diecimila sterline, apprezzerebbero con maggiore filosofia la nostra legge sui poveri»303.

La storia di Betty, dunque, collocava la critica di Dickens all’interno della più ampia dimensione del problema sociale delle workhouses. Nel 1834, il Parlamento inglese modificò l’amministrazione dell’assistenza agli indigenti, per porre rimedio al problema del pauperismo in ottica liberale e sulla base delle esigenze dello sviluppo industriale. Ciò che spinse a una nuova legislazione era l’idea che la vecchia organizzazione assistenziale non fosse efficiente: incapace cioè non solo di ridurre il numero dei poveri, ma anche e soprattutto di creare una popolazione ligia alla disciplina del lavoro, secondo una strategia vera e propria di addomesticamento sociale304.

Il sistema Poor Law si basava sul codice sociale formulato dai Tudor alla fine del 1300, secondo il quale un essere umano doveva lavorare per un “salario giusto” ma, se non era in condizione di assolvere alla propria sussistenza, doveva essere assistito dalla sua comunità, impersonata dall’istituzione parrocchiale. Questo sistema, riformulato nel 1601 con l’Act for the Relief of

the Poor, si basava dunque su tre principi: l’obbligo di lavorare, una politica

di equilibrio tra guadagni e prezzi e un sistema di sicurezza sociale.

Il meccanismo prevedeva una tassa apposita che avrebbe finanziato il sussidio statale, basato sul “sollievo esterno”: denaro e cibo. Tale sistema era però destinato ad apparire antieconomico, poiché permetteva con troppa facilità alla popolazione povera di sopravvivere grazie all’assistenza pubblica. Di qui, nel XVIII secolo, una più rigida regolamentazione della legge: l’elargizione dei

303 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., pp. 645-646-647. 304 E. P. Thompson, Rivoluzione Industriale, Vol. 1, cit., p. 265.

106 sussidi fu limitata ai soli residenti e domiciliati nella circoscrizione ecclesiastica (così da limitare lo spostamento da parrocchia a parrocchia dei mendicanti); e nel 1723, con il Workhouse Test Act, furono istituite le

workhouses, basate sul cosiddetto “sollievo interno”, ovvero l’ingresso in una

«casa di lavoro» di coloro che cercavano assistenza affinché essi si guadagnassero vitto e alloggio con il lavoro305.

Dal 1795 l’assistenza pubblica dei poveri venne a costituirsi sulla base dei principi espressi nella conferenza di Speenhamland, secondo i quali i “sussidi esterni” sarebbero serviti a integrare i bassi salari quando questi fossero scesi sotto il livello di sussistenza (calcolato in base ai prezzi correnti dei beni di prima necessità e sul numero di figli), in una logica volta a riorganizzare il sistema d’assistenza sulla base di una sua amministrazione più centralizzata. Tramite il sussidio alle famiglie povere più numerose, il Governo intendeva mantenere stabile il tessuto sociale, nonostante i cambiamenti, veri e propri scossoni causati dal passaggio ad un economia capitalista con una produzione industriale306.

In questa evoluzione, la legge dei poveri da quel mezzo “eccezionale” di risposta a una particolare condizione di precarietà che era stata in passato, diventava struttura portante della vita dei poveri, soprattutto nelle campagne, permettendo a chi produceva una miglior gestione della forza lavoro. I padroni avevano, infatti, la possibilità di mantenere in loco la manodopera di riserva utile durante i lavori stagionali e, allo stesso tempo, potevano contenere il costo del lavoro in salari abbastanza bassi. Il tradizionale sistema comunitario basato sull’assistenza reciproca era stato ormai cancellato prima dalle enclosures e poi dalle poor law, e le fasce più basse della popolazione, oltre che immiserite

305 Le informazioni storiche sull’evoluzione del sistema delle Old Poor Law sono state tratte dal sito internet: www.workhouse.org.uk

306 E. J. Hobsbawm e G. Rudé, Capitan Swing: Rivoluzione Industriale e Rivolta nelle

107 e immerse nell’ignoranza, si trovavano totalmente in balia degli obblighi imposti loro dallo Stato307.

A cavallo tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 il sistema Poor Law fu messo in discussione dai politici e dagli economisti in quanto ritenuto poco produttivo: i lavoratori, a causa dei sussidi, non erano incentivati a lavorare. Inoltre, con l’aumento della popolazione e della disoccupazione era aumentato anche il numero dei poveri, per cui diventava sempre più necessario porre rimedio a una situazione che rischiava di diventare ingestibile. Era necessaria una nuova legislazione ispirata ad un approccio utilitarista-liberale che rendesse più efficiente e più produttiva l’assistenza ai poveri.

