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UN FILOSOFIA DEL SUO TEMPO E PER IL NOSTRO TEMPO

In questa prima parte intendiamo presentare in maniera articolata il pensiero di Jacques Maritain, in modo da offrire una visione essenziale e organica dei principali aspetti e problemi della filosofia maritainia-na. Così, quando nella seconda parte si presenteranno personalità e istituzioni che nelle Marche si sono richiamate a Maritain, potrà es-sere meglio compreso il senso della influenza esercitata dal pensatore francese. Premettiamo alcuni cenni sulla vita e l’opera di Maritain che lo configurano come un protagonista del suo tempo e un filosofo per il nostro tempo.

Cenni biografici

Jacques Maritain nasce a Parigi il 18 novembre 1882 da Paul Mari-tain e da Geneviève Favre, figlia di Jules Favre, deputato repubblicano.

Educato secondo il protestantesimo liberale, frequenta il liceo prima e l’università poi, e si laurea alla Sorbona conseguendo la laurea in filo-sofia e quella in scienze naturali; durante questi studi conosce Raïssa oumancoff (nata a Rostov nel 1883 da una famiglia di ebrei orto-dossi) che sposerà con rito civile nel 1904. Insoddisfatti dello scienti-smo positivista, i due giovani risentiranno di alcune personalità come quelle del pensatore Charles Péguy, del filosofo Henri Bergson e dello scrittore Léon Bloy, il quale contribuirà alla loro conversione al catto-licesimo che avviene nel 1906. Grazie a una borsa di studio Jacques prosegue gli studi di scienze biologiche a Heidelberg. Ma è la lettura della Summa teologica di Tommaso d’Aquino (cui li aveva invitati p.

Humbert Clerissac, un domenicano che sarà loro direttore spirituale) a essere determinante. Da Bergson a Tommaso d’Aquino s’intitolerà un

suo saggio di metafisica e di morale (pubblicato nel 1944) che sintetiz-za bene il percorso filosofico di Maritain, che a Bergson aveva dedicato la sua prima opera nel 1914 intitolata La filosofia bergsoniana, e che all’Aquinate (cui si ispirerà per tutta la vita) dedicherà un’opera nel 1929 dal titolo Il Dottore Angelico. Per oltre vent’anni insegna storia della filosofia moderna poi logica e cosmologia, critica e metafisica all’Institut Catholique di Parigi (che corrisponde a quella che chiamia-mo Università Cattolica). Agli anni Venti risale la sua vicinanza (ma non la sua adesione) all’Action Française, movimento nazionalista e monarchico di Charles Maurras, a cui lo aveva avvicinato p. Clerissac, e da cui prenderà poi le distanze, nel volume Una opinione su Charles Maurras e i doveri dei cattolici; successivamente, quando Pio XI nel 1926 condannerà l’Action Française, Maritain parlerà (per usare due titoli di opere di quel periodo) di chiaroveggenza di Roma e affermerà il primato dello spirituale di contro alla maurrassiana “politique d’abord”.

Nel 1922 Jacques e Raïssa fondano i “Circoli tomisti” come gruppo di studio di intellettuali per l’approfondimento del tomismo. La loro casa di Meudon alla periferia di Parigi diventa un luogo d’incontro di tanti intellettuali. Contemporaneamente, Maritain si dedica ai suoi studi fi-losofici (pubblica il libro intitolato Antimoderno nel 1923), tiene con-ferenze e lezioni in Francia e all’estero (anche in Italia all’Università Cattolica, invitato da p. Agostino Gemelli), fonda collane editoriali e collabora alla fondazione di riviste. Negli anni trenta si avvia la svolta che vede Maritain impegnato nel rinnovamento culturale, ecclesiale e sociale; significative opere del nuovo orientamento sono: Religione e cultura, Lettera sull’indipendenza e Umanesimo integrale. Firma una serie di manifesti politici. Partecipa alla resistenza antinazista con ra-diomessaggi e vari interventi poi raccolti nei volumi: Per la giustizia e Messaggi (da ricordare anche sul tema della guerra Della giustizia politica, Attraverso il disastro e Attraverso la vittoria). S’impegna nella ricostruzione sociale e valoriale fondando una Scuola di alti studi, e auspicando una nuova Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Nel 1946