Così nel 1832 il Governo whig istituì la Royal Commission into the Operation

of the Poor Law, incaricata di riformulare il sistema di assistenza ai poveri. La

relazione della Commissione speciale, che divenne la base del progetto legislativo, stabilì una serie di raccomandazioni fondate sull’assunto che la povertà non era causata da problemi economici, politici e sociali, ma dall’inettitudine degli individui: era perciò necessaria una legge per disincentivare la mancanza di disciplina lavorativa nella popolazione308. Il rapporto della Commissione fu integrato nella Poor Law Amendment Act del 1834, la legge che istituì la New Poor Law, che riorganizzava il sistema di assistenza, ponendo come fulcro il nuovo modello di workhouse, opifici- dormitori in cui contenere e far lavorare i poveri, imponendo loro condizioni di vita più disagevoli di quelle degli operai meno retribuiti. Le case del lavoro erano degli edifici che dovevano simulare la detenzione carceraria (non a caso alcuni di essi furono costruiti sulla base del carcere panottico disegnato da Bentham, che permetteva di controllare i reclusi da un unico punto di

307 Ivi, cit., pp. 31-33.

308 An Act for the Amendmentand better Administration of the Laws relating to the Poor in

England and Wales (14 agosto 1834); testo reperibile alla pagina web

108 osservazione centrale309): erano circondati da mura, e i loro ospiti vestivano

una divisa, erano divisi per sesso e per età in sezioni completamente separate, sottoposti ai lavori forzati e a una disciplina interna ferrea, accompagnata da altrettante severe punizioni (che andavano dalla riduzione dei pasti, fino al pestaggio e all’isolamento). Tutto all’interno di queste strutture, era pensato e costruito per creare un vero e proprio clima di «terrore psicologico: lavoro, disciplina e cinghia»310; dalla routine puntualmente scandita dalle sirene fino

all’obbligo di mantenere il totale silenzio e l’impossibilità di incontrare i propri familiari, senza considerare l’assenza di prevenzione igenico-sanitaria e l’assoluta inefficienza delle infermerie311.

Non senza ragione così ironizzava Dickens: «I vergognosi resoconti che leggiamo ogni giorno dell’anno, o signori e membri del Governo, i rapporti infami circa l’inumanità dei piccoli funzionari, non vengono intesi dal popolo con il medesimo spirito con cui li intendiamo noi. Di qui hanno origine quei pregiudizi, ciechi, irrazionali, ostinati, incomprensibili alla nostra munificenza, un’origine priva di ragione – Dio salvi la Regina e al diavolo la loro politica!- come il fumo che si alza dal fuoco»312

Il sistema di workhouse fu riorganizzato come un vero e proprio strumento rieducativo delle masse e con una funzione di deterrente per chiunque rifiutasse il lavoro in fabbrica, diventando così un luogo di disperazione temuto ancor più delle prigioni.

È un fatto che il Dickens di Our Mutual Friends cercò di mantenere continuo

309 M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino, 2014, p. 213. 310 La citazione è tratta da Thompson, Rivoluzione Industriale, Vol. 1, cit., p. 266.

311 Per rendere l’idea della mentalità con cui la New Poor Law fu attuata, sembra opportuno citare le parole di alcuni commissari dell’epoca: «il nostro intento è di rendere le case di lavoro simili il più possibile a prigioni»; e ancora: «il nostro obiettivo è di stabilirvi una disciplina così dura e repulsiva, da farne uno spauracchio per il mendico e distoglierlo dall’entrarvi» (in E. P. Thompson, Rivoluzione Industriale, Vol. 1, cit., p. 266).

109 lo scontro di immagini tra le scena della vita lussuosa dell’alta società e l’inconcepibile miseria che regnava ai bordi dei marciapiedi di ogni strada e, inserendo abilmente una digressione, riuscì a toccare la penosa questione del mercato degli orfanelli, ironizzando con un parallelo tra la tratta dei bambini e i mercati finanziari313.

«Appena si veniva a sapere che qualcuno desiderava un orfanello, spuntavano immediatamente dei parenti affezionati che mettevano una taglia sulla testa del bambino. Quindi l’improvviso rialzo sul mercato dei prezzi di un orfano non era paragonabile alla più vertiginose ascese dei valori in Borsa […]. Il mercato veniva attivato con mezzi artificiosi: si mettevano in circolazione valori contraffatti; dei genitori fingevano audacemente di esser morti e portavano con sé i loro stessi orfani; orfani autentici venivano sottratti con la frode al mercato […]. Ma il principio uniforme alla base di tutte queste varie operazioni era la contrattazione e la vendita»314.

Forte della polemica di continuo ravvivata contro le condizioni di povertà della gran parte della popolazione londinese, Dickens, tramite le scene in cui agivano i suoi personaggi, costruì il contesto in cui scoccare le sue frecce contro le istituzioni, responsabili della diffusione di tanta miseria e incapaci a mettervi un freno. Nello slum «svolazzano sempre sciami di giovani selvaggi, che trascinano pezzi di casse d’arancia e immondizia marcia -in quali buchi portino tutto ciò, Iddio solo sa, dal momento che sono senza tetto! - I loro piedi nudi battono con un suono sordo e cupo il marciapiede quando i poliziotti li rincorrono; e forse perciò i Potenti della terra non li sentono, mentre se fossero calzati di stivali farebbero un fracasso assordante»315.

313 F. M. Casotti, op. cit., p. 86-87.

314 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., p. 250-251. 315 Ivi, cit., p.919.

110

3.4.2.

«La Voce della Buona Società»

Per concludere, Our Mutual Friends offre un vero e proprio affresco della società vittoriana di metà ‘800 come fondamento dell’atto di accusa nei confronti dei ceti sociali più alti, responsabili della miseria dilagante, in quanto soggiogati «all’influenza nefasta del denaro»316.

L’Inghilterra della Regina Vittoria, protesa verso il sogno dell’Impero e della ricchezza, sommersa da meraviglie tecnologiche ed esaltata da nuovi obiettivi, era ormai presa in ostaggio dall'ingordigia e dalla fame di profitti da soddisfare. Il contrasto tra la rappresentazione dell’alta borghesia e l’ambientazione lugubre della Città, dove i cadaveri galleggiavano nel fiume e la miseria sedeva all’angolo di ogni strada, costituisce il nocciolo dell’accusa dell’autore contro le istituzioni e contro la classe dirigente della nazione. Sin dal secondo capitolo, il lettore è catapultato da una squallida periferia lungo il fiume alla sala da pranzo della lussuosa residenza dei Veneering, nei quartieri eleganti della città. In quella residenza, l’autore presenta l’ambiente della ricca società londinese, mostrando i personaggi tramite il riflesso di uno specchio che, ribaltando la realtà ingannevole, intende mostrare chi sono realmente costoro, al di là delle apparenza pubbliche, degli status sociali e materiali che nascondono, come una vera e propria maschera, la loro intimità317.

«Il grande specchio sopra la credenza riflette la tavola e i commensali […]. Riflette il signor Veneering, quarant’anni, bruno, capelli ondulati, tendenza alla pinguedine, espressione furba, misteriosa, un po’ velata: una specie di profeta, abbastanza di bell’aspetto, che tiene per sé le proprie profezie[…]. Riflette Podsnap, mentre si nutre abbondantemente, testa calva ornata ai lati da due

316 Ivi, cit., p. 742.

111 alette irte e scolorite, simili più a spazzole che a capelli, panorama di foruncoli rossi sparsi sulla fronte, e dietro la nuca una grossa porzione di colletto di camicia sgualcito […]. Riflette Twemlow, grigio, secco, beneducato, sensibile alle correnti d’aria […], guance infossate, come se anni fa avesse fatto un grande sforzo per ritirarsi in se stesso e si fosse fermato a quel punto e non fosse mai più andato avanti»318

L’accusa costruita nel testo dickensiano, anche se parte dall’analisi di alcuni singoli personaggi, si eleva a comprendere tutta la società: ognuno di essi, infatti, rispecchia un ruolo sociale predeterminato, che si muove in un mondo già costruito e il cui senso è già stato tracciato319. Due personaggi in particolare

vengono eretti a simulacri dell’alta società inglese e, più nello specifico, di posizioni di particolare importanza nella Londra vittoriana: Veneering, con i suoi intrighi per entrare in Parlamento, e Podsnap, rappresentante del mondo della finanza.

Il signor Veneering è presentato come una vera e propria caricatura del deputato parlamentare (seguendo in parte le stesse linee di invettiva che avevano caratterizzato la figura di Gridgring in Hard Times), che è riuscito a ottenere un importante ruolo sociale grazie alla sua ricchezza, passando le sue giornate a girare in carrozza per la città e ad organizzare banchetti in cui invitare tutti coloro che potevano favorire la sua ascesa politica.