è nominato ambasciatore della Repubblica francese presso il Vatica-no e tiene rapporti di amicizia con mons. Montini allora Sostituto alla Segreteria di Stato. Successivamente rappresenta la Francia alla II conferenza generale dell’UNESCo. Lasciato l’incarico di ambascia-tore si trasferisce nel 1948 negli Stati Uniti, dove insegna in alcune università tra cui quella di Princeton, rientrando annualmente per le vacanze estive a Kolbsheim. Tra gli anni trenta e sessanta pubblica numerose opere, affrontando sia i temi classici della filosofia, sia le questioni disputate nel suo tempo. La sua fama è ormai tale che negli anni Quaranta le riviste The Thomist (1942) e Revue thomiste (1948) gli dedicano due fascicoli monografici; nel 1958 viene fondato il Cen-tro Jacques Maritain presso l’Università di Notre Dame nell’Indiana;

nel 1961 l’Académie Française gli attribuisce il Gran Prix de Littératu-re; nel 1962 viene fondato a Kolbsheim (in Alsatia) il Cercle d’études Jacques et Raïssa Maritain; nel 1963 riceve il Grand Prix National des Lettres; nel 1965 Paolo VI gli consegna il Messaggio dei Padri conciliari agli uomini di scienza e di cultura.

Nel 1960 muore Raïssa. Jacques allora si ritira presso la comunità dei Piccoli fratelli di Gesù a Tolosa dove tiene dei seminari di studio;

nel 1971 diventa Piccolo fratello. Il 28 aprile 1973 muore. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Kolbsheim a fianco di quelle di Raïssa.

Un molteplice protagonismo

Da quanto detto dovrebbe risultare che Maritain è stato certamen-te un filosofo del suo certamen-tempo, nel senso che dal 1913 al 1973, per un ses-santennio è stato protagonista in modo diretto o indiretto dei maggiori eventi ecclesiali, sociali e culturali. Chiariamo questa affermazione.

Dal punto di vista ecclesiale, Maritain è stato - fin dagli anni Dieci e Venti del ’900 - un protagonista del cosiddetto neotomismo, cioè della rinascita della filosofia che s’ispira al pensiero di Tommaso d’Aquino.

Della nutrita schiera di filosofi della neo-scolastica spiccano due nomi:

quello di Jacques Maritain e di Etienne Gilson. Ci limitiamo a questi

due pensatori - più teoretico il primo e più storico il secondo - in quanto la loro fama è andata ben oltre l’orizzonte ecclesiale e il movi-mento tomista. Non solo: Maritain ha anche partecipato a un altro orientamento, quello antimodernista, che era critico della modernità per l’immanentismo e il soggettivismo che la caratterizzavano. Così il magistero di due papi ha segnato l’inizio dell’itinerario filosofico di Maritain: Leone XIII con la Aeterni Patris (1879) sulla rinascita del tomismo e Pio X con la Pascendi (1907) con la condanna del moder-nismo Possiamo prendere come opere di Maritain rappresentative de-gli orientamenti neotomista, antimodernista e postmodernista rispet-tivamente il libro intitolato Il Dottore Angelico del 1929 che sarà tra-dotto in italiano da Carlo Bo nel 1936 per Cantagalli, il libro intitola-to Tre riformaintitola-tori. Lutero, Descartes e Rousseau del 1922 che sarà tra-dotto in italiano da Giovanni Battista Montini nel 1928 per la Mor-celliana, e il libro intitolato Primato dello spirituale del 1927 tradotto da Giampiero Dore per La Cardinale Ferrari. Queste opere erano state anticipate da un libro emblematico fin dal titolo, cioè Antimoderno del 1922 (tradotto in italiano solo nel 1979 a cura di Luigi Castiglioni), dove Maritain chiariva il senso della sua “antimodernità”, da intendere non come “premodernità”, cioè un ritorno al passato, bensì come “ul-tramodernità”, cioè un andare oltre. Il successivo trentennio vede Mari-tain ancora protagonista del mondo cattolico, ma dell’ala progressista di questo mondo e lo vede impegnato a favorire il rinnovamento della Chiesa, rivendicando l’autonomia della realtà temporale non meno che del laicato cattolico. D’altra parte, la Chiesa aveva mosso i suoi primi passi in questa direzione con la cosiddetta “dottrina sociale” av-viata da Leone XIII con la Rerum novarum nel 1891 che sarà poi cele-brata e sviluppata di decennio in decennio lungo la prima metà del

’900 con documenti importanti come l’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI, il radiomessaggio natalizio del ’51 di Pio XII e la lettera enciclica Mater et magistra di Giovanni XXIII: così la Chiesa si andava aprendo ai temi moderni del pluralismo e della democrazia, della

per-sona e dei diritti umani. Tutte questioni cui Maritain si era aperto a partire dagli anni Trenta: la svolta, per così dire, era stata segnata dalla pubblicazione nel 1930 di Religione e cultura (tradotto in italiano da Luigi Castiglioni nel 1938 per Guanda) e aveva trovato espressione compiuta nel libro Umanesimo integrale del 1936 (che Montini fece tradurre in italiano da Giampiero Dore e pubblicare dalla Studium, l’editrice dei Laureati Cattolici, nel 1946, prima non era stato possibi-le, ma la traduzione del libro aveva circolato in copie dattiloscritte). Se Umanesimo integrale è sicuramente l’opera maritainiana più celebre, per cui il filosofo ha rischiato di essere “auctor unius libri”, altri libri, seppure meno noti, non sono meno significativi e anticipatori: ci rife-riamo a I diritti dell’uomo e la legge naturale del 1942 e Cristianesimo e democrazia del 1943 (ma copie di questo volume erano state distribu-ite clandestinamente nella Francia occupata dai nazisti): questi due libri furono fatti tradurre in italiano da Adriano olivetti per le sue edizioni di Comunità nel 1953 e raccolti in un unico volume; signifi-cativa anche la ripubblicazione dei due libretti (questa volta in modo separato) da parte di Vita e Pensiero, l’editrice dell’Università Cattoli-ca di Milano, di cui era rettore Giuseppe Lazzati, il quale volle la nuo-va edizione, facendo suo un suggerimento che Alfredo Trifogli anuo-vanzò in occasione di una venuta ad Ancona di Lazzati (ricordo durante un pranzo al Passetto). Ma lo sviluppo di questa linea di tendenza umani-stico integrale culmina in quello che può considerarsi il capolavoro maritainiano di filosofia politica, vale a dire L’uomo e lo Stato, lezioni tenute negli USA nel 1949 e pubblicate successivamente in inglese prima e francese poi (in italiano da Vita e Pensiero nel 1953). Infine, gli anni Sessanta sono segnati dal Concilio ecumenico Vaticano II e da due papi: quello che lo apre e quello che lo chiude, autori di due enci-cliche emblematiche: la Pacem in terris di Giovanni XXIII e la Eccle-siam suam di Paolo VI, dedicate rispettivamente alla pace e al dialogo che saranno al centro del Vaticano II, e che già Maritain aveva posto al centro della sua riflessione sviluppata negli anni Quaranta/Cinquanta,