«Un bel giorno Britannia320, mentre sedeva pensierosa (forse nella posa in cui

viene raffigurata sulle monete di rame) si accorge all’improvviso che le occorre Veneering in Parlamento. Scopre che Veneering è un «uomo rappresentativo» -cosa di cui ai giorni nostri è impossibile dubitare- e che senza di lui la leale Camera dei Comuni di Sua Maestà sarebbe incompleta. Britannia dunque fa

318 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., pp. 17-18. 319 J. H. Miller, op. cit., p. 294.

320 Britannia è l'impersonificazione ironica della Nazione, come raffigurata sulle monete da un penny.

112 sapere a un uomo di legge, suo amico, che se Veneering sborserà cinquemila sterline, potrà aggiungere al suo nome due lettere iniziali, al modestissimo prezzo di duemilacinquecento sterline l’una. Vi è un’intesa ben chiara tra Britannia e l’uomo di legge che nessuno debba intascare le cinquemila sterline, ma che, una volta sborsate, scompariranno per effetto di magie e incantesimi»321.

Nel personaggio di Veneering si incentra la messa in discussione dell’autore sulla scelta dei candidati nelle varie circoscrizioni in occasione delle Elezioni Generali e, dunque, l’opposizione all’intero sistema elettorale e di rappresentanza: tutta la nazione si era venduta per pochi spiccioli322.

La figura di Podsnap rappresentava poi quella categoria sociale che si era arricchita con i titoli azionari e il commercio estero: la sua unica preoccupazione era di accumulare sempre più denaro e non fallire in quest’impresa. «Come tutti i saggi di quella generazione sanno bene, il mercato azionario è l’unica cosa al mondo con cui vale la pena avere contatti. Non importa se non avete antenati, un carattere forte, cultura, idee, educazione: cercate di avere titoli azionari […]. Che gusti hai? I titoli. Quali principi? I titoli. Che cosa l’ha fatto entrare a forza in Parlamento? I titoli. Forse da solo non avrebbe mai ottenuto successi, non avrebbe mai creato, né prodotto nulla? Basta una risposta sola a tutto: i titoli! Innalzare fino al cielo quelle immagini squillanti, e indurre noi, misera feccia a gridare giorno e notte, quasi fossimo sotto l’influenza dell’oppio o del giusquiamo: Liberateci del nostro denaro, scialacquatelo, comperateci, vendeteci, rovinateci, ma collocatevi, per favore, fra i potenti della terra e ingrassatevi a nostre spese!»323.

Il signor Podsnap viene “eletto rappresentante” della «Podsnapperia»324, un

321 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., p. 981. 322 F. M. Casotti, op. cit., p. 158.

323 C. Dickens, Il Nostro Amico Comune, cit., pp. 148-149. 324 Ivi, p. 165.

113 modo di vivere basato sulla totale indifferenza rispetto ai problemi della realtà, grazie al quale «tutto quello che [egli] decideva di ignorare cessava ipso facto di esistere. Questo modo di liberarsi delle cose sgradevoli portava a conclusioni dignitose, oltre che assai comode, e aveva molto contribuito ad innalzare il signor Podsnap fino a quella elevata considerazione del signor Podsnap»325.

In un confronto tra quest’ultimo e uno straniero invitato nella sua dimora, Dickens mette in ridicolo l’atteggiamento di chi, nell’alta società, sbandierava la superiorità del proprio Paese. È in questo passaggio che si concentra uno degli attacchi più decisi dell’autore alle istituzioni: l’esaltazione che Podsnap fa del suo Popolo e della Costituzione è talmente pomposa e grottesca («La Nostra Costituzione: noi Inglesi ne siamo fierissimi. Essa ci è stata elargita dalla Provvidenza. Nessun altro paese è stato favorito quanto il nostro»326) da

rovesciare totalmente il significato delle sue affermazioni e da mettere il lettore di fronte a una feroce parodia di tutto il sistema politico britannico327.

Our Mutual Friends appare come un testo che va ben oltre la semplice critica

anti-borghese dell’Inghilterra vittoriana, ma va a racchiudere al suo interno una più ampia polemica contro la «natura umana»328, plasmabile e facilmente

corruttibile: «il potere (se non è quello della virtù o dell’intelletto) esercita una grande attrazione sulle nature vili»329. L’intero romanzo rappresenta un quadro

completo dell’epoca vittoriana, dalle strade melmose ai palazzi sfarzosi, cogliendo le sfumature di un mondo che, senza più alcun principio morale,

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