tanto da far dire che aveva preparato il Concilio, in particolare quando aveva denunciato l’arroccamento della Chiesa di fronte al mondo e la necessità di superare l’alternativa “chiesa o mondo” a favore della con-nessione “chiesa e mondo”. Dunque, del Vaticano II Maritain è stato in qualche modo protagonista, per averne anticipato alcune imposta-zioni, tra cui il superamento del sacralismo medievale a favore della secolarizzazione come processo legittimo sul versante della secolarità cioè dell’autonomia del temporale, ma illegittimo sul versante del se-colarismo cioè dell’assolutizzazione del temporale (Gaudium et spes), e l’apertura ecumenica (Unitatis redintegratio): riguardo alla autonomia delle realtà temporali Maritain riconosceva loro il carattere di “fine infravalente” e non semplicemente un valore strumentale; riguardo all’ecumenismo aveva organizzato con il filosofo Nicola Berdiaev in-contri di studio tra cattolici, ortodossi e protestanti. Ma non solo pri-ma, anche durante lo svolgimento del Concilio, Maritain giocò un ruolo, dal momento che fu interpellato da Paolo VI (attraverso il suo segretario Pasquale Macchi inviato per questo a Tolosa dove il filosofo risiedeva presso i Piccoli Fratelli di Gesù) su alcune questioni, in par-ticolare quella sulla libertà religiosa. Maritain tornò protagonista nel post-concilio, quando apprezzò la liberazione che il Vaticano II aveva avviato su diversi piani, ma avverti pure il rischio che la chiesa poteva correre, vale a dire il suo inginocchiamento di fronte al mondo. Così ne Il contadino della Garonna sono espresse entrambe le posizioni, che trovano ulteriore espressione nelle opere degli ultimi anni; ma sono stati soprattutto i timori indicati schiettamente dal “contadino” a su-scitare un vivace dibattito. Così a trent’anni di distanza dalle polemi-che polemi-che avevano caratterizzato la “nuova cristianità” tratteggiata in Umanesimo integrale, quando Maritain era stato accusato di naturali-smo (da “La civiltà cattolica”) e di soprannaturalinaturali-smo (dal pensiero laico), Maritain è di nuovo al centro di contrastanti interpretazioni, che molto spesso risentono delle posizioni ideologiche dei recensori:

per alcuni dei quali c’è una regressione su posizioni vicine a quelle del

primo Maritain, mentre per altri c’è un positivo sviluppo nella conti-nuità con Umanesimo integrale. Può essere interessante ricordare che tra gli studiosi marchigiani prevalse una valutazione positiva: così Italo Mancini, Valerio Volpini, Alfredo Trifogli, Giancarlo Galeazzi e Pier-giorgio Mariotti. A parte ciò, può tornare utile aggiungere che il Vati-cano II andò addirittura oltre Maritain, configurando la “chiesa nel mondo” con la costituzione pastorale Gaudium et spes; altrettanto può dirsi per il magistero sociale di Paolo VI che nella enciclica Populorum progressio cita Umanesimo integrale di Maritain, e configura un “uma-nesimo plenario”, che lo richiama ma che dischiude nuovi orizzonti, inaugurando un secondo filone della dottrina sociale, tanto che l’enci-clica sarà poi celebrata prima dalla Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II e poi dalla Caritas in veritate di Benedetto XVI, e il cammino proseguirà ulteriormente con la Laudato si’ di papa Francesco che inau-gura un terzo filone incentrato sulla “ecologia integrale”, la quale rinno-va profondamente il senso dell’umanesimo. Abbiamo accennato a que-sto sviluppo della dottrina sociale della chiesa per dire che, sotto certi aspetti, il pensiero di Maritain ha trovato modo (per così dire) di essere sviluppato, come lui stesso peraltro aveva auspicato (in questo e in altri settori), e la cosa è avvenuta oltre che con il magistero sociale, anche con la riflessione filosofica e teologica di pensatori cattolici; a quest’ul-timo riguardo è da dire che l’attività di studio e ricerca delle istituzioni maritainiane (specialmente quelle fondate da marchigiani) ha sicura-mente dato un contributo importante.

Anche dal punto di vista sociale Maritain è stato un protagonista del suo tempo, attraversando vari momenti storici e politici del ’900.

Anzi tutto è da segnalare negli anni Venti la simpatia nutrita (anche se per poco) nei confronti della Action Française, il movimento di Char-les Maurras che è stato definito il primo volto del fascismo: grazie alla “chiaroveggenza di Roma”, che presto condannò l’Action Françai-se, Maritain ne prenderà le distanze. Così a partire dagli anni Trenta la posizione di Maritain è dal punto di vista sociale incentrata nella

critica ai totalitarismi ideologici che si tradusse non solo in opere di filosofia politica di fondazione e rifondazione della democrazia (pure nel suo nesso con il cristianesimo), ma anche nella partecipazione alla resistenza antinazista dagli Stati Uniti, dove si era rifugiato con la mo-glie Raïssa e la cognata Vera (di origine ebraica) dopo le leggi razziali.

I discorsi radiofonici pronunciati da Maritain sono in continuità con le opere filosofiche dedicate alla politica, affinché fosse una “politica umanista” (o, come suona la traduzione italiana del libro, una “politica più umana”). Ciò secondo Maritain comportava per un verso “la fine del machiavellismo”, cioè la fine della politica del successo immediato e per altro verso una politica incentrata sul riconoscimento della digni-tà della persona e sul perseguimento del bene comune: sono, queste, le coordinate che permettono di individuare il senso di una politica come razionalizzazione etica della convivenza civile; in questa prospettiva le operazioni pregiudiziali della politica sono la conquista della libertà e lo spirito di amicizia. In tal modo il binomio su cui si fonda la politica è quello de “l’uomo e lo stato”, come suona il titolo del capolavoro maritainiano, dove fin dalla enunciazione risulta primario e prioritario l’uomo rispetto allo stato. Con questa visione della politica, Maritain fu poi conseguentemente protagonista della elaborazione della Carta universale dei Diritti dell’uomo, pubblicando in proprio un volume (il già citato I diritti dell’uomo e la legge naturale) e curandone un altro collettaneo, cui collaborarono numerosi intellettuali di diversa impo-stazione ideale e confessionale. Non solo: nell’immediato dopoguerra fu nominato da Charles De Gaulle ambasciatore di Francia presso la Santa Sede e risiedette a Roma a Palazzo Taverna. Ancora: di rilievo sono due suoi discorsi all’UNESCo sulla pace (pronunciati all’indo-mani della fine della seconda Guerra mondiale e della chiusura del Concilio Vaticano II). La preoccupazione che vincere la pace potesse essere più difficile di quanto non fosse stato vincere la guerra pone Maritain tra i pensatori preoccupati della tecnocrazia, dopo la ideo-crazia, per cui Maritain denunciava il “vuoto metafisico” delle nuove

generazioni, richiamando l’attenzione sulla contestazione studentesca e sulla necessità di misurarsi con “l’educazione al bivio” (come aveva intitolato alcune sue lezioni statunitensi alla fine degli anni Quaran-ta che costituiranno la prima parte di un volume intitolato Per una filosofia dell’educazione pubblicato dieci anni dopo e ripubblicato nel 1969): il bivio cui fa riferimento è prima quello tra personalismo e pragmatismo, e poi quello tra personalismo e nichilismo. Gli anni tra-scorsi da Maritain a Tolosa presso i Piccoli Fratelli di Gesù inizialmen-te come ospiinizialmen-te della comunità fondata da p. Charles De Foucauld, successivamente come suo membro dal 1970, per cui il “vecchio laico”

diventava un religioso, ma (come ebbe a precisare) della congregazione religiosa più laica. Gli anni tolosani vedono Maritain non più parteci-pe direttamente della vita civile, anche se rimane attento alle questioni che venivano dibattute, come testimonia tra l’altro proprio l’ultimo libro Approches sans entraves.

Infine, e da dire che anche dal punto di vista culturale Maritain è stato un protagonista e per più ragioni. In primo luogo, perché il suo pensiero costituì un punto di riferimento per tanti gruppi culturali sociali e politici non solo in Italia, ma anche e prima ancora in vari paesi europei e soprattutto americani (specialmente latino-americani).

In secondo luogo, perché Maritain fu oggetto ripetutamente di po-lemiche e dibattiti: esaltato da alcuni e denigrato da altri il pensiero maritainiano alimentò contrasti e confronti, segno della vitalità del pensiero maritainiano: tanto nel mondo ecclesiale, con le diverse po-sizioni dell’Azione Cattolica e di Comunione e Liberazione, quanto in quello extraecclesiale, con giudizi negativi da parte dei laicisti, e con apprezzamenti di parte di pensatori laici: un nome per tutti Ni-cola Abbagnano, il quale lo considerava “il migliore mediatore che la filosofia cattolica abbia avuto con la filosofa laica contemporanea”. In terzo luogo, perché la riflessione di Maritain è stata ampia e articolata, senza peraltro avere un carattere propriamente accademico, nel senso che - pur avendo insegnato in diverse università (dall’Institut

Catho-lique di Parigi al Pontificio Istituto di Studi Medievali di Toronto, alle università statunitensi di Columbia, Chicago e Princeton)- Maritain non ha svolto una riflessione manualistica, bensì in risposta al dibatti-to in cui si inseriva: non pochi suoi libri sono frutdibatti-to delle conferenze o delle lezioni che teneva in tante parti (così Tre riformatori, Sulla filosofia cristiana, Umanesimo integrale, Il crepuscolo della civiltà, L’edu-cazione al bivio, L’uomo e lo stato, L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia,; ciò non gli ha impedito di affrontare un po’ tutti i problemi della filosofia, elaborando una summa come la definiva Italo Mancini, il quale la appaiava a quella di Antonio Rosmini. In quarto luogo, perché Maritain non si è sottratto dal prendere posizione su questioni disputate, testimoniando insieme una forte fedeltà alla chiesa e una libera capacità di esprimersi all’interno della comunità ecclesiale, fosse anche, in certi casi, in contrasto con la gerarchia ecclesiastica, come, per fare un solo esempio, nel caso della guerra di Spagna del 1936.

In quinto luogo, perché Maritain fondò collane editoriali (Le Roseau d’Or, Les Iles, Civilisation) o le diresse (Golden Measure) e contribuì alla fondazione di riviste (La vie intellectuelle, Esprit) e collaborò con riviste culturali (Nova et vetera, Sept, Vendredì, Temps Présent). In sesto luogo, perché Maritain è stato in corrispondenza con tante personalità che hanno segnato il ’900 come Leon Bloy, Charles Peguy, Etienne Gilson, Emmanuel Mounier, Maurice Blondel, Gabriel Marcel, Simone Weil, Edith Stein, Julien Green, Gabriela Mistral, Theodor Haecher, Char-les Journet, Henry Bars, Jean Cocteau, Max Jacobi, CharChar-les De Gaul-le, Saul Alinsky, Georges Rouault, Gino Severini, Igor Stravinsky, don Giuseppe De Luca, don Giovanni Stecco. A parte ciò, relativamente ai tre periodi in cui viene solitamente ritmato il suo percorso filosofico, risulta di tutta evidenza la portata culturale di Maritain. Nel primo periodo la sua casa di Meudon fu un cenacolo di intellettuali di diversa

In quinto luogo, perché Maritain fondò collane editoriali (Le Roseau d’Or, Les Iles, Civilisation) o le diresse (Golden Measure) e contribuì alla fondazione di riviste (La vie intellectuelle, Esprit) e collaborò con riviste culturali (Nova et vetera, Sept, Vendredì, Temps Présent). In sesto luogo, perché Maritain è stato in corrispondenza con tante personalità che hanno segnato il ’900 come Leon Bloy, Charles Peguy, Etienne Gilson, Emmanuel Mounier, Maurice Blondel, Gabriel Marcel, Simone Weil, Edith Stein, Julien Green, Gabriela Mistral, Theodor Haecher, Char-les Journet, Henry Bars, Jean Cocteau, Max Jacobi, CharChar-les De Gaul-le, Saul Alinsky, Georges Rouault, Gino Severini, Igor Stravinsky, don Giuseppe De Luca, don Giovanni Stecco. A parte ciò, relativamente ai tre periodi in cui viene solitamente ritmato il suo percorso filosofico, risulta di tutta evidenza la portata culturale di Maritain. Nel primo periodo la sua casa di Meudon fu un cenacolo di intellettuali di diversa